In questa conclusiva
parte dell’articolo mi
soffermo a considerare
alcuni aspetti
particolari e specifici
presenti in Neon Genesis
Evangelion, aspetti che
forse potranno sembrare
solo collaterali e di
scarsa importanza, a
volte addirittura
forzati, ma che invece
denotano come gli autori
di questa grandiosa
opera abbiano intriso
tutta la serie di
riferimenti a concetti
appartenenti ad altri
ambiti della conoscenza
umana, come filosofia,
letteratura,
psicoanalisi, e non si
siano semplicemente
limitati a creare un
racconto mitologico –
religioso, né tantomeno
strettamente
fantascientifico.
Il problema dei due
finali e il loro univoco
significato
Come avevo già detto
nell’introduzione, alla
gran parte del pubblico
il finale della prima
serie (quella televisiva
per intenderci, da cui è
stata realizzata l’opera
cartacea) non era
piaciuto. Questo perché
nella concezione comune
un finale deve tirare le
fila della vicenda,
concludendola in maniera
univoca, e soprattutto
chiarire i punti oscuri
e gli enigmi della
serie, in particolare in
un’opera come Neon
Genesis Evangelion,
nella quale gli enigmi
sono la regola della
narrazione e non un
complemento. L’idea di
Hideaki Anno era invece
diversa. Infatti volle
trascurare quello che
era la narrazione degli
eventi religioso –
fantascientifici (tutte
le vicende legate alla
venuta degli Angeli e al
Third Impact, per
intenderci), per
dedicarsi completamente,
negli ultimi due
episodi, all’aspetto
psicologico –
esistenziale. Era
infatti per lui ben più
importante mostrare la
maturazione interiore
dei personaggi
principali. A seguito di
logiche di mercato,
però, fu quasi costretto
a riprendere le fila
della serie in Death &
Rebirth, e a concluderla
in modo, diciamo così,
classico, in End of
Evangelion. Ma a ben
guardare Anno si è
limitato a rendere
esplicito e di più
facile comprensione
tutto quello che era già
stato presentato nella
serie, anche se in modo
molto più ermetico e
accessibile solo ad un
attento analizzatore. Ma
andiamo con ordine.
Fulcro di tutto sono il
famigerato Third Impact,
lasciato come sottinteso
nel finale della serie e
esplicitato nell’End of
Evangelion, e il
Progetto per il
perfezionamento
dell’uomo, che a ben
guardare si compiono in
entrambe le versioni, e
sempre in modo diverso
da quanto programmato
dai suoi artefici (vale
a dire la Seele o Gendo
Ikari). In entrambi i
finali Shinji si trova
di fronte ad un bivio:
fuggire ed evitare le
possibili sofferenze,
rinunciando a vivere,
oppure continuare la sua
strada sulla Terra, con
tutte le sofferenze che
questo può comportare,
ma con la volontà di
superarle. E la
decisione sarà sempre la
stessa in tutti e due i
casi. Il finale
dell’anime ci mostra uno
Shinji che accetta
finalmente se stesso, e
si mette in gioco nella
giostra della vita,
decidendo di affrontare
il confronto con il suo
prossimo e non fuggire
appena le cose si fanno
difficili. Tutti
applaudono, e sembra un
finale felice, ma
l’errore è quello di
dimenticare, durante
quell’applauso, tutti i
discorsi difficili che
sono stati fatti fino a
pochi istanti prima.
Nell’End of Evangelion
Shinji si trova di
fronte alla stessa
scelta: se decide di
unirsi con Rei, fuggirà
definitivamente dal
contatto con le altre
persone, e finalmente
non soffrirà più, perché
allo stato di divinità
sarà il tutto, non
proverà dolore. Se
invece rifiuterà
l’unione sarà tutto come
prima. Ma capisce che in
realtà fuggendo non
troverà nulla, perché in
realtà divenendo il
tutto sarà al tempo
stesso anche il nulla.
Allora affronterà di
nuovo quella realtà
dolorosa, ma con la
consapevolezza che lui
la può cambiare,
cambiando prima di tutto
se stesso, il suo
atteggiamento verso il
mondo. Solo cambiando se
stesse le persone
saranno in grado di
comprendersi. A vincere
è stato l’individuo.
Tutto questo, che si
realizza come azione
esplicita nell’End of
Evangelion, era già
presente nelle
riflessioni del finale
della serie, dove il
Third Impact viene solo
inscenato (grande l’idea
del palcoscenico) grazie
all’analisi psicologica
di ciascun personaggio,
perché ciascuno di essi
ha i suoi problemi.
L’End of Evangelion si
limita invece ad
analizzare solo Shinji
ed Asuka. Al contrario
del primo, il secondo
finale sembra essere
tragico (sono morti
tutti gli esseri umani
tranne Shinji ed Asuka),
mentre ha come nota
positiva l’istaurarsi di
un orizzonte infinito di
possibilità che si apre
davanti ai due
superstiti. Solo loro
due hanno vinto la loro
battaglia personale,
mentre gli altri l’hanno
persa. L’umanità riparte
quindi dai due novelli
Adamo ed Eva, e sarà
un’umanità migliore.
Tutte le altre persone
non sono riuscite a
riacquistare la loro
forma corporea, perché
di fronte alle
difficoltà hanno deciso
di fuggire, ed di
abbandonarsi al
piacevole senso di
pienezza del nulla. È
quindi giusto fare una
distinzione tra il
significato che il
Progetto per il
perfezionamento
dell’uomo ricopre
narrativamente (cioè
nella storia) e il suo
significato nell’idea
dell’autore. Il Progetto
nella serie in realtà
non si realizza, infatti
non si crea quel Dio che
avrebbe dovuto
racchiudere in sé
l’essenza di tutti gli
esseri umani. Per
Hideaki Anno invece il
perfezionamento (inteso
come passo avanti
evolutivo) è quello
raggiunto da Shinji ed
Asuka, che capiscono che
cambiare se stessi è il
primo passo per cambiare
la realtà e vivere
davvero. Shinji capisce
che non deve fuggire
dalle difficoltà ma
lottare per cambiarle,
Asuka capisce che il suo
atteggiamento nei
confronti del mondo è
sbagliato, e che porsi
in maniera conflittuale
con tutti non porta a
niente. Si rende conto
infine che valeva la
pena di fidarsi dei
sentimenti veri, e non
disprezzarli con una
sterile ironia e
un’ostentata
superiorità. Bellissimo
messaggio quindi quello
di Neon Genesis
Evangelion: vivere
significa confrontarsi
con gli altri. Se
rifiutiamo ciò c’è solo
la morte. Vivi, non
lasciarti vivere.
Confronto tra Neon
Genesi Evangelion e
Nadia
Senza dubbio Neon
Genesis Evangelion è
l’opera di maggior
successo della Gainax,
ma non va per nulla
trascurata un’altra
opera della stessa casa
di produzione,
realizzata anch’essa da
Hideaki Anno e Yoshiyuki
Sadamoto: Fushigi no umi
no Nadia (conosciuto in
Italia come “Il mistero
della pietra azzurra").
I punti di contatto tra
le due opere sono molto
numerosi, e possiamo
dire che, rispettando la
cronologia, Neon Genesis
Evangelion somiglia a
Nadia, riprendendone ed
ampliandone molti
concetti. Le somiglianze
sono certamente anche di
carattere grafico e di
impostazione (d’altra
parte era logico, con lo
stesso regista e lo
stesso disegnatore), ma
quelle su cui mi
soffermerò sono le
similitudini di tipo
tematico. In Nadia come
in Neon Genesis
Evangelion ci viene
presentata una possibile
origine della razza
umana. Nel secondo gli
umani discendono da
Lilith. In Nadia invece
la razza umana è stata
creata ad immagine e
somiglianza degli
Atlantidei, un antico
popolo venuto da una
galassia lontana che
scelse la Terra per far
rinascere la propria
civiltà. Gli Atlantidei
crearono infatti un
essere quasi al loro
stesso livello per
poterlo porre sotto
schiavitù. Il primo
esemplare di uomo si
Chiamava Adam, che
quindi qui si discosta
dall’Adam di Neon
Genesis Evangelion, dove
è il primo angelo. Le
due pietre azzurre
possono essere
paragonate alla Lancia
di Longinus, in quanto
costituiscono il massimo
potere esistente
nell’universo. Proprio
per questo chi le
possiede (gli ultimi due
discendenti della razza
atlantidea) può essere
buono come un Dio o
malvagio come un
demonio: proprio lo
stesso discorso che
Fuyutsuki fa nell’End of
Evangelion riguardo allo
01 unitosi alla Lancia.
Inoltre le somiglianze
tra le pietre e la
lancia sono anche di
tipo fisico: la forma
elicoidale della Lancia
è quella del nastro di
Moebius, la particolare
figura tridimensionale
con una sola superficie,
che non è possibile
dividere in due, a cui
ho già accennato, e che
viene assunta come
simbolo dell’infinito.
Questa è la stessa forma
che assumono le due
pietre azzurre durante
la loro fusione. Sempre
nell’End of Evangelion,
lo 01 viene paragonato
alla nuova arca di Noè,
che condurrà l’umanità
in un nuovo mondo. Il
Nadia la nuova arca è il
Noè Rosso, un’immensa
nave spaziale che
servirà alla civiltà
atlantidea per
riprendersi il possesso
del pianeta ora abitato
dagli umani. In Nadia
c’è anche una seconda
arca, il vecchio Noè
Azzurro, che è possibile
paragonare, forse un po’
forzatamente, a Lilith,
la quale ha permesso
agli esseri umani di
venire al mondo. Come in
Neon Genesis Evangelion,
anche in Nadia Hideaki
Anno si diletta con una
terminologia derivante
da varie religioni,
cristiana, ebraica,
babilonese, che va a
confluire nella
mitologia di Atlantide,
come accade alcune volte
anche in Neon Genesis
Evangelion (basti
pensare al satellite
Lucifero). Il tema della
scienza risulta
praticamente immutato
nei due anime: la
scienza è la forza
dell’uomo, grazie alla
quale egli può tutto:
Jean da una parte e Argo
dall’altra non fanno che
ripeterlo, così come
Gendo Ikari. Ma le
similitudini ci sono
anche a livello dei
personaggi. Ad esempio,
Shinji e Nadia sono
praticamente identici:
entrambi pensano di
essere delle persone
inutili, capaci solo di
far male agli altri, e
che per questo
meriterebbero di morire.
Alla fine tutti e due
avranno di che
ricredersi. Il
personaggio di Argo
rappresenta invece la
follia dell’uomo, che
per i suoi interessi
personali crede di avere
il diritto di fare ciò
che vuole. L’analogia
con Gendo, che non esita
a sfruttare il figlio
Shinji e l’amante
Ritsuko per raggiungere
il suo scopo di riunirsi
con Yui, è più che
palese. Entrambi alla
fine risulteranno
sconfitti, e puniti per
ciò che hanno fatto. Da
rilevare infine è anche
la concezione secondo la
quale l’anima è
preponderante rispetto
al corpo. Gli esempi
chiari sono l’anima
contenuta negli Eva, che
è in grado di farli
muovere e lottare
(modalità Berserk) anche
quando la loro riserva
energetica si è
esaurita, e l’imperatore
Neo, che ha un corpo
robotizzato che
necessita di energia
elettrica, ma che
riuscirà a muovere
quando dovrà salvare la
sorella Nadia. Come si
può vedere, tantissimi
messaggi che Anno aveva
appena accennato in
Nadia, sono stati
ripresi ed ampliati in
Neon Genesis Evangelion,
e così sono giunti a
noi, attraverso queste
due grandi opere.
Il
rapporto tra religione e
Neon Genesis Evangelion
Non voglio qui
riprendere nuovamente
quanto già detto
parlando della Cabala
nell’opera, e credo che
di argomenti religiosi
si sia parlato
abbastanza. Quello che
invece non è stato fatto
notare è come in Neon
Genesis Evangelion Anno
abbia voluto miscelare
aspetti della concezione
ebraica con aspetti di
quella cristiana
cattolica. Troviamo
infatti Lilith, che non
esiste nel mondo
cattolico, almeno non in
modo esplicito, mentre
da questa fede viene
ripresa la Lancia di
Longinus, che inserisce
nella vicenda la figura
di Gesù Cristo, anche se
in maniera un po’
sfumata. Una cosa che
colpisce molto nella
serie, soprattutto se a
guardarla sono gli occhi
di un credente, è che
tutte le varie entità
religiose acquistano una
loro corporeità, anche
se sotto strane forme,
come appunto la Lancia,
probabilmente l’elemento
più ambiguo e di
difficile
interpretazione di tutta
la serie. Proprio come
nei testi sacri,
l’intervento divino
diventa tangibile ed
evidente, mentre
l’aspetto che allontana
l’opera dalle credenze
religiose è che non vi è
alcuna aura di sacralità
attorno alle varie
figure, e la stessa
immagine di Dio rimane
stagliata sullo sfondo,
senza dare mostra di sé
come dell’artefice di
tutto, e senza mai
entrare in gioco, mentre
sappiamo,
dall’interpretazione,
che tutto ha avuto
origine dal suo
desiderio di creare
esseri perfetti ma
soggetti alla sua
autorità e alle sue
scelte, senza libertà.
Ma in Neon Genesis
Evangelion non si può
vedere nemmeno alcuna
forma di paganesimo, in
quanto non è presente
nessun culto di nessuna
delle entità
rappresentate (Angeli,
Eva, Demoni, Uomini).
Tutta la vicenda viene
presentata sotto
l’ottica della teoria
evoluzionistica, e il
compito di decifrare la
serie dal punto di vista
religioso viene lasciato
allo spettatore o
lettore che sia, con un
gioco di frasi accennate
ma non chiarite o di
immagini senza
spiegazioni palesi.
Unico richiamo religioso
tangibile è quello che
invece si vede nel
finale dell’End of
Evangelion, in cui
l’unione di tutte le
anime nell’unità è un
chiaro riferimento al
tantai (letteralmente
“Unione del Tutto”),
condizione nella quale
si sperimenta l’unione
metafisica di tutti gli
esseri che molte
filosofie e religioni
orientali teorizzano. Il
Third Impact può quindi
essere visto come un
punto di unione tra
aspetti della
religiosità orientale
con aspetti di quella
occidentale.
Paragone tra Neon
Genesis Evangelion e
2001: Odissea nello
spazio
I film di fantascienza
sono indubbiamente tra i
preferiti di Hideaki
Anno, e hanno certamente
giocato un ruolo
importante
nell’evoluzione della
sua opera. Sicuramente
Anno aveva ben presente
durante il suo lavoro
uno dei capolavori di
Stanley Kubrick, “2001:
Odissea nello spazio”,
come si può capire da
alcuni chiari
riferimenti. Anche qui
si possono distinguere
citazioni di ordine più
tecnico, e altre di tipo
più tematico. Tra le
prime possiamo ricordare
la somiglianza tra il
monolito di “2001” e la
schermata con la scritta
Sound Only che
identifica ogni membro
della Seele durante le
riunioni. Ma
indubbiamente le
citazioni tematiche sono
quelle più
significative. Tema
fondamentale di “2001” è
quello dell’evoluzione
umana, che appare
controllata dalla
comparsa del monolito. È
infatti grazie al
misterioso influsso di
questo che le scimmie
all’inizio del film
riescono a imparare come
utilizzare gli utensili,
procurarsi il cibo e
difendersi dagli
avversari. Senza
l’intervento del
monolito la scimmia non
si sarebbe mai evoluta
in uomo. Il ritorno del
monolito nell’era in cui
l’uomo domina lo spazio
ha lo stesso obiettivo.
Quando l’uomo avrebbe
imparato a dominare lo
spazio avrebbe scoperto
il monolito sepolto, il
quale gli avrebbe
fornito l’opportunità
per evolversi,
altrimenti sarebbe
rimasto per sempre fermo
a quel livello. L’uomo
si evolve in una forma
di vita superiore,
capace di trascendere la
contingenza materiale e
di dominare l’universo
attraverso la mente.
L’idea dell’evoluzione
umana organizzata a
tappe e regolata da
forze superiori (Lilith
al posto del monolito) è
la stessa in Neon
Genesis Evangelion: un
First impact per la
nascita dell’uomo, un
Second Impact per
entrare in possesso del
potere degli Angeli, un
Third Impact per
superarli e diventare
l’essere perfetto. Anche
l’idea degli intermezzi
filosofico – psicologici
utilizzata da Anno
potrebbe essere stata
ispirata dalla visione
delle scene cui assiste
l’ultimo sopravvissuto
della missione per lo
studio del monolito, e
che costituiscono anche
il momento in cui questo
effettua l’evoluzione
umana servendosi di un
solo individuo, proprio
come in Neon Genesis
Evangelion, dove questo
ruolo viene ricoperto da
Shinji. Altro tema
fondamentale di “2001” è
il conflitto tra uomo e
computer, che si risolve
con la vittoria
dell’uomo. Tema ripreso
perfettamente nell’opera
di Anno, dove l’uomo
sconfigge l’undicesimo
angelo, che si trasforma
in un computer per
invadere la base della
NERV attraverso i MAGI.
Ulteriore ripresa da
parte di Anno nella sua
opera è il tema della
violenza dell’uomo. Dopo
l’arrivo del monolito
sulla Terra, la scimmia
impara ad usare gli
utensili, ma la prima
cosa che fa è quella di
utilizzare un osso per
uccidere un tapiro e
cibarsene, poi assale un
suo simile in una
disputa per una pozza
d’acqua. Anche in Neon
Genesis Evangelion
questo tema ritorna:
alla fine dell’End of
Evangelion la prima cosa
che Shinji fa dopo il
Third Impact è aggredire
Asuka cercando di
strozzarla, ma poi si
rende conto di quello
che sta facendo e si
ferma iniziando a
piangere. Viene quindi
rappresentata la
naturale tendenza umana
alla violenza
indiscriminata, ma viene
lasciato anche uno
spiraglio di speranza,
la possibilità che
l’umanità sappia un
giorno superare questo
suo lato violento. Due
sono invece le
differenze fondamentali
tra Neon Genesis
Evangelion e “2001:
Odissea nello spazio”:
il primo è che
nell’opera di Anno
l’uomo ha un’importanza
certamente più ampia, in
quanto grazie al Second
Impact diventa cosciente
che la razza umana,
giunta ad un punto morto
dell’evoluzione, ha la
possibilità di
evolversi. Non a caso la
creazione della divinità
viene infine messa
completamente nelle mani
della volontà umana (Shinji).
La seconda differenza è
che in Neon Genesis
Evangelion viene
presentato il dualismo,
l’unione proibita tra
Lilith ed Adam,
capostipiti di due
razze, quella umana e
quella angelica.
Apparentemente gli
Angeli cercano di
impedire all’uomo di
evolversi, ma finiranno
per facilitarlo in
questo compito con la
loro morte. In “2001”
invece capostipite
dell’umanità sono solo i
monoliti, le cui
origini, come quelle di
Adam e Lilith, non
vengono minimamente
prese in considerazione,
essendo l’esistenza di
queste entità
considerata quasi come
dato di fatto, e non
oggetto di spiegazione.
Il
conflitto freudiano tra
Eros e Thanatos

Sigmund Freud, che per
primo teorizzò la
psicanalisi, divise le
pulsioni che sono alla
base della vita umana in
due specie: quelle che
tendono a conservare e
unire, e che sono quindi
erotiche nel senso
dell’Eros (o libido), e
quelle che tendono a
distruggere e ad
uccidere, denominate
Thanatos (o destrudo).
Nella lotta tra Eros e
Thanatos Freud vide
condensata l’intera
storia del genere umano.
E non poteva certo
mancare un richiamo a
questa teoria in
un’opera in cui si
analizza l’origine e
l’evoluzione
dell’umanità, come Neon
Genesis Evangelion. I
riferimenti alla teoria
freudiana sono più
impliciti nella serie
mentre diventano più
espliciti nell’End of
Evangelion. Il
personaggio che meglio
rappresenta la pulsione
di vita, l’Eros, è Asuka,
mentre quello che
rappresenta la pulsione
di morte, il Thanatos, è
Rei. Tuttavia è
importante fare delle
precisazioni. Si può
infatti notare come
entrambe le pulsioni,
riscontrabili in ogni
personaggio in quanto
proprie di ogni essere
umano, si trovino in
conflitto tra loro,
anche in Asuka e Rei. Il
momento in cui esse
vengono alla luce è
quando le due ragazze
subiscono gli attacchi
psicologici del
quindicesimo e del
sedicesimo angelo.
Quando Asuka viene
attaccata da Arael, la
sua dimensione inconscia
viene riportata alla
luce, ed in quel momento
all’Eros, pulsione di
vita, subentra Thanatos.
Lo stesso accade a Rei
quando l’angelo,
penetrando nella sua
psiche, riporta alla
luce la pulsione di
vita, che viene subito
soffocata da Rei, che
capisce che sta mettendo
in pericolo la vita di
Shinji. Asuka invece
riuscirà a soffocare la
pulsione di morte solo
nell’End of Evangelion,
quando si risveglierà
all’interno dello 02.
Discorso particolare è
quello di Shinji. In lui
Eros e Thanatos sembrano
convivere entrambi a
livello conscio, creando
il dilemma proprio
dell’essere umano, che
si trova a scegliere tra
le due pulsioni per
trovare una propria
dimensione esistenziale.
Infatti, il
comportamento di Shinji
oscilla continuamente
tra queste due
condizioni, come oscilla
la sua attrazione per
ciò che le rappresenta,
Asuka e Rei. All’inizio
della serie in Shinji è
certamente prevalente
Thanatos, fatto dovuto
ai traumi subiti da
piccolo. Tuttavia in lui
non rimane mai del tutto
soffocata la tendenza
all’Eros: è infatti alla
ricerca di una
condizione migliore che
gli permetta di vivere
felicemente. L’arrivo di
Asuka costituisce in
questo senso uno
spiraglio di luce. Fatti
come la morte di Kaworu
metteranno nuovamente a
rischio il cammino di
Shinji verso la pulsione
di vita, nonostante il
sacrificio di Kaworu sia
stato comunque positivo,
in quanto salva
l’umanità, grazie
all’amore puro e
disinteressato che
contraddistingue gli
Angeli, per i quali
vivere o morire è la
stessa cosa, non
essendoci in loro
l’eterno conflitto
libido – destrudo, e
quindi non avendo
nemmeno conflitti
inconsci (ulteriore
prova di quanto profondo
sia il baratro che
divide uomini e Angeli).
Questo Shinji non può
capirlo, in quanto
osserva il mondo con
occhi di un uomo e non
con quelli di un angelo,
e per questo si sente in
colpa, facendo prevalere
Thanatos. Per questo
durante l’End of
Evangelion inizialmente
si lascia abbandonare a
Rei – Lilith, che
apparentemente potrebbe
sembrare pulsione di
vita, in quanto
potenziale creatrice
della forma di esistenza
perfetta, ma in realtà è
pulsione di morte, in
quanto annullamento di
ogni individualità
propria dell’essere
umano. Il potere di
Thanatos è fortissimo,
poiché per un essere
umano risulta più facile
odiare il prossimo che
amarlo. Però non amare
il prossimo significa
non saper amare neanche
il proprio Io. Questo è
proprio il caso di
Shinji: ora che è in una
posizione privilegiata,
in quanto il destino
dell’umanità è nelle sue
mani, se decide di
distruggere gli altri
porterà inevitabilmente
anche il suo Io alla
distruzione. Quando il
ricordo del crocifisso
di Misato ritorna
conscio, Shinji capisce
che nella sua vita è
riuscito a provare anche
qualche momento felice,
e per questo decide che
vale la pena provare a
vivere. È questo il
momento in cui la
pulsione di vita vince
in lui, facendo fallire
tutto. Anche Asuka, che
aveva capito il valore
della vita, riesce a
riacquistare la sua
forma corporea. Tutte le
altre persone, al posto
di Shinji, avrebbero
optato per il
perfezionamento, e
infatti si sono
dissolte. La scena
finale è molto ambigua
ma, anche qui, ritorna
l’opposizione Eros –
Thanatos. Shinji
comincia a strozzare
Asuka, dimostrando che
la pulsione di morte è
comunque inestirpabile
dall’uomo in quanto
parte integrante del suo
essere. Però Shinji si
ferma, perché in lui
subentra più forte la
pulsione di vita, come
anche in Asuka, che
giudica “disgustosa” la
pulsione di morte,
dimostrando di preferire
quella di vita. Il
significato del finale è
dunque quello che Freud
aveva espresso a suo
tempo quando Einstein,
di fronte alla violenza
della guerra, gli chiese
se un giorno gli uomini
saranno in grado di
resistere alla pulsione
della morte e della
distruzione: egli
rispose che non c’è
speranza di sopprimere
totalmente la tendenza
aggressiva, ma si può
cercare di dominarla,
facendo prevalere la
pulsione vitale. È la
stessa cosa che Hideaki
Anno si augura per la
società del futuro.
Rei e Kaworu, due angeli
molto particolari
Una frase a tutti ormai
nota è quella che
recita: “Si dice che se
un angelo venisse in
contatto con Adam
causerebbe il Third
Impact…”. Però è
opportuno fare delle
precisazioni. Solo Rei e
Kaworu, possedendo anime
divine, potrebbero
generare la creazione di
una divinità. Kaworu è
capace di risvegliare il
progenitore degli
Angeli, Adam (essendo in
lui contenuta l’anima di
quest’ultimo): così
facendo ad evolversi
sarebbero gli Angeli, e
la razza umana sarebbe
condannata alla fine.
Per Rei vale l’esatto
contrario: ha l’anima di
Lilith, creatrice della
razza umana. Un Third
Impact causato da Rei
porterà all’evoluzione
degli uomini. Proprio
quello che vuole la
Seele. E tutti gli altri
Angeli? Vengono a
fermare i propositi
umani di evolversi in
divinità, perché se
entrassero in contatto
con Adam genererebbero
un nuovo cataclisma
mondiale per purificare
la Terra con una
punizione divina (come è
stato per il polo Sud).
Ma sappiamo che sono
destinati alla
sconfitta, come Kaworu,
del resto. La Seele lo
manda a morire,
anticipando
volontariamente i tempi:
prima sarebbero morti
tutti gli Angeli, prima
avrebbe potuto
cominciare il suo Third
Impact. Lasciare troppo
tempo a Gendo Ikari per
agire per proprio conto
sarebbe un errore,
poiché la Seele sospetta
che abbia dei piani suoi
personali (il suo Third
Impact, con il quale si
riunirebbe all’anima di
Yui). In pratica quella
di Kaworu è tutta una
messinscena, e lui
stesso sa, prima di
attaccare, che alla
fine, ci sia Adam o
Lilith, non riuscirà ad
uccidere l’umanità, e
con essa Shinji,
l’individuo più
meritevole di essere
amato. Kaworu finisce
per assumere un’altra
funzione, oltre a quella
di morire: offre a
Shinji un nuovo ostacolo
da superare per
perfezionare il suo
animo.

L’infanzia, origine dei
problemi di Shinji
Freud affermò che
l’origine di tutte le
nevrosi risiede nella
fase infantile della
vita umana, periodo nel
quale la psiche e la
personalità sono in fase
di formazione, e non
hanno assunto ancora la
loro forma definitiva.
Lo sviluppo psichico
(collegato strettamente
con quello sessuale)
attraversa varie fasi.
Se l’individuo non
riesce a superare
adeguatamente una di
queste, tenderà nel
crescere a manifestare
problemi psicologici.
Hideaki Anno riprende
questa teoria
psicologica freudiana,
collocando l’origine dei
problemi di Shinji nella
cosiddetta “fase orale”,
che va dai primissimi
mesi fino a circa un
anno e mezzo della vita
del bambino. La pulsione
(libido) si manifesta in
questa fase con l’atto
di poppare, e quindi la
zona erogena dei bambini
in questo periodo è la
bocca. La scena del
piccolo Shinji in seno
alla madre compare
infatti in una delle
“parentesi psicologiche”
che si susseguono nella
serie. Anno ci
suggerisce quindi che
Shinji ha subito un
trauma in questa
particolare fase.
Naturalmente il trauma
in questione è la morte
della madre. L’unica
cosa che un po’ stona è
il fatto che Yui è morta
quando Shinji aveva tre
anni (anche perché ad
appena un anno è
difficile rendersi conto
di qualcosa come la
morte della propria
madre). Comunque, la
prematura scomparsa di
Yui ha sconvolto la vita
del protagonista. Morta
la madre, Shinji ha
desiderato profondamente
di fuggire. Certo, è
stato il padre Gendo a
cacciarlo, ma non si può
dare tutta la colpa a
lui: nel suo intimo
Shinji desiderava
proprio questo, fuggire
dalle cose spiacevoli
per trovarne alcune
piacevoli alle quali
aggrapparsi. Il tipico
comportamento che Shinji
ha anche da adolescente.
Ciò è supportato dal
fatto che Shinji ha
inoltre rimosso la morte
della madre, di cui fu
spettatore, dalla zona
consapevole della sua
personalità (anche se
non del tutto, tanto che
se stimolato riesce a
ricordare il fatto).
Infine, si è accorto che
non ha trovato nulla
fuggendo, e che è
inutile aggrapparsi a
piccole cose piacevoli.
Proprio questa
riflessione gli
permetterà di prendere
la decisione finale.
Cosa scopre Shinji sul
palcoscenico della
realtà
Tra le molte riflessioni
introspettive che sono
inserite nel contesto
della narrazione delle
vicende nella serie,
delle quali possiamo
trovare il culmine nei
due episodi del finale
dell’anime, una delle
più interessanti è
quella che riguarda il
problema del “soggetto
osservato” (Shinji così
come è visto da ogni
singola persona) e del
“soggetto osservante”
(quello che intendiamo
propriamente per nostro
Io), che ha interessanti
punti di contatto con il
pensiero e la poetica di
Luigi Pirandello. Ciò
che spaventa Shinji, nel
nostro caso molto
particolare, è come egli
appare agli altri (il
soggetto osservato),
perché se viene amato
non rimarrà solo. Shinji
in seguito capisce cha
ad avere influenze su di
lui, a definire la forma
del suo animo, sono le
altre persone. È il
problema della maschera
pirandelliana, del
soggetto costretto a
vivere in una forma
impostagli dalla società
e dall’ambiente in cui
nasce e cresce.. così il
soggetto,
indipendentemente dalla
matrice originaria del
suo animo, si trova suo
malgrado ad essere
osservato, e ad assumere
una forma che in realtà
non corrisponde a quella
sua propria. Il soggetto
diventa quindi un
personaggio in balia
della parte che sta
recitando, ed ecco da
che cosa nasce l’idea
del palcoscenico sul
quale Anno fa apparire i
personaggi negli ultimi
due episodi,
sottolineandone il
carattere di marionette
in mano alla realtà
realizzandoli in
posizioni prive di
movimento, quasi
innaturali. Rendendosi
conto di tutto questo,
Shinji comprende di non
essere dipendente dallo
01, mentre è in grado di
realizzarsi in tante
forme quante ne può
assumere la realtà, ma
solo se trova in se
stesso la forza di
reagire, e far cadere la
maschera di pilota di
Eva.
Il
rapporto tra Germania e
Giappone in Neon
Genesisi Evangelion
NERV, Seele, Gehirn… I
riferimenti al tedesco
sono davvero molti in
questa serie, senza
contare che la Seele e
il suo presidente Keel
prendono le mosse dalla
Germania, che in questo
paese esiste la seconda
base della NERV per
ordine di importanza,
che Asuka è per metà
tedesca e che è stata
educata in Germania,
dove si è perfino
laureata. Un fatto
interessante che
riguarda questo
collegamento è che anche
Hitler, durante il suo
regime, si era messo a
cercare il potere della
divinità. Per questo era
andato a caccia delle
più importanti reliquie
religiose, come il Santo
Graal e la Lancia di
Longinus (guarda caso…),
le quali lo avrebbero
secondo lui consacrato
come Dio in Terra. Non
c’è poi molto di che
stupirsi, considerando
le assurde credenze
mistico – religiose che
stavano alla base del
nazismo (un miscuglio di
paganesimo e fanatismo).
Il punto di contatto è
che la Seele cerca, In
Neon Genesis Evangelion,
quello che nella storia
ha cercato Hitler. Ma
non solo. Si può anche
trovare un contatto
ideologico, anche se
indiretto, tra la serie
e la Germania. Questo
contatto è quello tra
l’opera di Anno e la
filosofia di Friedrich
Nietzesche, che tra
l’altro (attraverso una
interpretazione
totalmente scorretta e
forzata del suo
pensiero) era diventato
il filosofo del regime
nazista, cosa
determinata massimamente
dal fatto che le sue
opere furono rese
pubbliche inizialmente
dalla sorella,
modificate in gran parte
da lei. La filosofia di
Nietzesche entra in
gioco nell’evoluzione
del personaggio Shinji.
Senza voler rinnegare
quanto detto a proposito
del percorso evolutivo
compiuto dal
protagonista attraverso
l’Albero della Vita,
questo percorso può
anche essere visto come
quello dell’evoluzione
dell’Oltre – uomo di
Nietzesche (traduzione
letterale del termine
Ubermensch, e
sicuramente più corretta
del più conosciuto
Superuomo). L’Oltre –
uomo è infatti colui che
è in grado di accettare
la vita nella sua
totalità, che rifiuta i
valori della morale
tradizionale per crearne
di nuovi, che regge la
morte di Dio ponendosi
al di là di tutte le
certezze metafisiche,
che supera il
nichilismo, si colloca
nella prospettiva
dell’eterno ritorno e si
pone infine come Volontà
di Potenza. Shinji
infatti alla fine
dell’End of Evangelion
ha accettato la vita
nella sua totalità, ha
creato ed utilizzato i
suoi nuovi valori, ha
ucciso la divinità con
le sue mani, ha superato
la fase nichilista
(proprio Asuka lo aveva
definito così,
dicendogli che non
faceva altro che
scusarsi di tutto), si
colloca nella
prospettiva dell’eterno
ritorno (concezione
ciclica della storia
secondo la quale tutti
gli eventi sono
destinati a ripetersi
all’infinito: il caso di
Shinji ed Asuka come
nuovi Adamo ed Eva) e si
pone come Volontà di
Potenza in quanto
afferma il suo essere
profondo come forza
espansiva e vitale.
Quest’ultimo aspetto
potrebbe essere
interpretato in chiave
nazista come forza
aggressiva e
distruttrice (Shinji che
strozza Asuka) ma non è
certo questo il
messaggio di Neon
Genesis Evangelion (Shinji
infatti si ferma), e non
era nemmeno quello
proprio di Nietzesche.
Il personaggio
dell’Oltre – uomo calza
a pennello a Shinji,
anche perché va
considerato che per
Nietzesche l’Oltre –
uomo che non ha ancora
raggiunto la piena
coscienza di questo
stato è un uomo
depresso, portato a
fuggire di fronte
all’imprevedibile flusso
degli eventi, in preda a
continui sensi di colpa,
psichicamente
autotormentato, ma che
nasconde un’aggressività
latente che esplode
nelle situazioni di
stress. Se non è questo
il ritratto di Shinji…
La
filosofia di
Schopenhauer e l’origine
dei patimenti negli
esseri umani
Pur non essendo decisivo
ai fini della storia, e
forse Hideaki Anno
neanche ci pensava
quando ha inserito
questo elemento in uno
degli episodi finali
della serie, riporto
questo paragone. Negli
ultimi due episodi, che
sono un po’ una via di
mezzo tra una
riflessione
psicoanalitica sui
personaggi e una
disquisizione
filosofica, viene
aperta, tra le altre,
una tematica molto
importante: quella dei
“vuoti nell’animo”, che
secondo Ritsuko esistono
in tutte le persone, e
dai quali si generano i
patimenti dell’animo.
Per non soffrire,
l’unica via è quella di
unificare gli animi
delle persone,
annullando così i vuoti.
Schopenhauer dice, a
proposito del dolore,
che deriva dalla volontà
di vivere, intesa come
essenza profonda del
nostro Io, cosa in sé
del nostro essere.
Volontà di vivere
significa volere,
desiderare, e desiderare
significa trovarsi in un
continuo stato di
tensione per la mancanza
di qualcosa che non si
ha. Per la natura stessa
dell’essere umano, anche
dopo aver appagato un
desiderio, ne subentra
subito un altro,
cosicché dopo il piacere
derivato
dall’appagamento del
desiderio subentra la
noia, per poi ritornare
al dolore. Unificando
tutto in una sola
entità, non ci saranno
più desideri, e quindi
patimenti, perché essa è
il tutto. Questa nuova
entità non potrà quindi
provare dolore. È una
teoria che può calzare
per i personaggi di
Evangelion, i quali sono
tutti alla ricerca di
qualcosa di mancante
nella loro esistenza. |