La trama di Neon Genesis
Evangelion può essere
analizzata in dettaglio
prendendo come punto di
riferimento la Cabala
ebraica. In
quest’ottica, possiamo
interpretare tutta la
vicenda secondo due
filoni, che hanno come
cardine l’evoluzione.
Nel primo filone
l’evoluzione che
analizzeremo è quella
dell’intero genere
umano, e l’analisi ruota
intorno alla figura di
Lucifero. Nel secondo
filone prenderemo in
considerazione
l’evoluzione di Shinji
come prototipo dell’uomo
della nuova generazione,
e avremo come guida
l’Albero della vita. Il
fatto che entrambi
questi elementi
compaiano all’inizio
della sigla dell’anime
legittima in pieno
queste considerazioni,
anzi dimostra come in
qualche modo Hideaki
Anno abbia voluto sin da
subito dare delle
indicazioni precise sui
punti di riferimento da
tenere presenti per
l’interpretazione della
sua opera.
L’evoluzione
dell’umanità
Gli Angeli hanno il
Frutto della Vita, la
sfera rossa chiamata
elemento S2, collegabile
idealmente (per forma e
colore) alla mela
dell’Albero della Vita
del giardino dell’Eden.
Attraverso questo frutto
viene assicurata la vita
eterna. L’uomo possiede
il Frutto della
Conoscenza, che gli
permette di distinguere
il Bene dal Male. Dio li
possiede entrambi: Egli
è sapiente e immortale,
ma anche molto
egocentrico, tenendo un
comportamento di tipo
assolutamente repressivo
nei confronti di Adamo
ed Eva quando,
attraverso loro e la
loro discendenza, l’uomo
si appropria della
Conoscenza. A questo
punto il giocattolo
costruito da Dio per se
stesso gli sfugge di
mano, va fuori dal suo
controllo. Dio ha ancora
dalla sua la potenza
della Vita, e caccia
l’uomo dall’Eden
relegandolo sulla Terra,
dove non ha la
possibilità di trovare
alcun tipo di strumento
o frutto che possa
portarlo alla sua stessa
linea di potenza e
innescare così l’Armageddon,
la grande lotta tra il
Bene e il Male, lotta
che, leggendo la Bibbia,
viene specificamente
collocata
territorialmente:
avverrà sulla Terra.
Bisogna precisare che il
concetto di Bene e di
Male sono assolutamente
soggettivi: sia l’uomo
che Dio avrebbero
lottato per la loro
sopravvivenza, e il
sopravvissuto avrebbe
imposto la sua idea di
bene come l’unica degna
di fiducia. Ma qualcosa
cambia. Lucifero, angelo
di Dio e a lui
praticamente pari,
decide, avviando la più
grande guerra divina,
che il comportamento di
Dio non era stato
giusto, e si ribella,
radunando con sé altri
angeli dotati come Dio
della Conoscenza del
Bene e del Male, e della
Vita eterna. Si avvia
così una rivoluzione, la
rivoluzione dei cieli.
Lucifero è il primo tra
tutti ad operare una
scelta: vuole la libertà
e l’evoluzione a grado d i
Dio di quei “giocattoli”
che ora hanno preso
coscienza di se stessi,
vuole che ognuno possa
scegliere il proprio
destino. E in questo
modo si vengono a creare
le condizioni che
porteranno
inevitabilmente all’Armageddon:
si creano tre fazioni,
l’umanità, Dio e i suoi
angeli, e Lucifero e i
suoi angeli (i
cosiddetti demoni, ma
che in principio erano
angeli e come tali
mantengono il loro
potere). Ma l’Armageddon
può essere combattuto da
due sole entità.
Lucifero perde lo
scontro con Dio, e viene
ricacciato in Terra: ai
suoi angeli viene tolto
il dono della
Conoscenza, come
punizione per la loro
ribellione, ma non
quello della Vita,
affinché rimangano per
sempre vivi nella loro
ignoranza. L’uomo,
attraverso la
conoscenza, è riuscito a
produrre un Frutto della
Vita artificiale: il
motore S2. E qui
comincia la grande saga
di Neon Genesis
Evangelion, il cui nome
giapponese, come ho gia
detto, può essere
tradotto come “Vangelo
della nuova
generazione”, come a
voler dire che quello
che sta per succedere
avrà l’importanza della
Genesi, di cui la saga è
una seconda versione,
aggiornata ai nostri
tempi. Infatti alla fine
dell’End of Evangelion
troveremo Shinji ed
Asuka come gli Adamo ed
Eva della nuova storia.
Dal basso degli Inferi,
Lucifero capisce che può
ricominciare, che l’uomo
può ora divenire il
nuovo Dio, poiché ha
creato quello che Dio
non ha potuto fare: un
Frutto della Vita
artificiale. Lucifero
capisce e si ingegna:
può far sì che gli umani
riacquistino la potenza
della vita. Anche la
Seele lo capisce, così
come Gendo, ma in due
maniere differenti. La
maniera della Seele, che
possiamo definire
attiva, è quella secondo
cui l’uomo può
sostituirsi a Dio,
divenendo un’entità
unica, mentre la maniera
di Gendo, la maniera
passiva, si incentra sul
fatto che l’uomo può
avere il dono della
Vita, ma vuole convivere
con Dio, evolvendosi per
proprio conto, senza
dover causare l’Armageddon.
Gli Angeli quindi
aiuteranno l’uomo a
divenire Dio, ma non
tengono conto di una
cosa: gli uomini hanno
creato le unità Eva, dei
semidei. Ciò poteva non
essere tenuto in
considerazione se non ci
fosse stata l’unità 01,
dotata del Frutto della
Conoscenza, datole
dall’anima della madre
di Shinji. Gli Angeli
intuiscono questo, e
decidono di accelerare
il tutto, perché se le
unità Eva venissero
dotate del Frutto della
Vita, e in particolare
l’unità 01, si creerebbe
un nuovo Dio, portando a
quattro le entità in
gioco nella lotta per la
sopravvivenza. Come
possono allora gli
Angeli aiutare l’uomo a
divenire Dio? Morendo.
Infatti, se un angelo
dovesse venire in
contatto con Adam,
l’umanità verrebbe
distrutta dal Third
Impact, espressione
dell’apparizione della
potenza della Vita, che
andrebbe a tutti tolta,
facendo rimanere solo
gli Angeli, senza più
alcuna possibilità da
parte loro di
conquistare il dono
della Conoscenza. Ma se
il diciottesimo angelo,
l’Uomo, riuscisse ad
annientarli tutti,
potrebbe evolversi.
Tutti gli Angeli
agiscono solo per
istinto, non avendo la
Conoscenza, e l’istinto
primordiale, quello
della sopravvivenza,
comincia a manifestarsi.
O noi o loro, questa è
l’unica regola. Ma
accade un imprevisto che
porterà al fallimento
del Third Impact, inteso
come l’evoluzione
dell’uomo [questo si
dovrebbe compiere
creando, attraverso le
entità dotate della
Vita, cioè lo 01, gli
Eva dallo 05 al 13 e la
Lancia di Longinus
(bagnata del sangue di
Cristo e quindi
contenitore di Vita e
Conoscenza), la
struttura dell’Albero
della Vita, il cui
Frutto si estenderà a
tutta l’umanità].
L’imprevisto sarà la
liberazione dell’Eva 01,
che ingloba il Frutto
della Vita (il nucleo di
Zeliel) e il Frutto
della Conoscenza
(l’anima di Yui Ikari).
Col passare dei giorni,
gli attacchi degli
Angeli si susseguono, e
ogni angelo che attacca
impara e fa imparare
qualcosa agli altri,
imitando il modello
dell’uomo. Infatti le
strategie degli Angeli
si affinano, al punto
che l’ultimo angelo
deciderà di attaccare la
NERV, e quindi
l’umanità, infiltrandosi
al suo interno. Tabris è
l’angelo che va più
vicino al successo, ma
viene fermato dal suo
aver capito che
l’umanità vuole solo
vivere, cosa che gli fa
vincere l’istinto di
sopravvivenza nascosto
comunque in lui. Quando
sulla croce del Terminal
Dogma vede Lilith, sua
madre, e non Adam, suo
fratello, capisce.
Capisce che l’umanità,
come lui, vuole solo
sopravvivere, e decide
che è più giusto che
sopravvivano tre
miliardi di esseri
piuttosto che uno solo.
Smette di vivere in quel
momento, e chiede a
Shinji di ucciderlo,
perché in caso contrario
sarebbe costretto a
distruggere tutto e
tutti. E muore per la
salvezza dell’umanità: è
il Cristo del Vangelo
della nuova generazione.
A questo punto, l’uomo
può evolversi. E
l’evoluzione può seguire
due strade (che sono
rappresentate nei due
finali, quello della
serie e quello dell’End
of Evangelion, problema
sul quale ritornerò tra
poco). La prima è
rappresentata dall’idea
di evoluzione secondo
Gendo Ikari, in cui
l’uomo acquista la Vita,
ma evita lo scontro con
Dio, affiancandosi ad
esso come suo pari. Si
crea così un Dio dalle
infinite identità e
memorie, tante quante
sono le persone che lo
compongono. La seconda è
quella portata avanti
dalla Seele, che con gli
Eva dallo 05 al 13,
dotati del Frutto della
Vita artificiale, crea
con lo 01 l’Albero della
Vita. Gendo cerca di
fermarlo attraverso Rei,
ma questa si rifiuta di
obbedirgli e comincia ad
assorbire le anime di
tutti. Solo lo 01, ormai
un Dio a tutti gli
effetti, si rifiuta di
entrare in Rei, e il
Third Impact fallisce:
sulla Terra rimangono
Shinji e Asuka, i
novelli Adamo ed Eva, e
in cielo rimane un nuovo
Dio, lo 01, destinato a
viaggiare in eterno con
la Lancia di Longinus,
strumento portatore di
Vita e di Morte.
L’evoluzione di Shinji
Per
comprendere l’evoluzione
di Shinji all’interno
dell’opera bisogna
prendere come
riferimento l’Albero
della Vita, inteso
cabalisticamente. Vanno
quindi per prima cosa
spiegati la sua
struttura e il suo
significato. L’Albero
della Vita rappresenta
una scala evolutiva
sulla quale ogni essere
vivente ha la sua
posizione. In un
immagine stilizzata si
può vedere come è
formato da dieci
circonferenze e ventidue
linee. La sua struttura
segue una logica
perfetta: esso
costituisce la sintesi
dei più noti e
importanti insegnamenti
della Cabala. È un
diagramma, astratto e
simbolico, costituito da
dieci entità, chiamate
Sefirot (al singolare
Sefirà), disposte lungo
tre pilastri verticali
paralleli: tre a destra,
tre a sinistra e quattro
al centro. Il pilastro
centrale si estende al
di sopra e al di sotto
degli altri due. Le
Sefirot corrispondono ad
importanti concetti
metafisici, a veri e
propri livelli
all’interno della
Divinità. Inoltre, sono
anche associate alle
situazioni pratiche ed
emotive attraversate da
ognuno di noi nella vita
quotidiana. Le Sefirot
sono dieci principi
basilari, riconoscibili
nella molteplicità
disordinata e complessa
della vita umana, capaci
di unificarla e darle
senso e pienezza. Le
dieci Sefirot sono
collegate da ventidue
canali, tre orizzontali,
sette verticali e dodici
diagonali, ognuno
corrispondente ad una
lettera dell’Alef Beit
ebraico. L’Albero della
Vita è il programma
secondo il quale si è
svolta la creazione dei
mondi, è il cammino di
discesa lungo la quale
le anime e le creature
hanno raggiunto la loro
forma attuale. Esso è
anche il sentiero di
risalita, attraverso cui
l’intero creato può
ritornare al traguardo
cui tutto anela: l’unità
del Grembo del Creatore.
L’Albero della Vita è la
Scala di Giacobbe, la
cui base è appoggiata
sulla Terra, e la cui
cima tocca il cielo.
Lungo di essa gli
Angeli, cioè le
molteplici forme di
consapevolezza che
animano la creazione,
salgono e scendono
continuamente. Lungo di
essa sale e scende anche
la consapevolezza degli
esseri umani. Tramite
l’Albero della Vita ci
arriva il nutrimento
energetico presente nei
campi di Luce divina che
circondano la creazione.
Tale nutrimento scorre e
discende lungo la serie
dei canali delle Sefirot,
assottigliandosi e
suddividendosi, fino a
raggiungere le creature,
che ne hanno bisogno per
sostenersi in vita.
Lungo l’Albero della
Vita salgono infine le
preghiere e i pensieri
di coloro che cercano
Dio, e che desiderano
esplorare reami sempre
più vasti e perfetti
dell’Essere. I tre
pilastri dell’Albero
corrispondono alle tre
vie che ogni essere
umano ha davanti:
l’Amore (destra), la
Forza (sinistra) e la
Compassione (centro).
Solo la via mediana,
chiamata anche via
regale, ha in sé la
capacità di unificare
gli opposti. Senza il
pilastro centrale,
l’Albero della Vita
diventa quello della
Conoscenza del Bene e
del Male. I pilastri a
destra e a sinistra
rappresentano inoltre
due polarità basilari di
tutta la realtà: il
maschile a destra e il
femminile a sinistra,
dai quali sgorgano tutte
le altre coppie
d’opposti presenti nella
creazione.
L’insegnamento
principale contenuto
nella dottrina
cabalistica dell’Albero
della Vita è quello
dell’integrazione delle
componenti maschile e
femminile, da
effettuarsi sia
all’interno della
consapevolezza umana che
nelle relazioni di
coppia. Spiegano i
cabalisti che il motivo
principale per cui Adamo
ed Eva si lasciarono
ingannare dal serpente
fu il fatto che il loro
rapporto non era ancora
perfetto. Il peccato
d’Adamo consistette
nell’aver voluto
conoscere in profondità
la dualità senza aver
prima fatto esperienza
sufficiente dello stato
di unità divina, e senza
aver portato tale unità
all’interno della sua
relazione con Eva. Il
serpente si insinuò
nella frattura tra i due
primi compagni della
storia umana, e vi pose
il suo veleno mortale.
Dopo il peccato,
l’Albero della Vita fu
nascosto, per impedire
che Adamo, con il male
che aveva ormai
assorbito, avesse
accesso al segreto della
vita eterna e in questo
modo rendesse assoluto
il principio del male.
Adamo ha dovuto fare
esperienza della morte e
della distruzione,
perché lui stesso aveva
così scelto. Tramite
tali esperienze
negative, il suo essere
malato si sarebbe potuto
liberare dal veleno del
serpente, per
ridiventare la creatura
eterna che Dio aveva
concepito. Analogamente,
tutte le esperienze
tragiche e dolorose, che
purtroppo possono
succedere durante la
vita umana, sono
tuttavia occasioni
preziose per rendersi
conto della distanza
frappostasi tra lo stato
ideale, del quale
conserviamo una memoria
nel super – conscio, e
lo stato attuale. Esiste
però una via più facile,
la quale, pur non
eliminando completamente
l’amaro della medicina,
ci permette già da
adesso di assaggiare la
gioia e la perfezione
contenuta nell’Albero
della Vita, in misura
variabile secondo la
capacità di ognuno.
Questa via consiste
nello studio della
conoscenza esoterica: la
Cabala.
Dopo
aver perso lo stato
paradisiaco del Giardino
dell’Eden, l’umanità non
ha più accesso diretto
all’Albero della Vita,
che rimane l’unica vera
risposta ai bisogni di
infinità, di gioia e di
eternità che ci portiamo
dentro. Secondo la
Bibbia, la via che
conduce all’Albero è
guardata da una coppia
di Cherubini armati di
lance fiammeggianti. Ciò
però non significa che
sia del tutto
inaccessibile. Secondo
la tradizione orale, i
due Cherubini possiedono
uno un volto maschile e
l’altro femminile,
esprimendo così le due
polarità fondamentali
dell’esistenza,
rappresentate sui piani
più elevati della
consapevolezza. Con il
graduale riavvicinamento
e riunificazione di tali
principi, questi angeli
cessano di essere i
Guardiani della Soglia,
e divengono i pilastri
che sostengono la porta
che ci riconduce al
Giardino dell’Eden. La
loro stessa presenza
serve da indicazione e
punto di riferimento per
quanti stanno cercando
di tornare a Casa. Le
due lance degli angeli
stanno a simboleggiare
un doppio nascondersi di
Dio, che rappresenta a
sua volta una doppia
crisi, sia a livello di
vita pratica che di fede
interiore,
un’iniziazione,
attraverso cui dobbiamo
passare se vogliamo il
merito di ritrovare la
strada. Se, dopo
l’esperienza ripetuta
della sofferenza e
dell’esilio, la nostra
fede rimane intatta, e
il nostro desiderio di
Dio e della verità è
immutato, allora ci
viene mostrato l’Albero
della Vita. Si diceva
come l’Albero della Vita
è il progetto seguito da
Dio per creare il mondo.
Le Sefirot sono
l’origine di interi
settori dell’esistenza,
sia nel mondo fisico,
che in quello
psicologico, che infine
in quello spirituale. Un
esempio di ciò, nel
mondo fisico ci viene
dalla struttura del
sistema solare. Al suo
centro c’è il Sole, che
rappresenta la Sefirà
chiamata Keter o
“Corona”, la più alta
dell’Albero, dalla quale
proviene la luce che
riempie e vitalizza
tutte le altre. I nove
pianeti che gli girano
intorno rappresentano le
altre nove Sefirot, in
corrispondenza lineare.
Si noti come la
struttura dell’Albero
già contenesse posto per
i tre pianeti più
lontani dal Sole,
scoperti solo in tempi
recenti. Nel caso in cui
la scienza rivelasse
l’esistenza di un decimo
pianeta, come alcune
ricerche fanno ritenere
probabile, esso
prenderebbe il posto
dell’undicesima Sefirà,
chiamata Da’at o
“Conoscenza”, una
misteriosa Sefirà che
pur avendo un ruolo
importantissimo
nell’Albero non è
contata solitamente
assieme alle altre.
Nel piano psicologico,
le dieci Sefirot sono
dieci stati della psiche
umana. Il più altro,
Keter, è la condizione,
raramente sperimentata,
di totale
trasfigurazione nel
trascendente. Vi sono
poi due tipi diversi di
conoscenza
intellettuale,
corrispondenti alla
percezione separata dei
due emisferi cerebrali:
la prima più artistica e
intuitiva, al seconda
più logica e deduttiva.
Altre forme di
misticismo prestano più
il fianco alle critiche
di scettici e
razionalisti, che le
accusano di essere
vaghe, confuse e
arcaiche, contrarie alle
verità scientifiche. La
Cabala ha invece
anticipato di secoli
alcune tra le più
importanti scoperte
della scienza. Ad
esempio, lo Zohar prima
e la dottrina sviluppata
dall’Arizal dopo,
contengono un’accurata
descrizione dei due modi
separati di conoscenza
presenti nel cervello
umano, identificati con
gli emisferi destro e
sinistro. Dopo le prime
tre Sefirot vi sono sei
stati emotivi della
psiche, tre più intimi e
tre più rivelati, più
vicini all’esperienza
fisica. Tutti e sei sono
generati
dall’opposizione
fondamentale tra Chesed
(Amore) e Ghevurà
(Forza), comprensibili
anche come Attrazione e
Repulsione. Infine
l’ultima Sefirà, Malkut
o “Regno”, corrisponde
ad uno stato psicologico
rivolto soprattutto alle
contingenze del mondo
fisico e alle sue
necessità. Nel piano
spirituale del dieci
Sefirot diventano le
“Dieci Potenze
dell’Anima”, dieci luci
o sorgenti d’energia,
che aiutano
costantemente la
crescita di coloro che
sanno connettersi con
esse, nel loro cammino
di ritorno all’Albero
della Vita. In proposito
nello Zohar si legge:
“Ma quando Dio ebbe
creato la forma
dell’uomo supernoch’ era
per lui un carro
celeste, il Signore vi
discese, per essere
chiamato nella forma del
Tetragramma YHWH, e di
conoscenza
concettualizzata secondo
i suoi attributi, misura
per misura. Perciò fece
sì d’essere chiamato El
Elohim Sadday seva’ot e
Tetragramma, affinché
fosse possibile
individuare in ognuno il
rispettivo attributo
significato, tramite il
quale egli conduce il
mondo vuoi col principio
della clemenza vuoi con
quello dell’equanimità,
a seconda delle opere
dell’uomo. Del resto se
la sua luce non si fosse
diffusa su tutte le
creature come potrebbe
persino il saggio
riconoscerlo? Sarebbe
rimasto irriconoscibile,
e a nulla sarebbe valso
tutto. Tutta la Terra è
piena della sua gloria”.
Veniamo ora
all’evoluzione di Shinji.
L’Albero della Vita è
necessario in quanto
attraverso le sue
impronte è possibile
arrivare alla divinità.
Ed è questo quello che
Shinji farà. Seguirà,
forse senza nemmeno
accorgersene, le unidici
Sefirot. Va detto che
Shinji raggiunge tutte
le Sefirot sia nella
serie che nei
lungometraggi, e non
solo in questi ultimi
come detto da alcuni,
anche se questo
raggiungimento è più
marcato e dilazionato
nel tempo nell’End of
Evangelion, dato che
nella serie si concentra
tutto nell’ultimo
criticato episodio,
durante il suo
perfezionamento. Il
cammino evolutivo, al
cui apice si trova
l’orizzonte
dell’eternità, segue i
dieci diversi livelli
caratterizzati dalle
Sefirot, per cui
completare
l’apprendimento di una
Sefirà significa poter
salire al livello di
un’altra, ed evolversi.
Keter, l’ultima Sefirot,
viene, nell’opera,
raggiunta solo da Shinji
e non dal resto
dell’umanità, motivo per
cui Shinji diviene come
Dio. Il cammino da
Malkut, mondo della
fisicità, a Keter, mondo
della metafisica e della
divinità, viene
completato solo da
Shinji perché gli Angeli
sono apostoli, anche
loro impegnati nella
ricerca dell’evoluzione,
e fermi alla Sefirà
Chesed (tutti tranne
Zeliel, che è fermo alla
Sefirà Ghevurà), che li
porta ad amare tutto e
tutti, compreso l’uomo,
che cercano di aiutare
nel loro cammino
evolutivo. Passo dopo
passo, è possibile
individuare i momenti
precisi in cui Shinji
percorre le tappe del
suo cammino da Malkut a
Keter. Il viaggio
comincia appunto da
Malkut, l’origine fisica
delle cose, presente già
in tutti gli uomini.
Shinji passa alla
seconda Sefirà, Yesod o
“Verità”, quando vede
l’apertura di suo padre
Gendo verso Rei, e tocca
con mano l’essenza della
verità. Quella sola
scena lo porta a provare
tutte le emozioni in un
solo momento, e
raggiunge Yesod. La
terza Sefirà, chiamata
Hod o “Splendore”, ha
come aggancio fisico la
semplicità, che il
ragazzo sviluppa quando
trova Yesod. La
semplicità è la capacità
di non angosciarsi
troppo per il futuro.
L’opportunità di
raggiungere la quarta
Sefirà, detta Netzach o
“Vittoria”, viene data a
Shinji da Misato, quando
per la prima volta gli
dirà che lui è il
migliore, e farà nascere
in Shinji la sicurezza
di Netzach. Ma poco dopo
Shinji, spinto da
Netzach, sarà, per causa
della sua sicurezza,
inglobato dal dodicesimo
angelo, che lo porterà
nel Mare di Dirac, il
mare dei numeri irreali
e dell’irrealtà, da
dove, una volta tratto
in salvo, imparerà nel
suo sogno la quinta
Sefirà, detta Teferet o
“Compassione”. L’attacco
del quattordicesimo
angelo gli consente di
raggiungere la sesta
Sefirà, la più
pericolosa, Ghevurà o
“Forza e Rabbia”. Questa
viene raggiunta in due
fasi, inizialmente in
forma cosciente quando
Shinji si scaglia contro
l’angelo, e in seguito
in forma incosciente
quando l’Eva 01 si
risveglia. Il successivo
passo sarà dovuto a
Kaworu, che, col suo
comportamento, farà
imparare a Shinji Chesed
o “Amore”. Ciò coincide
col fatto che gli Angeli
sono a livello Chesed
dell’evoluzione, e
Kaworu gli trasmette
questo stadio,
dicendogli che lui
stesso era nato per
incontrarlo, quasi come
se Shinji fosse
predestinato a divenire
un Dio. L’ottava, la
nona e la decima Sefirot
vengono conosciute da
Shinji nell’ultimo
episodio, durante la sua
maturazione, ma sono
chiarite meglio nell’End
of Evangelion. L’ottava
Sefirà, Homa o
“intelligenza”, viene
raggiunta da Shinji dopo
essere stato per pochi
istanti in contatto con
l’undicesima Sefirà,
Da’at o “Conoscenza
unificante” (una Sefirà
complementare cui
bisogna arrivare per non
essere accecati da Keter),
che Shinji acquisisce
nei momenti in cui
fisico e metafisico si
uniscono, quando Rei gli
spiega le cose della
vita. Subito dopo Shinji
acquisisce Homa, che ha
come manifestazione la
felicità per aver
appreso le risposte a
tutti gli interrogativi.
Homa dà anche la
capacità di pensare in
modo veramente logico.
La nona Sefirà, detta
Chokhmà o “Sapienza”,
viene raggiunta da
Shinji nel momento
stesso in cui, con una
sua scelta, abbatte
Lilith, rifiutandosi di
divenirne parte. La
decima e ultima Sefirà,
Keter o “Orizzonte
divino di eternità”,
viene raggiunta da
Shinji da solo: l’ultima
Rei gli fa capire con le
sue parole il nuovo
stato, e Shinji prende
piena coscienza di sé e
dell’umanità, e valica
l’ultimo anello, Keter,
divenendo un Dio. Quindi
tutta la crescita di
Shinji è manovrata dagli
Angeli, o da avvenimenti
a loro collegati. Questi
esseri a questo punto
possono essere
considerati non più come
discendenti di Dio, e
quindi entità superiori,
ma esseri provenienti
anch’essi dal basso, che
si stanno evolvendo a
loro volta. Ogni essere
dotato di anima è
portato per una sorta di
istinto divino a
risalire gli anelli
della scala evolutiva
spirituale, e viene
aiutato in ciò da entità
da lui superiori. Nei
confronti dell’uomo le
entità guida sono gli
Angeli, che a loro volta
sono venuti dal basso.
Ma angelo può essere
definito lo stesso uomo,
che, dopo aver acquisito
conoscenza di sé, si
accorgerà di esserlo
nell’End of Evangelion.
Alcune di queste entità
hanno scelto il cammino
alla destra dell’Albero
della Vita, e sono
divenuti servi di Dio,
arcangeli. Altri hanno
scelto il cammino a
sinistra dell’Albero, e
sono divenuti demoni,
acquisendo però la
libertà e l’indipendenza
da Dio e dalle sue
regole. Per cui esistono
anche demoni buoni (Tabris
ne è l’esempio
migliore), che hanno
scelto però il cammino a
sinistra e la libertà.
Questa ha infatti un
caro prezzo: essere
considerati la
personificazione del
Male per quanto può
essere lunga l’eternità. |