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Specie di Vampiri Europei
a cura di Stefania Ferrari

La maggior parte delle persone dicono che i vampiri non esistono. Personalmente non sono di questa idea, ma non avendo prove tangibili, quelle che sono richieste dalla vita di oggi giorno, non posso confutare la non esistenza dei vampiri. Molti potranno pensare che si, è un bel tema per una favola, un libro, o forse un film, ma vi siete mai chiesti cosa c’è dietro? Potreste rispondere che tutto deriva da una leggenda, ma dietro alla leggenda cosa c’è?
Partiamo dall’inizio, dalla prima volta che, nella storia dell’uomo, è stato scritto di un essere intento a disturbare il sonno degli uomini per rubargli il simbolo della vita, che non sempre è il sangue.
Prima ancora della figura moderna del vampiro, nata da Bram Stoker con il suo famosissimo “Dracula”, costruito sulla figura del conte Vlad Tepes III, si possono trovare documentazioni di esseri simili persino nell’epoca classica.
La definizione classica di vampiro lo identifica nel corpo di una persona defunta, rianimato dal proprio spirito o da un demone, che torna per tormentare i vivi, privandoli del proprio sangue o di qualche organo essenziale, per esempio il cuore, per aumentare la propria vitalità. Già in quest’epoca, nelle credenze popolari, diventava vampiro chi moriva prematuramente, in modo violento, o chi viveva una vita estremamente infelice, o ancora streghe, sia uomini che donne, lupi mannari, eretici, bastardi e i loro figli e chiunque fosse stato ucciso da un vampiro. Già nell’età classica quindi vediamo che il reietto, il diverso, era visto come dannato, non solo in vita, ma anche oltre la morte.
La prima apparizione della parola UPIR (termine russo per vampiro) si trova in un documento del 1047: si riferiva ad un principe russo definito “upir lichy” ovvero vampiro cattivo. Il termine vampiro però trova una sua definizione ben precisa solo nel 1725 quando alcuni giornali europei riportano due casi di vampirismo in Serbia. Solo successivamente, nel 1762, il termine verrà usato per designare il pipistrello che succhia il sangue degli animali. Sebbene assente nella semantica della tradizione greca e romana, tuttavia troviamo la presenza di esseri molto simili al vampiro in svariate credenze. Nel mondo antico il vampiro vede la sua prima identificazione in figure che erano al seguito di Ecate, la dea protettrice del mondo degli spettri. Vediamo quindi alcune figure, partendo da quelle dell’età classica, che si avvicinano per abitudini, alla figura del vampiro.

EMPUSA: demone femminile capace di assumere vari aspetti. Sotto la forma di bella fanciulla le Empuse giacevano con gli uomini la notte, o durante la siesta pomeridiana, succhiandone la forza vitale e provocandone la morte. L’Empusa è quindi un demone succube. In Grecia e in Palestina questi tipi di demoni portavano il nome di LILIM

LILITH: secondo alcune tradizioni, la prima donna vampiro). Con il passare del tempo, a livello popolare la figura dell’Empusa si viene a confondere con quella della LAMIA fino al punto di formare un’unica entità. Ma a livello leggendario ci sono alcune differenze ben precise.

LAMIA: madre di SCILLA, era all’origine figura del leggendario marino, simile alle sirene e alle arpie. Da qui passa alla superstizione popolare che se ne servì per spaventare i bambini disubbidienti (insieme all’Empusa). La sua leggenda nasce in Libia: di LAMIA, figlia di BELO, si era invaghito ZEUS, con il quale generò alcuni figli, ma tutti (salvo SCILLA) furono uccisi da ERA, ingelosita. Lamia, nell’immaginario collettivo diviene allora una madre snaturata che mangiava i suoi figli e quelli degli altri. Secondo un’altra tradizione Lamia sarebbe stata un demone meridiano, e si racconta che fosse solita apparire nei dintorni di Parnaso, se un giovane cantava o suonava il flauto a mezzogiorno o mezzanotte, per prenderlo come sposo: se rifiutava , lei lo avrebbe ucciso. La Lamia poteva assumere qualsiasi forma e si credeva che se si riusciva a catturare, si potessero recuperare i bambini vivi dal suo ventre. Successivamente, quando al mito del sangue si aggiunse anche la componente erotica, la Lamia si unì all’Empusa, acquisendo le stesse caratteristiche di succubo. Una figura molto simile la troviamo presso i babilonesi: un demone femminile chiamato LAMASHTU attirava gli uomini per berne il sangue e strappava il feto dal grembo delle donne incinte.

STRIGES: nel mondo classico un’altra figura che presenta molti tratti vampirici è la STRIX. Infatti, per i latini, la strix non era solo la strega, ma con questo nome si indicava anche un uccello notturno che volava sulle culle dei bambini per succhiarne il sangue. Il nome deriva dal fatto che durante quest’operazione erano solite stridere. Troviamo una descrizione della Striges in Ovidio, il quale sostiene che queste, altro non sarebbero che uccelli dello stesso genere delle ARPIE: creature alate, con dita umane ricurve come artigli, che aggrediscono e rapinano.

LARVE: coloro che si portano dietro, dall’esistenza terrena, il peso di qualche crimine o di una fine tragica. La loro azione sui vivi è reputata funesta e la loro natura è invariabilmente malvagia. Tra i mali provocati da questi spettri rientravano: l’epilessia, ipocondria, terrori folli o semplicemente stravaganza. Le Larve presentano due aspetti: spettri pallidi dalla faccia contratta oppure scheletri o manichini capaci di assumere atteggiamenti grotteschi e caricaturali.

LEMURES: sono gli spiriti dei morti della religione romana, i quali tornavano sulla terra a tormentare i vivi. Per tenere lontani questi spiriti erano state istituite delle feste. Inizialmente la mitologia vuole che queste feste fossero state istituite per placare lo spirito di Remo, ucciso dal fratello Romolo. Quest’ultimo avrebbe, con questo scopo, istituito le Lemurie, che ricorrevano il 9, 11 e 13 maggio: è molto probabile che queste siano le più antiche feste dei morti celebrate a Roma.

SIRENE: figura mitologica al quanto complessa per il suo duplice aspetto. Le Sirene erano le canore figlie della terra che attiravano i marinai nei prati delle loro isole, dove giacevano ossa e membra delle precedenti vittime. O almeno così le descrive Omero, senza però entrare nei particolari dell’aspetto. Originariamente le Sirene erano strangolatrici, descritte come donne-uccello con testa umana e spesso anche seno e braccia da donna, e con artigli al posto dei piedi. Le sirene si mostravano ai marinai specialmente a mezzogiorno, l’ora dei colpi di sole e delle siesta, in cui si è soggetti a sogni erotici accompagnati a perdite seminali, fenomeno che viene attribuito a loro, avide di sperma e di sangue.

La credenza nel vampirismo, nei popoli anglosassoni è presente già dal XII secolo, quando cominciamo a trovare allusioni occasionali riguardo al fenomeno soprattutto in scritti di autori religiosi, dove è ben evidente l'influenza della cultura scandinava. In autori come lo storico inglese William di Malmesbury (1090-1143 ca), bibliotecario di quell'abbazia, o William de Newborgh (1136-1208 ca), canonico agostiniano del monastero, troviamo le descrizioni di uomini malvagi che, dopo morti, tornavano a camminare per il mondo perchè il diavolo tornava a rianimare i propri corpi, e i quali non solo succhiavano sangue, ma propagavano anche terribili pestilenze. Questi resoconti del XII secolo sono simili alle storie slave di vampiri, quasi a voler ricordare che forse un fondo comune c'è, e la cosa più ricorrente sembra essere proprio lo scoppio di qualche pestilenza al loro apparire (dovuta, secondo la tradizione, al fetore del loro cadavere). Una cosa però c'è da puntualizzare: la leggenda dei vampiri, che ormai era dilagata, e il terrore che questa leggenda stava insinuando nel popolo, portavano molto spesso alla riesumazione di cadaveri in cerca di qualche traccia di vampirismo (anche se la pratica ebbe il suo apice con l'avvento del Cristianesimo) e, se se ne trovava qualcuna, spesso i cadaveri venivano tagliati a pezzi, oppure bruciati. Questo può facilmente far capire come in realtà le pestilenze e varie malattie avessero facile diffusione, e l'ignoranza medica dell'epoca faceva il resto. Un esempio di vampiro anglosassone:

DEARG-DUE: sono i vampiri della tradizione irlandese nominati soprattutto dai Druidi. Per uccidere questi vampiri, secondo la tradizione druidica, si doveva costruire un cumulo di pietre sopra la sua tomba. Una caratteristica di questi vampiri è che non possono cambiare forma, a differenza della maggior parte delle tradizioni del resto del mondo.

Nelle saghe scandinave invece troviamo molte storie che possono essere definite propriamente vampiriche: solitamente si raccontava di fantasmi che si aggiravano tra i vivi procurando danni vari, e che potevano essere allontanati solo grazie a tecniche ben precise, molte delle quali, anche in questo caso, introdotte dopo l'avvento del Cristianesimo, il quale influì in modo particolare sul cambiamento dei costumi funebri. Per fare un esempio, in Groenlandia, con la religione cristiana, si era diffuso il costume di seppellire i morti nella loro fattoria, in terra non consacrata, e per impedire che tornassero ad infastidire i vivi, vi si conficcava un palo nel petto, che si toglieva solo una volta giunti i rappresentanti della Chiesa i quali versavano acqua benedetta e intonavano canti sacri. Anche qui possiamo trovare analogie con altre tradizioni, in questo caso, con quella rumena. Per esempio l'effetto che questi esseri avevano sugli animali: si diceva che le mandrie che passavano per caso sulla tomba di un vampiro diventavano selvagge e cominciassero a muggire in maniera insolita. Inoltre tutte le persone che morivano a causa di questo vampiro, apparivano in seguito in sua compagnia, anch'essi in cerca di cibo: in pratica diventavano vampiri anche loro.

In Francia la credenza del vampiro è poco diffusa, mentre molto più diffusa è quella del lupo mannaro. I rari episodi di vampirismo infatti registrati nei corsi dei secoli, si rifanno al significato più ampio del termine, se vogliamo più metaforico, indicando con questo termine più che altro alcune patologie. Per fare un esempio, in Francia, nell'ambito vampirismo, è famoso il caso del sergente Bertrand, il quale infatti all'epoca del suo processo (1849) era conosciuto in tutta la penisola come il Vampiro. Questo caso però si può condurre soltanto ad un classico esempio di necrofilia.

Anche nel nostro bel paese, in Italia, la tradizione del vampirismo non ha trovato terreno molto fertile, nonostante fossero i tempi in cui i cimiteri di tutta Europa venivano profanati allo scopo di giustiziare i presunti vampiri. Il tema del morto che ritorna era molto diffuso, ma questi non tornava necessariamente per tormentare i vivi. C'era però in Italia una figura a cui veniva rifilato la targhetta di bevitore di sangue, e questa figura era la strega, come ci attestano molti processi tenutisi durante l'inquisizione. Prendiamo ad esempio la storia delle streghe di Lucca: si racconta che queste donne erano solite trasformarsi in qualche animale, ed entrati nelle case sotto questa forma, si buttavano sui bambini, posando la bocca o sugli organi genitali, o al pollice, o al mignolo, o all'orecchio o all'ombelico e da li succhiavano il sangue. Questo sangue però non serviva come nutrimento, bensì come ingrediente delle loro pozioni: mischiato alla cenere veniva gettato sul fuoco dicendo una formula indirizzata a far morire la vittima predestinata.

Passiamo ora alle culture slave, le terre dove la credenza nel vampiro è più radicata in assoluto. In Romania soprattutto questa tradizione risale molto indietro nei secoli e non vi è credenza più diffusa di questa. Alla base di tutto questo c'è una credenza popolare: la fede in un mondo puramente spirituale non è molto diffusa e quindi la maggior parte dei rumeni crede che la vita dopo la morte sia molto simile a quella terrena: la normalità per loro è che i morti viventi si aggirino sulla terra in forma fisica e non sotto forma di spiriti. Inoltre fra tutte le regioni rumene, il maggior numero di casi di vampirismo si concentra in Transilvania, e in particolar modo nella Transilvania del nord, dove, non a caso, è stato ambientato il Dracula di Bram Stoker. A rinforzare questa tesi il fatto che nel vocabolario rumeno i termini per indicare i vampiri sono svariati, inoltre questo è l'unico caso d'Europa in cui troviamo anche il vampiro vivente. Le infestazioni vampiriche raggiunsero il loro culmine nel XII secolo, quando le profanazioni delle tombe diventarono talmente frequenti da indurre numerose autorità ad intervenire per porre fine a queste pratiche. Perfino un uomo di chiesa, l'arcivescovo di Nectarie, nel 1813, inviò una circolare ai suoi superiori ecclesiastici, consigliando, nel caso si fossero imbattuti in un caso di vampirismo, di non assumersi la responsabilità di bruciare il corpo, ma di insegnare alla gente come comportarsi secondo le regole codificate dalla Chiesa.
In Romania era praticamente impossibile non diventare un vampiro dopo la morte, se si ascoltano gli svariati casi per cui questa sciagura doveva succedere. Si comincia dai più piccoli: se un bambino muore prima di essere stato battezzato diventa vampiro dopo sette anni, se un vampiro getta lo sguardo su una donna incinta non immunizzata, il bambino è destinato a diventare vampiro, stessa sorte per la prole quando una donna incinta non mangia sale, e infine se un bambino nasce con il sacco amniotico diventa vampiro dopo sei settimane dalla morte. Per questo ultimo caso pare però che ci fosse un rimedio: il sacco amniotico dev'essere rotto, dopo di che la levatrice dovrà uscire nel retro della casa con in braccio il bambino, lavato ed avvolto in un panno, e dovrà gridare "Ascoltate tutti, un lupo è nato sulla terra. Non è un lupo che divorerà le persone, ma un lupo che lavorerà e che porterà fortuna". Infatti i vampiri che non sono più tali portavano fortuna. Probabilmente il vampiro viene chiamato lupo perchè la figura del vampiro e del lupo mannaro spesso si fondevano, infatti molti tratti delle due leggende vengono a combaciare.
Anche se qualcuno poteva essere abbastanza fortunato da non incappare in queste maledizioni già da piccolo, durante la sua vita aveva tantissime altre possibilità di essere additato come potenziale vampiro. Se durante la sua vita un uomo era stato malvagio o se una donna aveva avuto a che fare con il maligno e con sortilegi e incantesimi, avevano buone possibilità di diventare vampiri dopo la morte. Era risaputo inoltre che se un uomo non mangiava aglio era un vampiro. Uomini che giuravano il falso per denaro diventavano vampiri sei mesi dopo la morte, mentre un uomo defunto diventava vampiro se un gatto saltava sul suo cadavere, o se sopra di esso cadeva l'ombra di un uomo. E se questo non bastava, molto probabilmente se qualcuno doveva essere emarginato e non rientrava in queste categorie, in Romania era diffusa anche la credenza che se una persona era predestinato a diventare vampiro, lo sarebbe diventato in qualsiasi caso, e non c'erano sortilegi che potessero evitarlo. Si pensava che durante la loro vita, l'anima di queste persone, durante il sonno, uscisse dalla bocca sotto forma di piccola farfalla. C'era però il pericolo che se durante il sonno, il corpo veniva girato, l'uomo sarebbe morto, perchè l'anima non avrebbe più trovato il punto d'ingresso.
Se qualcuno non era così sfortunato da rientrare in questo caso però c'era qualche rimedio che si poteva adottare per liberare la persona dal vampirismo, naturalmente quando questa persona era già cadavere. In Romania i corpi dei sospettati di vampirismo venivano dissotterrati dopo un periodo che va dai cinque ai sette anni a seconda dell'età in cui moriva la persona: se la decomposizione non era completa il malcapitato era etichettato come vampiro, mentre se si trovavano le ossa bianche e pulite, era segno che l'anima del defunto avesse trovato pace. Nel caso si fosse trovato un vampiro il metodo più usato per sconfiggerlo era riesumare la salma il sabato, perchè negli altri giorni si credeva che vagasse fuori dalla tomba, conficcargli un paletto nell'ombelico o strappargli il cuore. Questo doveva essere bruciato su del carbone di legna o sulla fiamma viva, può essere bollito oppure tagliato a pezzi con una falce. Le ceneri del cuore venivano sempre raccolte: a volte venivano gettate in un fiume (ricordiamo come nel racconto di Bram Stoker l'acqua corrente non fosse molto gradita a Dracula), ma solitamente venivano mischiate con acqua e date da bere agli ammalati, oppure usate per ungere bambini o animali per tenere lontane le cose impure. Ad un certo punto i sospetti di vampirismo erano diventati talmente tanti che molte volte la maledizione di un prete era sufficiente per sigillare il vampiro nella sua tomba. Questo denota come l'effetto placebo bastasse il più delle volte a calmare il terrore, e di conseguenza come il 90% dei casi di vampirismo fossero solo fantasia popolare.
Vediamo ora alcune tra le specie più conosciute della credenza rumena.

STRIGOII-STRIGOIUL: in Romania è il termine più usato per indicare un vampiro. Dal capo alla vita hanno caratteristiche umane, anche se hanno due cuori, ma sotto possono avere code o zampe caprine. Di solito attaccano in branco.

MOROII: secondo termine più usato per definire un vampiro. Sia maschio che femmina, di solito la parola Moroii è utilizzata per identificare un vampiro vivente.

MURONI: vampiro tipico della regione della Valacchia. Ha la possibilità di trasformarsi in diverse forme animali.

VARCOLACI-VARACOLACI-VARCOLAC: nella tradizione rumena questo è il vampiro che inghiotte la luna ed il sole durante l'eclissi (figura molto simile ad alcuni lupi della tradizione scandinava). Il Varcolac appare come un uomo con pelle pallida e asciutta. Possono viaggiare in astrale, anche se hanno un percorso limitato dato dal filo d'argento che li lega al corpo.

Abate Augustin CalmetMAHR: anima inquieta che tornava dal regno dei morti per nutrirsi di sangue. Usava attaccare soprattutto i parenti rimasti in vita. L'Ungheria condivide con la Romania il primo posto sul podio per il paese più infestato da vampiri del mondo. Questa tradizione è data soprattutto da una serie di eventi straordinari avvenuti tra la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, e che ebbero un grande spazio nei giornali dell'epoca. Nonostante questi avvenimenti all'epoca ebbero un grande successo, ai giorni nostri non sono giunti tantissimi trattati. Uno dei più famosi però rimane "Dissertazioni sopra le apparizioni di spiriti e sopra i vampiri, o i redivivi di Ungheria, di Moravia ecc..." dell'abate Augustin Calmet, entrato sedicenne nell'ordine dei benedettini ed eletto abate di Senones nel 1728, ma soprattutto presente in molte esecuzioni di vampiri dell'epoca e grande ricercatore. Una delle credenze ungheresi racconta come le persone che nella vita erano state vampiri passivi, dopo la morte diventavano vampiri attivi. Le morti per vampirismo in Ungheria erano diverse: alcuni morivano subito, altri dopo una leggera infermità di due o tre giorni. I vampiri ungheresi appaiono da mezzogiorno a mezzanotte, ma hanno talmente tanta fame che, oltre che succhiare sangue da uomini e da animali, mangia il sudario attorno al suo corpo.

FARKASKOLDUS: vampiro che attacca sotto forma di lupo.

In Russia la maggior parte di storie sui vampiri furono raccolte da Afanasiev e pubblicate a Mosca in tre volumi tra il 1865 e il 1869. Uno dei temi più diffusi nella credenza russa, era quello del vampiro che esce di notte dalla sua tomba e che deve portare con se il coperchio della sua bara.

ERETICA: vampiro che in vita era considerato eretico: di solito era una donna che in vita aveva venduto la sua anima e che tornava sotto forma di vecchia logora. Agiscono solo in primavera e in autunno. Guardando una di questa creature negli occhi si andava incontro ad una lenta morte.

MJERTOVJEK: vampiro nato da un lupo mannaro ed una strega.

UPIERCZI: questo vampiro può essere distrutto solo con fuoco. Quando bruciato, il corpo esplode in centinaia di piccoli insetti e animali. Questi devono essere tutti distrutti, perchè se qualcuno sfugge, il vampiro potrà tornare.

Affine al vampiro slavo è quello macedone. In Macedonia diventava vampiro chi nasceva nei pugani dni, ovvero nei giorni impuri, cioè quelli compresi nel trimestre che va dal Natale all'Annunciazione. Per non correre il rischio i macedoni prendevano precauzioni non solo contro le morti premature, o contro i sospettati di vampirismo, ma contro tutte le morti, come se tutti fossero a rischio. Una relazione dettagliata del vampiro macedone ci proviene dalle relazioni dei viaggi di G.F. Abbott. In questi diari di viaggio ci viene spiegato come il vampiro macedone fosse un cadavere rianimato che soffocava le persone e succhiava il sangue degli uomini e delle bestie, oppure che si limitava a danneggiare gli utensili di casa e gli aratri. Per quanto riguarda l'aspetto, il vampiro viene descritto come pelle di toro piena di sangue (e anche qui ritroviamo la particolarità zooantropica che richiama la leggenda del lupo mannaro), con due occhi su di un solo lato, rossi e infuocati come due carboni ardenti. I vampiri di queste zone hanno molti tratti in comune con i varcolaci slavi e i ghoul arabi (vittima di un vampiro che, bevendone il sangue, ne diventa schiavo). Se aprendo la bara di un defunto questo si trova ancora integro e con il volto girato verso il basso, per i macedoni non c'era dubbio: ci si trovava di fronte ad un vampiro e bisogna correre ai ripari. Il cadavere dev'essere tirato fuori dalla tomba, scottato con olio bollente e trafitto nell'ombelico con un lungo chiodo. La tomba doveva essere rirempita e doveva essere coperta di semi di miglio, così che nel caso in cui il vampiro fosse tornato ad uscire avrebbe perso tempo a contare i grani e sarebbe stato sorpreso dall'alba: infatti anche in Macedonia era forte la credenza che vampiri e streghe, quando si trovavano davanti a grani di miglio, come poteva essere il sale in altre parti d'Europa, come per esempio l'Italia, provavano questa forte spinta a doverli contare tutti. Provate ora a pensare a quante persone potevano servire materialmente per fare questa cerimonia e a quanti spettatori potessero esserci a godersi lo spettacolo dello sterminio di questo demonio; una decina di persone come minimo venivano a contatto diretto con il cadavere in putrefazione, mentre i più fortunati respiravano soltanto i fumi delle carni morte che bruciavano con l'olio. E molto facile osservando questa scena capire il perchè secondo le varie credenze il vampiro portasse pestilenze!
Tornando al racconto di Abbott, questi ci spiega come il vampiro era solito vagabondare da due ore circa prima della mezzanotte al primo canto del gallo, che anche per loro segnava l'arrivo dell'alba, la loro nemica numero uno. Anche questo è facilmente traducibile: il fatto che le persone che hanno creato la credenza del vampiro, lo vedano come demone notturno, come quasi tutti i demoni tra l'altro, rappresenta la paura del buio innata nell'uomo, la separazione, portata soprattutto dal Cristianesimo, tra la luce che rappresenta il buono ed il buio che rappresenta il cattivo. La credenza del vampiro però, pur avendo avuto un boom dopo l'avvento del Cristianesimo, era già presente da molti secoli prima, come abbiamo visto. A questo punto a me di solito nasce una domanda: è il Cristianesimo che ha creato il mostro, oppure ha usato qualcosa che già era presente per dimostrare che il Diavolo è tra noi e bisogna evitarlo, come tra l'altro ha fatto, con altri moventi, con il dio cornuto Kernonnus?
Come ai tempi nostri, anche allora c'era chi non si faceva perdere l'occasione di guadagnare sulle paure e sulle debolezze altrui. In Macedonia era viva anche la credenza di vampiri inferiori che si nutrivano del sangue di pecore e di bestiame, si era allora diffusa la moda, soprattutto tra i dervisci maomettani, di affermare di aver il potere di sterminare questa specie di vampiro, naturalmente dietro compenso. Conosciuti come uccisori di vampiri, questi personaggi andavano in giro sfoggiando una bacchetta di ferro che terminava con una punta affilata, o un lungo bastone con all'estremità una piccola punta. Molti tratti simili li troviamo nel vampiro greco di cui leggiamo una lieve descrizione nei diari di viaggio del botanico francese M. Pitton de Tournefort, approdato in Grecia tra il 1700 e il 1702, e al quale capitò di assistere ad una cerimonia per la sconfitta del vampiro. Appurato il caso di vampirismo, i contadini hanno atteso nove giorni dopo la sepoltura del cadavere. Il decimo giorno fu celebrata una messa nella cappella dove si trovava il corpo, per scacciare il demonio che si pensava possedesse il morto. Dopo di chè la bara fu aperta e il boia del villaggio aprì il torace del cadavere per strappargli il cuore e successivamente bruciarlo. Qui l'autore, forse per la sua diversa cultura e posizione sociale di coloro che stavano assistendo alla cerimonia, descrive questi ultimi come visionari. "Il cadavere emanava un lezzo così forte -spiega- che fummo costretti ad accendere una gran quantità di incenso. Ma il fumo, confondendosi con le esalazioni della carogna, cominciò ad eccitare il cervello di quella povera gente e la loro immaginazione, alterata dallo spettacolo, si riempì di visioni. Qualcuno cominciò a dire che un denso fumo esalava dal suo corpo: noi non osammo dire che era quello dell'incenso." Alla fine il Pitton conclude scrivendo: "In un clima di diffidenza così generale, decidemmo di non dire niente. Non solo per timore di non essere presi in giro, ma per non essere trattati da infedeli." In tutto l'arcipelago è forte la credenza che il diavolo rianimi solo i cadaveri greci di rito greco; nell'isola di Santorino aveva invece attecchito fortemente la credenza del lupo mannaro.

BRUCOLACO, BRUCOLAK: vampiro originario della Grecia. Di solito è il figlio di uno scomunicato o lo scomunicato stesso. La cerimonia per la sua uccisione, come il più delle volte, non è molto semplice:aprire la tomba naturalmente durante il giorno, tagliargli la testa, la quale verrà bruciata e le cui ceneri saranno disperse al vento.

MORMO: vampiro della mitologia greca, servo della dea Ecate. Si pensava fosse uno dei più terribili demoni del mondo sotterraneo.

VRYCOLAKAS, BURCULACAS: i loro corpi non si decompongono perchè sono uomini morti non in pace con la chiesa ortodossa. La loro pelle non si decompone, ma si tira come quella di un tamburo. Urlando lanciano invocazioni per far cadere in trappola i vivi: chi risponde diventa la sua preda. Possono uscire dalla loro tombe anche di giorno, e queste si riconoscono dal leggero bagliore che emanano. Una variante racconta che questi vampiri bussano alla porta delle loro vittime chiamando il loro nome: se la persona designata non risponde per tre volte questo se ne va, mentre se risponde la sua vita avrà durata breve. Se questo vampiro si incontra di giorno, e chi lo incontra gli parla, il demonio svanisce, ma chi gli ha parlato muore poco dopo.

VRYKOLATIOS: unica specie di vampiro trovata sull'isola di Santorini. Sono descritti come spiriti maligni che banchettano sui viventi.

L'abate Alberto Fortis, dopo un viaggio in Dalmazia nel 1774, scrisse una relazioni sulle superstizioni di questo luogo, descrivendo in modo particolare quella sui vampiri. Fortis comincia raccontando che i molacchi hanno una strana idea della religione, credono fortemente in folletti, streghe, incantesimi e apparizioni notturne come se ne avessero avuto varie prove. Nello stesso modo credono all'esistenza dei vampiri e a loro attribuiscono il succhiamento del sangue dei bambini. Quando muore qualcuno sospettato di diventare vampiro, gli vengono tagliate le caviglie e viene punto su tutto il corpo con degli spilli, credendo di costringerlo in questo modo nella sua tomba.

Questa è una breve carrellata per quanto riguarda la credenza europea del vampiro. Ho tralasciato alcune nazioni in cui la credenza non ha molto attecchito, o dove i tratti non differenziavano molto da altre credenze. Il Vampiro però si può trovare in tutta Europa sotto molti nomi diversi, ed elencarli tutti sarebbe veramente impossibile. Per concludere però volevo proporre una lista di varie specie che non rientrano nei casi sopra riportati.

GERMANIA

ALP: spirito vampiro tedesco che di norma disturba i sogni e le notti delle donne. Questo spirito si può manifestare fisicamente, e allora diventa molto pericoloso. Credenza molto diffusa durante il medioevo, quando si diceva che l'Alp veniva visto sotto forma di gatto, uccello od altro animale, ma sotto qualsiasi spoglie si presentasse indossava sempre un cappello. L'Alp è solito succhiare latte dai capezzoli delle donne, ma in mancanza di questo succhiano sangue, anche da uomini o da bambini. L'Alp è impossibile da uccidere.

DOPPELSAUGER: in Germania si credeva che un bambino già svezzato diventava un vampiro se riprendeva l'allattamento, e durante la trasformazione si sarebbe cibato delle mammelle della madre estraendone, da esse, l'essenza vitale.

NEUNTOTER: era il vampiro portatore di pestilenza per eccellenza. Avvistato duranti le grandi epidemie.

PORTOGALLO

BRUXSA: vampiro femmina, vittima di tale sorte perchè in vita era stata una strega. Solitamente lascia la sua dimora sotto forma di uccello per tormentare viaggiatori stanchi o smarriti. Durante il giorno la Bruxsa appare sotto forma di bella ragazza, la quale cresce dei bambini che diventano la sua fonte di cibo.

CROAZIA

DAMPYR-LUMPIROVIC: è il figlio di un vampiro e di una donna umana, di solito zingara. Solo questa poteva ucciderlo, perchè grazie alle sue origini è in grado di vedere i vampiri che si rendono invisibili e così riusciva a combatterlo con armi o formule magiche. I Damppyr hanno il potere di trasformarsi in lupo.

KOZLAK: vampiro originario della Dalmazia, ma diffusissimo in Croazia.

VLOKOSLAK: Solitamente appaiono vestiti di bianco, sia di giorno che di notte, e possono trasformarsi in cavalli o pecore. Si uccidono tagliando loro gli alluci o infilando un chiodo attraverso il loro collo.

BULGARIA

KRVOPIJAC-OBOURS: vampiri con una sola narice e la lingua a punta, diventati tali perchè in vita aveva commesso atti sacrileghi. Mettendo delle rose intorno alla loro bara, il vampiro era immobilizzato, mentre per distruggerlo bisognava accendere su di esse un falò.

MORA: vampiro creato da anime inquiete che si nutrono di sangue.

UBOUR: questo vampiro prendeva vita quando una persona moriva violentemente, quindi il suo spirito si rifiutava di lasciare il corpo. Il cadavere usciva dalla tomba dopo 40 giorni dalla morte. Finchè trovava altre fonti di cibo, non beveva sangue. La credenza dice che questo vampiro creava scintille quando si muoveva.

ALBANIA

KUKUTHI: nella tradizione albanese si usa questo termine per indicare un vampiro che ha superato i trent'anni di attività e che quindi è in grado di atteggiarsi ad essere umano, cioè anche uscire alla luce del giorno. Per distruggerlo, oltre al tradizionale paletto e al fuoco, si poteva farlo sbranare dei lupi.

LUGAT: vampiro non troppo pericoloso: beve sangue dalla sua vittima senza ucciderla.

VARKOLAKA: vampiro nato dall'anima inquieta di un condannato a morte. Passa l'eternità ad infestare il luogo della sua morte succhiando il sangue di chi vi passa. Poteva essere scacciato solo attraverso certi rituali e con l'uso della croce.

BIBLIOGRAFIA & WEBGRAFIA

· "Vampiri e lupi mannari" di Erberto Petoia
· "The vampire watcher's handbook" di Constantine Gregory
· www.vampiri.net
· www.ilgiornaledeivampiri.com