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Compare fantasma nella foto, si riapre un caso di omicidio.

sabato, 7. maggio 2011 20:09

LA SPEZIA – Don Emilio Gandolfo fu ucciso 12 anni fa a colpi di crocifisso e l’autore dell’omicidio non ha ancora un nome. Il parroco è stato ammazzato il 2 dicembre del 1999 a Vernazza, in provincia di La Spezia. Ora l’intero paese di Vernazza farà l’esame del Dna: il sindaco è stato il primo ad offrirsi volontario. Ne parla oggi il Corriere della Sera. “Piccolo, segaligno, scorbutico, quasi sempre in abiti borghesi, camicia a quadri e cappellino con visiera, don Emilio era quanto di più lontano dal pacioso parroco di paese. Colto (aveva curato la pubblicazione degli scritti di Gregorio Magno), aveva frequentazioni vaticane, era stato addetto agli uffici diplomatici della Santa Sede, per anni aveva fatto da guida ai pellegrinaggi in Terra Santa: ormai anziano era approdato nella chiesa sul mare del borgo delle Cinque Terre, non lontano dal paese natio, vicino a Sestri Levante. Fu ucciso in modo barbaro – si legge – la sera in cui si fa risalire l’omicidio (scoperto il giorno dopo), il 2 dicembre, tutto il paese era in piazza, sul sagrato della chiesa, per montare le luminarie di Natale”. «In piazza – ricorda Caporuscio che prese in mano le indagini – c’era anche il sindaco di allora, il comandante dei vigili. Nessuno si accorse di nulla». L’ottantenne Don Emilio forse fu torturato: aveva tutte le costole fratturate, le dita di una mano spezzate e la mandibola fratturata in due punti. «Una violenza bestiale» commenta Caporuscio. Per colpire il sacerdote fu usato un pesante crocifisso d’argento e, forse, un altro oggetto mai trovato. Sotto le unghie il medico legale trovò un capello: ora c’è il Dna. Proprio quel capello potrebbe appartenere ell’assassino. «Abbiamo considerato l’idea di chiedere alla popolazione di sottoporsi all’esame – dice Caporuscio – ma questo non significa che qualcosa ci spinga a ritenere che il colpevole sia fra gli abitanti di Vernazza. L’assassino, o gli assassini, non hanno lasciato tracce». Il Paese è convinto che l’assassino non sia uno del posto, ma qualcuno che il parroco conosceva bene. Secondo la ricostruzione fatta al tempo, don Emilio avrebbe aperto di persona la porta al suo assassino.

UN POSSIBILE MOVENTE Il sacerdote criticava aspramente la politica finanziaria intrapresa dalla Compagnia di San Paolo, di cui faceva parte, che aveva iniziato a investire in immobili e nel leasing di aerei per trasportare i pellegrini in Terra Santa o nell’Est europeo. Alcune società che facevano capo o avevano rapporti con la Compagnia sarebbero state domiciliate a un numero civico fantasma di La Spezia: ben 70 ragioni sociali, alcune fanno pensare a traffici illeciti. Compreso il traffico d’armi. La Compagnia poi fallì per 400 miliardi di lire – scrive il Corriere – don Emilio aveva anche modificato il proprio testamento destinando alla Compagnia prima unica erede solo due quinti dei suoi beni, circa 150 milioni delle vecchie lire. E aveva investito 70 milioni di lire in un’assicurazione sulla vita. Dalla canonica, dove don Emilio fu massacrato, sparì un crocifisso d’oro ma nessuno toccò il milione di lire in contanti: l’ipotesi della rapina, con il fermo di un balordo fu presto abbandonata. Sparì soprattutto la cartella con i documenti da cui don Emilio non si separava mai.

UN MOTIVO SINGOLARE HA PERMESSO LA RIAPERTURA DEL CASO All’inizio di aprile un turista ha scattato una foto nella chiesa di Vernazza in cui appare una figura eterea, con sembianze simili a quelle del parroco assassinato: nel paese si è subito parlato del fantasma di don Emilio. Caporuscio ha disposto che sia raccolta a Roma la testimonianza di un amico di don Emilio, Antonio Thierry, da sempre convinto che il prete fosse finito su un terreno pericoloso.

Fonte: http://www.leggo.it/articolo.php?id=119805

Discussione nel forum: http://www.daltramontoallalba.it/public/forum/viewtopic.php?f=10&t=3860

Categoria: Notizie di Confine, Paranormale | Commenti (0) | Autor:

Un concorso online per decretare il “miglior” Fantasma

lunedì, 25. aprile 2011 13:50

Una figura in abiti elisabettiani appare dietro una grata del Castello di Tantallon in Scozia.

È Giacomo V, il re di Edimburgo imprigionato nel 1520 quando ancora era giovane e che ancora vaga tra le mura dello storico edificio. Una trovata per turisti? Forse sì ma il celebre ‘ghost’ è stato comunque immortalato dalla macchina digitale di un escursionista, Christopher Aitchison, che con le sue immagini inquietanti ha vinto un concorso fotografico online a cui hanno partecipato 250.000 persone.  Lo spettro, che oggi appare sulle prime pagine dei tabloid britannici, avrebbe anche superato le prove degli esperti che hanno escluso la presenza di manipolazioni o fotoritocchi.

Proprio per questo l’immagine, catturata a maggio scorso, sarebbe addirittura diventata per molti la prova ormai tangibile che i fantasmi esistono, aggiudicandosi il 39% delle preferenze.

“Ho scattato la foto alle tre del pomeriggio – ha spiegato al Daily Mail il fotografo che inizialmente non si era neanche accorto della ‘presenza’ – sono tornato a casa ho visto l’uomo alla finestra”.

Il castello di Tantallon è stato costruito nel 1350 ed era la dimora della dinastia Douglas. Il luogo, tra i castelli scozzesi più famosi, è stato anche palcoscenico di violenze durante tre secoli. Non è la prima volta che fantasmi vengono riprodotti dalle macchine fotografiche e dalle telecamere: un mistero simile si verificò cinque anni fa all’Hampton Court Palace, costruito da Enrico VIII. Una telecamera di sicurezza del palazzo in quell’occasione colse una ‘figura’ in abiti medioevali che apriva una finestra per poi richiuderla subito dopo.

Fonte: http://quotidianonet.ilsole24ore.com/
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