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FANTASMI IN ITALIA: i 10 posti più infestati in assoluto

venerdì, 13. dicembre 2013 18:49

posti fantasmi italiaNel nostro articolo precedente abbiamo parlato dei posti più spettrali da visitare negli Stati Uniti, ma il nostro Bel Paese non è certo da meno di fantasmi in Italia con i suoi numerosi castelli e vecchie case nobili abbandonate, dove si intrecciano storie lugubri di cortigiane e vecchi tiranni da far invidia alle trame dei migliori film Horror.

Vediamo quali sono i 10 migliori posti in Italia, dove è possibile avere un contatto diretto con spiriti e fantasmi:

1. Torino

A Torino è possibile recarsi al Maniero della Rotta di Moncalieri, antico castello abbandonato all’apparenza, ma ancora animato dai vecchi abitanti dello stesso che si aggirano macabramente per gli stanzoni gelidi del castello, dove su tutti padroneggia l’austera figura di un monaco morto durante una battaglia della guerra santa, più volte testimoniato da curiosi visitatori che si avventuravano per queste zone.

2. Venezia

Venezia è sicuramente tra le città d’Italia con il più alto numero di avvistamenti fantasmi. Uno su tutti è nei pressi del Canal Grande vicino il ponte di Rialto, dove in alcuni giorni dell’anno è possibile osservare il fantasma di Fosco Loredan, mentre brandisce tra le mani la testa della moglie decapitata in preda ad un raptus di gelosia.

3. Mantova

Il castello di Mantova è protagonista di una triste storia. Qui il ricco feudatario Francesco Gonzaga, fece decapitare la moglie Agnese Visconti, dopo aver scoperto il suo tradimento. Si racconta che dal giorno della sua morte la dama appaia la notte del giorno di Natale, vagando per il castello e urlando perdono al marito per il suo tradimento.

4. Napoli

Nella bellissima Napoli è possibile visitare la certosa di S. Martino, che oltre ad essere un gioiello architettonico è anche la sede di molti fantasmi. Infatti la leggenda racconta che i molti che provarono ad assalirla furono uccisi dalle guardie reali, i cui corpi mai seppelliti furono gettati nei sotterranei a marcire, molti ancora agonizzanti, e ancora oggi è possibile udire al tramonto gelidi lamenti provenienti dai sotterranei.

5. La Spezia

A Scogna Sottana in provincia di La Spezia, c’è la famosa “Casa del Violino“, denominata così dagli abitanti, perchè era abitata da un musicista famoso. Dopo la sua morte a causa di una lunga e grave malattia, la casa restò disabitata per molto tempo e aperta a chiunque vi volesse soggiornare anche per una sola notte. Molti degli accampatori hanno raccontato che alcune notti, il violino del musicista chiuso in una bacheca di vetro iniziava a suonare da solo, e nello stesso tempo dalle mura della casa si potevano udire forti lamenti probabilmente del fantasma del violinista.

6. Palermo

Il castello di Caccamo a Palermo è tra i castelli in Italia con più avvistamenti di fantasmi. Infatti si racconta che per chiunque lo visiti non è difficile imbattersi nel vecchio signore che lo governava, vestito di indumenti di cuoio e con le orbite degli occhi vuoti ancora in cerca di vendetta, in quanto gettato ancora vivo nelle segrete del castello dopo una congiura nei suoi confronti.

7. Milano

Nella seconda metà del XIV secolo Bernarda, figlia naturale di Bernabò Visconti fu rinchiusa nella Rocchetta di Porta Nuova per adulterio.
Bernarda spirò pochi mesi dopo l’incarcerazione e pare sia riapparsa in più occasioni nel chiostro di Santa Radegonda a Milano, dove ancora oggi si dice la si può vedere mentre inveisce contro il padre.

8. Roma

Il Fantasma di Olimpia Pamphili vaga ancora per la piazza su di una carrozza trainata da splendidi cavalli neri. In molti asseriscono di avere udito le sue risate indirizzate alla popolazione romana: la vita le riservò un ruolo di prestigio e potere ma non riuscì mai a far breccia nel cuore dei romani. Oggi la sua vendetta consiste nello spaventare a morte i malcapitati che passeggiano di notte per Piazza Navona.

9. Aosta

Ad Aosta si trova uno dei castelli più belli d’ Italia, il castello di Fenis, che è anche visitabile (cosa che consiglio a tutti di fare). Bene qui molti turisti hanno asserito di aver sentito schiamazzi e passi provenienti dal piano superiore del castello, ma la stranezza è proprio che questo piano è completamente sigillato da secoli e quindi off-limits sia per i visitatori sia per gli addetti ai lavori del castello. La novità è che un gruppo di studiosi di fenomeni paranormali ha chiesto il permesso all’assessorato ai beni culturali della regione Valdostana per indagare sul fenomeno. Attendiamo ulteriori sviluppi!

10. Genova

Nei dintorni di Voltri in provincia di Genova, esiste una delle case infestate più famose d’Italia. E’ chiamata proprio la casa delle anime ed era una vecchia locanda, dove i gestori – una famiglia con gravi problemi mentali – uccidevano tutti coloro che si fermavano a rifocillarsi e dopo li gettavano in una grande fossa comune. Questa costruzione abbandonata fino al dopoguerra è stata poi abitata da una famiglia che ha testimoniato più volte di fatti strani e visioni misteriose. In basso potete guardare un filmato abbastanza singolare, durante un servizio della RAI su questo strano fenomeno, è possibile vedere una figura di donna materializzarsi all’apertura di una finestra.

Fonte: http://turistagratis.com/consigli-di-viaggio/i-20-posti-piu-infestati-dai-fantasmi-da-visitare-in-italia.html

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Lucedio: l’antica abbazia sconsacrata di Vercelli

martedì, 26. novembre 2013 10:15

Lucedio non è un’abbazia come tutte le altre: che i boschi profondi e gli alti picchi rocciosi fossero luoghi classici dove ambientare storie di spettri e di misteri irrisolti lo si sapeva già; strano appare sapere che il luogo dove si svolge questa vicenda è la fertile e verdeggiante pianura coltivata a risaie, che si estendono per chilometri e chilometri, nel comune di Trino in provincia di Vercelli. Qui nella desolazione delle colture, spezzata di tanto in tanto dalle architetture maestose di bellissime cascine, sorge l’antico Principato di Lucedio, il cui nome è stato associato, ma senza alcuna prova etimologica irrefutabile, al biblico “portatore di luce”, ovvero Lucifero. Lucedio oggi è un monastero ormai da tempo sconsacrato, la cui lunga storia sbiadisce tra le nebbie e vapori che avvolgono la regione durante le interminabili stagioni umide.

Lucedio tra storia e leggenda

Edificato nel 1123 tra paludi poco ospitali per volontà di Ranieri marchese di Monferrato il monastero fu retto da monaci cistercensi. L’operosa comunità diede avvio una bonifica delle terre paludose e, sfruttando tramite un sistema di canali canali la gran quantità d’acqua di cui è ricca la regione, si dedicò alla produzione del riso che caratterizza tutt’oggi il territorio vercellese. Durante la quarta crociata, terminata nel 1204 con il saccheggio di Costantinopoli, Bonifacio, allora marchese di Monferrato, condusse quali prigionieri l’imperatore bizantino Alessio III e sua moglie Eufrosina proprio a Lucedio. L’imperatrice morì qui e qui fu sepolta, forse insieme al giovane figlio che l’accompagnò nel suo triste destino. Purtroppo non si conosce esattamente il luogo dove fu collocato la sepolta regale: alcuni pensano si trovi nei sotterranei dell’abbazia di Santa Maria di Lucedio, altri nella limitrofa chiesetta di Santa Maria delle Vigne, la quale si dice sia collegata da tunnel al complesso monasteriale. Da questa vicenda probabilmente scaturì la leggenda della cosiddetta regina di Patmos, la quale, fuggita nei boschi, infine si uccise per liberarsi delle pressanti attenzioni del padre.

Una notte del 1684 poco più a Nord di Lucedio, nel cimitero di Darola, si tenne un sabba, il quale attirò nella regione le maliziose attenzioni di alcune volontà demoniache, i quali indussero le novizie del vicino convento di Trino a sedurre i monaci, che compiacenti non si sottrassero alle lusinghe, inaugurando in tal modo un capitolo di turpe decadenza morale, che raggiunse i suoi toni più acuti nelle angherie perpetrate ai danni della popolazione locale nelle sale della tortura di Lucedio. In seguito la presenza demoniaca venne domata e rinchiusa nelle cripte del monastero e a completamento del rituale furono posti i corpi mummificati di quattro monaci quale estremo sigillo contro il male. Di tale rituale potrebbe costituire un singolare indizio il dipinto posto all’entrata della chiesa di Santa Maria delle Vigne.

Esattamente un secolo dopo quel nefasto avvenimento Papa Pio VI soppresse l’abbazia adducendo come causa la depravazione e la degenerazione che ormai si erano insinuati a Lucedio distogliendo i monaci dalla loro missione. Le terre allora furono confiscate e i monaci dispersi, ma ancora oggi non sembrano cessare gli strani e a volte drammatici eventi che hanno reso una nefasta fama al luogo. Esistono tetre filastrocche che narrano della presenza del demonio e a queste si aggiungono le soprannaturali visioni accompagnate da agghiaccianti rumori che gli abitanti del luogo affermano di percepire durante le ore notturne.

Qualche avvenimento difficilmente spiegabile

Il complesso ha le caratteristiche di un monastero fortificato è arricchito di due chiese, più dormitori, le prigioni ed una sala capitolare: il tutto ancora ben conservato. E’ proprio la sala capitolare ad aver attirato l’attenzione delle cronache, poiché al suo interno si trova la colonna che piange, ovvero una colonna in pietra porosa che trasuda acqua contenuta in falde sotterranee per semplice capillarità. Si badi che tutte le colonne della stanza sono del medesimo materiale, ma soltanto una ha questa caratteristica, fatto che ben si attaglia alla diceria secondo la quale una delle colonne della Stanza del Giudizio sigillava un ingresso dell’inferno. Intorno agli anni ’60 un’opera restauro del complesso venne interrotta a causa di un crollo che causò la morte di uno operai proprio quando i lavori interessarono le cripte: coincidenza questa assai strana. Durante il periodo delle riprese effettuate sul luogo dalla Fox Channel, che dedicò un servizio a Lucedio, un uomo morì di infarto mentre passeggiava nelle vicinanze. Fatto in realtà privo di alcun collegamento con Lucedio, ma che diventa coincidenza se si considera, insieme alla precedente fatalità, come l’interesse diretto per questo monastero si accompagni a tragici incidenti.

Lo spartito del Diavolo

LucedioQualche centinaio di metri a Sud di Lucedio si trova una chiesa solitaria immersa nel fitto degli alberi: questo è il santuario della Madonna delle Vigne. Sullo stipite dell’ingresso campeggia un affresco raffigurante un organo a canne e poco più in basso uno spartito; lo strumento e le note necessarie per eseguire un’aria dalle valenze esoteriche. Stando ai racconti popolari questo brano avrebbe avuto il potere di imprigionare il male nel luogo, ma se suonato al contrario lo avrebbe liberato. Perché mettere così in evidenza quella che era la chiave per risvegliare le forze segregate? Studi recenti effettuati sullo spartito hanno dimostrato che questo può essere suonato anche al contrario, in quanto le prime note rappresentano una chiusura tipica nella prassi esecutiva dei brani liturgici. Forse sotto le note, si pensa, sia celato un testo criptato il cui significato non è purtroppo (o per fortuna?) di facile accesso.

Fonte: http://enightmare.it/lucedio

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Villa Montedomini: mistero nella provincia di Ancona

venerdì, 15. novembre 2013 11:38

Castelferretti (Ancona). Si dice esista da due secoli, o forse tre. Fu la residenza estiva del Conte Ferretti, il quale ad un certo punto della sua vita dovette abbandonarla, forse per motivi economici o forse per ben altre cause. Dopo lo spaventoso incendio avvenuto nell’estate del 2001 probabilmente di origine dolosa (il quale non ha recato fortunatamente nessun danno alla villa), è stata completamente “barricata” per evitare l’accesso ai curiosi. Una rete cinge il perimetro della villa e  le porte e finestre sono state accuratamente sprangate. Sono tante le voci che gravitano attorno  questa costruzione definita da molti “Maledetta”. Il complesso si estende sulla sommità di una collina, raggiungibile tramite 222 scalini (coincidenza o …. ? ); una volta arrivati al capezzale della collina ancora 14 scalini (precisamente una biforcazione di 2 rampe da 14 scalini l’una) separano l’ignaro e curioso visitatore alla villa.

Le mura sono state coperte da scritti di ogni genere, alcuni inneggianti a Satana. Molto curiosa la scritta sul portone principale che cita: “Lasciate ogni speranza o voi che entrate”. Fonti attendibili riferiscono che anche all’interno le mura sono coperte di scritte e ci sarebbero anche dei dipinti molto strani, dipinti raffiguranti macabri candelabri, candele o oggetti iniziatici. Molti dicono di aver sentito angoscianti lamenti o urla, ma nessuno ha mai visto niente di strano. Chi ci ha fornito queste informazioni, ci ha anche raccontato una sua esperienza personale riguardo ad una visita alla villa. Il nostro informatore si trovava all’interno della villa con degli amici, era un pomeriggio invernale e verso l’ora del tramonto hanno sentito dei canti provenire dal seminterrato. Naturalmente sono scappati a gambe levate lasciandosi alle spalle risposte che avrebbero potuto fare luce su questa  oscura questione. Sono tornati alla villa dopo qualche giorno e hanno notato due cose strane: una delle siepi che cinge le casa era accuratamente tagliata, e cosa più agghiacciante, a circa 4 metri dall’entrata  era sorta inspiegabilmente una palma di 2 metri. Inoltre la villa è stata più volte teatro di messe nere, ci sono stati ritrovamenti di galline  sgozzate o inchiodate al muro, e addirittura cavalli strangolati. Per quanto riguarda i sotterranei della villa, ci sono ancora molti misteri.

Si parla di un misterioso cunicolo che porterebbe alla vicina chiesa di Calstelferretti, ma nessuno ha mi avuto il coraggio di entrare nelle oscure caverne. Ultima cosa strana che abbiamo notato è il fatto che la suddetta Chiesa di Castelferretti sorge a valle della collina Montedomini ed è perfettamente allineata con la villa. Coincidenza, o entrambe le costruzioni sorgono allineate  su una delle mitiche linee energetiche (ley-lines). Il più grande nostro rammarico comunque rimane il fatto che una villa dalla simile bellezza debba essere lasciata nello stato di totale abbandono e per di più alla mercee delle continue incursioni vandaliche.

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Il Castello di Montebello e il mistero di Azzurrina

giovedì, 3. ottobre 2013 15:33

A cavallo tra le Marche e l’Emilia Romagna, immerso nelle colline della Val Marecchia, si erge imponente il Castello di Montebello, di poco distante dal borgo di Torriana (Rimini). Fortilizio militare medievale, appartenne alla famiglia Malatesta fino al XV secolo, per passare poi ai conti Guidi di Bagno, tutt’ora proprietari della Rocca. Oltre che per la bellezza architettonica e l’interesse storico culturale che suscita, il castello è conosciuto in tutto il territorio Italiano per i fenomeni di presunta natura paranormale che da diversi anni a questa parte sembrano accadervi.

Ogni castello si sa ha la sua leggenda, spesso scaturita da episodi storici drammatici o addirittura cruenti; non da meno, in questo luogo si tramanda da secoli la storia della sfortunata vicenda di Guendalina Malatesta, passata alle cronache con il nome di Azzurrina. Guendalina era una radiosa fanciulla, figlia di un certo Ugolinuccio Malatesta, feudatario padrone della rocca intorno alla seconda metà del 14° secolo. Ebbe la sfortuna di nascere albina, in un tempo in cui l’ignoranza e la superstizione religiosa la facevano da padrone; in quel tempo si pensava che gli albini fossero figli del demonio e per preservare la sua incolumità si pensò di colorarle i capelli con prodotti naturali, ottenuti con resine; sfortunatamente, i suoi capelli non avendo pigmentazione non trattenevano il colore e la sola cosa che si riusciva ad ottenere era un leggero riflesso azzurro impresso nella sua chioma: da qui il nomignolo Azzurrina. Dato lo scarso successo di questo tentativo la si nascose a Montebello, costantemente protetta da guardie, in modo che nessuno potesse scoprire il suo albinismo.

La leggenda racconta che il 21 giugno 1375 (solstizio d’estate), mentre fuori imperversava un forte temporale e si combatteva una violenta battaglia, Azzurrina giocava con una palla di pezza all’interno del castello, seguita fedelmente da due guardie messe a sua scorta; il destino volle che giocando, la palla cadde nella ghiacciaia ed ella seguì il suo ruzzolare nel tentativo di recuperarla. Dopo pochi istanti si sentì un grido terrificante e la piccola fanciulla sparì nel nulla, in stanza per altro senza vie d’uscita. Secondo la leggenda, il 21 giugno di ogni anno lustro, se fuori v’è un temporale, Azzurrina tornerebbe a far sentire la sua voce tra i vari ambienti del castello. La rocca è stata riaperta al pubblico nel 1989, la prima registrazione in cui ci sono presunti riscontri paranormali fu realizzata quasi per caso dalla RAI, durante la ripresa di una trasmissione televisiva. Nell’audio della ripresa ad un certo punto i microfoni registrarono dodici rintocchi di campane (suoni non attribuibili a quelli che potevano essere prodotti dalle campane delle chiese vicine) e sul finire della registrazione si udì un forte rumore ripetitivo, simile ad un battito cardiaco e il lamento di una bambina che sembra piangere.

Ovviamente questo episodio attirò l’attenzione di media e ricercatori, che vollero approfondire la fenomenologia che sembrava prodursi in maniera spontanea all’interno della rocca di Montebello. Sempre nel giorno del solstizio d’estate furono effettuate altre registrazioni: nel 1995 dal CSP e nel 2000 dal ricercatore Daniele Gullà con il Laboratorio di Biopsicocibernetica di Bologna; anche in questi casi i risultati degli esperimenti psicofonici furono sbalorditivi; nella prima si acquisì un grido di bambina mentre in quella del 2000 si registrò dei vocalizzi che sembrano proferire distintamente la parola “mamma” per ben tre volte. Nel 2003 Gullà e il Laboratorio vollero provare ad effettuare una registrazione fuori anno lustro e  con notevole stupore, gli esiti delle indagini furono molto interessanti: una telecamera ad infrarossi piazzata nel vano di Azzurrina riprese quella che sembrò essere un’anomalia energetica di forma sferica e le registrazioni acquisirono di nuovo un suono simile a quello di un battito cardiaco, un urlo “agghiacciante” e sul finire un colpo secco.

Molto interessante è stata la ricerca del 2010 condotta da Daniele Gullà e dal ricercatore indipendente, fotografo e sensitivo Mattia Mascagni. Quest’ultimo in una sala del castello scattò una foto quasi incredibile: nello scatto si apre quello che sembra essere un “portale”, del tutto estraneo al contesto fotografico, dove al suo interno si può osservare quasi distintamente il profilo di una bambina vestita con abiti medievali. La foto, oltre che essere analizzata dall’esperto ricercatore e tecnico biometrico Daniele Gullà, fù periziata da un laboratorio forense che ne dichiarò l’autenticità ed escluse che l’elemento “extra” comparso potesse essere frutto di elaborazioni o manipolazioni grafiche. Tra l’aprile e il maggio di questo anno una troupe della Cabiria Film & Production, capitanata dal regista Giacomo Franciosa e dall’organizzatore generale Everlyn Fazzini, è rimasta 15 giorni dentro il Castello per girare le scene del lungometraggio “Il Castello di Azzurrina”. Il film, scritto da Giacomo Franciosa, con la collaborazione di Ernesto Siciliano e Sergio Tiboni, inaugura il genere reality-horror. Le riprese del film sono state accompagnate da vere e proprie ricerche parapsicologiche condotte dal gruppo di ricercatori indipendenti Iperlab e dal ricercatore indipendente Mattia Mascagni. In attesa di vedere sia il film che gli esiti delle nuove indagini al castello, non ci resta che entrare nel vivo di questi affascinanti misteri, andando a visitare il Castello di Azzurrina, magari in una delle visite guidate notturne.

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Castello di Montebello: nuove immagini di presunta natura paranormale emergono da una ricerca del 2011

martedì, 25. settembre 2012 10:51

Il castello di Montebello, da quasi un ventennio oramai, è uno dei luoghi più importanti in Italia per quanto riguarda la ricerca paranormale e la relativa fenomenologia ad essa collegata. Meta di “pellegrinaggio” di ricercatori, sensitivi e medium, offre – in misura sempre maggiore – nuovo materiale per approfondire e cercare di comprendere eventi che al momento la “scienza ufficiale” non è in grado di spiegare completamente. Stiamo parlando di eventi supernormali sia elettroacustici (fenomenologia che contraddistingue il caso “Azzurrina”) che apparizionali, più volte documentati a livello fotografico in questi ultimi anni. Proprio di questi ultimi parleremo in questo articolo. I gruppi di ricerca IPERLAB (una recente formazione di ricercatori indipendenti di cui fa parte il noto studioso di fenomeni “anomali” Daniele Gullà) e XBI PARANORMAL INVESTIGATION hanno organizzato una conferenza al castello il 21 settembre 2012 per divulgare nuovo materiale emerso da ricerche realizzate in maniera congiunta tra i due gruppi.

In ottobre 2011 il team di ricerca XBI si è recò a Montebello per indagini strumentali: era previsto che anche Daniele Gullà, Luciano Pederzoli e Florentina Richeldi di IPERLAB fossero presenti, ma purtroppo, causa impegni imprevisti e problemi di salute, questi ultimi non poterono essere fisicamente presenti. In quell’occasione il team di ricerca denominato XBI – diretto da Massimo Rossini – eseguì diverse sessioni sperimentali di EVP e di fotografia Full Spectrum; in particolare il ricercatore Alberto Campedelli, membro del gruppo XBI, realizzò due scatti ravvicinati, interessanti per le motivazioni che saranno esposte nel seguito. Nella stanza detta “della cassaforte”, dalla ricerca condotta dal team XBI tramite l’uso di foto/telecamere capaci di lavorare nella banda compresa tra l’infrarosso vicino e il vicino ultravioletto, sono emerse nuove e sorprendenti immagini che si ricollegano alla tradizione della famosa bambina. Le fotografie in cui emergono anomalie sono due e sono ancora soggette ad esami tendenti ad appurare che non esistano spiegazioni alternative. Dai due scatti, effettuati da Alberto Campedelli, emerge un’anomalia che presenta una dinamica in evoluzione. Gli scatti sono stati eseguiti a distanza di pochi secondi l’uno dall’altro, variando solo leggermente l’inquadratura.

Si noterà, esaminando con attenzione i fotogrammi, come, in prossimità di un raggio di luce solare proveniente da una finestra attigua, appaia una piccola figura in formazione che ricorda la sagoma di una bambina. Nella prima foto l’immagine è più piccola e fluttuante nel vuoto, nonché inclinata e distorta in direzione dei raggi luminosi. Nella seconda foto l’immagine appare sempre piccola, ma con dimensioni più vicine alla realtà, inoltre è poco deformata e sembra quasi poggiarsi sulla pavimentazione sottostante; sarebbe possibile stimarne approssimativamente l’altezza.

Ciò che colpisce, più che l’immagine in sé, sono le particolari proprietà che ricordano le caratteristiche delle immagini olografiche, nelle quali le deformazioni spaziali, la tessitura e la nebbiolina che le avvolge si possono riscontrare frequentemente. I raggi solari pomeridiani provenienti lateralmente dalla finestra si presentano come fasci di luce parallela, quasi come dei fasci di luce laser. L’angolazione tra la sorgente di luce, l’immagine virtuale e la fotocamera è simile a quella utilizzata negli esperimenti olografici. È ipotizzabile che le suddette condizioni abbiano favorito l’apparizione di un’immagine inusuale ed osservabile solo fotograficamente (probabilmente nel vicino UV).

Un altro aspetto “insolito” emerso dalle analisi delle immagini scattate in sequenza con numerazione 0362 e 0363 (a pochi secondi l’una dall’altra), è che la data deducibile dai dati Exif non corrisponde: erano le 16:30 del 23 ottobre 2011 e in una foto la data e l’ora sono completamente errate (2009:01:05 03:45:22), mentre nell’altra la data è corretta, ma l’ora no (2011:10:23 01:14:04). A detta dell’operatore, Alberto Campedelli, l’anomalia tecnica si è presentata solo ed esclusivamente in questa circostanza e non è mai stata riscontrata, né prima né dopo questa giornata a Montebello: si tratta di un fatto inspiegabile dal punto di vista tecnico, ma non inusuale nei fenomeni di interazione psi (psi-matter).

Tornando alle foto e la loro natura, l’ipotesi che si tratti di un ologramma “sospeso” in un altro spazio-tempo è suggestiva, ma ovviamente non ancora dimostrabile. La questione richiama alla memoria i famosi esperimenti condotti da Padre Pellegrino Ernetti sulle immagini cosiddette “cronovisive”. Che si tratti di un ologramma cronovisivo? Per motivi ancora sconosciuti, nel castello di Montebello si reiterano fenomeni acustici e ottici registrabili con tecnologie appropriate. Il campo dell’olografia e dell’interferometria ottica ed infra-ottica “APRE”, per così dire, una nuova area di studi che si intrecceranno fra loro nel tempo con la ricerca che conduciamo già in ambito multispettrale con IPERLAB, raccogliendo dati utili per confermare o confutare le ipotesi fin qui descritte: il mistero e la ricerca continuano!

Si ringrazia sentitamente il gruppo di ricerca IPERLAB (formato dai ricercatori indipendenti Daniele Gullà, Luciano Pederzoli, Florentina Zamfirescu Richeldi, Diana Richeldi) e XBI – PARANORMAL INVESTIGATION (diretto da Massimo Rossini) per aver organizzato la conferenza divulgativa; ringraziamo ovviamente la direzione del Castello di Montebello per aver accettato la nostra presenza alla conferenza cosi da poter divulgare in questa sede queste importanti novità. Grazie ancora a Daniele Gullà per aver permesso la pubblicazione delle analisi fotografiche e dei testi contenuti nel documento ufficiale di presentazione del materiale analizzato, testi che sono stati utilizzati per redigere questo articolo.

Michele Morettini

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Il Triangolo delle Bermuda della Transilvania

giovedì, 16. agosto 2012 7:35

È stato chiamato il “triangolo delle Bermuda della Transilvania“, ma in Romania è conosciuta come Hoia-Baciu Forest. Si tratta di una fitta foresta che ha acquisito notorietà alla fine degli ’60, precisamente il 18 agosto 1968 quando il biologo Alexandru Sift scattò alcune tra le più incredibili foto di un oggetto volante discoidale nei cieli sopra la foresta.

Il triangolo delle Bermuda romeno si trova al centro della Transilvania. Si chiamò Baciu-Forest dopo la scomparsa di un pastore (pastore in rumeno si dice, appunto, ‘baci’), all’interno della foresta insieme alle sue 200 pecore. Le sue ricerche durarono giorni e interessarono tutto il territorio circostante. Ma di lui non si seppe più nulla. Non sono poche le testimonianze di quanti, entrati nella folta vegetazione, inspiegabilmente ne sono usciti con eruzioni cutanee, ustioni, forti mal di testa ed altri strani sintomi.

Ma è inspiegabile anche il malfunzionamento in tutta l’area dei dispositivi elettronici, tanto da portare alcuni investigatori ad affermare l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. Sembra il set del film Lost, ma la foresta della Romania ha qualcosa di inquietante.

Alcuni credono che essa possa effettivamente essere il portale per un’altra dimensione. E, alla luce delle diverse storie che circolano su persone entrate nella foresta e che ne escono con vuoti di memoria, non è difficile crederlo.

Per fare solo un esempio, esisterebbe un rapporto relativo all’esperienza di una bambina di cinque anni che si inoltrò nella foresta per riapparire cinque anni più tardi, indossando esattamente lo stesso abbigliamento e senza nessun ricordo dell’accaduto.

Recentemente, l’energia paranormale che avvolge la foresta ha assunto connotati decisamente misteriosi. Basti pensare che il ricercatore di una serie televisiva che si occupa di indagini paranormali, mentre indagava sui misteri che avvolgono tale luogo enigmatico, si sia ritrovato pieno di graffi sotto il suo abbigliamento assolutamente rimasto intonso. Graffi somiglianti a quelli provocati da un attacco animale. Il ricercatore, in seguito all’avvenuto, ha deciso di non continuare l’inchiesta per non compromettere l’incolumità del suo staff.

L’attività paranormale sembra essere concentrata in una zona di Hoia-Baciu dove la vegetazione è inspiegabilmente inesistente. Si presenta come un cerchio perfetto inciso nel bosco. Nulla vi cresce. Alcuni campioni di terreno furono prelevati dal sito e analizzati. Tuttavia i risultati dimostrarono che nulla di anomalo si nascondeva nel suolo tanto da impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale.

Inoltre, ci sono coloro che attribuiscono tali fenomeni ad un’attività extraterrestre. E non sono poche le testimonianze fotografiche di luci aliene provenienti dal sottobosco. Tanto che oggi la foresta è considerata uno dei posti più attivi del mondo per quanto riguarda apparizioni e fenomeni inspiegabili. Le teorie sono molte. Elettromagnetismo dovuto a qualche presenza dall’interno della terra, un portale che conduce verso un altro mondo, universi alternativi dai quali provengono esseri alieni sono solo alcune delle ipotesi. Fatto sta che Hoia Baciu-Forest resta ancora un posto dal quale forse sarebbe prudente rimanere lontani.

Fonte: http://www.skinews.it/2012/07/16/transilvania-hoia-baciunuove-e-sempre-piu-frequenti-apparizioni-di-luci-e-fenomeni-paranormali/

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I fantasmi della metropolitana di Londra

sabato, 9. giugno 2012 10:53

La metropolitana di Londra, la famosa Underground di Londra o nella forma piu’ ristretta Tube, e’ la piu antica rete metropolitana del mondo. Fu inaugurata il 10 gennaio 1863 e ha 275 stazioni dislocate in tutta Londra, 402 km di linee autonome di cui il 46% sono sotto terra. Gestita dalla Transport for London, si stima che in un anno compie 123.800 km pari a tre giri della circonferenza della terra, e ci sono circa 30 milioni di passeggeri che in un anno prendono la metro. Proprio per la sua profondita’ l’underground di Londra ha sistemi di sicurezza unici al mondo, squadre di polizia e servizi di sicurezza vivono dentro la metro per garantire ogni giorno la sicurezza a milioni di persone,che la usano per andare al lavoro, o per turismo. Molti non sanno che nella metropolitana di Londra ci sono state testimonianze, e molte, di persone e operatori della Transport for London che hanno visto presenze di spiriti. Di notte soprattuto, quando le squadre di operai si calano sotto terra per pulire gli impianti di reazione e controllare gli impiati elettrici, si sono verificate strani fenomeni. Questo puo’ essere attribuito al fatto che molte stazioni della metro di Londra sono state costruite scavando dove c’erano cimiteri, o vecchi teatri abbandonati dove nella storia c’erano stati omicidi o suicidi.

Aldwych Station

La stazione di Aldwych e’ stata aperta nel 1907. La linea faceva parte originariamente della linea di Piccadilly. Cosi’ da esser vicina a molti teatri del West End, per questo motivo veniva chiamata “la linea dei teatri”. La stazione in se di Aldwych è stata sviluppata sul luogo di un vecchio teatro di Londra – il Royal Strand. Durante la seconda guerra mondiale la linea e’ stata chiusa ed i trafori utilizzati come riparo dai raid aerei e x immagazzinare i vari tesori nazionali del British Museum, compreso i marmi di Elgin. Questa stazione e’ stata chiusa nel 1994 perché il costo di ricondizionamento degli elevatori della stazione non poteva essere giustificato. Attualmente è ancora usata per serate di inaugurazione e per set cinematografici. Molta gente ha sostenuto di vedere il fantasma che frequenta la stazione di Aldwych sulle piste alla notte, principalmente dal personale che puliscono i trafori e le stazioni. Si crede che Il fantasma fosse un’attrice che si ritiene non abbia potuto godersi il suo successo. Nel 2002 persino un equippe televisiva ha passato 24 ore nella stazione . Derek Achorah è riuscito a mettersi in contatto con un fantasma chiamato Margaret, che potrebbe essere l’attrice avvistata prima molte volte. Durante la ricerca la squadra ha camminato nei trafori completamente al buio. Yvette Fielding disse di aver visto qualcuno o qualcosa nel traforo. Nel frattempo, sopra un’altra piattaforma, un rivelatore di movimento era stato regolato , tuttavia nessuno si e’ avvicinato abbastanza per innescarlo.

Bank Station

Gli operai che stavano costruendo la Bank Station durante il secolo scorso hanno disturbato lo spirito conosciuto come ‘ ‘Black Nun’. (suora nera). Il fratello della suora , Phillip Whitehead, era un cassiere alla banca è stato giustiziato nel 1811 per falso. Dopo la sua esecuzione la suora, si e’ vestita sempre di nero, e lo ha aspettato fuori della banca ogni sera per 40 anni fino a che non e’ anche lei deceduta. Ancora oggi si aggira sulle piattaforme alla ricerca del fratello. . Nel corso degli anni sono stati riportati odori inspiegabili ripugnanti e un forte senso di tristezza, di preoccupazione e di mancanza e di speranza da molti operai e viaggiatori . Nessuno si riesce a spiegare tutto questo, ma è ritenuto sospetto che la stazione sia stata stata scavata dove una volta si trovavano dei pozzi, il posto di sepoltura di migliaia di vittime morti di peste nel XVII secolo.

British Museum Station

Probabilmente il fantasma più famoso della metropolitana di Londra si trova alla stazione abbandonata del British Museum. La stazione e’ stata chiusa il 25 settembre 1933. Alcune persone sostengono che la stazione del British Museum sulla linea centrale è frequentata dal fantasma di una mummia egiziana antica del museo vicino. Il fantasma è collegato alla maledizione della tomba di Amen-Ra’. Vestita con una lunga veste che le cinge i fianchi sino a terra e con un copricapo , la figura di una principessa egiziana ritornerebbe dalla tomba di notte ed e’ stata udita lamentarsi e gridare nei trafori. Storie più recenti raccontano che questi suoni possono esser uditi che anche in basso sulla pista alla stazione di Holborn. Le voci del fantasma si sono sviluppate così forti che un giornale ha offerto una ricompensa a chiunque passasse una notte là. Nessuno si e’ offerto volontariamente per fare questo. Nel 1935, due anni dopo la chiusura della stazione , la storia assume contorni più oscuri. La commedia Thriller , ” Bulldog Jack”,registrata nella stazione, ha usato la leggenda includendo un tunnel segreto che va dalla stazione alla stanza egiziana al museo. La stessa notte in cui la pellicola è uscita , due donne sono sparite dalla piattaforma a Holborn – la stazione seguente al quella del British Museum . Strani segni sono stati trovati sulle pareti della stazione chiusa. Più avvistamenti del fantasma sono stati segnalati cosi’ come lamenti sconosciuti che uscivano dalle pareti dei tunnels. La metropolitana di Londra ha negato sempre l’esistenza del tunnel che andava dalla stazione alla stanza egiziana.

Covent Garden Station

La gente sostiene di aver visto fantasmi frequentare la Covent Garden Station fin dagli anni 50. Le zone della stazione, particolarmente le piattaforme, sarebbero frequentate dal fantasma di un attore, che visitava spesso il panificio che si trovava dove ora sorge la stazione. Si pensa che il fantasma sia dell’attore William Terris, che fatalmente è stato pugnalato sulla Strand nel dicembre 1897. Ciò potrebbe forse spiegare perché il personale sulla metropolitana ha segnalato di vedere un uomo alto in un cappotto,con un cappello e dei guanti che percorre i tunnels fin dagli anni 50. Finche’ il fantasma visitava le piattaforme era una cosa ma quando è comparso nel locale di riposo del personale, molti operai hanno richiesto un trasferimento. Un caporeparto sotterraneo di Londra ha segnalato i numerosi avvistamenti spettrali dell’attore alla Covent Garden Station nel 1955: Durante una fredda notte di novembre del 1955, l’ultimo treno era ormai partito e Jack Hayden, il caporeparto della stazione , stava chiudendo i cancelli a chiave. Ha fatto un controllo finale delle piattaforme. Tutto era calmo. Annuendo col capo tra se’ e sè, stava x andarsene quando improvvisamente ha visto un uomo alto e distinto che camminava verso le scale di emergenza. Jack ha telefonato rapidamente alla biglietteria. ” C’e ancora qualcuno qui, Henry – che sta salendo sulle scale, ” disse. ” Lo facciamo uscire? che ne dici? Ci vediamo di sopra…” Jack sali’ in ascensore ed arrivo’ al corridoio della biglietteria, dove trovo’ un impiegato imbarazzato che lo stava attendendo sulle scale. Scesero le scale assieme controllando piattaforme e tunnels. Non trovarono nessuno. Quattro giorni dopo , Jack si trovava nella mess-room, sempre dopo che l’ultimo treno era partito ed ha visto un uomo alto che lo fissara attraverso la porta aperta. ” Indossava un vestito grigio antiquato, ” Jack ha detto successivamente, ” con un colletto antiquato e guanti di colore chiaro”.

” Cerca guardaroba, signore? “disse Jack .

La figura non non disse niente, ma si incammino’ scomparendo alla sua vista.

Jack fece per seguirlo ma li’ non vi era piu’ nessuno. Impaurito , Jack non menziono’ mai di averlo visto . Ma alcuni giorni più tardi , verso mezzogiorno,seduto con una delle guardie udirono un forte grido . Qualche istante dopo un giovane cameriere dei treni di 19 anni chiamato Victor Locker usci’ da una stanza boccheggiante dicendo di aver visto un uomo alto che lo osservava dall’altra stanza. Quando Victor fece x avvicinarsi , avverti’ una forte pressione alla testa e la figura scomparve. Quella volta Jack capi’ di dover fare rapporto. Il punto di assistenza più vicino era la Leicester Square Station. I responsabili lo misero in comunicazione col caporeparto, Eric Davey – che, per coincidenza, era inoltre uno spiritualista dilettante. Provarono cosi’ a ricreare la scena con Victor, che si mise a gridare di nuovo.. Eric ritenne che qualcosa che comprimesse molto sulla sua testa per alcuni secondi prima di sparire. Alcuni giorni dopo, Eric vide anche lui il fantasma e penso’ di udire il suo nome : Terry. Jack ed Eric descrissero la figura ad un artista che ne ricreo’ il ritratto . Fecero alcune ricerche ritrovando vecchie notizie e fotografie dell’epoca Vittoriana di gente collegata alla zona. Sia Jack che Eric riconobbero una delle immagini tra le tante altre – un uomo con una fronte espressiva, gli occhi tristi e le guancie infossate scarne . ” E’ lui! E’ lui! E’ l’uomo che ho visto qui dentro ! ” grido’ Jack . La fotografia era di un uomo chiamato William Terris ed era notevolmente simile all’uomo nell’abbozzo. Sconosciuto al personale della stazione, la gente dell’ Adelphi Theatre disse di aver visto una simile apparizione alcuni anni prima di Jack’ . Avevano soprannominato il loro ospite ‘ Charlie’. Jack riviide la figura spettrale varie volte nel corso degli anni, sempre intorno a novembre o a dicembre. Alla fine, divenne troppo x lui e chiese un trasferimento. Ma da quel giorno, parecchio personale della stazione di Covent garden ha segnalato di sentire i rumori sconosciuti di passi quando nessuno si trova nei paraggi.

Elephant & Castle Station

La Elephant & Castle Station ha una reputazione spettrale saldamente stabilita. Quando viene chiusa alla notte, il personale ha segnalato di aver udito il rumore di passi di una figura in corsa invisibile lungo la piattaforma, strani rumori sconosciuti ed i portelli che vengono aperti senza causa apparente. Un altro fantasma visto sia dal personale che dagli abbonati, è una giovane donna che sale nei vagoni della metro i , ma non si vede mai scendere.

Alcuni inoltre pensano che questa stessa entità sia responsabile di passi invisibili che si odono echeggiare intorno alla stazione durante la notte. Vi e’ la testimonianza di un macchinista della metro che ha realmente visto il fantasma: “Alle 18 circa ad una linea della stazione sotterranea di Bakerloo,stavo svolgendo il mio lavoro come impiegato della metropolitana di Londra . Parcheggio il treno al termine della Elephant and Castle e cammino in avanti alla parte anteriore del treno con la vista sul posto di guida. A questo punto il guidatore non è ancora arrivato cosi’ mi muovo verso il portello posteriore per aspettarlo. Mentre sto aspettando una ragazza sale sul treno – cammina diritto lungo il vagone e mi sposto x farla passare scusandomi – Un minuto dopo il macchinista gira in su ed avanziamo verso la parte anteriore del treno. Noto che la ragazza non è nel vagone e questo mi procura un po’ d’inquietudine piuttosto immediato – non avrebbe potuto lasciare il treno senza che la vedessi – vedevo bene il vagone e la piattaforma allora. La mia reazione fu quella di informare il guidatore- l’unico posto in cui avrebbe potuto camminare era lungo il tunnel – stupito chiedo al macchinista che mi risponde “Ah lei? ne sentiamo parlare spesso..ne han parlato anche i giornali!!”

Farringdon Station

Una giovane tredicenne apprendista di un cappellaio, Anne Naylor, è stata assassinata nel 1758 dal suo maestro e dalla figlia. La gente sostiene di sentirla gridare nella stazione di Farringdon. È stata soprannominata ‘ Lo spettro urlante”

Highgate Station

Nel 1941 la stazione di Highgate è stata ricostruita per unirvi un’estensione dalla linea nord, nonostante il progetto fosse stato abbandonato verso la fine del 1940 , i lavori iniziarono. Il binario che esiste sopra la stazione corrente venne usato per una linea a vapore che andava all’ Alexandra Palace prima che venisse chiuso. Le rotaie da lungo tempo sono state alzate, tuttavia i residenti ancora dicono di udire il suono dei treni che passano.

South Kensington Station

Alla stazione di South Kensington nel dicembre 1928 un passeggero sull’ultimo treno della sera diretto a ovest ha segnalato di aver udito un fischio di un treno . Un treno spettrale non programmato è comparso improvvisamente con una figura spettrale vestita da guardiamarina . Il treno ha continuato verso il tunnel poi e’ sparito e non è stato piu’ avvistato da allora.

Aldgate Station

lcuni anni fa, un elettricista che lavorava ad Aldgate scivolo’ fatalmente sui binari , ed il suo corpo fu investito da22.000 volt. Fini’ incosciente , battendo la sua fronte – ma in qualche modo rimase illeso. Quando si riprese disse di aver visto prima di cadere una figura metà-trasparente di un’anziana che si accarezzava i capelli.

Fonte: http://www.italoeuropeo.it/approfondimenti-su-londra/i-fantasmi-della-metropolitana-di-londra-/

http://ciaosilvia.forumfree.it/?t=47755381

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Castello di Montebello: ciak per il primo reality-horror

mercoledì, 30. maggio 2012 15:40

Dal 16 aprile, una troupe di Cabiria Film & Production è stata 25 notti dentro il Castello in cui aleggia il mito dello spettro di Azzurrina. Il film, scritto da Giacomo Franciosa, Ernesto Siciliano e Sergio Tiboni, ha inaugurato il genere reality-horror.

Azzurrina-Castello_di_Montebello.pngIl Castello romagnolo di Montebello, noto nel mondo per il mito del fantasma di Azzurrina che si tramanda sin dal medioevo, diventa dal 16 aprile l’esoterico set cinematografico de “Il Castello di Azzurrina”. L’antica fortezza sarà abitata per 25 notti da una troupe della Cabiria Film & Production guidata da Giacomo Franciosa. Dentro le sale medievali e rinascimentali della rocca riminese, il regista e produttore italo-americano, nipote del famoso attore hollywoodiano Tony Franciosa, si appresta a dirigere un cast internazionale di giovanissimi interpreti. La scelta di effettuare le riprese notturne è dovuta all’originale taglio del soggetto horror ideato da Franciosa, che ha sviluppato la sceneggiatura con Ernesto Siciliano e con la consulenza storico-culturale di Sergio Tiboni, direttore dello stesso Castello. La formula del racconto è del tutto nuova: due telecamere amatoriali riprendono con un unico piano sequenza virtuale l’avventura dei protagonisti. Nella finzione scenica, sono gli stessi ragazzi a registrare la loro missione con le macchine da presa semi-professionali, dopo essersi nascosti dentro il Castello per passarvi una intera notte. Il compito dei giovani è indagare sul segreto di Azzurrina, una bimba dall’aspetto albino morta nel Medioevo dentro il fortilizio. Per attuare l’impresa di sfidare la leggenda dello spettro, le due coppie sfuggono al controllo di una inquietante Guida turistica, anch’essa dai caratteri albini, deus ex machina della vicenda che appare in poche ma decisive scene. Fin qui, il plot del lungometraggio. Nella realtà, il mito del fantasma di Guendalina Malatesta, conosciuta come Azzurrina, non è la solita panzana associata a tanti luoghi turistici. Si nutre infatti di riscontri certificati da veri scienziati. Dal 1990, gli studiosi del Laboratorio interdisciplinare di ricerca biopsicocibernetica di Bologna e di altri importanti centri di ricerca sul paranormale come il CICAP, effettuano regolari registrazioni audio dentro il Castello chiuso e isolato. I suoni immortalati dai ricercatori rivelano sempre il pianto di una bambina e urla strazianti, la cui natura e origine è inspiegabile.

Si possono ascoltare su internet (vedi il filmato qui in basso):

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=VXpHbcyW6DM[/youtube]

La storia di Azzurrina, inoltre, offre un altro oscuro aggancio con la realtà. La bambina è davvero esistita ed è scomparsa all’interno del nevaio del Castello nel 1365 senza che venisse mai ritrovato il corpo dentro l’angusto ambiente, che non ha alcuna via di uscita. Tutti questi indecifrabili spunti hanno suggerito agli autori la storia , inventata ma legato a doppio filo con la realtà, del “Il Castello di Azzurrina”.

Fonte: http://format.blogosfere.it/2012/03/il-castello-di-azzurrina-ciak-per-il-primo-reality-horror.html

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Scoperta tomba anomala presso la Piramide del Sole

martedì, 26. luglio 2011 12:23

Il 22 luglio è stata scoperta una tomba, di una tipologia mai vista prima, all’interno di uno dei tunnel Ravne nei pressi della Piramide del Sole del famoso gruppo di piramidi scoperte nel 2005 a Visoko (Bosnia-Erzegovina).

La Fondazione Bosniaca (Archaeological Park: Bosnian Pyramid of the Sun), che cura gli scavi sulle piramidi a Visoko, si avvale da poco più di un anno della collaborazione di un gruppo italiano di ricerca (SB Research Group) capitanato dal Prof. De Bertolis dell’università di Trieste.

La settimana scorsa la redazione di Runa Bianca è stata contattata dal Prof. De Bertolis per avvalersi della collaborazione dell’Arch. Vincenzo Di Gregorio e di alcune apparecchiature tra cui anche un georadar sofisticato costruito nelle officine di Pisa.

Già in passato negli stessi luoghi altri avevano tentato di scandagliare con dei georadar il terreno, ma con poca fortuna. Grazie invece al georadar in dotazione e con l’esperienza di Di Gregorio si è riusciti ad individuare un’anomalia posta sotto il piano di calpestio di un tratto dei tunnel Ravne.

Ad un primo esame la struttura rilevata potrebbe essere una sepoltura composta da due corpi posti a profondità differenti: il primo a 1, 5 metri di profondità ed il secondo a 3 metri. Due camere sovrapposte interamente in pietra con una morfologia simile a due rombi, al loro interno il tracciato del georadar mostra delle aree bianche corrispondenti ad aria. Si può presumere la presenza di due salme sospese nel mezzo. Le dimensioni delle sepolture risultano essere quelle canoniche di 1 x 2 metri circa. La profondità dell’intero complesso però arriva a circa 4, 3 metri.

Gli scavi sono iniziati il 25 luglio e sono tutt’ora in corso. Se venisse accertato che la struttura sia realmente una sepoltura doppia sarebbe un unicum nella storia dell’archeologia. La struttura a “rombi” contrapposti evidenziata dal tracciato del georadar, e illustrata da uno schizzo prospettico 3D indicativo, non è stata sinora mai osservata in un complesso funerario. Poiché la metodologia di sepoltura è strettamente connessa alla cultura del popolo che l’ha creata, questa particolarissima tomba potrebbe gettare luce su un periodo storico poco conosciuto e addirittura su di un popolo probabilmente ancora sconosciuto.

Da studi effettuati con tecniche non invasive dallo staff della redazione della rivista Runa Bianca è emerso altresì che la tomba è intatta, e quindi se arricchita da un corredo funerario, lo stesso è in loco esattamente come è stato messo dai suoi costruttori. Lo studio del corredo funerario servirà, forse per la prima volta, per ottenere importantissime informazioni sugli utilizzatori dei tunnel di Ravne, del loro periodo, della loro cultura e della loro religione, che si sospetta fosse legata al culto della madre terra e per questo avessero scelto dei tunnel per deporre i loro personaggi di maggior spicco.

Ai primi di Settembre a Sarajevo verranno comunicati i risultati dei lavori effettuati quest’anno presso le piramidi bosniache, e la redazione di Runa Bianca con questa sua eccezionale scoperta, avrà un posto di rilievo in questo convegno.

Per maggiori informazioni e aggiornamenti si può contattare la redazione di Runa Bianca all’indirizzo redazione@runabianca.it oppure visitare il sito www.runabianca.it e www.antikitera.net che seguiranno da vicino lo sviluppo della scoperta.

Fonte: http://www.antikitera.net/news.asp?id=10712&T=2

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Scoperta in Turkmenistan la più antica Chiesa Cristiana dell’Asia centrale

domenica, 3. luglio 2011 12:01

L’edificio risale al II secolo e fa parte di un grande complesso monumentale di Haroba Kosht che fu distrutto nel 1221 da Gengis Khan. Lo scopritore, Gabriele Rossi Osmida: era il più antico tempio cristiano di tutta l’Asia centrale.

La struttura arcaica di un’antichissima domus cristiana è stata scoperta nell’oasi di Merv nel deserto del Turkmenistan, in Asia Centrale, da un archeologo veneziano: l’edificio risale alla fine del regno dei Parti (che terminò la sua esistenza nel secondo secolo dopo Cristo). Lo scopritore, appena rientrato in Italia dall’ultima missione, si chiama Gabriele Rossi Osmida, il quale ha individuato la chiesa paleocristiana incastonata nella struttura più antica di Haroba Kosht («Castello in Rovina», in lingua turcomanna), un rudere devastato dal tempo e da millenni di guerre (la distruzione definitiva si deve alle orde di Gengis Khan, nel 1221). È una scoperta clamorosa. Ma l’edificazione di quel tempio cristiano così indietro nel tempo nel cuore dell’Asia centrale, come spiega Rossi Osmida in un’intervista pubblicata dal mensile telematico «Scienzaonline.com», trova riscontro nelle testimonianze registrate da alcuni testi del IV e VI secolo che parlano della predicazione dell’apostolo Tommaso (o dei suoi discepoli) nell’oasi di Merv, dove era giunto nella sua missione di evangelizzazione che infine sarebbe arrivata fino all’India. Nel corso del restauro del «Castello in rovina» commissionato dal governo del Turkmenistan, la missione dell’archeologo italiano si è imbattuta prima in una croce nestoriana in bronzo e poi, in successione, sono emersi «diversi reperti di «ceramica sigillata» di notevole interesse che offrono un ampio ventaglio di simboli paleo-cristiani: croci, pani, pesci, uva, tralci, agnelli che si abbeverano, eccetera. «Con queste scoperte – afferma Rossi Osmida – ora non sussistono più dubbi: Haroba Kosht è stata la più antica chiesa cristiana dell’Asia Centrale».

In realtà, l’obiettivo principale affidato dal Governo del Turkmenistan a Gabriele Rossi Osmida, responsabile del progetto internazionale «Antica Margiana», era il recupero e restauro del monumento architettonico medioevale di Haroba Khosht, un complesso anomalo la cui struttura esce da ogni canone fin qui noto per il medioevo turkmeno; nemmeno ne era chiara la destinazione d’uso. Lo scavo era diventato ancora più difficile a causa dei danni devastanti provocati su quel sito da archeologi sovietici, i quali avevano rifiutato l’ipotesi che potesse trattarsi di una chiesa paleo-cristiana. Ma il primo impianto è stato alla fine faticosamente identificato dall’archeologo italiano: «Non era molto ampio – spiega Rossi Osmida – e riflette il sistema delle cosiddette “chiese a sala” diffuse in Oriente nei primi secoli della nostra era. Un secondo impianto, più massiccio, risale all’arrivo di un nucleo cristiano nestoriano a Merv (V secolo) che, come rileviamo da documenti dell’epoca, costruì una basilica nella cittadella e un monastero (il nostro «Castello in rovina») accanto al palazzo reale sasanide. Gli antichi documenti ci trasmettono anche il nome del fondatore: BarGheorghys». I Nestoriani abbracciavano l’eresia di Nestorio, patriarca di Costantinopoli fra il 428 e il 431, il quale attribuiva a Cristo due nature distinte, l’umana e la divina. Con l’uccisione dell’ultimo re sasanide (nell’anno 652), privi della protezione reale e perseguitati dagli zoroastriani, i Nestoriani abbandonarono il sito riparando in Siria da dove vennero richiamati sul finire del X secolo dagli arabi Abassidi che cercavano, loro tramite, di favorire la distensione con la vicina Bisanzio. Questa politica fu accentuata dalla dinastia turca dei Selgiuchidi, che provvide a un restauro massiccio del monastero e, grazie ai Nestoriani, instaurò un rapporto privilegiato con la Repubblica di Venezia.«A quell’epoca – spiega Rossi Osmida – Merv era la più grande città del mondo (contava ben 200.000 abitanti), ricca di palazzi e monumenti di cui oggi si ammirano le rovine. Qui si realizzò il massimo livello raggiunto in passato di civiltà e di tolleranza religiosa. Vi convivevano pacificamente cristiani, ebrei, buddisti e musulmani. Qui aveva sede una delle più grandi università dell’Oriente, dove il grande Omar Khayyam (1048-1131, padre fondatore dell’algebra e noto poeta) insegnò matematica e astronomia». Ma dopo la discesa delle orde di Gengis Khan, che distrussero Merv per ben tre volte nel giro di pochi mesi, l’oasi venne abbandonata per due secoli e non tornò più agli antichi splendori. I Nestoriani si spostarono definitivamente in Irak e in Siria, dove trasferirono il loro archivio. E finì la storia di quella chiesa lasciata nel deserto.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/cultura/archeologia_italiano_scopre_chiesa_paleo-cristiana_turkmenistan/arte-attualit-archeologia-chiesa_paleo-cristiana-turkmenistan-gengis_khan/02-06-2011/articolo-id=526976-page=0-comments=1

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