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L’ Associazione Culturale “Dal tramonto all’Alba” indaga sui misteri del Castello Malaspina

giovedì, 8. marzo 2012 9:43

Ad un anno esatto dalla nostra ricerca al Castello Malaspina (Fosdinovo – MS), vogliamo riproporre un bell’articolo uscito su una testata web locale nei giorni successivi al nostro intervento, e pubblicare nuove foto inedite relative a quelle che sono state fantastiche giornate di ricerca. Non vi anticipiamo nulla, ma presto ci saranno importanti novità sul caso e sviluppi relativi alle nostre indagini. Nel frattempo, godetevi queste belle foto e l’articolo che racconta molto bene quanto fatto dal nostro team.

Stay Tuned!

L’ Associazione Culturale “Dal tramonto all’alba” a caccia dei “fantasmi” del castello di Fosdinovo

Per tre giorni consecutivi, da 7 al 9 marzo 2011, il team  di ricerca della Associazione culturale “Dal tramonto all’alba”, ha condotto una serie di analisi tecniche nel castello di Fosdinovo.

Proprio quel castello è fonte di diverse storie inquietanti legate a un fantasma di una donna uccisa dal padre per essere scappata con uno stalliere. Il gruppo di ricerca si è prefissato come obiettivo principale la verifica dell’autenticità di una simile storia. Noi vi abbiamo assistito, fin dal primo giorno, per riportare a livello di cronaca passo dopo passo gli sviluppi. Quello che si è evidenziato fin dal primo momento, è la serietà e l’obbiettività del gruppo, spinto da un interesse concreto verso la verità delle cose, anziché, come nel caso di altri gruppi di indagine sul paranormale, dallo spasmodico desiderio di qualcosa di sensazionale tanto per finire sui giornali. Nella prima fase gli sforzi si sono subito concentrati su dei volti rimasti impressi nel soffitto. Stiamo parlando di strane immagini che raffigurano una ragazza, un uomo e due animali. Il tecnico termografico ha voluto controllare stanza per stanza le varie perdite e infiltrazioni di acqua che potrebbero essere una delle cause spiegabili di aloni e macchie nel soffitto. Tutte le possibilità dovevano essere prese in considerazione proprio per evitare errori di valutazioni e prese di posizione sbagliate. Lo stesso tecnico è molto chiaro spiegandoci: “bisogna assolutamente fare un lavoro impeccabile. Un lavoro che non porti a varie interpretazioni ma sia oggettivamente chiaro”. Nelle ore successive la priorità, dunque, è stata data proprio alle analisi termografiche condotte sulla parete. La strumentazione non si può certo dire che non sia stata degna di un ottimo istituto di ricerca. Le altre fasi sono altrettanto impegnative e faticose: stiamo parlando di molte ore preparative senza sosta per dedicare successivamente più tempo possibile alla ricerca. Con l’ aiuto di due sensitivi (ne parleremo più accuratamente) vengono individuate le stanze dove pare verificarsi più anomalie. Il fine consiste nel controllarle con telecamere e altre strumentazioni di registrazione dati. Viene allestita poi una zona operativa nella sala degli affreschi, una salone suggestivo dove si raccontano le vicende di Dante Alighieri. Da cronista ho cercato di vedere tutto sotto l’ ottica del puro osservatore senza farmi condizionare da una atmosfera certamente suggestiva su un obiettivo, quello della dimostrazione della vita dopo la morte, che ha fatto gola a milioni di persone nel corso dei secoli. Devo annotare un avvenimento accaduto nella prima fase della visita al castell: Stavamo facendo un sopralluogo nella camera da letto dei marchesi quando ad un certo punto la medium comincia a sentirsi stremata. Decide, insieme al resto del gruppo, di allontanarsi dalla stanza. Rimaniamo solo io e un tecnico del gruppo, Giuseppe, che nel frattempo aveva posizionato un rilevatore di interferenze elettromagnetiche. Ad un certo punto, proprio l’indicatore cominciava a segnalare picchi massimi. Perfino la strumentazione termica indicava sbalzi di temperatura impressionanti, tutto nel giro di circa due minuti. Pare non ci siano state nel momento interferenze legate a qualche agente spiegabile. Con la strumentazione non si entra nel mondo della incertezza o della soggettività, ma già in una constatazione puramente empirica e quindi dedita alla scienza. Ripeto, da osservatore che si trovava nel posto per lavoro, ho trovato l ‘avvenimento interessante e degno di essere approfondito.

Pier Paolo Santi Jr

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Spedizione nella selva della Rondonia: la scoperta della Fortezza del Rio Madeira

mercoledì, 7. marzo 2012 21:02

Sono vari gli scrittori spagnoli del XVI e XVII secolo che descrissero l’espansione degli Incas verso l’Amazzonia, verso un poderoso regno, o forse una confederazione di tribù, denominata “Paititi”.
Questa terra leggendaria, la cui etnia dominante era alleata dei Moxos, si situava a nord-ovest del Rio Guaporé, oggi territorio brasiliano.
Il primo testo che descrive le conquiste di Pachacutec nella selva bassa amazzonica è la Relazione dei Quipucamayos a Vaca de Castro (1544), dove si menziona la costruzione di due fortezze nelle pianure amazzoniche allo scopo di delimitare l’impero e controllare i popoli che vivevano oltre la frontiera.
Il vescovo spagnolo di La Paz Nicolas de Armentia (1845-1909), descrisse la costruzione di due fortezze nel suo libro “Descrizione del territorio delle missioni francescane di Apolobamba”. Eccone un passaggio:

…(El Inca) terminó comunicarse com el Gran Senor del Paititi y por via de presentes, y mando el Inga que lê hiciesen junto al Rio de Paititi dos fortalezas de su nombre por su memória de que habia llegado allí su gente…

Quando morì Pachacutec, siccome i popoli della selva si rifiutavano di pagare il tributo al Cusco, il nuovo inca Tupac Yupanqui, decise di organizzare una spedizione militare per sottomettere i popoli amazzonici e poter accedere cosi alle loro risorse (coca, oro ecc.). Lo scrittore spagnolo Sarmiento de Gamboa descrisse questa seconda campagna militare nella sua Historia de los Incas (1572). Ecco un passaggio del suo libro:

E per il camino che adesso viene chiamato Camata, [Tupac Inca Yupanqui] inviò un altro gran capitán chiamato Apo Curimache, che andò fino a dove nasce il Sole e camminò fino al Rio del quale adesso si ha avuto notizia di nuovo, chiamato “Paititi”, dove vi sono i Moxos del Inca Topa.

Nel libro di Sarmiento de Gamboa si specifica che il generale Otorongo Achachi fu incaricato di presidiare le due fortezze che erano state costruite da Pachacutec.
Vi sono poi altri documenti antichi (Felipe de Alcaya e Francisco Sanchez Gregório nelle croniche di Lizarazu del 1635), che narrano della presenza permanente di alcuni discendenti della famiglia reale inca presso il Rio Guaporé (vedi mio articolo: La fuga del inca Guaynaapoc nella misteriosa terra del Paititi).

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=1GnD0u2a7_U[/youtube]

In seguito a studi di vari archeologi, tra i quali il finlandese Parsinnen, si individuò la prima fortezza incaica nella selva bassa amazzonica. Si tratta della Fortezza di Las Piedras, ubicata non lontano dalle sponde del Rio Beni, quase alla confluenza di questo fiume con il Rio Madre de Dios, in territorio boliviano. All’interno della Fortezza Las Piedras furono trovati molti resti ceramici di chiara derivazione inca.
Dopo l’indivuduazione di Las Piedras rimaneva pertanto l’interrogativo: dove era situata la seconda fortezza inca della quale accennano le cronache antiche?
Nel mio recente viaggio in Rondonia ho potuto portare a termine due spedizioni nelle quali ho approfondito la possibilità che queste antiche cronache abbiano una corrispondenza nella realtà archeologica.
Insieme ad alcuni ricercatori brasiliani ho approfondito lo studio della città perduta di Labirinto, luogo enigmatico che potrebbe essere stato utilizzato da alcuni discendenti della famiglia reale incaica per scopi cerimoniali.
In seguito sono venuto a conoscenza della possibilità di trovare alcune strane rovine nella selva situata nel versante nord del Rio Madeira, sempre nello Stato della Rondonia. Ho deciso pertanto di organizzare una seconda spedizione in terra brasiliana.
Ho inizialmente viaggiato fino ad Abuná, un paesello ubicato sulle rive del Rio Madeira, dove sono venuto in contatto com alcuni anziani che mi hanno confermato la presenza di rovine non ben identificate in un luogo situato a circa un giorno di cammino dalla sponda opposta del fiume.
Quindi ho conosciuto la guida locale Francisco Chogo dos Santos che ha acconsentito ad accompagnarmi, insieme all’aiutante Saviano Bebizao.
L’indomani mattina abbiamo raggiunto la sponda del Rio Madeira e, con l’aiuto di un barcaiolo, abbiamo navigato fino ad un punto situato al di là del fiume, a circa un’ora di navigazione da Abuná.
Da quel punto abbiamo iniziato a camminare in direzione nord-est, nella selva adiacente al Rio Madeira.
E’una zona di selva densa e inondata, infatti in molti punti avevamo l’acqua alle ginocchia. Dopo circa un’ora di camminata, avanzando a colpi di machete, ci siamo trovati di fronte ad un fiume abbastanza profondo detto Simauzinho (Simoncello). L’attraversamento del fiume è stato molto complicato perché la prondità raggiungeva il metro e sessanta centimetri e l’acqua era limacciosa, mentre il fondale era fangoso.
L’ho attraversato con l’acqua al petto, sostenendo il mio zaino in una posizione elevata in modo che non si bagnasse, temendo un attacco di serpenti, caimani o razze di fiume, numerosissime in quella zona.
Quindi abbiamo continuato a camminare per tutta la giornata fino a giungere in un luogo dove vi erano vari macigni giganteschi nel bel mezzo della selva. L’impossibilità di raggiungere il nostro obiettivo in giornata ci ha convinto sulla necessità di approntare un campo base nella prossimità di quei macigni, soprattutto perché nella zona vi era un ruscello dove scorreva dell’acqua fresca e pura.
Mentre le mie guide accendevano il fuoco per cucinare ho proceduto ad esplorare la zona rendendomi conto di star camminando al di sopra della cosidetta terra preta amazzonica, un suolo ricco di resti antropici, come ossa triturate di animali da cortile e pezzi di ceramica utilitaria, segno di un’antica presenza umana nella zona.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=-S1u7RF_9bU[/youtube]

L’indomani mattina abbiamo continuato ad avanzare verso il nostro obiettivo, un’alta collina di origine vulcanica situata a circa 15 chilometri dal Rio Madeira.
In due ore di camminata siamo giunti alle falde dell’alta collina rocciosa. Subito mi sono reso conto di trovarmi in un luogo particolare, dove antichi popoli vissero in passato, sfuttando la posizione elevata sulla selva bassa amazzonica.
Nella cima della collina rocciosa, abbiamo avvistato una alta muraglia, spessa fino ad un metro, ed in alcuni punti alta fino a due metri.
Dopo essere entrati all’interno dell’antica costruzione ho potuto rendermi conto della sua grandezza ed estensione. Si tratta di una muraglia difensiva che circonda l’intera collina rocciosa. Il diametro della muraglia è di circa 200 metri, mente la sua lunghezza totale, ovvero la sua circonferenza, raggiunge i 600 metri.
Dall’interno della costruzione si può osservare la selva bassa amazzonica da una posizione elevata e privilegiata. Si può inoltre riuscire a scorgere una parte del lontano Rio Madeira, situato a circa 12 chilomentri in linea d’aria.
Questa edificazione, che ho denominato “Fortezza del Rio Madeira” (alcuni abitanti di Abuná la conoscono come Serra da Muralla, individuando così la collina, e non il sito archeologico), è, a mio parere, precolombiana, per vari motivi.
Innunzitutto bisogna specificare che i portoghesi giunsero stabilmente presso l’attuale territorio del Rio Madeira solo intorno al 1750. Nel 1776 iniziarono la costruzione del Forte Príncipe da Beira, presso le rive del Rio Guaporé. Se la fortezza del Madeira fosse stata costruita dai portoghesi l’atto di fondazione sarebbe stato registrato in alcune cronache del secolo XVIII, ma non vi è traccia alcuna di tale cronaca.
Escludo inoltre che sai stata costruita da spagnoli perché troveremmo l’atto di fondazione in qualche resoconto dell’impero spagnolo.
Inoltre il tipo di costruzione non è europeo e i portoghesi non avrebbero avuto necessità di costruire una fortezza difensiva cosi distante dal Rio Madeira.
Resta pertanto l’ipotesi che la fortezza sia stata costruita da popoli indigeni amazzonici. La nostra esperienza, però indica che i popoli amazzonici non solevano costruire fortificazioni in pietra, salvo casi rari.
L’ipotesi pertanto che la fortezza del Madeira sia una costruzione inca si rafforza, anche considerando le cronache antiche, che ho citato all’inizio di questo articolo.
Se ulteriori studi archeologici comprovassero la mia ipotesi avremmo trovato la seconda fortezza costruita da Pachacutec, una prova in più che la terra leggendaria del Paititi si situava nell’attuale territorio brasiliano della Rondonia.
Inoltre la Fortezza del Madeira amplia verso occidente la zona d’influenza inca, che fino ad oggi si credeva giungesse solo fino alla fortezza di Las Piedras, presso l’attuale città de Riberalta, in Bolivia.
Dopo aver esplorato la zona, siamo rientrati verso il campo base. Il giorno sucessivo abbiamo camminato verso il Rio Madeira dove nel primo pomeriggio abbiamo incontrato il nostro barcaiolo, che ci stava aspettando per condurci nuovamente ad Abuná.

YURI LEVERATTO
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Qumran: giare svelano comunità Esseni aperta a donne

martedì, 6. marzo 2012 16:59

Le grotte di Qumran, dove nel 1947 furono ritrovati i famosi rotoli del Mar Morto, furono, nel I secolo d.C., un importante centro di spiritualita’ e di culto del gruppo ebraico degli Esseni, una sorta di monastero non solo maschile ma aperto anche alle donne, come dimostrerebbe il recente studio di una serie di antichi contenitori utilizzati per conservare gli unguenti e i profumi ed anche piatti e brocche. Se i rotoli negli ultimi 65 anni sono stati studiati a fondo, finora non era mai stato compiuto un’indagine approfondita sulle ceramiche di Qumran, ritrovate nelle grotte vicino al Mar Morto, tra cui anche le giare (diverse decine) che contenevano proprio quei manoscritti.

Questo studio e’ stato compiuto adesso da un’equipe di studiosi italiani guidata dai professori Marcello Fidanzio e Riccardo Lufrani nei sotterranei del museo Rockfeller di Gerusalemme.

La Facolta’ Teologica dell’Italia Centrale ha partecipato a questo progetto in collaborazione con l’Ecole Biblique et Archeologique Française di Gerusalemme ospitando due sessioni preparatorie nella propria sede di Firenze e inviando due dei suoi studenti di teologia biblica, Diletta Rigoli e don Bledar Xhuli, che oggi hanno riferito, in una conferenza stampa nel capoluogo toscano, dei risultati emersi durante il ”Qumran Seminar”.

– Le ”giare-manoscritto”, hanno spiegato Rigoli e Xhuli, sono cilindri di ceramica alti circa un metro, di fattura molto raffinata, che vanno dal II secolo a.c. al 70 d.C., anno della distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei romani. La ‘lettura’ delle giare, e dell’altro materiale ceramico ritrovato nel sito archeologico (molti piatti, che probabilmente servivano per la offerte votive, ma anche brocche, vasi, unguentari) secondo i due ricercatori potrebbe confermare che Qumran (su cui esistono ancora molti misteri e punti di controversia tra varie correnti di pensiero) sia stato un importante centro di spiritualita’ e di culto esseno, di cui le grotte (in cui le giare sono state ritrovate) costituivano una specie di ”biblioteca” per la conservazione del testo sacro nella sua purezza, anche per difenderlo da eventuali saccheggi da parte dei soldati Romani.

I nuovi studi sulle giare sembrano confermare molte delle ipotesi avanzate da Roland De Vaux, domenicano dell’Ecole Biblique di Gerusalemme, che condusse gli scavi delle grotte di Qumran e dell’insediamento adiacente. Fu De Vaux a formulare la celebre teoria che interpreta il sito archeologico come un ”monastero esseno”.

De Vaux propose nel 1959 la sua teoria: Qumran era il sito comunitario degli Esseni, una setta che intorno al 150 a.C. si era staccata da Gerusalemme, in opposizione all”’empia” ellenizzazione dell’ebraismo, per praticare il lavoro, la preghiera e l’osservanza della purita’ rituale; e i rotoli erano la loro ”biblioteca”, nascosta nelle grotte per metterla in salvo, al tempo della rivolta antiromana culminata nella distruzione del Tempio, nel 70 d.C.

Nel periodo successivo la prematura morte di De Vaux nel 1971, gli studi si approfondirono e la teoria dell’archeologo subi’ le prime forti critiche: si constato’ che solo una parte dei documenti rimandava agli Esseni, gli altri attestavano tendenze religiose diverse e anche divaricanti. Tuttavia mentre i manoscritti furono completamente pubblicati negli anni ’90, i materiali di scavo, rimasti ‘dormienti’ dalla meta’ degli anni ’50, nel 1987 furono affidati dall’E’cole Biblique all’archeologo domenicano Jean-Baptiste Humbert, sotto la cui supervisione ha operato la squadra italiana nelle ultime settimane.

Fonte: http://mikeplato.myblog.it/archive/2012/02/28/gle-esseni-e-le-donne.html

PER APPROFONDIRE

Qumran – I segreti della misteriosa setta ebraica degli esseni
Massimo Centini

Regole di vita, riti esoterici, frammenti poetici: una raccolta di testi tratti dagli antichi manoscritti di Qumrân, straordinario testamento spirituale degli Esseni.Un giorno del 1947, sulla sponda occidentale del Mar Morto, un pastore giordano scoprì casualmente l’ingresso di una grotta; vi si calò e trovò alcuni rotoli manoscritti di pelle di pecora. Fu una scoperta eccezionale. I ‘Rotoli del Mar Morto’ portarono infatti alla luce la storia e i segreti della misteriosa setta ebraica degli Esseni, vissuta tra la seconda metà del I secolo avanti Cristo e la prima metà del secolo successivo. Gli Esseni furono i precursori del cristianesimo? È un’ipotesi che molti avallano. Lo storico israeliano David Flusser ha scritto: “Gli Esseni si consideravano i figli della Luce con il compito di salvare l’umanità dal male”. Dagli scritti presentati in questo libro, una scelta tra quelli di più facile e accattivante lettura, emerge tutta la loro straordinaria potenza profetica.

MAGGIORI INFORMAZIONI

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“Premio Nazionale per la Ricerca nel Mistero”

domenica, 5. febbraio 2012 15:13

Convegno ed evento di premiazione per il “Premio Nazionale per la Ricerca nel Mistero”

Si svolgerà il 12 febbraio 2012 l’evento di premiazione dei vincitori della prima edizione del “Premio Nazionale per la Ricerca nel Mistero”, organizzato da Eremon Edizioni, in collaborazione con Terra Incognita Magazine, Fenix diretta da Adriano Forgione e X-Times diretta da Lavinia Pallotta. L’intera giornata si terrà presso il Mercure Hotel EUR Roma West, in viale Eroi di Cefalonia, 301 a partire dalla ore 10. Oltre alla premiazione, si svolgerà un importante convegno a cui parteciperanno in veste di relatori, alcuni dei più noti ricercatori del mistero del panorama nazionale. I relatori affronteranno il mistero in tutte le sue diverse sfaccettature. Ecco il programma completo della giornata. Non mancate, sarà un evento da non perdere!

Fonte: http://www.terraincognitaweb.com/12-febbraio-2012-convegno-ed-evento-di-premiazione-per-il-premio-nazionale-per-la-ricerca-nel-mistero/

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Sulla luce fuori dal tunnel vista da chi esce dal coma

giovedì, 5. gennaio 2012 0:18

Il coma, una delle esperienze più forti e drammatiche che un uomo possa trovarsi a dover sperimentare nella sua vita. Da moltissimi anni si cerca di scoprire quali meccanismi entrano in gioco nel fisico di questi pazienti determinando così la loro sopravvivenza o, nel peggiore dei casi, il loro decesso.

Le ricerche più misteriose ed affascinanti a riguardo sono però quelle circa le cosiddette NDE (Near Death Experience, tradotto in italiano come “esperienza di pre morte”), una serie di incredibili esperienze extracorporee ricorrenti nei racconti dei pazienti sopravvissuti a stati di coma più o meno gravi.

Sulle NDE hanno scritto anche autori di un certo rilievo di epoche, e quindi anche di culture e religioni, diverse. Tra questi ricordiamo Platone, Oscar Lewis, Ernest Hemingway, Lev Tolstoj e Victor Hugo. Alcuni straordinari parallelismi con questi fenomeni sono presenti perfino nella Bibbia.

Il racconto più frequente, segnalato da circa un paziente su cinque reduce dal coma in una qualsiasi parte del mondo, è quello della luce in fondo al tunnel. Questi affermano pertanto di essersi trovati in una sorta di galleria buia, in fondo alla quale potevano scorgere una forte luminosità e, in alcuni casi, potevano addirittura osservare ciò che accadeva nella stanza in cui si trovavano. Secondo i racconti percorrendo questo tunnel in direzione della luce i pazienti capivano che stavano tornando alla vita e, alla fine di questo si risvegliavano dal coma.

La spiegazione al fenomeno che per molti anni i pazienti stessi e anche parte della comunità medica si sono dati è stata di natura paranormale o religiosa.

Secondo i sostenitori delle teorie paranormali si tratterebbe semplicemente di un contatto anticipato con l’aldilà, in base al quale viene data la possibilità alla persona di scegliere tra la vita e la morte. Secondo i credenti invece il fenomeno andrebbe interpretato secondo teorie e spiegazioni variabili a seconda del credo religioso professato, legate sempre e comunque a entità sovraumane come dei, santi e angeli.

A frenare l’entusiasmo e la fantasia dei credenti e degli appassionati del paranormale è arrivata la ricerca effettuata dai neurologi tedeschi della Charité University of Medicine di Berlino pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Neuroscience Letters.

Secondo il team di ricercatori guidato da Alexander Wutzler il fenomeno sarebbe causato da allucinazioni di natura chimica provocate da livelli altissimi di serotonina, un neurotrasmettitore monoaminico sintetizzato nei neuroni serotoninergici del sistema nervoso centrale e in alcune cellule dell’apparato gastrointestinale, coinvolto principalmente nelle reazioni legate alla regolazione dell’umore e nell’elaborazione di immagini e suoni.

La molecola, isolata per la prima volta nell’Università “La Sapienza” di Roma nel 1935 dal farmacologo Vittorio Erspamer a cui è tuttora intitolato l’Istituto di Farmacologia Medica del suddetto ateneo, giocherebbe un ruolo importante nei momenti di forte stress traumatico, esplicando una azione rilassante ed illudendo il nostro corpo di trovarsi in una sensazione di benessere, evitando così l’aumento dello shock.

I ricercatori hanno condotto i loro esperimenti sui topi, nei quali hanno potuto osservare un aumento sostanziale dei livelli di serotonina a seguito di un forte stress traumatico. Non ci sono motivi per non credere che nell’uomo succeda esattamente la stessa cosa e che questa concentrazione “anormale” rientri in un meccanismo biochimico alla base delle allucinazioni e delle percezioni che da secoli caratterizzano i racconti dei reduci da coma.

Mirko Carnevale
Fonte: http://www.controcampus.it/spip.php?article23583

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Radiotelescopio Cileno riprende collisione fra due galassie

lunedì, 10. ottobre 2011 13:01

Ha ‘aperto gli occhi’ per la prima volta, il più complesso osservatorio astronomico sulla Terra, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma), ed ha fotografato uno scontro titanico fra galassie. L’immagine, ottenuta durante la fase di collaudo di un telescopio ancora in costruzione, e’ stata pubblicata dallo European Southern Observatory (Eso).

L’immagine ha come protagoniste ‘Le Antenne’, due galassie a spirale (chiamate NGC 4038 e 4039) in collisione e distanti circa 70 milioni di anni luce, in direzione della costellazione del Corvo. Grazie ad Alma è stato possibile scoprire qualcosa che non sarebbe mai stato possibile identificare nella luce visibile: le nubi di gas freddo e denso nel cuore delle galassie e nella regione caotica dello scontro da cui si formano le nuove stelle.

Questo e’ solo un assaggio della visione dell’universo che Alma potrà offrire quando sara’ completato, nel 2013, sulla piana di Chajnantor, nel nord del Cile, a un’altezza di 5.000 metri. Attualmente infatti la schiera di antenne radio paraboliche (del diametro di 7 e 12 metri) è composta da circa un terzo delle 66 previste. Questi ricevitori saranno collegati tra loro come un unico, grande radiotelescopio per poter osservare contemporaneamente la stessa porzione di cielo nella banda di radiazione millimetrica e sub millimetrica, che ha una lunghezza d’onda circa 1000 volte maggiore di quella della luce visibile.

Il progetto Alma vede un’ampia partecipazione internazionale fra Stati Uniti, Europa e Giappone. L’Italia gioca un ruolo di primo livello, sia a livello scientifico che tecnologico. Ha infatti sede presso l’Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) uno dei 7 Alma Regional Center (Arcs) della rete europea. L’azienda Thales Alenia Space guida il consorzio industriale (Francia, Italia e Germania), che rappresenta il contributo europeo al programma, ed ha siglato il contratto per la fornitura di 25 radiotelescopi del diametro di 12 metri, che verranno installati nel sito noto come Liano de Chajnantor, sulle ande Cilene.

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2011/10/04/visualizza_new.html_695389838.html

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Argentina: misteriosa palla di fuoco dal cielo. Un morto e otto feriti

martedì, 27. settembre 2011 8:39

26 SET 2011 – (AGI) Buenos Aires. Misteriosa esplosione a Monte Grande alla periferia di Buenos Aires in cui hanno perso la vita una donna e otto persone sono rimaste ferite. Alcuni testimoni hanno riferito in merito a una ‘palla di fuoco caduta da cielo’. L’esplosione, registrata nella mattinata, ha distrutto due case e tre automobili. In attesa di una perizia scientifica non si esclude nessuna ipotesi, anche che si sia trattato di un frammento o di un meteorite .

Fonte originale: http://www.clarin.com/ciudades/vivienda-exploto-Esteban-Echeverria_0_561543993.html

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Satellite verso la Terra. Domani possibile impatto in Italia

giovedì, 22. settembre 2011 12:50

ROMA – I frammenti del vecchio satellite della Nasa che domani si distruggera’ a contatto con l’atmosfera potrebbero cadere sulle regioni del nord d’Italia.Allo stato delle simulazioni e’ questa la previsione degli scienziati che stanno analizzando la traiettoria del satellite. La zona di caduta individuata e’ un’area di 200 chilometri che sara’ via via ristretta con il passare delle ore.L’area di caduta dei frammenti individuata comprende Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria ed Emilia Romagna e potra’ essere definita con certezza solo tra un’ora e 40 minuti prima dell’impatto al suolo.Allo stato non e’ neanche possibile stabilire che tipologia dei 26 frammenti previsti potrebbe abbattersi sul nostro territorio: si tratta di pezzi, ha spiegato il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, che vanno da 158 chili a sei etti.Allo stato delle simulazioni la probabilita’ che un frammento colpisca il nostro Paese e’ dello 0,9%.

Due al momento le traiettorie di caduta individuate: una che taglia tutto il nord Italia e l’altra che invece interesserebbe solo il nord-ovest.I pezzi del satellite della Nasa potrebbero cadere sull’Italia tra le 19.15 di venerdi’ e le 5 di sabato. E’ questa la ‘fascia’ di allarme individuata dagli scienziati che hanno partecipato questa mattina al Comitato operativo della Protezione civile. In particolare al momento sono due le possibili finestre di caduta: la prima tra le 21.25 e le 22.03 del 23 e la seconda tra le 3.34 e le 4.12 del 24.Secondo le previsioni della Nasa almeno 26 frammenti potenzialmente pericolosi potrebbero disperdersi nel raggio di circa 600 chilometri. Il rischio che possano esserci danni per gli esseri umani è pari a 1 su 3.200.Grande quanto un autobus, il satellite era in orbita da 20 anni per raccogliere dati sulla fascia di ozono che protegge la Terra dai raggi ultravioletti. La sua caduta è probabilmente la conseguenza dell’impatto con i detriti di un altro satellite, avvenuto pochi anni fa.

GABRIELLI: NO EVACUAZIONE MA MISURE DI AUTOPROTEZIONE – Non ci sara’ nessuna evacuazione dei cittadini che abitano nelle zone del nord Italia che potrebbero essere interessate dalla caduta dei frammenti del vecchio satellite della Nasa, prevista per domani, ”anche perche’ dovremmo evacuare 20 milioni di persone”. Lo ha detto il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, al termine del Comitato operativo della Protezione civile per fare il punto sulla situazione e mettere in atto gli interventi necessari. ”Ci troviamo di fronte a un evento – ha spiegato Gabrielli – di cui non c’e’ letteratura perche’ la stragrande maggioranza di questi frammenti cade in mare o in zone deserte. Dunque stiamo cercando di mettere in piedi per la prima volta un sistema di autoprotezione che passa innanzitutto per una informazione trasparente, chiara e tempestiva”. Al momento, ha spiegato Gabrielli, i suggerimenti che vengono dati alla popolazione sono di evitare i luoghi aperti nelle finestre di caduta e di evitare i piani alti degli edifici e di porsi sotto le architravi o nelle zone ad angolo delle proprie case e non al centro dei solai. Gabrielli ha assicurato che tutte le misure necessarie verranno approntate nelle prossime ore e che in ogni caso quel che e’ fondamentale e’ l’informazione ai cittadini, proprio per l’impossibilita’ di prevedere una evacuazione di massa.

”Mai come in questa situazione gli organi di informazione diventano strutture di Protezione civile con una grande responsabilita’ ”. Informare tempestivamente, ha aggiunto il capo del Dipartimento, ”non e’ sinonimo di allarmismo: il nostro dovere e’ di consentire alla gente di essere adeguatamente e correttamente informata”. Per questo tutte le informazioni necessarie saranno pubblicate sul sito della Protezione Civile (www.protezionecivile.it), compresi i bollettini di aggiornamento della situazione previsti ogni due ore. E’ inoltre attivo un Contact center dove i cittadini potranno chiamare per segnalare particolari situazioni. Gabrielli ha annunciato inoltre che in ogni singola regione verra’ costituito un gruppo di coordinamento per le attivita’ di Protezione civile e di allertamento, sia della popolazione sia per quanto riguarda i siti strategici.

Fonte: http://www.ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2011/09/21/visualizza_new.html_701049945.html

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Un pianeta con due soli, come in Guerre Stellari

martedì, 20. settembre 2011 7:27

Come in Guerre Stellari, esiste davvero un pianeta con due soli, come Tatooine. Lo ha visto il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler, e questo mondo alieno si trova solamente a 200 anni luce dalla Terra. Il risultato è annunciato su Science da un gruppo di ricerca coordinato dall’americano Laurance Doyle, del Seti Institute.

Chiamato Kepler-16b, è il primo pianeta che orbita intorno a due stelle ad essere osservato direttamente e dimostra quanto possano essere diversi i pianeti della Via Lattea.

Sebbene si sospettasse da tempo l’esistenza di pianeti che orbitano intorno a due astri, è la prima volta che uno di questi viene visto mentre transita davanti alle sue stelle. ”E’ il primo esempio, confermato senza ambiguità, di un pianeta circumbinario, cioe’ di un pianeta che orbita intorno a due stelle”, ha osservato uno degli autori, Josh Carter, del Centro per l’Astrofisica Harvard-Smithsonian. ”Ancora una volta – ha aggiunto – scopriamo che il nostro Sistema Solare è solo un esempio della varietà di sistemi planetari che la natura può creare”.

Distante 200 anni luce dalla Terra, il pianeta e’ stato scoperto monitorando la brillantezza di 155.000 stelle ed è stato sorpreso mentre transitava davanti ai suoi soli, eclissandoli parzialmente. Il sospetto che il sistema potesse ospitare il pianeta è venuto dallo studio della brillantezza delle due stelle: gli astronomi hanno notato che la luminosità di queste si indeboliva a intervalli irregolari, anche quando nessuna delle due eclissava l’altra. I ricercatori sono cosi’ andati a caccia di un terzo corpo celeste, che potesse causare il fenomeno transitando davanti a entrambe le stelle.

Il pianeta Kepler-16b è un gigante gassoso grande quanto Saturno, anche se più denso e non si pensa possa ospitare forme di vita. Questo mondo extrasolare simile al Tatooine della saga di Guerre Stellari impiega 229 giorni per orbitare intorno alle due stelle, dalle quali dista circa 100 milioni di chilometri: una distanza confrontabile a quella che separa Venere e il Sole. Le stelle del sistema che ospita il pianeta appartengono a un sistema binario e sono entrambe più piccole e fredde del Sole, con una massa, rispettivamente, pari al 20% e al 69% della massa della nostra stella. Per questa ragione la superficie del pianeta dovrebbe essere molto fredda, si calcola sia compresa fra -73 e -100 gradi. Secondo i ricercatori il pianeta si sarebbe formato nello stesso disco di polveri e gas dal quale sono nate le due stelle.

Fonte: http://ansa.it/web/notizie/specializzati/scienza/2011/09/15/visualizza_new.html_703044946.html

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Una misteriosa bolla nei cieli della Cina: ufo o fenomeno atmosferico?

venerdì, 26. agosto 2011 13:58

Una misteriosa sfera di luce è apparsa nei cieli della Cina, lasciando molto stupiti cittadini e studiosi del Planetario di Pechino. Un semicerchio luminoso che ricorda fenomeni come l’aurora boreale, ma anche le bolle spazio-temporali della fantascienza, con annesse suggestioni sugli extraterresti. Il fenomeno è durato complessivamente meno di 15 minuti, ma è stato interamente registrato e messo a disposizione degli scienziati. “Certo – spiega uno studioso del Planetario – la gente ha fatto molte ipotesi. Personalmente penso sia una sorta di meteorite o un fenomeno dello spazio terrestre”. Quale che sia la spiegazione resta la grande suggestione delle immagini e la sensazione che, se mai si fosse trattato davvero di un contatto extraterrestre, difficilmente la censura cinese farebbe trapelare la notizia.

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Fonte: http://video.virgilio.it/una-misteriosa-bolla-nei-cieli-della-cina-ufo-o-nuvola__1127876859001.html

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