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Jonathan Steele - Quando la magia fa coppia con la tecnologia
a cura di Filippo Longo

Copertina albo N° 50Nella presentazione a questa rubrica avevo parlato di come si possano distinguere tre scuole di pensiero nel mondo dei fumetti: italiana, giapponese, americana, e come ognuna di queste abbia un suo personale stile di interpretazione delle storie a fumetti. Jonathan Steele è un'eccezione a questa regola. Lo si potrebbe definire un comics all'italiana, in quanto la realizzazione grafica, l'impaginazione e molto altro sono tipicamente riconducibili agli altri fumetti italiani (Dylan Dog, Martin Mystere, ecc.). Ma, a differenza di questi, in Jonathan le cose cambiano. Cambiano nel senso che le storie seguono un filone narrativo (o più filoni) di ampio respiro, che si snoda nell'arco di decine di albi e al quale ogni storia aggiunge un frammento chiarificatore. E concluso un filone se ne apre un altro, legato al precedente, ma anche abbastanza indipendente. Ma di cosa parla Jonathan Steele? Parla di come sarà la Terra nel 2020, anche se tutto è iniziato nel 2011, quindi tra pochi anni, quando la magia ha fatto la sua comparsa, o meglio la sua ricomparsa, sulla Terra. Gli esseri magici infatti erano stati costretti ad abbandonarla molto prima che la razza umana cominciasse ad evolvere. Ora i poteri oscuri sono tornati violentemente sulla Terra, arrecando modificazioni all'ambiente e ai suoi abitanti. Dopo un periodo di iniziale sconvolgimento, causato sopratutto dalle mutazioni fisiche che alcuni individui subirono, la situazione si normalizzo, e gli uomini impararono a convivere con la magia, sfruttandola a loro vantaggio. Ma parallelamente alla magia un'altra forza, forse ancora più misteriosa, ha continuato a seguire il suo corso nelle vicende umane: la tecnologia. Non è infatti troppo assurdo pensare che tra una quindicina d'anni un'automobile possa essere trasformata agevolmente in un piccolo velivolo, o che ci siano binocoli in grado di vedere attraverso i muri, tutte cose che accadono nelle avventure del fumetto. Magia e tecnologia, dunque. Due forze spaventose che si affiancano e si completano l'una con l'altra, proprio come i protagonisti della storia. Da una parte Jonathan, soldato di un esercito mercenario, agente segreto, spia, guardia del corpo, ladro su commissione, insomma un mercenario con un forte senso dell'onore e della lealtà, con una forza di volontà che è l'arma migliore nel suo mestiere, ma piuttosto scettico nei confronti dei fenomeni paranormali, lucido e calcolatore. Dall'altra parte Myriam e Jasmine, una custode di un potere magico che non riesce a controllare, ma che le dà il dominio sul popolo fatato, l'altra depositaria di un antico libro di incantesimi che si tramanda nella sua famiglia da generazioni e che solo lei è in grado di utilizzare. Entrambe però non sufficientemente preparate a gestire situazioni ad alta tensione come invece lo sono per i fenomeni di natura mistica. Due opposti che si completano a vicenda, con una sinergia che permetterà loro di far fronte a qualsiasi minaccia, magica e tecnologica. Ma le vicende dei personaggi non sono certo le uniche a riempire le storie. Vi è tutto un sottofondo che appare a tratti e in modo velato, ma che è fondamentale come gli attori in prima linea. Una misteriosa congregazione di dei provenienti da tutte le culture dei popoli osserva silenziosa le vicende di Jonathan, che è legato a un destino di cui ancora non conosce nulla, ma che presto dovrà scoprire se vorrà essere all'altezza della missione che gli è stata assegnata. Dei della mitologia greca, giapponese e celtica, spiriti degli indigeni e dei pellerossa, seguiranno e a volte interverranno nelle vicende dei nostri eroi, guidandoli attraverso un sentiero che si delinea man mano che viene percorso. Un'opera davvero degna di nota quella di Federico Memola, già sceneggiatore di altre serie ai confini della realtà, che con Jonathan Steele tocca veramente il suo massimo creativo. Inoltre le sue storie sono sicuramente ricche di messaggi interessanti e molto attuali. Uno di questi è sicuramente quello della integrazione. A questo proposito è splendida una tavola del primo albo della serie dove viene mostrata una strada qualunque di una grande città del 2020, in cui ragazze dalla pelle squamosa passeggiano accanto a uomini dalle sembianze feline, mentre altri levitano magicamente per evitare il traffico. Una società quindi, quella di Memola, che è consapevole che una diversità esteriore non è affatto segno di un diverso valore morale. Nel mondo di Jonathan la diversità si manifesta con le orecchie a punta o con la pelliccia su tutto il corpo, nel nostro con il colore della pelle o con la forma degli occhi, ma il concetto è sempre lo stesso. E non va dimenticato.

Jonathan, Myriam, Jasmine   Jonathan, Myriam, Jasmine