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Come nacque la credenza nei Vampiri
a cura di Laura Quattrini

Secondo le credenze popolari dei paesi slavi i vampiri sono cadaveri che tornano apparentemente alla vita, escono dalla tomba e succhiano il sangue dei vivi. Secondo le leggende popolari pare addirittura che un vampiro possa tramutarsi in vapore per poter penetrare attraverso porte e finestre e aggredire la sua vittima. Dopo essersi nutriti di sangue, i vampiri rientrano nelle loro bare, dove sono facilmente riconoscibili per l'ottimo stato di conservazione del loro corpo. Si dice che mantengano l'aspetto di una persona viva, anche se sono passati molti anni dalla sepoltura. Da tempo immemorabile in tutti i paesi del mondo sono fiorite le leggende sui vampiri:

· Già nel periodo assiro-babilonese, molti secoli avanti Cristo, erano diffuse delle leggende in cui si parla di esseri che bevevano sangue, liquido dispensatore di vita. 

· Gli aztechi versavano sangue nelle bocche dei loro idoli. Spesso c'era chi sacrificava le gambe, il lobo delle orecchie, la lingua, per offrire il proprio sangue al Sole. Si racconta che Quetzalcòatl, sotto le sembianze di Xolotl, dio dalla testa di cane, scese agli inferi, rapì le ossa disseccate dei morti e le bagnò col proprio sangue per ridare loro la vita.

· In India i rajah bevevano il sangue che sgorgava dalle teste mozzate dei loro sudditi o nemici. 

· In Cina, quando qualcuno moriva, i familiari vegliavano la salma prima dell'inumazione per impedire che cani o gatti attaccassero il cadavere, trasformandolo, così, in vampiro. Nel Settecento Henry Moore citò questa credenza popolare nell'"Antidoto contro l'ateismo", in cui si narra la storia di un certo Johannes Cuntius, della Slesia, il cui cadavere venne morso e graffiato da un gatto nero prima del funerale. Dopo qualche tempo il defunto ricomparve trasformato in vampiro e quando il cadavere fu dissotterrato, lo stato di conservazione del corpo si rivelò perfetto, come si ritiene avvenga sempre nei casi di vampirismo.

· Gli antichi greci, e successivamente i romani, credevano nell'esistenza di una specie di vampiro-donna chiamata "Lamia", che seduceva gli uomini per succhiare loro il sangue. A un periodo più tardo risale, presso i greci, la convinzione che il vampiro fosse una creatura in grado di resuscitare i morti e le cui vittime si nutrivano del sangue dei vivi. Nel 1717 un eminente botanico francese, Joseph de Tournefort, affermò che in tutto l'arcipelago dell'Egeo non esisteva un greco ortodosso che non credesse ciecamente che il diavolo fosse capace di ridare energia e vita ai morti. 

In passato chiunque, maschio o femmina, avesse i capelli rossi o una voglia scura sul corpo o sul viso, era sospettato di essere un vampiro. E così anche le persone dagli occhi azzurri o quelle nate nel giorno di NatIncisione del 1604 raffigurante gli spettri di alcune persone sepolte vive nel 1347 durante una pestilenza, mentre escono dalle loro tombe. Per alcuni secoli le epidemie di peste costituirono un flagello per la popolazione dell'Europa che venne decimata. Per contenere la diffusione del contagio i morti venivano frettolosamente sepolti in fosse comuni e le inumazioni premature si contavano a centinaia.ale, il settimo figlio di una famiglia o le persone col labbro leporino. Qualsiasi individuo che per qualche particolare ragione si distingueva dagli altri era, insomma, sospetto e quindi suscettibile di essere accusato di vampirismo così come di stregoneria. La vera patria dei vampiri si trova, tuttavia, nell'Europa orientale, e in particolare in Romania e in Ungheria, dove nel 1700 ebbero luogo vari casi di vampirismo, divenuti poi noti nel resto dell'Europa grazie ai resoconti scritti da alcuni viaggiatori. Nel XIX secolo numerosi autori di racconti dell'orrore e anche grandi poeti come Byron, Goethe e Baudelaire si ispirarono al mito del vampiro. Tuttavia il merito di aver fuso i vari aspetti della leggenda in un'opera omogenea va attribuito a Bram Stoker. Il libro, che rappresenta un insieme di realtà e immaginazione, ha dato vita alla figura del vampiro come viene vista ancora oggi. La leggenda dei vampiri è quindi particolarmente radicata in Romania, dove lo scrittore inglese ambientò la famosa storia del conte Dracula. Questo sanguinario personaggio, che si aggirava nel suo castello in Transilvania con le narici dilatate, le labbra rosso sangue e i lunghi canini aguzzi, divenne ben presto l'archetipo dei vampiri. E come tutti i vampiri, Dracula poteva anche trasformarsi in lupo o in pipistrello. Il reverendo Montague Summers, un importante studioso di tradizioni popolari, scrive sul vampirismo: "...in Romania si trovano concentrate nella leggenda del vampiro quasi tutte le credenze e superstizioni diffuse nel resto dell'Europa Orientale". Nel XVIII secolo il monaco francese Augustin Calmet, autore di uno dei primi libri eruditi sul vampirismo, sriveva: "Si racconta che i morti escono dalle tombe, parlano, camminano e si nutrono di sangue umano e animale, provocando malattie e morte. Gli uomini possono liberarsi di questi esseri solo dissotterrando i loro corpi e piantando loro un piolo aguzzo nel cuore, decapitandoli oppure bruciandone il cadavere fino a ridurlo in cenere". A proposito dell'esistenza dei vampiri, Jean-Jacques Rousseau, scriveva: "Se mai è esistita al mondo una storia sicura e provata, è quella dei vampiri. Non manca nulla: rapporti ufficiali, testimonianze di persone di rango, medici, sacerdoti, giudici; insomma esistono prove inconfutabili di tutti i generi". Anche Colin Wilson, autore dell'"Occulto", pubblicato nel 1971, condivide la stessa opinione: "DEVE esserci un motivo per cui improvvisamente le storie di vampiri hanno colpito la fantasia degli europei. Senz'altro è accaduto QUALCOSA, e ritengo improbabile che sia solo frutto dell'immaginazione". Facendo riferimento alla documentazione esistente lo scrittore aggiunge: "Vi sono episodi di vampirismo così esaurientemente dimostrati che sarebbe assurdo cercare di mantenere al riguardo un atteggiamento strettamente razionalistico". 

Il mito del vampiro trova infatti sostegno in numerose prove, molte delle quali furono raccolte e avallate da medici. Intorno alla metà del XVIII secolo il vampirismo era così diffuso e frequente che un medico disse che si era propagato come una pestilenza nella Slavonia, provocando numerosi morti e diffondendo tra la gente il terrore. Secondo la tradizione slava, le persone che in vita si sono dedicate a pratiche di stregoneria o che hanno condotto un'esistenza dissoluta, hanno molte probabilità di trasformarsi dopo la morte in vampiri. Ciò si ricollega alla leggenda popolare diffusa nell'Europa occidentale secondo cui una persona malvagia è destinata a ricomparire come fantasma dopo la morte. La Chiesa stessa ha ritenuto opportuno non scoraggiare questa credenza, in quanto serviva da monito ai peccatori. Intorno al 1645, infatti, nell'Europa orientale era diffusa la convinzione che le persone la cui vita "immorale e depravata" era stata oggetto di scomunica da parte del vescovo sarebbero state condannate a tramutarsi in vampiri. Lo stesso valeva per i suicidi, per le persone sepolte senza sacramenti religiosi, per gli spergiuri, e, in Ungheria, per i figli illegittimi nati morti da genitori a loro volta illegittimi. In altre parole, chiunque in vita era andato contro le convenzioni sociali e le leggi del tempo, dopo la morte poteva tramutarsi in vampiro.

LA PESTE E LA MORTE APPARENTE

Oltre alle leggende sui vampiri che si diffusero grazie a Bram Stoker e a quelle inculcate nella mente della popolazione dalla Chiesa, la credenza nel vampirismo nacque anche ai tempi delle grandi pestilenze. In questi periodi carretti straripanti di cadaveri passavano nelle strade notte dopo notte per portare il loro macabro carico alla fossa comune. Sulle porte delle case degli appestati spiccava una croce rossa e i malati erano spesso abbandonati dagli stessi familiari per paura del contagio. Le strade delle città abbandonate dai vivi erano disseminate dai corpi in decomposizione degli infelici lasciati al loro destino. La peste, che sin dall'antichità fino al XVIII secolo ha colpito l'Europa a varie riprese, decimava la popolazione e diffondeva il terrore tra la gente. Le epidemie portavano con sè anche una grave forma di depressione psichica, che si diffondeva nella popolazione, creando il clima ideale per l'insorgere del panico. Fra tutte le epidemie di peste che si ricordano, la più grave fu la cosiddetta "morte nera" che infuriò in Europa nel XIV secolo, falciando un quarto della popolazione. quando l'epidemia cessò, fra gli abitanti dei territori dell'Europa settentrionale si diffuse una strana malattia, la corea, chiamata anche col nome popolare di ballo di San Vito. La malattia è caratterizzata da improvvise contrazioni e da movimenti involontari dei muscoli di ogni parte del corpo. Le persone colpite dal male sembravano quindi fuori di senno, si agitavano convulse, urlando e perdendo a volte la bava dalla bocca. Spesso le crisi duravano ore e i malati alla fine crollavano a terra distrutti dalla fatica. Durante l'accesso del male la persona non vedeva e non sentiva e a volte aveva strane visioni. La medicina del tempo non disponeva di nessun rimedio per cui si ricorreva all'esorcismo. Durante le epidemie era facile che si spargessero voci su fenomeni di vampirismo in quanto si verificavano di frequente casi di persone sepolte vive accidentalmente. La gente, infatti, temendo il diffondersi delle infezioni si liberava al più presto dei cadaveri degli appestati. Inoltre, in passato, per la mancanza di sistemi adeguati, era difficile stabilire la morte reale di una persona. Se malgrado le attuali possibilità mediche c'è ancora la possibilità di incidenti del genere, è facile immaginare l'alta percentuale di sepolti vivi ai tempi in cui non si conoscevano ancora bene stati patologici come la morte apparente provocata da avvelenamento o soffocamento, l'epilessia e la catalessi (fenomeno di tipo nervoso, durante il quale diventa impossibile la contrazione volontaria dei muscoli, che permangono anche per interi giorni nella medesima posizione). Sia la morte apparente sia la catalessi possono essere provocate volontariamente attraverso l'ipnosi. A quei tempi, tuttavia, perfino alle persone che si trovavano semplicemente in stato di ubriachezza poteva capitare di essere sepolte vive. Difficile immaginare una morte più atroce: prima la vaga consapevolezza dell'accaduto, poi il panico e gli inutili tentativi per liberarsi, e infine la lunga agonia causata da un lento soffocamento. Spesso, in passato, toccava ai trafugatori di salme o agli "sciacalli" in cerca di oggetti di valore sepolti con i cadaveri, scoprire che le salme non si trovavano più nella posizione supina della sepoltura e che presentavano sul corpo i segni di una lotta disperata fatta nel tentativo di liberarsi. I sudari strappati, le unghie consumate e le labbra morse a sangue durante l'agonia erano tutti segni che venivano interpretati dalla gente del tempo come valide prove che il morto era un vampiro.

Nel 1655, in Inghilterra, circa 150.000 persone morirono durante una terribile epidemia di peste. Uno dei sintomi della malattia era una sonnolenza invincibile che faceva sprofondare i malati in un sonno catalettico. Inoltre i cadaveri venivano prelevati dalle case durante la notte, e non c'è da stupirsi se a volte le persone immerse nel profondo sonno della malattia venivano scambiate per morti. L'assenza di formalità funerarie facilitava l'errore. Nel 1832 una terribile epidemia di colera scoppiò in tutta l'Europa e colpì anche la contea di Sligo, nell'Irlanda occidentale, dove la madre di Bram Stoker, allora ragazzina, viveva con la famiglia. La casa in cui abitava venne assediata da alcuni suoi compaesani che, sopravvissuti all'epidemia, si dedicavano al saccheggio, e quando la ragazzine scorse una mano spuntare dal lucernario prese una scure e la tagliò di netto. Divenuta donna e madre raccontò gli avvenimenti della sua infanzia al figlio insieme ad altri episodi da cui probabilmente Stoker trasse spunto per la sua storia su Dracula. La donna gli raccontò anche di Sergeant Callan, un uomo di corporatura così gigantesca che, una volta morto, non si riusciva a sistemarlo nella bara. Per risolvere il problema il becchino decise di spezzargli le gambe con un martello: al primo colpo, però la presunta vittima del colera riprese i sensi sfuggendo così al rischio di essere sepolto vivo. 

Il buono stato di conservazione del corpo, che è considerato nella tradizione popolare come prova di vampirismo, è generalmente determinato dal tipo di terreno in cui viene sepolto il cadavere. Ad esempio, nell'isola greca di Santorino, dove le storie sui vampiri sono numerose, la natura vulcanica del terreno contribuisce a mantenere i corpi intatti più a lungo. Se questa potrebbe essere considerata la causa del buon stato di conservazione dei cadaveri, rimane però inspiegato il fenomeno documentato dei vampiri che escono dalle tombe e si aggirano durante la notte. Dennis Wheatley, noto autore di libri sull'occultismo, suggerisce una spiegazione molto semplice. Nei periodi di grande miseria i mendicanti spesso trovavano rifugio nei cimiteri e usavano le tombe o le cappelle di famiglia come abitazioni. Spinti dalla fame, uscivano nottetempo per cercare di procurarsi il cibo per sopravvivere, e se questi individui venivano scoperti erano scambiati per vampiri. 

Quelle elencate in questo articolo sono solo alcune delle ragioni per cui si sviluppò la credenza nei vampiri. Le cause furono molteplici e se possibile in futuro ci occuperemo di nuovo di questo argomento!

BIBLIOGRAFIA

· "Il mondo dell'occulto, Creature del male" di Daniel Farson - 1976 Rizzoli Mailing, Milano
· "Gli aztechi" di Jacques Soustelle