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i vampiri attraverso la storia
a cura di Stefania Ferrari

I vampiri esistono veramente? Una domanda che in molti si sono fatti e che forse non avrà mai una risposta, ma questo non vuol che non si possa tentare. Che cos’è un vampiro? Un’altra bella domanda: forse una leggenda popolare, forse una creazione letteraria o forse solamente una moda. Bè qualsiasi risposta voi scegliate non ha importanza, perché in ogni caso tutto comincia con una base di verità, ed è proprio da qui che si comincia…dall’inizio. La leggenda vuole che il primo vampiro sia nato in Mesopotamia: è Lilith, un demone femminile che secondo alcune tradizioni ebraiche fu affiancato ad Abramo nell'Eden prima della creazione di Eva. Ma se si chiede ad una qualsiasi persona che cos’è un vampiro, questa te lo descriverà innanzi tutto come una persona, e non uno spirito oppure un animale, non-morta, cioè morta ma poi tornata in vita, e che si nutre di sangue. Questa è la linea generale che si trova anche nella storia. La credenza della sopravvivenza dell'anima o dello spirito alla morte fisica è un fondamentale aspetto dell'umanità da almeno 100.000 anni. Basti pensare all'atto della sepoltura o della cremazione: perché darsi tanto da fare se sarebbe stato molto più semplice lasciare decomporre il corpo?  Per fare qualche esempio, ai tempi dell'uomo di Neanderthal esisteva già il rito della sepoltura, ma non solo: i nostri antenati prima di seppellire il corpo si assicuravano che questo fosse ben legato con le ginocchia contro il torace. Un modo per richiamare la posizione fetale, riferito alla reincarnazione, oppure uno stratagemma per prevenire il risveglio del corpo fisico dopo la morte?
Bè le ipotesi potrebbero essere migliaia, ma le domande sono d'obbligo.
La preparazione del cadavere trovò poi il suo apice nell'antico Egitto (basta pensare a quelle “piccole” tombe chiamate piramidi). Iscrizioni di 4.000 anni fa, ritrovate su una parete della piramide di Sakkara, o Saqqara, descrivevano i rituali necessari per trasportare il morto “dall'altra parte”. Ai tempi vi era la credenza che il non rispettare queste regole avrebbe avuto terribili conseguenze per il deceduto: il ritorno del corpo dalla morte, che avrebbe perseguitato i familiari ancora in vita.
Le prime prove di credenza in esseri che noi oggi chiameremmo vampiri arrivano proprio dalla preistoria. Nel 1935, un archeologo francese ritrovò in un sito persiano una caraffa raffigurante un uomo che copulava con una persona evidentemente “tornata dalla morte”. La testa del non-morto era appena stata decapitata, e si crede che questa non poco macabra immagine servisse come intimazione per in vampiri.
I primi scritti in cui ritroviamo la figura del vampiro risalgono al 2000 a.C., ritrovati nelle terre dei babilonesi e degli assiri. Lì esisteva una gerarchia di spiriti – fantasmi, semi-demoni, demoni – che includeva creature tipo vampiri che tornavano dalla tomba per attaccare i vivi. Di questa specie erano gli UTUKKU, demoni invisibili ed incorporei, e anche gli EKIMMU, anime di persone scomparse che non trovavano pace nella morte.
In lista per diventare potenziali vampiri ai tempi c'erano: le donne morte vergini; le donne che morivano nel periodo dell'allattamento; le prostitute; uomini che morivano celibi; chiunque venisse sepolto in un terreno stagnante o chiunque non venisse sepolto affatto; in generale chiunque fosse considerato cattivo. Una testimonianza del timore che i babilonesi nutrivano verso i vampiri viene da un sigillo cilindrico ritrovato proprio in quelle terre, su cui era disegnata proprio una donna vampiro. La raffigurazione rappresentava un uomo che stava dormendo su cui era seduta una donna nuda con il volto demoniaco. Al loro fianco, in piedi, una persona con in mano un paletto nell'atto di colpire il demonio. Quest'immagine doveva naturalmente far capire al vampiro cosa gli sarebbe successo se si avvicinava al padrone del sigillo. Col passare del tempo poi le credenze diventavano più complesse. Gli antichi egizi credevano che ogni uomo fosse composto di diverse anime o stati di coscienza; due erano i più importanti, il KHAT, o KA, che era la manifestazione fisica della vita, cioè il corpo, che decade dopo la morte se non mummificato, e il BA, la parte dell'anima capace di viaggi astrali. Secondo loro la vera immortalità poteva essere raggiunta solo se il KA e il BA rimanevano uniti anche dopo la morte... LEGGI TUTTO.