INDICE DI SEZIONE

Vampirismo: premessa Esoterica
a cura di Salvatore Brizzi

In accordo con le tradizioni esoteriche di tutto il mondo, possiamo considerare l'essere umano costituito essenzialmente di due enti: l'uno di carattere spirituale – detto anima, spirito, Sé o Io profondo – l'altro di carattere materiale – detto personalità, apparato psicofisico o « macchina biologica ».
Ora può accadere che un uomo sviluppi un livello di « attaccamento » alla propria vita così esageratamente morboso da fare sì che egli rifiuti in maniera innaturale e categorica l'idea della morte, paventando ossessivamente la scomparsa del proprio corpo. Ciò significa che tale individuo si trova completamente identificato con il suo apparato psicofisico, una macchina biologica costituita di ossa, carne e sangue che ogni uomo dovrà prima o dopo abbandonare. L'apparato psicofisico è infatti costituito di sostanze deperibili e il suo destino è quello di dissolversi nella materia da cui è venuto. Chi si trova in uno stato di identificazione completa con il corpo – chi sente cioè di essere esclusivamente il suo corpo – è destinato a perire con esso, perché la sua coscienza è imprigionata in quel guscio di carne, e quindi tutta la sua vita risulta impregnata della paura della morte. Al contrario, chi, attraverso un lavoro magico/alchemico, è giunto a identificarsi almeno parzialmente con l'anima, con il Sé, non teme più, o teme in maniera molto ridotta, la morte, in quanto sente, almeno inconsciamente, che alla scomparsa dell'apparato psicofisico egli resterà in vita in una forma più sottile attraverso la sua anima.

Un'analogia renderà più chiaro l'argomento: paragoniamo l'anima a un astronauta e la personalità alla tuta spaziale che lo avvolge esternamente. Se per un bizzarro caso del destino tale uomo si fosse identificato con l'involucro esterno, la tuta spaziale, se egli credesse cioè di essere la tuta e non sentisse più di essere l'individuo che la occupa, allora qualora la sua tuta dovesse andar distrutta egli verrebbe annientato con essa, in quanto tutto il suo esistere si risolve in quell'involucro esteriore. Se invece, come accade nella normalità, tale uomo risultasse identificato con la persona che occupa la tuta spaziale, in tal caso la sua posizione sarebbe totalmente differente: egli potrebbe osservare l'involucro intorno a lui come qualcosa di diverso da sé e la cui integrità non è direttamente legata alla sua personale sopravvivenza. Fuor di metafora, questa è la situazione di un uomo che vede il suo corpo, le sue emozioni e i suoi pensieri come enti differenti da sé, facenti parte di gusci esterni non indispensabili alla sua permanenza in vita.

L'uomo che sia giunto a percepirsi come anima dentro la personalità CON LO STESSO GRADO DI CERTEZZA con cui un astronauta si sente diverso dalla sua tuta spaziale, non teme più la morte, e ciò in quanto è a tutti gli effetti divenuto immortale. Si badi che non si sta qui trattando di "pensare" di essere un'anima, bensì di "esserla". L'immortalità non si esaurisce in un'acquisizione del pensiero, ma in una realizzazione eminentemente « fisica ». L'astronauta sente infatti "fisicamente" di non essere la sua tuta, non si limita a pensarlo.
 

Visita il sito personale di Salvatore Brizzi