ARTICOLI
The Coven
Fathom
Jonathan Steele
Soul Saga
Neon Genesis Evangelion
Presentazione
Data Files
Cast
Introduzione
La trama e i suoi significati
Psicologia dei personaggi
Gli Angeli, protagonisti e grande mistero della serie
La Cabala nell'opera
Analisi e commenti
        LIBRI A TEMA
 

Superman Contro Newton
Lois Gresh - Robert Weinberg

:: VAI ALLA SCHEDA ::

       NEWSLETTER

Inserisci la tua mail per ricevere gli aggiornamenti mensili del portale. Non perderti nulla del mondo "Daltramontoallalba.it"!

PREFAZIONE DI RUBRICA CURATA DA FILIPPO LONGO

Fumetto. Un termine che pochi conoscono nel suo significato reale. Troppo spesso infatti il termine viene usato come sinonimo di giornaletto. E l’uso del diminutivo non è casuale, perché nelle intenzioni di chi per primo ha usato questa parola c’era la volontà di associare questo prodotto al giornale (anche il giornale è fatto di pagine da sfogliare e leggere), ma un giornale più “piccolo”, in ogni senso. Piccolo di dimensioni, piccolo di qualità, piccolo di spessore culturale. Ma tutto questo è solo ciò che per troppo tempo l’opinione comune ha pensato o voluto pensare. Finalmente, dopo anni di oscurantismo, oggi comincia a farsi strada l’idea che il fumetto non sia un prodotto di serie b, ma una vera e propria forma d’arte. Nella concezione comune infatti l’arte è solo la scultura, la pittura, l’architettura, la letteratura, e via dicendo. Ma sfido chiunque a non considerare un’opera d’arte un vestito di Giorgio Armani, un film di Roberto Rossellini, o un fumetto di Neil Gaiman. Ma non è per fare un’elencazione di banalità che scrivo. Piuttosto vorrei portare l’attenzione sul fatto che negli ultimi anni ci sono stati alcuni artisti che hanno messo in luce degli aspetti a mio avviso particolarmente interessanti e complessi di tematiche che riguardano l’esoterismo e il paranormale, e ai quali artisti forse non è stato dato il giusto riconoscimento, almeno in quest’ambito. Le ragioni di questo mancato riconoscimento sono secondo me da ricercare proprio nel fatto che questi artisti si esprimono attraverso il fumetto. E spero di non sembrare arrogante dicendo che alcune manifestazioni delle arti maggiori (quali alcuni esempi di letteratura) sono di pregio di gran lunga inferiore a quello di alcune opere a fumetti.

Una considerazione importante che va fatta immediatamente è quella di stabilire quali siano i parametri da analizzare nella valutazione di un fumetto di qualità, considerazione da tenere presente per non rischiare di cadere nell’errore di chi considera il fumetto come un semplice insieme di disegni in sequenza.

Sicuramente la capacità narrativa dello sceneggiatore e la qualità grafica del disegnatore sono cose fondamentali, anche se molto opinabili e soggette al gusto particolare del lettore. Ma il parametro fondamentale da valutare è secondo me la sinergia tra il messaggio che vuole comunicare l'autore della storia e la rappresentazione grafica che di questo messaggio viene data dal disegnatore. E in effetti bisogna riconoscere che nella vastità delle opere che il mercato dei fumetti offre, solo una parte di questa realizza appieno questa sinergia. Ricordo infatti che nelle prime occasioni in cui ho avuto a che fare con la produzione a fumetti commettevo l'errore di giudicare un fumetto che non conoscevo sfogliandone una copia presa dallo scaffale della mia fumetteria. Mi sono ritrovato in questo modo a comprare fumetti che avevo considerato alla prima occhiata molto belli e che poi ad una lettura attenta e non affrettata risultavano invece di scarsissima qualità. Questo perché non sapevo ancora che cosa cercare per riconoscere un fumetto di qualità. La rappresentazione grafica infatti gioca un ruolo fondamentale nel catturare l'attenzione del lettore, e non c'è dubbio che i fumetti realizzati con l'ausilio delle più moderne tecniche di colorazione e di stampa "abbagliano" più di altri, meno appariscenti in questo senso. In particolare, alcune case editrici hanno assunto come politica editoriale quella di ingaggiare disegnatori di livello altissimo, dotarli di uno staff di collaboratori d'eccezione e di tecniche all'avanguardia, senza però poi affiancare a tutto ciò degli sceneggiatori di uguale spessore artistico e culturale. Risultato: disegni spettacolari e storie assolutamente deludenti (quando ci sono, le storie, perché spesso non c'è neanche una parvenza di quella che si chiama sceneggiatura). E questo tipo di opere sono quelle che contribuiscono a creare la visione dell'opera a fumetti come di qualcosa di scarso valore che si limita solo all'apparenza e non al contenuto e ai messaggi profondi.
Con l'esperienza però sono riuscito a superare questi inconvenienti, e ora posso dire si essere in grado di individuare un fumetto di qualità in mezzo a tanti di scarso valore artistico.

Non bisogna quindi fermarsi alle apparenze, anche nel giudicare un'opera a fumetti. Sarebbe come scegliere un vino per l'accuratezza artistica dell'etichetta. Un fumetto va letto, riletto, guardato in ogni suo tratto, ogni sua sfumatura, ogni suo colore. E nella lettura bisogna prestare attenzione non solo alle parole scritte, ma anche alle parole disegnate. Sì, perché contrariamente a quanto si pensa, le scene senza dialoghi non le inventa il disegnatore, ma lo sceneggiatore. I filoni narrativi delle serie più lunghe non vengono a delinearsi per caso, ma li pianifica lo sceneggiatore. Spesso infatti un gesto, uno sguardo, un'espressione di un personaggio possono rivelare più aspetti di un dialogo di dieci vignette. Mi è capitato personalmente di leggere serie a fumetti in cui un personaggio protagonista di un certo periodo faceva la sua prima apparizione in un albo di due, tre, anche cinque anni prima, e magari era semplicemente un malato in un letto d'ospedale, o un passante per la strada, che non diceva una sola parola, ma si limitava a lanciare uno sguardo che a prima vista sembrava del tutto casuale. Poi in una nota di un albo di parecchio tempo dopo si leggeva "vedi albo x". E allora mi rendevo conto che uno sceneggiatore di qualità non lascia mai niente al caso, ma programma con decine e decine di albi di anticipo quello che andrà a scrivere, magari a tre anni di distanza. E non è raro trovare filoni narrativi accennati e lasciati in sospeso dal cambio di sceneggiatore per una testata. Quindi, solo un approccio attento e appassionato ad un fumetto ci può permettere di rivelarne tutti i significati, quelli manifesti e quelli celati. E se dopo una lettura di questo tipo ci si accorge che i messaggi ci sono davvero, allora il fumetto è veramente di qualità, altrimenti non lo è. Ma non è una valutazione, questa, che può essere fatta basandosi solo su alcune tavole o peggio ancora sulla copertina.

Il mondo dei fumetti è un mondo che certamente nasce dalla fantasia degli autori, e non può essere ricondotto a fatti realmente accaduti o a persone realmente esistite. Però i personaggi protagonisti delle storie possono essere considerati in qualche modo vivi. Hanno personalità, hanno idee e opinioni, devono fare delle scelte. Proprio come succede a tutti noi che viviamo su questa terra. Forse l'unica differenza tra gli uomini della vita reale e i personaggi dei fumetti sta nel fatto che i secondi si trovano spesso in situazioni al di là di quella che è la realtà quotidiana. Demoni, streghe, alieni, mutanti, maghi, dei, sono comprimari comunissimi nelle serie a fumetti. Non c'è eroe dei fumetti che, in un modo o nell'altro, non si sia trovato a fare un viaggio nello spazio, non abbia dovuto affrontare un demone o una strega, non si sia trovato faccia a faccia con dei misteriosi. Persino Tex, icona del fumetto realistico, ha avuto a che fare con fenomeni paranormali.
In definitiva quindi il paranormale ha sempre un ruolo di primo piano nel mondo dei fumetti, ma non deve essere inteso come qualcosa fine a se stesso. Infatti gli avvenimenti in cui gli eroi dei fumetti si trovano catapultati sono per la maggior parte una metafora di situazioni che si sono verificate o si potrebbero verificare nel nostro mondo. Il nemico è sempre metafora di un vero nemico contro cui noi stessi siamo chiamati a lottare in prima persona. Il demone, la strega, il mostro, sono davanti a noi ogni giorno, pronti a sfidarci e a colpirci. Purtroppo però molti di noi non sono in grado di riconoscerli, perché li hanno avuti sotto gli occhi da troppo tempo, e loro sanno mimetizzarsi bene. Le storie a fumetti possono quindi farci da guida e abituarci ad aprire gli occhi contro queste minacce, o farci capire che molte cose di cui abbiamo paura in realtà sono assolutamente innocue, o addirittura nostre amiche.

La produzione a fumetti è quanto di più variegato si possa immaginare, in quanto a stili grafici, metodi narrativi, impostazione spaziale e temporale. Ma per fare un po' d'ordine in questo mare di idee, si possono ricondurre tutte le opere a fumetti a tre scuole di pensiero, o modelli di narrazione, se si preferisce. Un primo modello è quello rappresentato dal fumetto italiano, che ha caratteristiche particolari comuni a tutti i suoi prodotti, anche se con una certa variabilità legata alla personalità dei vari autori. Il tipico personaggio di un fumetto italiano è un personaggio che nasce già adulto, e si mantiene pressoché inalterato nel tempo. Voglio dire che Dylan Dog aveva trentatré anni nel primo numero e ne ha trentacinque nel numero duecentodieci, cioè dopo diciassette anni di vita. Il personaggio del fumetto italiano si veste sempre allo stesso modo, ha sempre le stesse idee e lo stesso modo di affrontare gli eventi e le situazioni in cui si trova immerso, e esce sempre invariabilmente uguale, anche se in parte segnato, dalle sue avventure. Infine, in genere è un personaggio solitario, o al massimo ha una spalla, un comprimario che lo accompagna nelle sue avventure. Riguardo all'organizzazione delle storie, sono in genere autoconclusive, e abbracciano un solo albo in genere, talvolta due, al massimo tre. Naturalmente oggi le tendenze si sono un po' modificate, e dei filoni narrativi e sequenziali si cominciano a vedere anche in fumetti tipicamente "fermi" nel tempo. Un secondo modello è quello dei manga, i fumetti giapponesi. Nella impostazione del Sol levante, il fumetto è concepito come una serie di eventi, riguardanti un personaggio, che hanno un inizio e una fine ben definiti (anche a livello di numero di albi). Il personaggio inizia la sua vicenda nel primo albo, e la porta a termine nell'ultimo, nel quale fa la sua uscita di scena. Il suo aspetto e la sua personalità possono cambiare nel corso degli avvenimenti, ma in genere il personaggio rimane solidale con l'impostazione iniziale. Inoltre, siccome nei manga l'autore (quasi sempre uno, alcune volte due) rimane lo stesso per tutta la durata della serie, non si assiste in questi fumetti al cambiamento dovuto all'alternarsi di diversi autori, come accade in altro tipo di fumetti. Le storie possono seguire un filone comune che si dirama per tutta la serie, oppure avere carattere più ristretto e circoscritto a uno solo o a due albi. Dulcis in fundum, i comics, i fumetti americani. I personaggi dei fumetti americani sono, tra tutti quelli che popolano le pagine dei fumetti, i più complessi e i più soggetti al cambiamento. Intanto i personaggi dei comics, almeno di quelli che sono i protagonisti di lunghe serie, crescono, nel senso che Ciclope aveva quindici anni quando iniziano le avventure dei primi X-Men, e negli albi che escono oggi ne ha ventisei o ventisette. Inoltre, il tempo non è qualcosa di indefinito in questi fumetti, che non si sa quanto duri: un anno nelle storie dell'universo Marvel equivale a circa quattro o cinque anni nel nostro tempo, e quindi di storia editoriale. Ma non è certo solo questa l'unica cosa a cambiare in questi fumetti. Non è raro infatti vedere un personaggio morire, e non una, diciamo così, comparsa, ma un protagonista in prima linea. Magari poi il personaggio resusciterà in seguito, o verrà resuscitato da qualcuno per averlo come alleato. Un personaggio come Magneto è stato dato per morto almeno cinque o sei volte, ed è sempre ritornato. "L'unica costante della vita è il cambiamento", come ha commentato il professor Xavier, che dopo quarant'anni di storie passate sulla sedia a rotelle ha da poco riacquistato l'uso delle gambe. Ma a cambiare non è solo l'aspetto fisico (ad esempio l'età e le uniformi) dei personaggi, ma anche la loro personalità, i loro rapporti con i compagni, con i nemici e con i personaggi di altre serie. Alcuni si sposano e vanno a vivere insieme lasciando il gruppo per poi tornare quando muore uno dei vecchi compagni; altri li vediamo entrare nel gruppo quasi per forza e con una spiccata personalità isolazionista per ritrovarli poi come leader indiscussi e cuore pulsante del gruppo stesso; altri ancora passano da un gruppo a un altro di eroi, intrecciando amicizie e alleanze che poi avranno conseguenze nel corso delle storie. E tutto questo non accade certo nell'arco di due, tre o cinque albi. L'evoluzione è qualcosa che si manifesta gradualmente, nel corso di anni di storie, che se lette in sequenza costituiscono un unicum indissolubile, nelle quali nulla rimane com'era in origine. Purtroppo però c'è un prezzo da pagare per tutto questo: il turnover degli autori. Se infatti nei primi tempi un autore seguiva la serie per molti anni, come è stato con Claremont per gli X-Men o con Hama per Wolverine, col tempo gli autori hanno cominciato a cambiare più di frequente, per ragioni strettamente legate al mercato e alle offerte di lavoro delle case editrici concorrenti. Si sono così delineate le cosiddette ere, l'era Lobdell, l'era Davis, l'era Morrison, e così via. E questo vale sia per gli sceneggiatori che per i disegnatori. Così, alcuni filoni narrativi appena accennati non venivano mai continuati e sviluppati, oppure un albo veniva disegnato da un artista e il successivo da un altro, magari con un tratto e una impostazione completamente diversi dal predecessore. Ma come dicevo, è il prezzo che si paga ad avere a che fare con un'opera davvero coinvolgente e appassionante, e se posso esprimere la mia opinione personale preferisco un personaggio che evolve, anche se si perde di unicità, ad un personaggio che è sempre coerente a se stesso, ma che è immobile nel tempo e indifferente o quasi a qualsiasi cambiamento.