Non
è cosa semplice tentare
unapproccio analitico al
capolavoro di Yoshiyuki
Sadamoto, tale è la
complessità di questa
opera e i riferimenti
alle fonti umane più
disparate. Per non farla
risultare superficiale e
scontata, o, al
contrario, confusionaria
e farraginosa, imposterò
questa trattazione in
diverse parti, ognuna
dedicata ad un aspetto
cardine dell’opera,
relegando le spiegazioni
piuttosto accademiche a
due schede iniziali,
Data Files e Cast, che
ricalcano l’impostazione
originale della versione
italiana a fumetti
dell’opera. Va precisato
sin da subito però che
le diverse parti in cui
articolerò il discorso
sono sempre da
considerare un tutt’uno
indivisibile, in cui i
vari frammenti si
compenetrano,
complementandosi e
arricchendosi a vicenda.
Prima di iniziare però
si rendono necessarie
alcune precisazioni su
questa opera, in modo da
rendere chiari alcuni
aspetti che chi non
conosce bene quello di
cui sto scrivendo
potrebbe ignorare,
rendendo ancora più
difficile da seguire un
discorso già di per sé
molto complesso. Neon
Genesis Evangelion nasce
dalla volontà della
Gainax, una casa di
produzione di anime (i
cartoni animati
giapponesi, per
intenderci) di
rilanciarsi sulle scene
dell’animazione dopo un
periodo di silenzio, con
lo scopo di produrre una
serie emozionante e
originale. Per questo
motivo il regista
Hideaki Anno, che ha
diretto tra l’altro
anche Fushigi No Umi No
Nadia (conosciuto in
Italia come “Il mistero
della pietra azzurra),
ha dedicato una
particolare attenzione
nella pianificazione di
questo progetto. Solo
recentemente è stata
realizzata una versione
a fumetti, ad opera di
Yoshiyuki Sadamoto (già
autore dei disegni della
serie animata), che ha
compiuto un eccellente
lavoro di adattamento
dell’anime al formato
cartaceo. Quindi,
contrariamente a quello
che avviene di solito,
Evangelion è prima un
anime e solo dopo un
manga, tanto che la
versione italiana del
manga non è ancora
completata (giunta al
volume 8), e, avendo
raggiunto la produzione
giapponese, i tempi di
uscita dei volumi sono
molto lunghi, con grande
disperazione di tutti
noi appassionati. In un
secondo momento, visto
il successo riscosso
dalla serie animata, gli
autori giapponesi hanno
deciso di produrre due
lungometraggi, che
riprendevano le fila
degli ultimi episodi
della serie e
rivisitavano il finale,
da un lato riuscendo a
concludere parecchi
filoni narrativi in
maniera molto brillante,
ma dall’altro creando
una sorta di discrepanza
tra serie e
lungometraggi (il famoso
problema dei due finali
sul quale ritornerò in
seguito). Quindi, per
chi volesse affacciarsi
solo adesso al mondo di
Evangelion, si pongono
due problemi di
difficile soluzione:
intanto, la serie
animata è stata
trasmessa una sola volta
in tv, e che io sappia
non ci sono repliche in
vista, ma per fortuna è
presente in sei dvd, che
però sono molto costosi.
Purtroppo invece i
lungometraggi non sono
mai stati tradotti in
italiano, e sono
presenti il primo (Death
& Rebirth) in inglese,
il secondo (The end of
Evangelion) solo in
lingua originale con i
sottotitoli in inglese.
Volendo quindi dare un
consiglio a quanti
volessero iniziare a
scoprire questo mondo
fantastico, suggerisco
di recuperare i volumi
della versione manga
(che anche se presenta
alcune differenze
dall’anime è molto ben
fatta), restando in
attesa della
pubblicazione dei nuovi
volumi. Per concludere,
tengo a sottolineare che
per redigere questo
articolo ho consultato
moltissime fonti, letto
decine di pagine web,
fatto lunghe
chiacchierate con
esperti del settore dei
fumetti e
dell’animazione e infine
studiato con dedizione
quasi maniacale il
fumetto. Per le parti
che ancora non sono
state pubblicate mi sono
basato sulla serie
animata e sui resoconti
dei lungometraggi che ho
trovato (non avendo
ancora avuto occasione
di vederli
personalmente). Inoltre
è giusto dare
riconoscimento al lavoro
di Claudio Gatta sulla
“Cabala in Evangelion”,
lavoro al quale ho fatto
costante riferimento,
soprattutto per alcune
parti dell’articolo. Al
di là di ciò voglio
precisare che tutto
quello che è scritto qui
di seguito è frutto del
mio lavoro e della mia
personale
interpretazione e
rielaborazione di quanto
ho trovato
sull’argomento, e quindi
non è da ritenere una
analisi “ufficiale”
dell’opera, ma un
commento personale, e
inoltre non posso
garantire che la
tematica e le forme di
questa trattazione non
siano già state prodotte
da altri prima di me.
Fatte queste
precisazioni, forse un
po’ noiose ma
necessarie, cominciamo. |