Archivio di Categoria 'Misteri'

Halloween:la notte più oscura dell’anno

venerdì, 31. ottobre 2014 14:25

halloweenContrariamente a quanto si potrebbe pensare, la festa di Halloween non ha origini Americane. L’etimo della parola trae origine dalla contrazione della frase All Hallows Eve,   letteralmente “la notte di Ogni Santi“, ricorrenza cristiana che viene festeggiata il 1° novembre e data che coincide con una tradizione (ben più antica) dell’Irlanda dei Celti. In realtà è solamente l’addio all’ estate, alla prosperità e al rigoglio della natura, e è una preparazione al periodo di sonno e gelo dell’ inverno. Il termine celtico che indica la ricorrenza è “Samhain“, in questo giorno, si medita, si ripercorre l’ anno passato e ci si guarda indietro, considerando i successi ottenuti e le sconfitte subite. E’ il momento di perdonare i nemici, di onorare i morti e coloro che ci hanno lasciato, anche non fisicamente, ma semplicemente allontanandosi e scomparendo dalla nostra vita, cosi come le nostre cattive abitudini, i vizi, gli errori commessi. Si ricordano i volti del passato e si riflette sulle decisioni prese.

LA NOTTE DEL DIAVOLO

I confini dei mondi si assottigliano, è possibile entrare in contatto con Spiriti Elementali e abitanti della Terra di Mezzo. Ecco perchè nella tradizione comune la notte di Ognissanti viene considerata magica; in queste ore il muro che divide il regno dei morti da quello dei vivi si assottiglia fino a divenire inesistente. E’ anche una notte importante sotto l’ aspetto Satanico, ecco perchè è comune chiamare questa ricorrenza “Notte del Diavolo“, perchè secondo la ritualità satanista Halloween è la notte in cui il demonio cammina sulla terra con vere e proprie sembianze fisiche.

DOLCETTO O SCHERZETTO?

jackolanternInsomma, molte culture associamo significati diversi a questo giorno, per esempio in America è considerato una sorta di carnevale MACABRO, con le lanterne a forma di zucca e i bambini che si divertono a “minacciare” il vicinato a colpi di uova marce sulle pareti delle case se non accontentati della loro insaziabile fame di dolcetti. L’ origine della frase “dolcetto o scherzetto” tra origine dall’ Inghilterra del IX secolo. A quell’epoca il 2 novembre i Cristiani vagavano di villaggio in villaggio chiedendo in elemosina del “pane d’anima”, un dolce di forma quadrata guarnito con uva passa, in cambio della promessa di pregare per le anime dei defunti. La tradizione di Jack-o-Lantern, ossia della testa ghignante intagliata in una zucca, con una candela al centro, deriva probabilmente dal folklore irlandese. Narra la leggenda che un uomo di nome Jack, noto baro e malfattore, ingannò Satana nella notte di Ognissanti. Alla morte di Jack, gli venne negato l’accesso al paradiso a causa della cattiva condotta avuta in vita, ma gli venne negato l’ingresso anche all’inferno perché aveva ingannato il diavolo. Allora Satana gli porse un piccolo tizzone per illuminare la via nella tremenda tenebra che lo attorniava. Per far durare più a lungo la fiamma Jack scavò una grossa zucca e ve la pose all’interno. Meditazione o evocazione di demoni, folklore o voglia di divertirsi, rimane il fatto che questa festa è una delle più diffuse in tutto il globo.

halloween2

Categoria: Esotersimo, Misteri | Commenti (0) | Autore:

Palazzo Vallemani, la casa più infestata delle marche

mercoledì, 13. agosto 2014 9:23

Situata su di una collina nei pressi di Serra San Quirico (provincia di Ancona) è oramai da una ventina d’anni il fulcro delle credenze paranormali e del folklore della zona. Fù costruita intorno al 1930 sotto la supervisione del Conte Vallemani, un ricco nobile romano che aveva preso in considerazione l’idea di erigere una dimora estiva, del resto non aveva tutti i torti, il clima estivo della zona è particolarmente mite e gradevole.

Come dicevo è situata su di una collina alta circa 100 metri rispetto alla strada principale sottostante, e cosa molto importante, questa strada è la storica via Clementina, la principale rotta di passaggio che collegava un tempo Roma con le zone clericali locali. In realtà nell’altopiano possiamo trovare una vera e propria città “feudale”, infatti la villa sorge al centro della zona, ma c’è anche una chiesa, una stalla e una casa colonica per la servitu’. Allo scoppio della seconda guerra mondiale la villa diventò una vera roccaforte. Vennero scavati sotterranei e cunicoli, vie di fuga inaccessibili per i nemici o intrusi e l'”eremo” diventò un vero punto di osservazione strategico-militare. Sotto questo periodo nasce la leggenda di Villa Vallemani. Durante la seconda guerra mondiale una sera il Conte Vallemani stava banchettando con amici e ospiti quando improvvisamente la portà si spalancò, i guerriglieri nazisti stavano assaltando la villa.

La leggenda racconta che morirono circa 20 persone sotto il fuoco nemico, ma il  Conte prima di esalare il suo ultimo respiro maledisse gli intrusi  e giurò di proteggere la villa dagli estranei per l’eternità. Non si hanno notizie di avvenimenti strani riguardanti la villa fino agli inizi del ’70. Proprio in questo periodo si narra la prima storia raccapricciante su questo luogo. Una coppia di sposi dopo aver celebrato il rito matrimoniale e avere banchettato con le famiglie e gli amici, decise di andare a fare un filmino ricordo sulla villa. Fecero le riprese e poi tornarono a casa. Dopo pochi giorni, visionando le riprese fatte videro lo schermo oscurato e come sottofondo musicale sentirono una macabra sinfonia di violino.

Da quel giorno la villa fù presa d’assalto da molti curiosi e molte sono le storie piu’ o meno vere che circolano. I racconti dei malcapitati si basano sempre sugli stessi punti: rumori di catene, grida, improvvise folate di vento, ombre e figure dietro le finestre dei piani superiori. Un fatto degna particolarmente interesse. Un giorno, verso la metà degli anni ’80, una ragazza andò a fare una scampagnata sulla casa. Decise di entrare nella chiesetta e al centro della navata principale vide una foto di due sposi, una foto di stile inizio secolo. La ragazza colpita dalla foto decise di prenderla e di portarla a casa. La notte stessa  la ragazza ebbe un terribile incubo. Sognò la donna della foto che le ordinava di portare a posto l’oggetto rubato e le annunciava terribili disgrazie se avesse disobbedito all’ordine. Mentre la poverina sognava, la mamma, disturbata e preoccupata per i gemiti della figlioletta, entrò in camera e rimase paralizzata dalla paura.

Una donna con un vestito bianco stava sussurrando all’orecchio della figlia delle frasi. La dama scomparve dopo una decina di secondi. L’indomani la ragazza portò immediatamente la foto al suo posto e non ebbe più nessun tipo di apparizione. Le storie su questa angusta dimora si contano a decine, per esempio un ragazzo, non molto tempo fà, giura di avere visto la chiesetta illuminata al suo interno, anche se l’energia elettrica non è mai stata presente in tutto il complesso. Il lato ovest della collina è come tagliato per metà e presenta un burrone ripido e scosceso, il burrone si chiama “Precipizio del Diavolo” poichè la leggenda narra che il Diavolo in persona gettò nel burrone dei tesori, a parte questa leggenda qualche anno fà due ragazzi si suicidarono da questo punto gettandosi dal precipizio. C’è chi dice di essere entrato nei famosi sotterranei e di aver trovato ossa e teschi (forse risalenti ai conflitti bellici della seconda guerra mondiale), e gli anziani del luogo che asseriscono che i suddetti sotterranei conducano nei punti nevralgici della cittadina Serra San Quirico, gallerie strette ma lunghe chilometri. Da diverso tempo la villa principale è stata distrutta e ricostruita nelle fondamenta e nello scheletro principale, ma i lavori si sono fermati quasi subito, c’è chi dice che eventi di natura paranormale abbiano disturbato coloro che hanno lavorato alla riedificazione del complesso abitativo. Molti sono i misteri che avvolgono questo luogo, verità o folklore?

Categoria: Luoghi Misteriosi, Misteri, Paranormale | Commenti (0) | Autore:

Paranorm: il più misterioso disco musicale Italiano

mercoledì, 6. agosto 2014 13:00

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=8THnA1kj2EA[/youtube]

Ecco uno dei personaggi e dei dischi più misteriosi degli ultimi anni. Nel 1978, a soli 25 anni, tale Malleus – artista marchigiano – sperimentò un insolito e rischioso esperimento extrasensoriale. Già in tenera età affascinato dalla potenza introspettiva della musica e piuttosto versato nella composizione e nell’arte grafica, si recò alla Rocca Degli Ottoni, un insieme di ruderi nei pressi di Recanati. Di quell’evento si conoscono solo pochi particolari. Tuttavia fu centrale nella vita del giovane, che cominciò ad interessarsi alla musicoterapia e ai legami musica-psiche.

paranorm

Nel 1996 Malleus, dopo un lungo travaglio interiore, decide di pubblicare, dopo averla materializzata in musica, quella indimenticabile e misteriosa esperienza. Nel biennio 1988-1990 realizza un test-demo chiamato “Opera I”, uscito su 12 pollici e accolto con successo. Alla fine del 1992 incide l’Opera totale, chiamata “Paranorm”, pubblicandola con la propria etichetta MCM, specializzata in ciò che egli ha chiamato “Psycho-music”. Ricordiamo che la versione in vinile presto sparì e oggi è considerata un cimelio da collezione.

roccadegliottoni

Si tratta di un viaggio musicale dichiaratamente ispirato alla Divina Commedia. Mentre Dante scelse il verso per effettuare un viaggio nell’animo umano, Malleus sceglie la musica. Conscio della grande potenza evocativa di questo strumento, realizza un album di “musica psichica”, funzionale a liberare la mente da ogni condizionamento. Concepito e dichiarato come viaggio magico, “Paranorm” ispira nell’ascoltatore un senso di imponenza e grandeur: il filo conduttore di tutta l’opera è proprio quello del rafforzamento della volontà, che porta l’uomo alla consapevolezza della propria scintilla divina interiore. L’opera suscitò addirittura l’interesse del famoso parapiscologo e ricercatore Massimo Inardi, che volle scrivere sul retro del vinile una personalissima recensione e introduzione alle fenomenologie che scaturirono l’incipit del progetto:

“…Attratto dalle misteriose storie antiche e dalla ricerche svolte in compagnia di un gruppo di amici anch’essi interessati all’argomento, Màlleus, uno studioso locale di parapsicologia che usa questo pseudonimo anche come musicista e amanuense, decise nel 1978 di tentare un esperimento: si recò da solo, nottetempo, alla Rocca degli Ottoni, raggiungibile soltanto a piedi e, con l’aiuto di un registratore, decise di autoindursi in una trance ipnotica che lo facesse regredire fino al tempo del sanguinoso assedio, con totale ricordo ricordo delle esperienze che avrebbe vissuto. L’esperimento ebbe successo e Màlleus assistette, come un invisibile pellegrino del tempo, al fosco affresco di vita che si svolgeva davanti ai suoi occhi: l’antico assedio della Rocca e la sua distruzione. Le scene, viste con gli occhi della mente, erano raccapriccianti. Il famoso oro, tanto cercato, accumulato rapina dopo rapina, appariva ancora ben nascosto nei sotterranei della Rocca, fra le ossa dei pellegrini uccisi dai briganti. Nelle immagini percepite era custodito da enormi serpenti. Vide e si impossessò di quel tesoro Màlleus? “Egli non trovò affatto – scrive Massimo Inardi – il tesoro che cercava materialmente, bensì il più prezioso tesoro dello spirito e della psiche, insieme ad una musica che egli ha riascoltato e meditato”. Proprio così, perché Màlleus, sulla base della sua esperienza paranormale, ha ralizzato una interessante composizione musicale, che risente anche della seconda parte dell’esperimento, che non si concluse come era previsto. Infatti Màlleus racconta di essersi trovato, per alcune ore, in pieno giorno in una bellissima vallata dove regnavano pace e tranquillità: sicuramente la stessa vallata molti anni prima che la Rocca fosse edificata. Da questa esperienza, vissuta con grande intensità, a distanza di dieci anni, è nata un’opera musicale, che ha per sottofondo un suono particolare che ha accompagnato Màlleus per tutto il viaggio. L’opera musicale è stata chiamata Paranorm, e in essa si ascolta una musica che è stata definita “solida”, perché rende vivibili direttamente le sensazioni descritte. La realizzazione artistica ha riscosso notevole successo e Màlleus si è trovato ad organizzre manifestazioni dove la sua musica veniva eseguita , addirittura con concerti “olfattivi”, dove anche i profumi aiutavano a ricreare le emozioni di quel “viaggio”. Così Màlleus ha creato una sorta di nuovo genere musicale, che si basa su una musica “psichica”, nella quale ogni uomo non può fare a meno , proprio perché dotato di psiche, di identificarsi e di riconoscersi.”

roccadegliottoni2

Fonti: http://www.movimentiprog.net/modules.php?%20op=modload&name=Recensioni&file=view&id=798
http://verso-la-stratosfera.blogspot.it/2013/09/malleus-1996-opera-totale-opera-i-bonus.html

Categoria: Esotersimo, Luoghi Misteriosi, Misteri, Paranormale, Ricerca Parapsicologica | Commenti (0) | Autore:

L’esorcismo di Anneliese Michel

martedì, 11. febbraio 2014 18:27

La storia che stiamo per raccontarvi, nella sua ampia complicatezza, ci trasporta nella realtà più “buia” e profonda della possessione diabolica. Questo caso tutt’oggi alimenta paure e incomprensioni arrivando a dividere aspramente persino i membri della Chiesa riguardo l’avvenuto, ma coloro i quali furono presenti agli esorcismi, prendendo nota di quanto il demonio rivelava sotto costrizione divina, hanno lasciato ai posteri una testimonianza che lascia spazio a pochi dubbi. La vicenda di Anneliese Michel, ragazzina posseduta a causa dei peccati degli uomini di Chiesa e dei peccati del mondo, sconvolse l’opinione pubblica in maniera radicale ed ispirò per i decenni a venire numerosi libri e pellicole cinematografiche. Ma cosa realmente avvenne? E perchè le rivelazioni del demonio furono pubblicate solo molti anni dopo la conclusione dell’esorcismo?

La storia

Anneliese in giovane etàAnneliese Michel nacque in Germania il 21 settembre 1952, più precisamente nella cittadina bavarese di Leiblfing; crebbe in una famiglia cattolica di stampo tradizionalista ed i suoi genitori, Josef e Anna Michel, furono molto premurosi nel farle ricevere un’adeguata istruzione religiosa. La sua fu un’adolescenza serena: Anneliese era una ragazza solare che amava trascorrere le giornate in compagnia o suonando l’accordion, frequentava la chiesa locale e leggeva spesso le Sacre Scritture. Tuttavia, in termini di salute, non godeva di forma perfetta e già in adolescenza sviluppò una malattia polmonare, motivo per il quale venne curata in un sanatorio per i malati di tubercolosi a Mittelberg. Dopo il suo rilascio continuò a studiare in un liceo di Aschaffenburg, ma ben presto diverse convulsioni attribuite successivamente ad una rara forma d’epilessia la costrinsero di nuovo ad interrompere il corso di studi. Le convulsioni erano talmente violente che Anneliese divenne incapace di formare un discorso coerente ed aveva difficoltà a camminare senza assistenza. Durante i numerosi ricoveri, secondo quanto testimoniato dai dottori, la ragazza passava il tempo pregando costantemente e dedicandosi a rafforzare la sua fede e il suo rapporto spirituale con Dio. Probabilmente fu proprio in quei giorni che Annaliese sviluppò il desiderio di divenire catechista. Nell’autunno del 1968, poco prima del suo sedicesimo compleanno, la madre notò che alcune parti del corpo di sua figlia erano cresciute in maniera innaturale, specialmente le mani – il tutto senza alcun motivo spiegabile. Allo stesso tempo, Anneliese iniziò a comportarsi inconsuetamente.

I primi sintomi che lasciavano intuire un’influenza malefica dietro alle più comuni malattie si manifestarono nel corso d’un pellegrinaggio: durante il viaggio in pullman iniziò, tra lo stupore dei presenti, a parlare con voce maschile molto profonda. Quando, successivamente, i pellegrini raggiunsero il santuario, la ragazza inizò ad urlare numerose maledizioni. Durante la notte, la ragazza rimaneva paralizzata sul letto, senza riuscir a dire una sola parola: le sembrava d’esser sopraffatta da una forza sovraumana che la opprimeva, la incatenava, cercava di soffocarla. Padre Renz, il sacerdote che la accompagnò in viaggio e che sarà poi colui che la esorcizzerà, riferì successivamente che Anneliese spesso veniva come strattonata da una “potenza” invisibile che la faceva roteare, sbattere contro muri e cadere a terra con molta violenza. Verso la fine del 1973 i genitori, constatando la totale inefficacia delle cure mediche ed avendo il sospetto che si trattasse di possessione, si rivolsero al Vescovo locale affinchè autorizzasse un esorcista ad occuparsi di Anneliese. La richiesta venne in un primo momento respinta, e lo stesso Vescovo invitò ad insistere con più approfonditi trattamenti medici.

Tuttavia la situazione, nonostante il sottoporre la ragazza ai più importanti specialisti, degenerò ancor di più: dopo aver constatato che Anneliese nutriva una forte avversione per tutti gli oggetti religiosi, esibiva una forza fuori dal comune e sempre più spesso parlava in lingue arcaiche (aramaico, latino e greco antico), nel settembre del 1975 il Vescovo di Würzburg Josef Stangl decise di permettere a due sacerdoti – Padre Ernst Alt e Padre Arnold Renz – d’esorcizzare Anneliese Michel secondo il Rituale Romanum del 1614. I due sacerdoti, convocati dunque a Klingenberg, programmarono un cammino faticoso e intenso per l’esorcismo. Durante il primo tentativo, eseguito rigorosamente secondo il rituale latino, i demoni a sopresa iniziarono a parlare senza che fosse posta loro alcuna domanda: Padre Ernst colse l’occasione per tentare di conoscere il nome di questi spiriti maligni che opprimevano il corpo e la mente della povera fanciulla. Essi si presentarono con i nomi di Lucifero, Giuda, Hitler, Nerone, Caino e Fleischmann (un religioso tedesco dannato appartenente al XVII secolo).

Le grandi sofferenze che Annaliese era costretta a sopportare rapidamente ebbero un’escalation, accompagnate dall’acutizzarsi delle manifestazioni diaboliche. Come riporterà Padre Roth (uno degli esorcisti che si affiancarono successivamente), gli occhi della ragazza erano divenuti completamente neri, aggrediva con terribile furia i propri fratelli, spezzava qualsiasi Rosario le se porgesse, si nutriva di scarafaggi e ragni, si strappava i vestiti, si arrampicava sui muri ed emetteva suoni mostruosi. Il suo viso e la testa erano pieni di lividi; il colore della pelle variava dal pallido al violaceo. I suoi occhi erano così gonfi che riusciva a malapena a vedere; i denti erano rotti e scheggiati dai suoi molteplici tentativi di mordere o mangiare le pareti della sua stanza. Il suo corpo divenne talmente tanto danneggiato che era difficile riconoscerla fisicamente. La ragazza, con il trascorrere del tempo, smise di cibarsi di qualunque altra sostanza all’infuori della Santa Eucaristia.

Nonostante questa pesantissima croce, Anneliese Michel nei pochi momenti in cui aveva il controllo del proprio corpo offriva di continuo sacrifici al Signore in espiazione dei peccati: arrivò persino a dormire su un letto di pietre o sul pavimento in pieno inverno come penitenza per i sacerdoti ribelli ed i drogati. Tutto ciò, come confermato dalla madre e dal fidanzato, fu chiesto espressamente dalla Vergine Maria, la quale apparve alla ragazza mesi prima.

La richiesta della Madonna

Una domenica Anneliese e Peter, il fidanzato, avevano deciso di andare a fare una passeggiata in una zona lontana da casa. Recatisi sul posto, le condizioni della ragazza peggiorarono improvvisamente e smise di camminare, tale era il dolore: proprio in quel momento Maria, la Madre di Dio, le apparve. Il fidanzato assistette incredulo al miracolo che gli si stava compiendo dinnanzi: Annaliese era divenuta raggiante, il dolore scomparso e la ragazza era in estasi. Ella affermava che la Vergine stava camminando con loro ed aveva chiesto:

Il mio cuore soffre molto perché tante anime vanno all’inferno. È necessario fare penitenza per i sacerdoti, per i giovani e per il vostro paese. Vuoi fare penitenza per queste anime, in modo che tutte queste persone non vadano all’inferno?

Anneliese decise d’accettare, non del tutto conscia di quali e quante sofferenze avrebbe patito negli ultimi anni della sua vita. Il fidanzato, tutt’oggi sconvolto per quanto accaduto, successivamente affermerà che in Annaliese ha visto il Cristo Sofferente, ha visto l’Innocente che volontariamente si sacrifica per salvare gli altri.

La morte, le stimmate e l’insabbiamento

Attorno alla fine del 1975 Padre Renz e Padre Alt, stupiti per la gravità della possessione, riuscirono ad ottenere i primi risultati scacciando alcuni dei diavoli: essi riferirono che la Vergine Maria aveva promesso d’intervenire per espellerli, seppur non tutti. Questo particolare fu ancor più evidente quando sia Fleischmann che Lucifero, prima d’uscire dal corpo della ragazza, furono costretti a recitare l’incipit dell’Ave Maria. Tuttavia i rimanenti, incitati più volte ad uscire dai sacerdoti, dissero: “Vogliamo andarcene, ma non possiamo!“. La croce che Anneliese Michel accettò di portare era destinata ad accompagnarla sino al termine estremo della vita. Dopo 10 mesi e 65 esorcismi, il primo giorno di luglio del 1976 Anneliese, come aveva predetto nelle sue lettere, morì come martire a soli 24 anni, stremata dalle precarie condizione fisiche. L’autopsia sul corpo riscontrò la presenta delle Stimmate, un ulteriore segno della sua personale sofferenza per la redenzione delle anime. Il clamore che scatenò questa vicenda fu tale che la magistratura decise d’indagare i genitori, il parroco e l’altro prete per omicidio colposo: il processo si concluse con la condanna a 6 mesi di reclusione per negligenza. Questo nonostante le numerose testimonianze che attestavano l’impossibilità di nutrire Anneliese, la quale da tempo non riusciva ad ingerire altro cibo se non l’Eucaristia domenicale. Alcuni esponenti della Chiesa richiesero alla Santa Sede addirittura di rimuovere totalmente la figura dell’esorcista ed il rituale dell’esorcismo, poichè credevano che tale pratica gettasse in cattiva luce il Cristianesimo. Questa richiesta, fortunatamente, fu ignorata dall’allora Papa Paolo VI. Furono proprio le numerose controversie all’interno della Chiesa a costringere le autorità religiose a sequestrare tutto il materiale – registrazioni audio ed appunti – raccolto dai testimoni della vicenda. Il “taboo” sul caso di Anneliese Michel durò per ben tre decadi, ovvero sino al quel giorno del 1997 nel quale le rivelazioni dei demoni che possedevano la ragazza vennero raccolte e pubblicate, rendendole disponibili per il grande pubblico.

Padre, non ho mai pensato che sarebbe stato così spaventoso. Ho voluto soffrire per altre persone di modo che non finiscano all’inferno. Ma non avrei mai pensato che sarebbe stato così spaventoso, così orribile. A volte, si pensa, “soffrire è una cosa facile!”…ma diventa davvero difficile che non si riesce a fare neppure un singolo passo…è impossibile immaginare come possano forzare un essere umano. Non hai più alcun controllo su te stesso.
(Annaliese Michel, rivolgendosi a Padre Renz)

Fonte: http://www.veniteadme.org/lesorcismo-di-anneliese-michel-e-le-rivelazioni-del-demonio/

Categoria: Misteri, Paranormale | Commenti (0) | Autore:

Il nostro destino scritto sulle foglie di palma

giovedì, 14. marzo 2013 13:38

Nell’india tradizionale hindu ci sono cose che non vanno dimenticate, ci sono informazioni che è indispensabile cercare e conoscere. La posizione dei pianeti al momento della nascita e l’albero genealogico della propria famiglia sono dati fondamentali per trovare il giusto posto nel mondo. L’importanza attribuita a queste informazioni ha dato vita, quando ancora non esistevano i computer e i libri di carta stampata, a database straordinari per l’ampiezza dei dati raccolti e la facilità di accesso. Il Bhrigu Samhita ne è un esempio.

Il Bhrigu Samhita è un trattato di astrologia che raccoglie 500.000 oroscopi e offre un numero infinito di informazioni su uomini ed eventi. Partendo dai dati registrati gli astrologi possono tracciare l’oroscopo di 45 milioni di persone. La compilazione di questa enorme bancadati è iniziata in epoca vedica, tremila anni fa. Secondo la leggenda fu il mitico saggio Bhrigu l’autore del trattato che avrebbe dovuto aiutare l’umanità a sgravarsi delle preoccupazioni contingenti per dedicarsi con maggior concentrazione alla ricerca spirituale. E permettere ai sacerdoti di guadagnarsi da vivere con l’astrologia. Nella notte dei tempi Bhrigu, in virtù della grande saggezza, fu incaricato di giudicare chi fosse il dio più grande della triade hindu (Brahma, VIshnu e Shiva). Nel testare gli dei il saggio perse la pazienza e colpì con un calcio il dio Vishnu che dormiva incurante del suo arrivo. Vishnu si svegliò e massaggiò il piede contuso del saggio (dimostrando di essere un dio magnanimo), ma la moglie Lakshmi maledisse Bhrigu e tutti suoi discendenti a vivere di stenti nonostante tutta la conoscenza e la sapienza acquisita. Bhrigu supplicò il perdono e la dea infine si placò e smorzò la maledizione insegnando al saggio la scienza dell’astrologia, con la quale prosperare. Qundi Bhrigu compose il samhita.

Per la stesura del trattato gli autori (il testo è molto probabilmente frutto di diverse menti che hanno arricchito la collezione nell’arco di diversi secoli) hanno creato un database enorme, avvalendosi di rigorosi metodi statistici e sofisticati calcoli matematici. La versione originale del Bhrigu Samhita non esiste più, ma soprendente è la capillare diffusione delle copie del manoscritto in epoche passate.Con le invasioni musulmane molti dei luoghi depositari della cultura hindu andarono distrutti, ma numerosi brahmani hanno copiato i testi su foglie di palma, corteccia di alberi o carta e li hanno tramandati di generazione in generazione, custodendoli gelosamente. Oggi ci sono in tutto il Paese numerosi astrologi che sostengono di possedere copie della collezione, più o meno interamente, e praticano l’antica arte della previsione del futuro (alcuni hanno siti da consultare via internet). Molte copie è possibile che giacciano dimenticate negli scaffali di qualche casa e diverse versioni sono preservate nelle biblioteche universitarie e private.

Si dice che se è scritto nel vostro destino, andando oggi in India potrete trovare la foglia di palma su cui sono descritti il vostro passato, presente e futuro. Il saggio Bhrigu conosceva infatti le regole del karma, la legge di causa-effetto che fa raccogliere in una vita successiva i frutti delle azioni e dei pensieri di una vita precedente, e aveva previsto il vostro arrivo. Non importa la nazionalità, per trovare il vostro oroscopo il brahmano ha bisogno di sapere il vostro nome, il luogo, la data e l’ora di nascita, ma soprattutto è importante il momento in cui entrate nel suo studio, che il saggio aveva calcolato. C’è comunque la possibilità che con il tempo la vostra pagina sia andata distrutta, i vostri dati persi e il futuro rimanga quindi inscrutabile, almeno per gli astrologi vedici di questa tradizione.

Fonte

Categoria: Misteri | Commenti (0) | Autore:

Il Papa lascia il pontificato: siamo davvero giunti alla fine dei tempi, come profetizzava Malachia?

lunedì, 11. febbraio 2013 12:01

Maolmhaodhog ua Morgair, un nome oscuro, perso nelle nebbie del medioevo più buio e dimenticato. Un uomo fondamentale nella storia religiosa dell’Irlanda, la cui opera evangelica portò allo smantellamento dei riti pagani della liturgia celtica. Una personalità illustre della religiosità medievale, la cui eco è ancora presente al giorno d’oggi, seppure ammantata da un’aurea di esoterismo tale da far passare in secondo piano la grandezza di una vita passata sempre al servizio di Dio e della sua Chiesa. Il monaco irlandese Malachia, questa la latinizzazione del gaelico Maolmhaodhog ua Morgair, è, al giorno d’oggi, escludendo la ristretta cerchia di pochi studiosi e storici che ben conoscono la complessità di questa figura, entrato nell’immaginario comune in virtù di una nota profezia sulle sorti del papato e della cristianità che, per consolidata tradizione, porta il suo nome. Concentrandosi sull’aneddoto profetico in sé è però inevitabilmente relegata alla “damnatio memoriae” la sua vita trascorsa come monaco e priore a Bangor, come vescovo a Connor (1124) e a Armagh (1132) e, infine, come primate d’Irlanda (1138). La sua indefessa attività religiosa lo portò a conquistarsi, in virtù dell’assidua opera evangelica e del suo instancabile fervore religioso, il rispetto e la stima delle massime autorità cristiane del tempo, papa Innocenzo II e Bernardo da Chiaravalle su tutte.

Malachia, nel corso della sua attività, sia civile che religiosa, seppe sempre distinguersi ed eccellere, anche come importante riformatore della vita clericale e fondatore di molteplici comunità monastiche, imponendosi sempre come esempio di umiltà e rettitudine morale, e lasciando testimonianze del suo pensiero in diversi testi religiosi nei quali non ebbe mai timore di affrontare temi molteplici e di grande impatto sulla mentalità religiosa medievale. Ma, nonostante tutto, l’aspetto più caratteristico della vita di Malachia è la profezia sui papi che porta il suo nome. Secondo la tradizione, al termine di un lungo pellegrinaggio che portò il monaco irlandese ed alcuni suoi discepoli a Roma nel corso del 1139, Malachia avrebbe avuto una sorta di visione che, dopo averlo fatto cadere in un profondo stato di trance, avrebbe svelato gli eventi futuri della Chiesa, fino alla sua fine. A colorire ulteriormente la leggenda subentrò poi l’aneddoto secondo il quale Malachia fu così turbato dalla visione da cadere in un profondo ed irreversibile stato di malattia che, da li a poco, lo condusse alla morte, amorevolmente accudito dal sua amico San Bernardo. Tuttavia, l’esperienza mistica del monaco irlandese, ammettendone la veridicità, visse a lungo nell’oblio, dimenticata nelle nebbie della storia per secoli e solo nel 1595, grazie al benedettino Arnold de Wion, iniziò a circolare diffusamente la leggenda dell’ultimo papa. Wion, nella sua opera “Lignum Vitae” ci riferisce di Malachia in questo modo: “San Malachia, Irlandese, vescovo di Down. Monaco a Bevehor e arcivescovo di Armagh, dopo aver svolto questo ufficio per molti anni, abdicò alla propria carica attorno all’anno del Signore 1137 e, ritiratosi a Down, vi rimase fino al termine della sua esistenza. Morì il 2 novembre 1148, stando alla biografia che ne scrisse San Bernardo. Lui stesso scrisse una profezia di cui io non ho potuto leggere nulla, all’infuori di una certa profezia che riguarda i sovrani pontefici. Questa profezia, dato che è breve, e poiché non è mai stata data alle stampe molti desiderano conoscerla, io la riproduco qui”.

Il testo della profezia riprodotto da Wion è piuttosto ermetico e, pur denotando una profonda conoscenza e una notevole incisività, di primo acchito è del tutto criptico per un lettore occasionale. La profezia è esposta sottoforma di una ben precisa successione di 111 motti simbolici in latino maccheronico sintetizzanti la personalità di ogni singolo papa a partire da Celestino II fino all’era contemporanea e culminanti con un’oscura frase profetica sulla fine dei tempi e la caduta del papato. I motti designano i pontefici in modo figurato o allusivo, non eccedendo mai due o tre parole. Generalmente la frase è composta da due nomi spesso uniti da una semplice preposizione o da un nome ed un aggettivo oppure da due nomi ed un aggettivo. Tutti i verbi che compaiono nei motti sono participi presenti o passati, quasi sempre con valore di aggettivi, e molto spesso il verbo stesso è sottinteso. Spesso la designazione del pontefice fa esplicito riferimento allo stemma gentilizio del papa, ma non sono pochi i casi in cui l’allusione è alle qualità spirituali del pontefice o a particolari episodi della sua vita. Non mancano inoltre motti più misteriosi e sibillini, ai quali, al giorno d’oggi, non è possibile dare un esaustivo significato. In quest’ultimo caso è tuttavia probabile che molte designazioni indecifrabili siano tali solo per noi, ignoranti, nel presente, di molti particolari della vita e delle attività dei singoli pontefici del passato.

Gli scettici considerano questa profezia un apocrifo composto in pieno sec. XVI e posta sotto il nome di un monaco famoso per far trasmettere il testo sotto una particolare aurea di “sacralità” e autorità. Secondo altri il testo attribuito a S. Malachia sarebbe un documento redatto durante il conclave nel quale fu eletto Papa Gregorio XIV e diffuso dai partigiani del cardinale Simoncelli come strumento di corruzione elettorale. Per coloro che apertamente denigrano la profezia del monaco irlandese, la prova maggiore della sua falsità è data dal fatto che il motto di alcuni papi sia elaborato sulla base di indicazioni biografiche, alcune delle quali erronee, fornite da Panvinio, storico contemporaneo di Arnold de Wion. Tutti i Papi precedenti il 1595, sono chiaramente indicati da un motto che ne sintetizza il casato o lo stemma, quelli successivi a tale data lo sono invece quasi tutti per elementi eterogenei. La spiegazione più logica sembrerebbe questa: Malachia, o chi per esso, ha potuto elaborare il motto, per quanto riguarda i papi regnanti prima del 1600, in base a una biografia, quella di Panvinio, mentre per quelli successivi si sarebbe affidato alla pura fantasia.

Basandosi su quanto riportato dal “Lignum Vitae” i motti sono i seguenti (il pontefice di riferimento e una breve spiegazione della massima latina sono riportati dopo il motto stesso):

1 – Ex Castro Tiberi – Celestino II (1143-1144)
Il motto sembrerebbe alludere al paese natale di questo papa: Città di Castello, al tempo un piccolo borgo situato lungo le sponde del Tevere.

2 – Inimicus expulsus – Lucio II (1144-1145)
Il motto si presta a due possibili spiegazioni: il termine “inimicus” sarebbe un chiaro rimando al nome secolare di questo papa, Gerardo Caccianemici, mentre il termine “expulsus” alluderebbe al suo tormentato pontificato: la costituzione di una repubblica democratica sul suolo romano portò all’allontanamento della corte papale da Roma, di fatto detronizzando ed espropriando il pontefice del potere temporale.

3 – Ex magnitude montis – Eugenio III (1145-1153)
Pietro Pignatelli, eletto papa lo stesso giorno in cui moriva Lucio II, era nativo di un piccolo paese nei pressi di Pisa, Montemagno. Il motto farebbe quindi esplicitamente riferimento al paese d’origine di Eugenio III.

4 – Abbas Suburranus – Anastasio IV (1153-1154)
Papa Anastasio IV, al secolo Corrado Suburri, fu per lungo tempo abate di S. Rudo.

5 – De ruro albo – Adriano IV (1154-1159)
Adriano IV nacque in Inghilterra, a Sant’Albano. Il motto, in verità piuttosto oscuro, in qualche modo alluderebbe alle sue origini britanniche.

6 – Ex tetro carcere – Vittore IV (antipapa)
Nessun significato è stato ancora trovato per questo motto.

7 – Ex ansere custode – Alessandro III (1159-1181)
Anche in questo caso non sono state trovate plausibili spiegazioni al motto.

8 – De via Transtibertina – Pasquale III (antipapa)
Guido da Crema fu a lungo Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).

9 – Lux in ostio – Lucio III (1181-1185)
Ubaldo Allucignoli, quando fu consacrato papa era cardinale di Ostia. Il motto sembrerebbe quindi fare esplicito richiamo sia ai nomi, secolare e pontificio, di Lucio III, sia alla città di Ostia.

10 – De Pannonia Tusciae – Callisto III (antipapa)
Proveniente da quella vasta regione un tempo conosciuta come Pannonia, grosso modo l’odierna Ungheria, Callisto per lunghi anni cardinale di Tuscolo (Tusciae).

11 – Sus in cribo – Urbano III (1185-1187)
Lo stemma papale di Urbano III recava l’immagine di un maiale (sus), mentre la parola “cribo” sembra alludere in qualche modo al suo cognome: Crivelli.

12 – Ensis Laurentii – Gregorio VIII (1187)
Il termine “ensis” alluderebbe allo stemma papale di Gregorio VII, e precisamente alla spada che vi compare. Il termine “Laurentii” potrebbe in qualche modo riferirsi al fatto che, prima di essere eletto papa, Alberto de Morra aveva ricoperto il ruolo di cardinale di S. Lorenzo in Lucina, ma esistono dubbi sulla corretta interpretazione di questo termine.

13 – De schola Exiet – Clemente III (1187-1191)
Il motto, molto semplicemente, sembrerebbe riferimento piuttosto esplicito al nome secolare del papa, Paolo Scolari

14 – De rure bovense – Celestino III (1191-1198)
Non sono ancora state proposte accettabili interpretazioni di questo motto. Tuttavia per alcuni, pur senza apportare valide motivazioni a sostegno della loro tesi, la frase celerebbe allusioni al fatto che Giacinto Orsini, al momento dell’elezione a pontefice, fosse un semplice diacono.

15 – Comes signatus – Innocenzo III (1198-1216)
Innocenzo III apparteneva alla casata dei Conti di Tuscolo da Segni. Il motto appare piuttosto evidente.

16 – Canonicus de latere – Onorio III (1216-1227)
Cencio Savelli, quando fu letto papa, era canonico in Laterano. Questa sembra essere l’unico plausibile significato attribuibile al motto di Malachia.

17 – Avis ostiensis – Gregorio IX (1227-1241)
Ugolino dei Conti di Segni, cardinale di Ostia (ostiensis), una volta eletto papa adottò come stemma papale, il proprio stemma gentilizio, uno scudo nel quale troneggia una grossa aquila (avis).

18 – Leo Sabinus – Celestino IV (1241)
Celestino IV, vescovo di Sabina, aveva uno stemma nel quale era raffigurato un leone.

19 – Comes Laurentius – Innocenzo IV (1242-1254)
Sinibaldo Fieschi, appartenente ad un’antica famiglia comitale (comes), fu creato cardinale in S. Lorenzo in Lucina (Laurentius), da Gregorio IX. Forse l’interpretazione appare un po’ forzata, ma sembrerebbe essere l’unica plausibile.

20 – Signus Ostiense – Alessandro IV (1254-1261)
Rinaldo dei Conti di Segni, prima di essere papa, fu cardinale di Ostia.

21 – Jerusalem Campaniae – Urbano IV (1261-1264)
Urbano IV, al secolo Jacques Pantaleon, originario della regione francese della Champagne, era, al momento dell’elezione, patriarca di Gerusalemme.

22 – Drago depressus – Clemente IV (1261-1264)
Nello stemma pontificio di Guy Folquois, era rappresentata un’aquila con un grosso drago stretto tra i suoi artigli. L’interpretazione è però alquanto dubbia perché, secondo alcuni storici, il vero stemma di Clemente VI raffigurava solamente dei gigli. In tal caso, non esisterebbero plausibili spiegazioni di questo motto.

23 – Anguineus vir – Gregorio X (1271-1276)
Tebaldo Visconti viene definito “uomo del serpente” (anguineus vir) perché nel suo stemma campeggia in evidenza un serpente. Tuttavia, esistendo molti dubbi e perplessità sul reale aspetto dello stemma di Gregorio X, alcuni intravedono nel motto allusioni alla travagliata elezione di questo papa, antesignana del moderno conclave.

24 – Concionator gallus – Innocenzo V (1276)
Di origine francese (gallus), Pierre de Tarantasie, era apprezzato come valido un uomo di chiesa e come un eccellente predicatore (concionator).

25 – Bonus Comes – Adriano V (1276)
Come per Innocenzo IV, il termine “comes”, alluderebbe alla famiglia d’origine di Ottobono Fieschi. Tuttavia il termine “bonLa MLa Morte del Papa.

26 – Piscator tuscus – Giovanni XXI (1276-1277)
Pietro Ispano divenne papa quando era cardinale di Tuscolo. Nel suo nome è celato invece il significato del temine “piscator”.

27 – Rosa Composita – Niccolò III (1277-1280)
Nello stemma di Giovanni Gaetano Orsini campeggiava una rosa. Il termine “compositus” allude al suo indefesso impegnò nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca, separate da un profondo ed irreversibile scisma.

28 – Ex telonio liliacei – Martino IV (1281-1285)
Il motto richiama vagamente i gigli dello stemma pontificio di Simone de Brion, ma nel complesso nessun chiaro significato è attribuibile a questa frase.

29 – Ex rosa leonina – Onorio IV (1285-1287)
Jacopo Savelli aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.

30 – Picus Inter escas – Niccolo IV (1288-1292)
Non è ancora stato possibile attribuire un preciso significato a questo motto. L’unico plausibile accenno è alla città natale di Gerolamo Masci, Ascoli Piceno (picus).

31 – Ex eremo celsus – Celestino V (1294)
Questa frase sembra essere piuttosto esplicita: Pietro da Morrone fu eremita e fondatore dell’ordine dei Celestini.

32 – Ex undarum benedictione – Bonifacio VIII (1294-1303)
Il motto si riferisce al nome di battesimo di questo papa, Benedetto Caetani (benedictione) ed al suo stemma pontificio nel quale sono riprodotte delle onde marine.

33 – Concionator patarens – Benedetto XI (1303-1304)
Nicolò Baccassini era nativo di Patara (patarens), vicino a Treviso. Il termine “concionator” allude in qualche modo all’attività di predicatore di questo papa, forse alla sua appartenenza all’ordine dei Predicatori.

34 – De fascis aquitanicis – Clemente V (1305-1314)
Il termine “fascis” allude allo stemma di Bertrand di Goth costituito da sette fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone (aquitanicis).

35 – De sutore orseo – Giovanni XXII (1316-1334)
Il motto è piuttosto criptico, ma dovrebbe in qualche modo riferirsi alle umili origini di Jacques-Arnaud d’Eurse, figlio di un modesto calzolaio.

36 – Corvus schismaticus – Nicolò V (antipapa)
Pietro Rinalducci era originario di Corsaro (corvus) e, come antipapa, contribuì a radicalizzare i contrasti in seno alla Chiesa (schismaticus).

37 – Frigidus Abbas – Benedetto XII (1334-1342)
Jacques Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.

38 – Ex rosa atrebatesi – Clemente VI (1342-1352)
Pierre Roger di Beaufort fu vescovo di Arras (atrebatesi) e sul suo stemma campeggiavano sei rose.

39 – De montibus Pammachii – Innocenzo VI (1352-1362)
Nell’emblema di Etienne Aubert sono raffigurate delle montagne. Quando fu eletto papa era Cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato Pammacchio.

40 – Gallus vicecomes – Urbano V (1362-1370)
Guillaume Grimoard era francese (gallus) e, prima di diventare papa, fu nunzio (comes) a Milano presso i Visconti.

41 – Novus de Virgine fortii – Gregorio XI (1370-1378)
Pierre Roger de Beaufort era cardinale di Santa Maria Nuova. Il motto dovrebbe alludere proprio a questo.

42 – De cruce apostolica – Clemente VII (antipapa)
Robert de Genevois, cardinale dei dodici apostoli (apostolica), aveva un emblema raffigurante una grossa croce latina.

43 – Luna cosmedina – Benedetto XIII (antipapa)
Pietro de Luna, fu eletto (anti)papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin

44 – Schismo barcinonicum
Il motto è piuttosto oscuro e non è neppure chiaro a chi sia riferibile. Per alcuni la frase indicherebbe Clemente VIII, antipapa e canonico di Barcellona (barcinonicum). Tuttavia è da rilevare il fatto che tale pontefice non è neppure considerato antipapa negli elenchi ufficiali della Chiesa. Il termine “schismo”, in pieno periodo di scisma avignonese, non è particolarmente significativo per l’identificazione.

45 – De inferno pregnani – Urbano VI (1378-1389)
Bartolomeo Prignano, nacque a Napoli, secondo alcuni in una particolare zona della città al tempo denominata “inferno”.

46 – Cubus de mixtione – Bonifacio IX (1389-1404)
Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da una serie di numerosi cubi.

47 – De miliore sidere – Innocenzo VII (1404-1406)
Il motto è riferibile al nome secolare del papa, Cosimo Migliorati, ed al suo stemma recante una stella cometa.

48 – Nauta de Ponte Nigro – Gregorio XII (1406-1415)
L’espressione nauta ha una valenza ben precisa in Malachia: designa i papi che provenivano, per varie ragioni, dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nativo di Venezia ed era stato cardinale commendatario di Negroponte.

49 – Flagellum solis – Alessandro V (antipapa)
Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Il termine “flagellum” dovrebbe riferirsi alla radicalizzazione dello scisma messa in atto da questo papa.

50 – Cervus Sirenae – Giovanni XXIII (antipapa)
Baldassarre Cossa era originario di Napoli, città il cui emblema è la sirena Partenope. Il termine “cervus allude” al suo stemma, nel quale troneggia l’immagine di un cervo.

51 – Corono veli aurei – Martino V (1417-1431)
L’emblema di Oddone Colonna era una colonna coronata d’oro. Seppur non del tutto esplicito, il motto fa proprio riferimento all’emblema pontificio di Martino V.

52 – Lupa coelestina – Eugenio IV (1431-1447)
Secondo alcuni, sebbene non compaia sullo stemma pontificio, il simbolo di Gabriele Condulmer, canonico della compagnia dei Celestini (coelestina), era una lupa.

53 – Amator Crucis – Felice V (antipapa)
Lo stemma di Amedeo di Savoia era una croce rossa su campo bianco. Il termine “amator”, di difficile interpretazione, si riferisce probabilmente al travagliato periodo che caratterizzò il periodo in cui fu antipapa.

54 – De modicitate lunae – Niccolò V (1447-1455)
Tommaso Parentuccelli, nato a Luni (lunae), nei pressi di Sarzana, apparteneva ad una famiglia molto povera. A questo fatto dovrebbe riferirsi il termine “modicitate”.

55 – Bos pascens – Callisto III (1455-1458)
Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 – De capra et albergo – Pio II (1458-1464)
Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei cardinali Capranica e Albergatti.

57 – De cervo et leone – Paolo II (1464-1471)
Pietro Barbo era stato cardinale di San Marco (evangelista che ha per simbolo un leone alato) e cardinale commendatario della Chiesa di Cervia.

58 – Piscator minorita – Sisto IV (1471-1484)
Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.

59 – Praecursor Siciliae – Innocenzo VIII (1484-1492)
Giovanni Battista Cybo visse a lungo alla corte del re di Sicilia. Tuttavia il termine “praecursor” non ha ancora trovato spiegazione.

60 – Bos Albanus in portu – Alessandro Vi (1492-1503)
L’emblema di Rodrigo Borgia era un bue. Inoltre fu cardinale e vescovo di Albano e Porto.

61 – De parvo homine – Pio III (1503)
Il motto sembrerebbe riferirsi al cognome materno di Francesco Todeschini, ossia Piccolomini (de parvo homine).

62 – Fructus Jovis juvabit – Giulio II (1503-1513)
L’emblema di Giuliano della Rovere era una quercia, nell’antichità albero ritenuto sacro a Giove.

63 – De craticule Politana – Leone X (1513-1521)
Un motto di difficile interpretazione: il nome del padre di Giovanni de’ Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola. L’espressione Politiana deriverebbe invece riferirsi in qualche modo ad Angelo Poliziano, del quale Leone X fu discepolo.

64 – Leo florentius – Adriano VI (1522-1523)
Adrian Florensz (florentius) aveva come stemma due leoni.

65 – Flos pilae – Clemente VII (1523-1534)
Giulio de’ Medici aveva nel proprio stemma una palla (pilae) attorniata da gigli (flos).

66 – Hyacinthus medicorum – Paolo III (1534-1549)
Alessandro Farnese aveva uno stemma sul quale campeggiavano sette gigli. Non è ancora stata trovata una spiegazione accettabile per il termine “medicorum”.

67 – De corona montana – Giulio III (1550-1555)
Giovanni Maria Ciocchi del Monte (montana), aveva un emblema raffigurante due corone.

68 – Frumentum floccidum – Marcello II (1555)
Lo stemma di Marcello Cervini raffigurava un cervo e del frumento. L’aggettivo “floccidum” probabilmente è da riferirsi alla breve durata del suo pontificato, soli 23 giorni.

69 – De fide Petri – Paolo IV (1555-1559)
L’interpretazione di questo motto appare un po’ forzata: Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della fede (fide), mentre la parola “petri” dovrebbe essere un richiamo al nome secolare di Paolo IV.

70 – Aesculapii pharmacum – Pio IV (1559-1565)
Il motto che designa Giovanni Angelo de’ Medici, sembra derivare dal cognome della casata. Esculapio,
infatti, era il dio della medicina, primo medico della storia.

71 – Angelus nemorosus – Pio V (1566-1572)
Mentre non è possibile attribuire un significato al termine “angelus”, l’aggettivo “nemorosus”, ossia boscoso indicherebbe il luogo di nascita di Michele Ghisleri, Bosco, nei pressi di Alessandria

72 – Medium corpus pilarum – Gregorio XIII (1572-1585)
Ugo Boncompagni è passato alla storia come l’ideatore del calendario gregoriano. Il motto, del tutto oscuro, dovrebbe riferirsi in qualche modo a questo evento caratterizzante il suo pontificato.

73 – Axis in meditate signi – Sisto V (1585-1590)
Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà, come tagliato in due da un’ascia (axis).

74 – De rori coeli – Urbano VII (1590)
Non è ancora stato attribuito un univoco significato a questo motto.

75 – De antiquitate urbis – Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall’antica città di Cremona.

76 – Pia civitas in bello – Innocenzo IX (1591)
Il motto sembra indicare il ruolo di sostegno del pontificato di Giovanni Antonio Facchinetti in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.

77 – Crux romulea – Clemente VIII (1592-1605)
Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una storica famiglia romana (romulea), anche se da tempo stabilitasi a Firenze, la quale aveva uno stemma, in parte ripreso ed adattato anche come stemma pontificio, sul quale era raffigurata una croce.

78 – Undosus vir – Leone XI (1605)
Non esistono interpretazioni univoche di questo motto, tuttavia, per la maggior parte degli interpreti, il riferimento sarebbe alla brevissima durata del pontificato di Alessandro de Medici, poco più di due settimane.

79 – Gens perversa – Paolo V (1605-1621)
Nessuna plausibile interpretazione è stata ancora attribuita a questo motto, all’apparenza il più criptico e indecifrabile di Malachia.

80 – In tribulatione pacis – Gregorio XV (1621-1623)
Alessandro Ludovisi nel corso del suo pontificato fu sempre impegnato a sedare guerre e controversie politiche.

81 – Lilium et rosa – Urbano VIII (1623-1644)
Sullo stemma di Maffeo Barberini sono riprodotte tre api che volano su dei gigli e delle rose. La corretta interpretazione di questo motto è tuttavia incerta poiché, prestando fede ad alcune coeve riproduzioni dello stemma pontificio di Urbano VIII, non comparirebbero i fiori ai quali allude Malachia.

82 – Jacunditas crucis – Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Panphili fu proclamato papa nel giorno in cui ricorreva la festività dell’esaltazione della croce.

83 – Montium custus – Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi era costituito da due colline su campeggiava una stella. Il termine “cuscus” dovrebbe in qualche modo alludere al cognome Chigi.

84 – Sidus olorum – Clemente IX (1667-1669)
Giulio Rospigliosi fu eletto papa in una particolare sala dei palazzi pontifici denominata camera dei cigni (olorum). Il termine “sidus” è ancora oggi senza spiegazione.

85 – De flumine magno – Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa l’11 maggio 1670, in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno).

86 – Bellua insatiabilis – Innocenzo XI (1676-1689)
Non esiste alcuna spiegazione per questo motto, soprattutto alla luce del fatto che l’appellativo di belva insaziabile mal si addice alla figura di Benedetto Odescalchi.

87 – Poenitentia gloriosa – Alessandro VIII (1689-1691)
L’elezione di Pietro Ottoboni avvenne il 6 ottobre, giorno dedicato a San Brunone, santo passato alla storia come uno dei più grandi penitenti della Chiesa.

88 – Rastrum in porta – Innocenzo XII (1691-1700)
Antonio Pignatelli apparteneva ad una nobile casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata “del rastrello” (rastrum).

89 – Flores circumdati – Clemente XI (1700-1721)
Non è ancora stato possibile trovare un’adeguata interpretazione per questo motto.

90 – De bona religione – Innocenzo XIII (1721-1724)
Michelangelo Conti caratterizzò il suo pontificato con un’aspra e costante condanna ad ogni forma di eresia, Giansenismo sopra tutte.

91 – Miles in bello – Benedetto XIII (1724-1730)
Pier Francesco Orsini fu pontefice in un periodo storico nel quale si verificarono in tutta Europa coninue guerre.

92 – Columna excelsa – Clemente XII (1730-1740)
Lorenzo Corsini caratterizzò il suo pontificato con le grandi opere urbane e i lussuosi edifici che fece erigere a Roma. Il motto si riferisce a questa sua instancabile attività di magnate e di amante dell’arte urbana.

94 – Animal rurale – Benedetto XIV (1740-1758)
Nessuna spiegazione è ancora stata possibile per questo motto.

95 – Rosa Umbiae – Clemente XIII (1758-1769)
Divergenti e numerose spiegazioni sono state proposte per questo motto, ma nessuna sembra godere di credito presso gli studiosi.

96 – Ursus velox – Clemente XIV (1769-1774)
Lorenzo Ganganelli aveva nel proprio stemma l’immagine di un orso in corsa.

97 – Peregrinus Apostolicus – Pio VI (1774-1799)
Il motto sintetizza le molte vicissitudini che questo papa dovette affrontare: Giovanni Angelo Braschi fu fatto prigioniero dai francesi e condotto da questi prima a Siena, poi a Bologna ed infine a Parma.

98 – Aquila rapax – Pio VII (1800-1823)
Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte. In questo caso l’aquila rapace indica lo stemma napoleonico, sul quale campeggia un’aquila.

99 – Canis et coluber – Leone XII (1823-1829)
Annibale della Genga fu definito dai suoi collaboratori “fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come il serpente”.

100 – Vir religiosus – Pio VIII (1823-1830)
Il motto è una perfetta sintesi del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni

101 – De balneis Etruriae – Gregorio XVI (1831-1836)
Bartolomeo Alberto Cappellari apparteneva all’ordine dei Camaldolesi, ordine nato in Toscana (Etruriae). Nessuna spiegazione è attribuibile al termine “balneis”, forse da intendersi come una sorta di rafforzativo del termine “Etruriae”.

102 – Crux de cruce – Pio IX (1846-1878)
Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, Roma divenne capitale d’Italia. Pio IX fu dunque costretto a sovrapporre la croce papale a quella sabauda.

103 – Lumen de coelo – Leone XIII (1878-1903)
Il simbolo di Gioacchino Pecci era una stella cometa.

104 – Ignis ardens – Pio X (1903-1914)
Il moto si riferisce esplicitamente alla bontà e all’ardente fede di Giuseppe Sarto.

105 – Religio de populata – Benedetto XV (1914-1922)
Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della grande guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all’enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra e, per alcuni, al gran numero di cattolici costretti all’ateismo dalla rivoluzione in Russia.

106 – Fides intrepida – Pio XI (1922-1939)
La fede di Achille Ratti lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il nazismo e il comunismo.

107 – Pastor angelicus – Pio XII (1939-1958)
Angelo Pacelli, fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica. A lui toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo devastato dalla guerra.

108 – Pastor et nauta – Giovanni XXIII (1958-1963)
Angelo Giuseppe Roncalli fu Patriarca di Venezia (nauta). Il termine “pastor” si riferisce invece alla sua indefessa opera di guida, spirituale e non, della Chiesa e dei cattolici.

109 – Flos florum – Paolo VI (1963-1978)
Nello stemma di Giovanbattista Montini compaiono tre gigli, il “fiore dei fiori” secondo l’iconografia tradizionale.

110 – De meditate Lunae – Giovanni Paolo I (1978)
Il pontificato di Albino Lucani durò solo 31 giorni, praticamente il tempo di un ciclo lunare.

111 – De labore solis – Giovanni Paolo II (1978 – 2005)
Il motto potrebbe riferirsi sia al fatto che Karol Wojtyla provenga da un paese dell’est, la Polonia, sia dall’enorme lavoro di espansione del suo pontificato.

112 – De gloria olivae – Benedetto XVI (2005 – 2013)
Il successore di Giovanni Paolo II viene definito con l’ulivo. Per alcuni, considerando l’ulivo come simbolo di pace, questo pontefice caratterizzerà il proprio pontificato incentrandolo sulla pace universale nel nome di Cristo. Il motto De gloria olivae è stato collegato al nome “Benedetto” perché alcuni benedettini sono anche chiamati “monaci olivetani”. Da notare che nell’araldo del Papa è raffigurata un persona di colore sul lato sinistro (rispetto visione) simbolo della Diocesi di Frisinga di cui fu arcivescovo. Il termine “olivae” è stato collegato al colore di questo viso di moro. Il 26 aprile 2009 Benedetto ha proclamato santo Bernardo Tolomei, fondatore dell’ordine degli Olivetani.

113 – Petrus romanus
L’ultimo papa. Il nome è quanto mai suggestivo: Pietro fu il primo pontefice, un altro Pietro sarà l’ultimo. A costui Malachia non ha dedicato un semplice motto, bensì alcuni versi latini:

“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen.”(Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia.).

Se La profezia di Malachia fosse vera potremmo veramente essere testimoni di un evento dalla portata biblica, testimoni dell’epilogo di una storia iniziata 2000 anni fa. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà.

Fonte: http://www.daltramontoallalba.it/misteri/malachia.htm
a cura di Stefano Tansini

Categoria: Misteri | Commenti (0) | Autore:

Strani rumori nel cielo: i suoni dell’Apocalisse

lunedì, 27. agosto 2012 15:08

E’ da un pò di tempo che in molte parti del mondo (Italia compresa, e in modo massiccio) vengono segnalati “strani suoni”, suoni che iniziano improvvisamente nei luoghi più disparati di cui non si riesce a comprendere la provenienza e natura. Il fenomeno sembra genuino poichè in rete si trovano decine e decine di filmati amatoriali, tutti con un rumore di fondo quasi simile, che lascia sbigottiti coloro che riprendono la scena. Questo fenomeno, al momento inspiegabile, è stato denominato “Suoni dell’Apocalisse”.

Elchin Khalilov, geofisico che lavora nel campo della geodinamica e presidente del GNFE (Global Network for the Forecasting of Earthquakes), ha provato a spiegare la natura di tale fenomeno:

Le notizie arrivano da tutto il mondo: USA, Regno Unito, Costa Rica, Russia, Repubblica Ceca, Australia, ecc Abbiamo analizzato le registrazioni di queste sonorità e scoperto che la maggior parte del loro spettro si trova all’interno della gamma infrasuoni, ovvero non è udibile per l’uomo. Quello che la gente sente è solo una piccola frazione dell’ effetiva potenza di questi suoni. Si tratta di emissioni acustiche a bassa frequenza nel range tra 20 e 100 Hz modulata da onde bassissime di infrasuoni 0,1-15 Hz. In geofisica, sono chiamate onde acustiche di gravità; si formano nell’alta atmosfera, in particolare al confine atmosfera-ionosfera.

Ci possono essere un bel po’ di cause per cui si generano queste onde: terremoti, eruzioni vulcaniche, uragani, tempeste, maremoti, ecc. Tuttavia, la scala del ronzio osservata, in termini sia di superficie coperta, sia la sua potenza, supera di gran lunga quello che può essere generato dal suddetto fenomeno. A nostro parere, la fonte di tale manifestazione potente e immensa di onde acustiche di gravità deve essere legata a processi energetici di larga scala. Questi processi comprendono potenti eruzioni solari e flussi di energia enorme da loro generati, correndo verso la superficie terrestre e destabilizzando la magnetosfera, ionosfera e atmosfera superiore. Pertanto, gli effetti di potenti esplosioni solari: l’impatto delle onde d’urto nel vento solare, flussi di corpuscoli e di esplosioni di radiazioni elettromagnetiche sono le cause principali della generazione di onde acustiche di gravità a seguito dell’aumento, dell’attività solare. Va sottolineato che l’attività solare ha cominciato a salire bruscamente dall’inizio del 2011, con la sua ampiezza nettamente superiore a tutte le previsioni date da una serie di autorevoli istituzioni scientifiche nel 2010 e nel 2011.

C’è più di una possibile causa di questi suoni e può trovarsi al centro della Terra. Il fatto è che l’accelerazione della deriva del polo nord magnetico della Terra, (che è aumentato di oltre cinque volte tra il 1998 e il 2003), è allo stesso livello oggi dei punti d’intensificazione dei processi energetici nel centro della Terra, dal momento che sono i processi nell’interno e nell’esterno del nucleo, a formare il campo geomagnetico della Terra. Nel frattempo, come abbiamo già riferito, il 15 Novembre 2011 tutte le stazioni geofisiche ATROPATENA che registrano le variazioni  tridimensionali del campo gravitazionale della Terra quasi contemporaneamente hanno registrato un forte impulso gravitazionale. Le stazioni sono dispiegate a Istanbul, Kiev, Baku, Islamabad e Yogyakarta, con la prima separata dall’ultima da una distanza di circa 10.000 km.

Tale fenomeno è possibile solo se la fonte di questa emanazione è al livello del nucleo della Terra. Il rilascio di un’enorme energia dal nucleo della Terra, alla fine dell ‘anno scorso è stato una specie di segnale di avvio, indicante il passaggio dell’energia interna della Terra in una nuova fase attiva. L’intensificazione dei processi energetici nel centro della Terra sono in grado di modulare il campo magnetico terrestre che, attraverso una catena di processi fisici presso la ionosfera – livello al confine con l’atmosfera, genera onde acustiche di gravità, la gamma udibile che è stata ascoltata dalle persone, sotto forma di suoni spaventosi  a bassa frequenza in diverse parti del nostro pianeta. In entrambi i casi, anche se le cause delle onde acustiche di gravità,  sono di natura geofisica abbastanza comprensibile, sono indicativi del previsto aumento significativo dell’attività solare e l’attività geodinamica del nostro pianeta.Non c’è dubbio che i processi nel nucleo regolano l’energia interna del nostro pianeta, quindi, dovremmo aspettarci per la fine del 2012 un grande aumento di forti terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e di eventi climatici estremi, con livelli di picco nel 2013 – 2014. ”
Sono ancora molti i dubbi legati a questa vicenda, anche se secondo lo scienziato sarebbe da escludere la bufala mediatica. A suo parere i suoni proverrebbero da cause naturali legate ai fenomeni geologici influenzati dall’attività solare. Se così fosse saremmo di fronte ad un fenomeno interessantissimo tutto da studiare. Riportiamo alcuni video Italiani del fenomeno in oggetto:
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=qJ6kmVEmyzk[/youtube]
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=faDyxp45R6M[/youtube]
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=yZAdCtD_6N4[/youtube]
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=3cqdP4MMvOc[/youtube]

Categoria: Misteri, Notizie di Confine | Commenti (0) | Autore:

Norvegia: avvistato un mostro marino stile “nessie”

lunedì, 27. agosto 2012 7:45

SKEGNESS – Un serpentone stile “mostro di Loch Ness” è stato avvistato nelle acque norvegesi. L’avvistamento è avvenuto nei pressi della spiaggia di Skegness. Il punto più profondo dello specchio d’acqua si trova infatti a 500 metri dalla superficie del lago. Tre uomini erano in barca e a un certo punto hanno visto spuntare dall’acqua due archi e qualcosa che somigliava a un lungo collo. La somiglianza col leggendario mostro britannico ha fatto scattare l’allarme. Due dei tre hanno scattato foto con i loro telefonini. Secondo i giornalisti norvegesi la ricostruzione è verosimile: le immagini non sembrano infatti essere state modificate tramite Photoshop. L’unico problema è che nel lago non è stato rinvenuto l’animale, e nemmeno il suo eventuale cadavere. Un mistero tutto scandinavo.

Fonte: http://www.leggo.it/news/mondo/norvegia_animale_marino_nel_lago_somiglia_al_mostro_di_loch_ness_video/notizie/191743.shtml

Categoria: Misteri | Commenti (0) | Autore:

Il Triangolo delle Bermuda della Transilvania

giovedì, 16. agosto 2012 7:35

È stato chiamato il “triangolo delle Bermuda della Transilvania“, ma in Romania è conosciuta come Hoia-Baciu Forest. Si tratta di una fitta foresta che ha acquisito notorietà alla fine degli ’60, precisamente il 18 agosto 1968 quando il biologo Alexandru Sift scattò alcune tra le più incredibili foto di un oggetto volante discoidale nei cieli sopra la foresta.

Il triangolo delle Bermuda romeno si trova al centro della Transilvania. Si chiamò Baciu-Forest dopo la scomparsa di un pastore (pastore in rumeno si dice, appunto, ‘baci’), all’interno della foresta insieme alle sue 200 pecore. Le sue ricerche durarono giorni e interessarono tutto il territorio circostante. Ma di lui non si seppe più nulla. Non sono poche le testimonianze di quanti, entrati nella folta vegetazione, inspiegabilmente ne sono usciti con eruzioni cutanee, ustioni, forti mal di testa ed altri strani sintomi.

Ma è inspiegabile anche il malfunzionamento in tutta l’area dei dispositivi elettronici, tanto da portare alcuni investigatori ad affermare l’effettiva paranormalità di questi fatti e del fatto che essi possano in qualche modo essere collegabili ad attività soprannaturali. Sembra il set del film Lost, ma la foresta della Romania ha qualcosa di inquietante.

Alcuni credono che essa possa effettivamente essere il portale per un’altra dimensione. E, alla luce delle diverse storie che circolano su persone entrate nella foresta e che ne escono con vuoti di memoria, non è difficile crederlo.

Per fare solo un esempio, esisterebbe un rapporto relativo all’esperienza di una bambina di cinque anni che si inoltrò nella foresta per riapparire cinque anni più tardi, indossando esattamente lo stesso abbigliamento e senza nessun ricordo dell’accaduto.

Recentemente, l’energia paranormale che avvolge la foresta ha assunto connotati decisamente misteriosi. Basti pensare che il ricercatore di una serie televisiva che si occupa di indagini paranormali, mentre indagava sui misteri che avvolgono tale luogo enigmatico, si sia ritrovato pieno di graffi sotto il suo abbigliamento assolutamente rimasto intonso. Graffi somiglianti a quelli provocati da un attacco animale. Il ricercatore, in seguito all’avvenuto, ha deciso di non continuare l’inchiesta per non compromettere l’incolumità del suo staff.

L’attività paranormale sembra essere concentrata in una zona di Hoia-Baciu dove la vegetazione è inspiegabilmente inesistente. Si presenta come un cerchio perfetto inciso nel bosco. Nulla vi cresce. Alcuni campioni di terreno furono prelevati dal sito e analizzati. Tuttavia i risultati dimostrarono che nulla di anomalo si nascondeva nel suolo tanto da impedire la crescita di qualsiasi forma di vita vegetale.

Inoltre, ci sono coloro che attribuiscono tali fenomeni ad un’attività extraterrestre. E non sono poche le testimonianze fotografiche di luci aliene provenienti dal sottobosco. Tanto che oggi la foresta è considerata uno dei posti più attivi del mondo per quanto riguarda apparizioni e fenomeni inspiegabili. Le teorie sono molte. Elettromagnetismo dovuto a qualche presenza dall’interno della terra, un portale che conduce verso un altro mondo, universi alternativi dai quali provengono esseri alieni sono solo alcune delle ipotesi. Fatto sta che Hoia Baciu-Forest resta ancora un posto dal quale forse sarebbe prudente rimanere lontani.

Fonte: http://www.skinews.it/2012/07/16/transilvania-hoia-baciunuove-e-sempre-piu-frequenti-apparizioni-di-luci-e-fenomeni-paranormali/

Categoria: Luoghi Misteriosi, Misteri | Commenti (0) | Autore:

Maximilian Schreck. Uomo o vampiro?

martedì, 14. agosto 2012 14:32

Nonostante il suo cognome in tedesco significhi “spavento”, Maximilian Schreck (in italiano letteralmente Massimo Spavento!) non è uno pseudonimo, ma il vero nome di uno degli attori più inquietanti e misteriosi della storia del cinema.

Un nome una garanzia

Schreck nacque a Berlino l’11 giugno del 1879 e fin dai primi anni della sua adolescenza mostrò un grande interesse per il teatro. Dopo un lungo periodo di apprendistato, debuttò nei primi anni del ‘900 nello spettacolo Messeritz e Speyer con il quale girò la Germania per due anni. Tornato a Berlino, entrò a far parte della compagnia di Max Reinhardt con cui rimase fino al 1919, ma nello stesso anno iniziò anche a dedicarsi anche al cinema, comparendo nel film Der Richter Von Zalamea, adattamento dell’opera in sei atti di Calderon e diretta da Ludwig Berger per la Decla Bioscop. Il successo del film lo portò ad alternare la carriera teatrale con quella cinematografica fino al 1922, anno in cui l’attore venne ingaggiato dalla Prana Film per la loro prima e unica produzione: Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens (in Italia conosciuto col titolo di Nosferatu – Il Vampiro). Il film, diretto dal grande regista Friedrich Wilhelm Murnau, segnò una svolta nella carriera di Schreck ma, nello stesso tempo, causò la bancarotta della casa di produzione che dichiarò fallimento per evitare di pagare i diritti a una adirata Florence Stoker, vedova dell’autore di Dracula Bram Stoker. Ormai lanciato nel cinema, l’anno successivo Max Schreck interpretò il ruolo di un cieco che usava gli occhi di una bambina per orientarsi nel mondo nel film di successo Die Straße, diretto da Karl Grune per la Stern Film, mentre nel 1926 tornò al Kammerspiel di Monaco dove sposò l’attrice Fanny Norman. Schreck continuò a recitare in altri film, anche dopo l’avvento del sonoro, fino alla sua morte, avvenuta a Monaco il 26 novembre del 1936 a seguito di un attacco di cuore.

Nosferatu, il primo vampiro al cinema

Nonostante Nosferatu rappresenti una delle poche o forse addirittura l’unica incursione di Max Schreck nel genere horror (per alcuni neanche quella, perché si ritiene che sotto le spoglie del terribile vampiro si nascondesse lo stesso Murnau), il ruolo del Conte Graf Orlok in questa prima vera trasposizione cinematografica del Dracula di Bram Stoker (il film ungherese La Morte di Dracula del 1921 ha infatti poco a che vedere col romanzo di Stoker) lo fa ricordare ancora oggi come uno dei più terribili e spaventosi bad boy della storia del cinema. Nel 1992 Tim Burton, nel suo Batman – Il Ritorno, gli ha reso omaggio battezzando “Max Schreck” un sinistro uomo d’affari interpretato da Christopher Walken, mentre nel 2000 il regista E. Elias Merhige gli ha addirittura dedicato il film L’ombra del vampiro, in cui Schreck è interpretato magistralmente da un irriconoscibile Willem Dafoe. In quest’ultimo film si fa riferimento alla leggenda secondo cui l’attore fosse davvero dedito al vampirismo, come sembrerebbero provare le misteriose morti susseguitesi durante le riprese di Nosferatu; ma tutto ciò che rimane è sempre e soltanto una fitta coltre di mistero…

La vicenda del film di Murnau si svolge intorno al 1838: il commerciante di terreni Knock (Alexander Granach) invia il giovane Hutter (Gustav von Wangenheim) in Transilvania per curare una transizione immobiliare con il misterioso conte Orlok (Max Schreck). Una volta arrivato nei Carpazi, il giovane si troverà ad affrontare un mondo in bilico tra realtà e fantasia in cui la sinistra e inquietante ombra del conte sembra dominare tutto e tutti…

Insieme al precedente Il Gabinetto del Dottor Caligari, Nosferatu rappresenta ancora oggi la sintesi del pensiero espressionista tedesco, come dimostra il parallelismo tra lo sbarco di Orlok a Brema, in seguito al quale si diffonde la peste, e la prossima scalata al potere dei tiranni in Europa; o il corteo di bare portate a spalle verso il cimitero che preconizza i futuri stermini a opera della Germania nazista. Tuttavia, mentre il film di Wiene è considerato il vero manifesto dell’espressionismo, quello di Murnau si discosta dai suoi rigidi dettami per la scelta di scenografie naturali piuttosto che costruite artigianalmente in studio (il film fu girato tra le montagne dei Carpazi e Brema, il castello è quello di Oravsky Podzamok) e per l’introduzione, seppur ancora allo stato embrionale, di quelli che sarebbero diventati dei pilastri del cinema moderno: gli effetti speciali. Il regista utilizzò tecniche allora del tutto sconosciute: l’effetto spettrale e onirico della scena in cui vediamo il giovane Hutter attraversare la foresta fu realizzata proiettando tratti di pellicola negativa, mentre il movimento a scatti della carrozza avvolta, quasi aggredita, dalla fitta vegetazione fu ottenuto grazie a inquadrature effettuate fotogramma per fotogramma. A queste trovate va aggiunto l’effetto magico di porte e bare che si chiudono da sole o di corpi che attraversano la materia: la scena in cui la porta della stanza di Hutter si chiude da sola dopo il passaggio del conte, quella in cui la bara fa altrettanto dopo che Orlok vi si è accomodato dentro o, infine, quando il conte, arrivato nella sua nuova dimora di Brema, vi entra senza aprire la porta ne sono un esempio.

Nonostante i numerosi ritratti cinematografici del vampiro Dracula come quello di Bela  Lugosi, di Christopher Lee, di Klaus Kinski o di Gary Oldman, l’immagine di Schreck nel ruolo del Conte Graf Orlok è senza dubbio la più memorabile: la testa calva a forma di topo, il lungo e prominente naso aquilino, le profonde occhiaie, le orecchie appuntite, gli occhi perennemente sbarrati e sporgenti, le lunghe dita di ragno, il capo infossato tra le spalle curve, un profilo magrissimo, quasi fragile. La figura del conte Orlok risulta così essere più isolata e tesa rispetto a quella dei successivi film: il vampiro di Schreck è molto diverso da quello interpretato da Bela Lugosi nel 1932, molto più simile a un lupo o a un pipistrello, o a quello letteralmente assetato di sangue di Christopher Lee. L’attore, con la collaborazione di Murnau e dell’art director Albin Grau, ci regala un vampiro più simile, anche fisicamente, a un roditore e per un motivo ben chiaro: il termine Nosferatu deriva dallo slavo “nosufur-atu” che a sua volta deriva dal greco “nosophoros” o “portatore di calamità” e l’antica credenza che le malattie nate dai topi fossero la causa di molte calamità, spiega la scelta.

Il film uscì nel 1922, ma Florence Stoker, con l’aiuto della British Incorporated Society of Authors, riuscì a far distruggere i negativi originali e molte delle copie di Nosferatu; ma i vampiri, si sa, hanno il dono di tornare in vita e così, dopo la morte della vedova, qualche copia del film ricomparve magicamente (una a quanto pare nascosta dallo stesso Murnau). Alcune furono trasferite alla Universal, che dal 1928 aveva acquistato i diritti del libro, per poi comparire, in una versione inglese e una francese, con i nomi dei personaggi cambiati secondo la versione di Stoker.

Marcello Gagliani Caputo

Fonte: http://www.horror.it/a/2012/07/max-schreck-uomo-o-vampiro/

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Categoria: Misteri | Commenti (0) | Autore: