Secondo le credenze
popolari dei paesi slavi
i vampiri sono cadaveri
che tornano
apparentemente alla
vita, escono dalla tomba
e succhiano il sangue
dei vivi. Secondo le
leggende popolari pare
addirittura che un
vampiro possa tramutarsi
in vapore per poter
penetrare attraverso
porte e finestre e
aggredire la sua
vittima. Dopo essersi
nutriti di sangue, i
vampiri rientrano nelle
loro bare, dove sono
facilmente riconoscibili
per l'ottimo stato di
conservazione del loro
corpo. Si dice che
mantengano l'aspetto di
una persona viva, anche
se sono passati molti
anni dalla sepoltura. Da
tempo immemorabile in
tutti i paesi del mondo
sono fiorite le leggende
sui vampiri:
·
Già nel periodo
assiro-babilonese, molti
secoli avanti Cristo,
erano diffuse delle
leggende in cui si parla
di esseri che bevevano
sangue, liquido
dispensatore di vita.
·
Gli aztechi versavano
sangue nelle bocche dei
loro idoli. Spesso c'era
chi sacrificava le
gambe, il lobo delle
orecchie, la lingua, per
offrire il proprio
sangue al Sole. Si
racconta che
Quetzalcòatl, sotto le
sembianze di Xolotl, dio
dalla testa di cane,
scese agli inferi, rapì
le ossa disseccate dei
morti e le bagnò col
proprio sangue per
ridare loro la vita.
·
In India i rajah
bevevano il sangue che
sgorgava dalle teste
mozzate dei loro sudditi
o nemici.
·
In Cina, quando qualcuno
moriva, i familiari
vegliavano la salma
prima dell'inumazione
per impedire che cani o
gatti attaccassero il
cadavere,
trasformandolo, così, in
vampiro. Nel Settecento
Henry Moore citò questa
credenza popolare
nell'"Antidoto contro
l'ateismo", in cui si
narra la storia di un
certo Johannes Cuntius,
della Slesia, il cui
cadavere venne morso e
graffiato da un gatto
nero prima del funerale.
Dopo qualche tempo il
defunto ricomparve
trasformato in vampiro e
quando il cadavere fu
dissotterrato, lo stato
di conservazione del
corpo si rivelò
perfetto, come si
ritiene avvenga sempre
nei casi di vampirismo.
·
Gli antichi greci, e
successivamente i
romani, credevano
nell'esistenza di una
specie di vampiro-donna
chiamata "Lamia", che
seduceva gli uomini per
succhiare loro il
sangue. A un periodo più
tardo risale, presso i
greci, la convinzione
che il vampiro fosse una
creatura in grado di
resuscitare i morti e le
cui vittime si nutrivano
del sangue dei vivi. Nel
1717 un eminente
botanico francese,
Joseph de Tournefort,
affermò che in tutto
l'arcipelago dell'Egeo
non esisteva un greco
ortodosso che non
credesse ciecamente che
il diavolo fosse capace
di ridare energia e vita
ai morti.
In passato chiunque,
maschio o femmina,
avesse i capelli rossi o
una voglia scura sul
corpo o sul viso, era
sospettato di essere un
vampiro. E così anche le
persone dagli occhi
azzurri o quelle nate
nel giorno di Nat ale,
il settimo figlio di una
famiglia o le persone
col labbro leporino.
Qualsiasi individuo che
per qualche particolare
ragione si distingueva
dagli altri era,
insomma, sospetto e
quindi suscettibile di
essere accusato di
vampirismo così come di
stregoneria. La vera
patria dei vampiri si
trova, tuttavia,
nell'Europa orientale, e
in particolare in
Romania e in Ungheria,
dove nel 1700 ebbero
luogo vari casi di
vampirismo, divenuti poi
noti nel resto
dell'Europa grazie ai
resoconti scritti da
alcuni viaggiatori. Nel
XIX secolo numerosi
autori di racconti
dell'orrore e anche
grandi poeti come Byron,
Goethe e Baudelaire si
ispirarono al mito del
vampiro. Tuttavia il
merito di aver fuso i
vari aspetti della
leggenda in un'opera
omogenea va attribuito a
Bram Stoker. Il libro,
che rappresenta un
insieme di realtà e
immaginazione, ha dato
vita alla figura del
vampiro come viene vista
ancora oggi. La leggenda
dei vampiri è quindi
particolarmente radicata
in Romania, dove lo
scrittore inglese
ambientò la famosa
storia del conte
Dracula. Questo
sanguinario personaggio,
che si aggirava nel suo
castello in Transilvania
con le narici dilatate,
le labbra rosso sangue e
i lunghi canini aguzzi,
divenne ben presto
l'archetipo dei vampiri.
E come tutti i vampiri,
Dracula poteva anche
trasformarsi in lupo o
in pipistrello. Il
reverendo Montague
Summers, un importante
studioso di tradizioni
popolari, scrive sul
vampirismo: "...in
Romania si trovano
concentrate nella
leggenda del vampiro
quasi tutte le credenze
e superstizioni diffuse
nel resto dell'Europa
Orientale". Nel XVIII
secolo il monaco
francese Augustin Calmet,
autore di uno dei primi
libri eruditi sul
vampirismo, sriveva: "Si
racconta che i morti
escono dalle tombe,
parlano, camminano e si
nutrono di sangue umano
e animale, provocando
malattie e morte. Gli
uomini possono liberarsi
di questi esseri solo
dissotterrando i loro
corpi e piantando loro
un piolo aguzzo nel
cuore, decapitandoli
oppure bruciandone il
cadavere fino a ridurlo
in cenere". A proposito
dell'esistenza dei
vampiri, Jean-Jacques
Rousseau, scriveva: "Se
mai è esistita al mondo
una storia sicura e
provata, è quella dei
vampiri. Non manca
nulla: rapporti
ufficiali, testimonianze
di persone di rango,
medici, sacerdoti,
giudici; insomma
esistono prove
inconfutabili di tutti i
generi". Anche Colin
Wilson, autore
dell'"Occulto",
pubblicato nel 1971,
condivide la stessa
opinione: "DEVE esserci
un motivo per cui
improvvisamente le
storie di vampiri hanno
colpito la fantasia
degli europei.
Senz'altro è accaduto
QUALCOSA, e ritengo
improbabile che sia solo
frutto
dell'immaginazione".
Facendo riferimento alla
documentazione esistente
lo scrittore aggiunge:
"Vi sono episodi di
vampirismo così
esaurientemente
dimostrati che sarebbe
assurdo cercare di
mantenere al riguardo un
atteggiamento
strettamente
razionalistico".
Il mito del vampiro
trova infatti sostegno
in numerose prove, molte
delle quali furono
raccolte e avallate da
medici. Intorno alla
metà del XVIII secolo il
vampirismo era così
diffuso e frequente che
un medico disse che si
era propagato come una
pestilenza nella
Slavonia, provocando
numerosi morti e
diffondendo tra la gente
il terrore. Secondo la
tradizione slava, le
persone che in vita si
sono dedicate a pratiche
di stregoneria o che
hanno condotto
un'esistenza dissoluta,
hanno molte probabilità
di trasformarsi dopo la
morte in vampiri. Ciò si
ricollega alla leggenda
popolare diffusa
nell'Europa occidentale
secondo cui una persona
malvagia è destinata a
ricomparire come
fantasma dopo la morte.
La Chiesa stessa ha
ritenuto opportuno non
scoraggiare questa
credenza, in quanto
serviva da monito ai
peccatori. Intorno al
1645, infatti,
nell'Europa orientale
era diffusa la
convinzione che le
persone la cui vita
"immorale e depravata"
era stata oggetto di
scomunica da parte del
vescovo sarebbero state
condannate a tramutarsi
in vampiri. Lo stesso
valeva per i suicidi,
per le persone sepolte
senza sacramenti
religiosi, per gli
spergiuri, e, in
Ungheria, per i figli
illegittimi nati morti
da genitori a loro volta
illegittimi. In altre
parole, chiunque in vita
era andato contro le
convenzioni sociali e le
leggi del tempo, dopo la
morte poteva tramutarsi
in vampiro.
LA
PESTE E LA MORTE
APPARENTE
Oltre alle leggende sui
vampiri che si diffusero
grazie a Bram Stoker e a
quelle inculcate nella
mente della popolazione
dalla Chiesa, la
credenza nel vampirismo
nacque anche ai tempi
delle grandi pestilenze.
In questi periodi
carretti straripanti di
cadaveri passavano nelle
strade notte dopo notte
per portare il loro
macabro carico alla
fossa comune. Sulle
porte delle case degli
appestati spiccava una
croce rossa e i malati
erano spesso abbandonati
dagli stessi familiari
per paura del contagio.
Le strade delle città
abbandonate dai vivi
erano disseminate dai
corpi in decomposizione
degli infelici lasciati
al loro destino. La
peste, che sin
dall'antichità fino al
XVIII secolo ha colpito
l'Europa a varie
riprese, decimava la
popolazione e diffondeva
il terrore tra la gente.
Le epidemie portavano
con sè anche una grave
forma di depressione
psichica, che si
diffondeva nella
popolazione, creando il
clima ideale per
l'insorgere del panico.
Fra tutte le epidemie di
peste che si ricordano,
la più grave fu la
cosiddetta "morte nera"
che infuriò in Europa
nel XIV secolo,
falciando un quarto
della popolazione.
quando l'epidemia cessò,
fra gli abitanti dei
territori dell'Europa
settentrionale si
diffuse una strana
malattia, la corea,
chiamata anche col nome
popolare di ballo di San
Vito. La malattia è
caratterizzata da
improvvise contrazioni e
da movimenti involontari
dei muscoli di ogni
parte del corpo. Le
persone colpite dal male
sembravano quindi fuori
di senno, si agitavano
convulse, urlando e
perdendo a volte la bava
dalla bocca. Spesso le
crisi duravano ore e i
malati alla fine
crollavano a terra
distrutti dalla fatica.
Durante l'accesso del
male la persona non
vedeva e non sentiva e a
volte aveva strane
visioni. La medicina del
tempo non disponeva di
nessun rimedio per cui
si ricorreva
all'esorcismo. Durante
le epidemie era facile
che si spargessero voci
su fenomeni di
vampirismo in quanto si
verificavano di
frequente casi di
persone sepolte vive
accidentalmente. La
gente, infatti, temendo
il diffondersi delle
infezioni si liberava al
più presto dei cadaveri
degli appestati.
Inoltre, in passato, per
la mancanza di sistemi
adeguati, era difficile
stabilire la morte reale
di una persona. Se
malgrado le attuali
possibilità mediche c'è
ancora la possibilità di
incidenti del genere, è
facile immaginare l'alta
percentuale di sepolti
vivi ai tempi in cui non
si conoscevano ancora
bene stati patologici
come la morte apparente
provocata da
avvelenamento o
soffocamento,
l'epilessia e la
catalessi (fenomeno di
tipo nervoso, durante il
quale diventa
impossibile la
contrazione volontaria
dei muscoli, che
permangono anche per
interi giorni nella
medesima posizione). Sia
la morte apparente sia
la catalessi possono
essere provocate
volontariamente
attraverso l'ipnosi. A
quei tempi, tuttavia,
perfino alle persone che
si trovavano
semplicemente in stato
di ubriachezza poteva
capitare di essere
sepolte vive. Difficile
immaginare una morte più
atroce: prima la vaga
consapevolezza
dell'accaduto, poi il
panico e gli inutili
tentativi per liberarsi,
e infine la lunga agonia
causata da un lento
soffocamento. Spesso, in
passato, toccava ai
trafugatori di salme o
agli "sciacalli" in
cerca di oggetti di
valore sepolti con i
cadaveri, scoprire che
le salme non si
trovavano più nella
posizione supina della
sepoltura e che
presentavano sul corpo i
segni di una lotta
disperata fatta nel
tentativo di liberarsi.
I sudari strappati, le
unghie consumate e le
labbra morse a sangue
durante l'agonia erano
tutti segni che venivano
interpretati dalla gente
del tempo come valide
prove che il morto era
un vampiro.
Nel 1655, in
Inghilterra, circa
150.000 persone morirono
durante una terribile
epidemia di peste. Uno
dei sintomi della
malattia era una
sonnolenza invincibile
che faceva sprofondare i
malati in un sonno
catalettico. Inoltre i
cadaveri venivano
prelevati dalle case
durante la notte, e non
c'è da stupirsi se a
volte le persone immerse
nel profondo sonno della
malattia venivano
scambiate per morti.
L'assenza di formalità
funerarie facilitava
l'errore. Nel 1832 una
terribile epidemia di
colera scoppiò in tutta
l'Europa e colpì anche
la contea di Sligo,
nell'Irlanda
occidentale, dove la
madre di Bram Stoker,
allora ragazzina, viveva
con la famiglia. La casa
in cui abitava venne
assediata da alcuni suoi
compaesani che,
sopravvissuti
all'epidemia, si
dedicavano al
saccheggio, e quando la
ragazzine scorse una
mano spuntare dal
lucernario prese una
scure e la tagliò di
netto. Divenuta donna e
madre raccontò gli
avvenimenti della sua
infanzia al figlio
insieme ad altri episodi
da cui probabilmente
Stoker trasse spunto per
la sua storia su
Dracula. La donna gli
raccontò anche di
Sergeant Callan, un uomo
di corporatura così
gigantesca che, una
volta morto, non si
riusciva a sistemarlo
nella bara. Per
risolvere il problema il
becchino decise di
spezzargli le gambe con
un martello: al primo
colpo, però la presunta
vittima del colera
riprese i sensi
sfuggendo così al
rischio di essere
sepolto vivo.
Il buono stato di
conservazione del corpo,
che è considerato nella
tradizione popolare come
prova di vampirismo, è
generalmente determinato
dal tipo di terreno in
cui viene sepolto il
cadavere. Ad esempio,
nell'isola greca di
Santorino, dove le
storie sui vampiri sono
numerose, la natura
vulcanica del terreno
contribuisce a mantenere
i corpi intatti più a
lungo. Se questa
potrebbe essere
considerata la causa del
buon stato di
conservazione dei
cadaveri, rimane però
inspiegato il fenomeno
documentato dei vampiri
che escono dalle tombe e
si aggirano durante la
notte. Dennis Wheatley,
noto autore di libri
sull'occultismo,
suggerisce una
spiegazione molto
semplice. Nei periodi di
grande miseria i
mendicanti spesso
trovavano rifugio nei
cimiteri e usavano le
tombe o le cappelle di
famiglia come
abitazioni. Spinti dalla
fame, uscivano
nottetempo per cercare
di procurarsi il cibo
per sopravvivere, e se
questi individui
venivano scoperti erano
scambiati per vampiri.
Quelle elencate in
questo articolo sono
solo alcune delle
ragioni per cui si
sviluppò la credenza nei
vampiri. Le cause furono
molteplici e se
possibile in futuro ci
occuperemo di nuovo di
questo argomento!
BIBLIOGRAFIA
·
"Il mondo dell'occulto,
Creature del male" di
Daniel Farson - 1976
Rizzoli Mailing, Milano
·
"Gli aztechi" di Jacques
Soustelle |