INDICE DI SEZIONE
 

Superman Contro Newton
Lois Gresh - Robert Weinberg

:: VAI ALLA SCHEDA ::

SEI INTERESSATO AD UN LIBRO SPECIFICO? EFFETTUA UNA RICERCA APPROFONDITA

         LIVE HELP
       NEWSLETTER

Inserisci la tua mail per ricevere gli aggiornamenti mensili del portale. Non perderti nulla del mondo "Daltramontoallalba.it"!

Neon Genesis Evangelion - La via che condurrà l'uomo a Dio
a cura di Filippo Longo

LA CABALA NELL'OPERA

La trama di Neon Genesis Evangelion può essere analizzata in dettaglio prendendo come punto di riferimento la Cabala ebraica. In quest’ottica, possiamo interpretare tutta la vicenda secondo due filoni, che hanno come cardine l’evoluzione. Nel primo filone l’evoluzione che analizzeremo è quella dell’intero genere umano, e l’analisi ruota intorno alla figura di Lucifero. Nel secondo filone prenderemo in considerazione l’evoluzione di Shinji come prototipo dell’uomo della nuova generazione, e avremo come guida l’Albero della vita. Il fatto che entrambi questi elementi compaiano all’inizio della sigla dell’anime legittima in pieno queste considerazioni, anzi dimostra come in qualche modo Hideaki Anno abbia voluto sin da subito dare delle indicazioni precise sui punti di riferimento da tenere presenti per l’interpretazione della sua opera.

L’evoluzione dell’umanità

Gli Angeli hanno il Frutto della Vita, la sfera rossa chiamata elemento S2, collegabile idealmente (per forma e colore) alla mela dell’Albero della Vita del giardino dell’Eden. Attraverso questo frutto viene assicurata la vita eterna. L’uomo possiede il Frutto della Conoscenza, che gli permette di distinguere il Bene dal Male. Dio li possiede entrambi: Egli è sapiente e immortale, ma anche molto egocentrico, tenendo un comportamento di tipo assolutamente repressivo nei confronti di Adamo ed Eva quando, attraverso loro e la loro discendenza, l’uomo si appropria della Conoscenza. A questo punto il giocattolo costruito da Dio per se stesso gli sfugge di mano, va fuori dal suo controllo. Dio ha ancora dalla sua la potenza della Vita, e caccia l’uomo dall’Eden relegandolo sulla Terra, dove non ha la possibilità di trovare alcun tipo di strumento o frutto che possa portarlo alla sua stessa linea di potenza e innescare così l’Armageddon, la grande lotta tra il Bene e il Male, lotta che, leggendo la Bibbia, viene specificamente collocata territorialmente: avverrà sulla Terra. Bisogna precisare che il concetto di Bene e di Male sono assolutamente soggettivi: sia l’uomo che Dio avrebbero lottato per la loro sopravvivenza, e il sopravvissuto avrebbe imposto la sua idea di bene come l’unica degna di fiducia. Ma qualcosa cambia. Lucifero, angelo di Dio e a lui praticamente pari, decide, avviando la più grande guerra divina, che il comportamento di Dio non era stato giusto, e si ribella, radunando con sé altri angeli dotati come Dio della Conoscenza del Bene e del Male, e della Vita eterna. Si avvia così una rivoluzione, la rivoluzione dei cieli. Lucifero è il primo tra tutti ad operare una scelta: vuole la libertà e l’evoluzione a grado di Dio di quei “giocattoli” che ora hanno preso coscienza di se stessi, vuole che ognuno possa scegliere il proprio destino. E in questo modo si vengono a creare le condizioni che porteranno inevitabilmente all’Armageddon: si creano tre fazioni, l’umanità, Dio e i suoi angeli, e Lucifero e i suoi angeli (i cosiddetti demoni, ma che in principio erano angeli e come tali mantengono il loro potere). Ma l’Armageddon può essere combattuto da due sole entità. Lucifero perde lo scontro con Dio, e viene ricacciato in Terra: ai suoi angeli viene tolto il dono della Conoscenza, come punizione per la loro ribellione, ma non quello della Vita, affinché rimangano per sempre vivi nella loro ignoranza. L’uomo, attraverso la conoscenza, è riuscito a produrre un Frutto della Vita artificiale: il motore S2. E qui comincia la grande saga di Neon Genesis Evangelion, il cui nome giapponese, come ho gia detto, può essere tradotto come “Vangelo della nuova generazione”, come a voler dire che quello che sta per succedere avrà l’importanza della Genesi, di cui la saga è una seconda versione, aggiornata ai nostri tempi. Infatti alla fine dell’End of Evangelion troveremo Shinji ed Asuka come gli Adamo ed Eva della nuova storia.

Dal basso degli Inferi, Lucifero capisce che può ricominciare, che l’uomo può ora divenire il nuovo Dio, poiché ha creato quello che Dio non ha potuto fare: un Frutto della Vita artificiale. Lucifero capisce e si ingegna: può far sì che gli umani riacquistino la potenza della vita. Anche la Seele lo capisce, così come Gendo, ma in due maniere differenti. La maniera della Seele, che possiamo definire attiva, è quella secondo cui l’uomo può sostituirsi a Dio, divenendo un’entità unica, mentre la maniera di Gendo, la maniera passiva, si incentra sul fatto che l’uomo può avere il dono della Vita, ma vuole convivere con Dio, evolvendosi per proprio conto, senza dover causare l’Armageddon. Gli Angeli quindi aiuteranno l’uomo a divenire Dio, ma non tengono conto di una cosa: gli uomini hanno creato le unità Eva, dei semidei. Ciò poteva non essere tenuto in considerazione se non ci fosse stata l’unità 01, dotata del Frutto della Conoscenza, datole dall’anima della madre di Shinji. Gli Angeli intuiscono questo, e decidono di accelerare il tutto, perché se le unità Eva venissero dotate del Frutto della Vita, e in particolare l’unità 01, si creerebbe un nuovo Dio, portando a quattro le entità in gioco nella lotta per la sopravvivenza. Come possono allora gli Angeli aiutare l’uomo a divenire Dio? Morendo. Infatti, se un angelo dovesse venire in contatto con Adam, l’umanità verrebbe distrutta dal Third Impact, espressione dell’apparizione della potenza della Vita, che andrebbe a tutti tolta, facendo rimanere solo gli Angeli, senza più alcuna possibilità da parte loro di conquistare il dono della Conoscenza. Ma se il diciottesimo angelo, l’Uomo, riuscisse ad annientarli tutti, potrebbe evolversi. Tutti gli Angeli agiscono solo per istinto, non avendo la Conoscenza, e l’istinto primordiale, quello della sopravvivenza, comincia a manifestarsi. O noi o loro, questa è l’unica regola. Ma accade un imprevisto che porterà al fallimento del Third Impact, inteso come l’evoluzione dell’uomo [questo si dovrebbe compiere creando, attraverso le entità dotate della Vita, cioè lo 01, gli Eva dallo 05 al 13 e la Lancia di Longinus (bagnata del sangue di Cristo e quindi contenitore di Vita e Conoscenza), la struttura dell’Albero della Vita, il cui Frutto si estenderà a tutta l’umanità]. L’imprevisto sarà la liberazione dell’Eva 01, che ingloba il Frutto della Vita (il nucleo di Zeliel) e il Frutto della Conoscenza (l’anima di Yui Ikari).

Col passare dei giorni, gli attacchi degli Angeli si susseguono, e ogni angelo che attacca impara e fa imparare qualcosa agli altri, imitando il modello dell’uomo. Infatti le strategie degli Angeli si affinano, al punto che l’ultimo angelo deciderà di attaccare la NERV, e quindi l’umanità, infiltrandosi al suo interno. Tabris è l’angelo che va più vicino al successo, ma viene fermato dal suo aver capito che l’umanità vuole solo vivere, cosa che gli fa vincere l’istinto di sopravvivenza nascosto comunque in lui. Quando sulla croce del Terminal Dogma vede Lilith, sua madre, e non Adam, suo fratello, capisce. Capisce che l’umanità, come lui, vuole solo sopravvivere, e decide che è più giusto che sopravvivano tre miliardi di esseri piuttosto che uno solo. Smette di vivere in quel momento, e chiede a Shinji di ucciderlo, perché in caso contrario sarebbe costretto a distruggere tutto e tutti. E muore per la salvezza dell’umanità: è il Cristo del Vangelo della nuova generazione. A questo punto, l’uomo può evolversi. E l’evoluzione può seguire due strade (che sono rappresentate nei due finali, quello della serie e quello dell’End of Evangelion, problema sul quale ritornerò tra poco). La prima è rappresentata dall’idea di evoluzione secondo Gendo Ikari, in cui l’uomo acquista la Vita, ma evita lo scontro con Dio, affiancandosi ad esso come suo pari. Si crea così un Dio dalle infinite identità e memorie, tante quante sono le persone che lo compongono. La seconda è quella portata avanti dalla Seele, che con gli Eva dallo 05 al 13, dotati del Frutto della Vita artificiale, crea con lo 01 l’Albero della Vita. Gendo cerca di fermarlo attraverso Rei, ma questa si rifiuta di obbedirgli e comincia ad assorbire le anime di tutti. Solo lo 01, ormai un Dio a tutti gli effetti, si rifiuta di entrare in Rei, e il Third Impact fallisce: sulla Terra rimangono Shinji e Asuka, i novelli Adamo ed Eva, e in cielo rimane un nuovo Dio, lo 01, destinato a viaggiare in eterno con la Lancia di Longinus, strumento portatore di Vita e di Morte.

L’evoluzione di Shinji

Per comprendere l’evoluzione di Shinji all’interno dell’opera bisogna prendere come riferimento l’Albero della Vita, inteso cabalisticamente. Vanno quindi per prima cosa spiegati la sua struttura e il suo significato. L’Albero della Vita rappresenta una scala evolutiva sulla quale ogni essere vivente ha la sua posizione. In un immagine stilizzata si può vedere come è formato da dieci circonferenze e ventidue linee. La sua struttura segue una logica perfetta: esso costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate Sefirot (al singolare Sefirà), disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a destra, tre a sinistra e quattro al centro. Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri livelli all’interno della Divinità. Inoltre, sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ognuno di noi nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali, ognuno corrispondente ad una lettera dell’Alef Beit ebraico. L’Albero della Vita è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi, è il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la loro forma attuale. Esso è anche il sentiero di risalita, attraverso cui l’intero creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l’unità del Grembo del Creatore. L’Albero della Vita è la Scala di Giacobbe, la cui base è appoggiata sulla Terra, e la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli Angeli, cioè le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono continuamente. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli esseri umani. Tramite l’Albero della Vita ci arriva il nutrimento energetico presente nei campi di Luce divina che circondano la creazione. Tale nutrimento scorre e discende lungo la serie dei canali delle Sefirot, assottigliandosi e suddividendosi, fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita. Lungo l’Albero della Vita salgono infine le preghiere e i pensieri di coloro che cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell’Essere. I tre pilastri dell’Albero corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza (sinistra) e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche via regale, ha in sé la capacità di unificare gli opposti. Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della Conoscenza del Bene e del Male. I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione. L’insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell’Albero della Vita è quello dell’integrazione delle componenti maschile e femminile, da effettuarsi sia all’interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di coppia. Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora perfetto. Il peccato d’Adamo consistette nell’aver voluto conoscere in profondità la dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato di unità divina, e senza aver portato tale unità all’interno della sua relazione con Eva. Il serpente si insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e vi pose il suo veleno mortale. Dopo il peccato, l’Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e in questo modo rendesse assoluto il principio del male. Adamo ha dovuto fare esperienza della morte e della distruzione, perché lui stesso aveva così scelto. Tramite tali esperienze negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del serpente, per ridiventare la creatura eterna che Dio aveva concepito. Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono succedere durante la vita umana, sono tuttavia occasioni preziose per rendersi conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una memoria nel super – conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via più facile, la quale, pur non eliminando completamente l’amaro della medicina, ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e la perfezione contenuta nell’Albero della Vita, in misura variabile secondo la capacità di ognuno. Questa via consiste nello studio della conoscenza esoterica: la Cabala.

Dopo aver perso lo stato paradisiaco del Giardino dell’Eden, l’umanità non ha più accesso diretto all’Albero della Vita, che rimane l’unica vera risposta ai bisogni di infinità, di gioia e di eternità che ci portiamo dentro. Secondo la Bibbia, la via che conduce all’Albero è guardata da una coppia di Cherubini armati di lance fiammeggianti. Ciò però non significa che sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono uno un volto maschile e l’altro femminile, esprimendo così le due polarità fondamentali dell’esistenza, rappresentate sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale riavvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i Guardiani della Soglia, e divengono i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell’Eden. La loro stessa presenza serve da indicazione e punto di riferimento per quanti stanno cercando di tornare a Casa. Le due lance degli angeli stanno a simboleggiare un doppio nascondersi di Dio, che rappresenta a sua volta una doppia crisi, sia a livello di vita pratica che di fede interiore, un’iniziazione, attraverso cui dobbiamo passare se vogliamo il merito di ritrovare la strada. Se, dopo l’esperienza ripetuta della sofferenza e dell’esilio, la nostra fede rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verità è immutato, allora ci viene mostrato l’Albero della Vita. Si diceva come l’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo. Le Sefirot sono l’origine di interi settori dell’esistenza, sia nel mondo fisico, che in quello psicologico, che infine in quello spirituale. Un esempio di ciò, nel mondo fisico ci viene dalla struttura del sistema solare. Al suo centro c’è il Sole, che rappresenta la Sefirà chiamata Keter o “Corona”, la più alta dell’Albero, dalla quale proviene la luce che riempie e vitalizza tutte le altre. I nove pianeti che gli girano intorno rappresentano le altre nove Sefirot, in corrispondenza lineare. Si noti come la struttura dell’Albero già contenesse posto per i tre pianeti più lontani dal Sole, scoperti solo in tempi recenti. Nel caso in cui la scienza rivelasse l’esistenza di un decimo pianeta, come alcune ricerche fanno ritenere probabile, esso prenderebbe il posto dell’undicesima Sefirà, chiamata Da’at o “Conoscenza”, una misteriosa Sefirà che pur avendo un ruolo importantissimo nell’Albero non è contata solitamente assieme alle altre.

Nel piano psicologico, le dieci Sefirot sono dieci stati della psiche umana. Il più altro, Keter, è la condizione, raramente sperimentata, di totale trasfigurazione nel trascendente. Vi sono poi due tipi diversi di conoscenza intellettuale, corrispondenti alla percezione separata dei due emisferi cerebrali: la prima più artistica e intuitiva, al seconda più logica e deduttiva. Altre forme di misticismo prestano più il fianco alle critiche di scettici e razionalisti, che le accusano di essere vaghe, confuse e arcaiche, contrarie alle verità scientifiche. La Cabala ha invece anticipato di secoli alcune tra le più importanti scoperte della scienza. Ad esempio, lo Zohar prima e la dottrina sviluppata dall’Arizal dopo, contengono un’accurata descrizione dei due modi separati di conoscenza presenti nel cervello umano, identificati con gli emisferi destro e sinistro. Dopo le prime tre Sefirot vi sono sei stati emotivi della psiche, tre più intimi e tre più rivelati, più vicini all’esperienza fisica. Tutti e sei sono generati dall’opposizione fondamentale tra Chesed (Amore) e Ghevurà (Forza), comprensibili anche come Attrazione e Repulsione. Infine l’ultima Sefirà, Malkut o “Regno”, corrisponde ad uno stato psicologico rivolto soprattutto alle contingenze del mondo fisico e alle sue necessità. Nel piano spirituale del dieci Sefirot diventano le “Dieci Potenze dell’Anima”, dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, nel loro cammino di ritorno all’Albero della Vita. In proposito nello Zohar si legge: “Ma quando Dio ebbe creato la forma dell’uomo supernoch’ era per lui un carro celeste, il Signore vi discese, per essere chiamato nella forma del Tetragramma YHWH, e di conoscenza concettualizzata secondo i suoi attributi, misura per misura. Perciò fece sì d’essere chiamato El Elohim Sadday seva’ot e Tetragramma, affinché fosse possibile individuare in ognuno il rispettivo attributo significato, tramite il quale egli conduce il mondo vuoi col principio della clemenza vuoi con quello dell’equanimità, a seconda delle opere dell’uomo. Del resto se la sua luce non si fosse diffusa su tutte le creature come potrebbe persino il saggio riconoscerlo? Sarebbe rimasto irriconoscibile, e a nulla sarebbe valso tutto. Tutta la Terra è piena della sua gloria”.

Veniamo ora all’evoluzione di Shinji. L’Albero della Vita è necessario in quanto attraverso le sue impronte è possibile arrivare alla divinità. Ed è questo quello che Shinji farà. Seguirà, forse senza nemmeno accorgersene, le unidici Sefirot. Va detto che Shinji raggiunge tutte le Sefirot sia nella serie che nei lungometraggi, e non solo in questi ultimi come detto da alcuni, anche se questo raggiungimento è più marcato e dilazionato nel tempo nell’End of Evangelion, dato che nella serie si concentra tutto nell’ultimo criticato episodio, durante il suo perfezionamento. Il cammino evolutivo, al cui apice si trova l’orizzonte dell’eternità, segue i dieci diversi livelli caratterizzati dalle Sefirot, per cui completare l’apprendimento di una Sefirà significa poter salire al livello di un’altra, ed evolversi. Keter, l’ultima Sefirot, viene, nell’opera, raggiunta solo da Shinji e non dal resto dell’umanità, motivo per cui Shinji diviene come Dio. Il cammino da Malkut, mondo della fisicità, a Keter, mondo della metafisica e della divinità, viene completato solo da Shinji perché gli Angeli sono apostoli, anche loro impegnati nella ricerca dell’evoluzione, e fermi alla Sefirà Chesed (tutti tranne Zeliel, che è fermo alla Sefirà Ghevurà), che li porta ad amare tutto e tutti, compreso l’uomo, che cercano di aiutare nel loro cammino evolutivo. Passo dopo passo, è possibile individuare i momenti precisi in cui Shinji percorre le tappe del suo cammino da Malkut a Keter. Il viaggio comincia appunto da Malkut, l’origine fisica delle cose, presente già in tutti gli uomini. Shinji passa alla seconda Sefirà, Yesod o “Verità”, quando vede l’apertura di suo padre Gendo verso Rei, e tocca con mano l’essenza della verità. Quella sola scena lo porta a provare tutte le emozioni in un solo momento, e raggiunge Yesod. La terza Sefirà, chiamata Hod o “Splendore”, ha come aggancio fisico la semplicità, che il ragazzo sviluppa quando trova Yesod. La semplicità è la capacità di non angosciarsi troppo per il futuro. L’opportunità di raggiungere la quarta Sefirà, detta Netzach o “Vittoria”, viene data a Shinji da Misato, quando per la prima volta gli dirà che lui è il migliore, e farà nascere in Shinji la sicurezza di Netzach. Ma poco dopo Shinji, spinto da Netzach, sarà, per causa della sua sicurezza, inglobato dal dodicesimo angelo, che lo porterà nel Mare di Dirac, il mare dei numeri irreali e dell’irrealtà, da dove, una volta tratto in salvo, imparerà nel suo sogno la quinta Sefirà, detta Teferet o “Compassione”. L’attacco del quattordicesimo angelo gli consente di raggiungere la sesta Sefirà, la più pericolosa, Ghevurà o “Forza e Rabbia”. Questa viene raggiunta in due fasi, inizialmente in forma cosciente quando Shinji si scaglia contro l’angelo, e in seguito in forma incosciente quando l’Eva 01 si risveglia. Il successivo passo sarà dovuto a Kaworu, che, col suo comportamento, farà imparare a Shinji Chesed o “Amore”. Ciò coincide col fatto che gli Angeli sono a livello Chesed dell’evoluzione, e Kaworu gli trasmette questo stadio, dicendogli che lui stesso era nato per incontrarlo, quasi come se Shinji fosse predestinato a divenire un Dio. L’ottava, la nona e la decima Sefirot vengono conosciute da Shinji nell’ultimo episodio, durante la sua maturazione, ma sono chiarite meglio nell’End of Evangelion. L’ottava Sefirà, Homa o “intelligenza”, viene raggiunta da Shinji dopo essere stato per pochi istanti in contatto con l’undicesima Sefirà, Da’at o “Conoscenza unificante” (una Sefirà complementare cui bisogna arrivare per non essere accecati da Keter), che Shinji acquisisce nei momenti in cui fisico e metafisico si uniscono, quando Rei gli spiega le cose della vita. Subito dopo Shinji acquisisce Homa, che ha come manifestazione la felicità per aver appreso le risposte a tutti gli interrogativi. Homa dà anche la capacità di pensare in modo veramente logico. La nona Sefirà, detta Chokhmà o “Sapienza”, viene raggiunta da Shinji nel momento stesso in cui, con una sua scelta, abbatte Lilith, rifiutandosi di divenirne parte. La decima e ultima Sefirà, Keter o “Orizzonte divino di eternità”, viene raggiunta da Shinji da solo: l’ultima Rei gli fa capire con le sue parole il nuovo stato, e Shinji prende piena coscienza di sé e dell’umanità, e valica l’ultimo anello, Keter, divenendo un Dio. Quindi tutta la crescita di Shinji è manovrata dagli Angeli, o da avvenimenti a loro collegati. Questi esseri a questo punto possono essere considerati non più come discendenti di Dio, e quindi entità superiori, ma esseri provenienti anch’essi dal basso, che si stanno evolvendo a loro volta. Ogni essere dotato di anima è portato per una sorta di istinto divino a risalire gli anelli della scala evolutiva spirituale, e viene aiutato in ciò da entità da lui superiori. Nei confronti dell’uomo le entità guida sono gli Angeli, che a loro volta sono venuti dal basso. Ma angelo può essere definito lo stesso uomo, che, dopo aver acquisito conoscenza di sé, si accorgerà di esserlo nell’End of Evangelion. Alcune di queste entità hanno scelto il cammino alla destra dell’Albero della Vita, e sono divenuti servi di Dio, arcangeli. Altri hanno scelto il cammino a sinistra dell’Albero, e sono divenuti demoni, acquisendo però la libertà e l’indipendenza da Dio e dalle sue regole. Per cui esistono anche demoni buoni (Tabris ne è l’esempio migliore), che hanno scelto però il cammino a sinistra e la libertà. Questa ha infatti un caro prezzo: essere considerati la personificazione del Male per quanto può essere lunga l’eternità.