La maggior parte delle
persone dicono che i
vampiri non esistono.
Personalmente non sono
di questa idea, ma non
avendo prove tangibili,
quelle che sono
richieste dalla vita di
oggi giorno, non posso
confutare la non
esistenza dei vampiri.
Molti potranno pensare
che si, è un bel tema
per una favola, un
libro, o forse un film,
ma vi siete mai chiesti
cosa c’è dietro?
Potreste rispondere che
tutto deriva da una
leggenda, ma dietro alla
leggenda cosa c’è?
Partiamo dall’inizio,
dalla prima volta che,
nella storia dell’uomo,
è stato scritto di un
essere intento a
disturbare il sonno
degli uomini per
rubargli il simbolo
della vita, che non
sempre è il sangue.
Prima ancora della
figura moderna del
vampiro, nata da Bram
Stoker con il suo
famosissimo “Dracula”,
costruito sulla figura
del conte Vlad Tepes III,
si possono trovare
documentazioni di esseri
simili persino
nell’epoca classica.
La definizione classica
di vampiro lo identifica
nel corpo di una persona
defunta, rianimato dal
proprio spirito o da un
demone, che torna per
tormentare i vivi,
privandoli del proprio
sangue o di qualche
organo essenziale, per
esempio il cuore, per
aumentare la propria
vitalità. Già in
quest’epoca, nelle
credenze popolari,
diventava vampiro chi
moriva prematuramente,
in modo violento, o chi
viveva una vita
estremamente infelice, o
ancora streghe, sia
uomini che donne, lupi
mannari, eretici,
bastardi e i loro figli
e chiunque fosse stato
ucciso da un vampiro.
Già nell’età classica
quindi vediamo che il
reietto, il diverso, era
visto come dannato, non
solo in vita, ma anche
oltre la morte.
La prima apparizione
della parola UPIR
(termine russo per
vampiro) si trova in un
documento del 1047: si
riferiva ad un principe
russo definito “upir
lichy” ovvero vampiro
cattivo. Il termine
vampiro però trova una
sua definizione ben
precisa solo nel 1725
quando alcuni giornali
europei riportano due
casi di vampirismo in
Serbia. Solo
successivamente, nel
1762, il termine verrà
usato per designare il
pipistrello che succhia
il sangue degli animali.
Sebbene assente nella
semantica della
tradizione greca e
romana, tuttavia
troviamo la presenza di
esseri molto simili al
vampiro in svariate
credenze. Nel mondo
antico il vampiro vede
la sua prima
identificazione in
figure che erano al
seguito di Ecate, la dea
protettrice del mondo
degli spettri. Vediamo
quindi alcune figure,
partendo da quelle
dell’età classica, che
si avvicinano per
abitudini, alla figura
del vampiro.
EMPUSA:
demone femminile capace
di assumere vari
aspetti. Sotto la forma
di bella fanciulla le
Empuse giacevano con gli
uomini la notte, o
durante la siesta
pomeridiana,
succhiandone la forza
vitale e provocandone la
morte. L’Empusa è quindi
un demone succube. In
Grecia e in Palestina
questi tipi di demoni
portavano il nome di
LILIM
LILITH:
secondo alcune
tradizioni, la prima
donna vampiro). Con il
passare del tempo, a
livello popolare la
figura dell’Empusa si
viene a confondere con
quella della LAMIA fino
al punto di formare
un’unica entità. Ma a
livello leggendario ci
sono alcune differenze
ben precise.
LAMIA:
madre di SCILLA, era
all’origine figura del
leggendario marino,
simile alle sirene e
alle arpie. Da qui passa
alla superstizione
popolare che se ne servì
per spaventare i bambini
disubbidienti (insieme
all’Empusa). La sua
leggenda nasce in Libia:
di LAMIA, figlia di
BELO, si era invaghito
ZEUS, con il quale
generò alcuni figli, ma
tutti (salvo SCILLA)
furono uccisi da ERA,
ingelosita. Lamia,
nell’immaginario
collettivo diviene
allora una madre
snaturata che mangiava i
suoi figli e quelli
degli altri. Secondo
un’altra tradizione
Lamia sarebbe stata un
demone meridiano, e si
racconta che fosse
solita apparire nei
dintorni di Parnaso, se
un giovane cantava o
suonava il flauto a
mezzogiorno o
mezzanotte, per
prenderlo come sposo: se
rifiutava , lei lo
avrebbe ucciso. La Lamia
poteva assumere
qualsiasi forma e si
credeva che se si
riusciva a catturare, si
potessero recuperare i
bambini vivi dal suo
ventre. Successivamente,
quando al mito del
sangue si aggiunse anche
la componente erotica,
la Lamia si unì all’Empusa,
acquisendo le stesse
caratteristiche di
succubo. Una figura
molto simile la troviamo
presso i babilonesi: un
demone femminile
chiamato LAMASHTU
attirava gli uomini per
berne il sangue e
strappava il feto dal
grembo delle donne
incinte.
STRIGES:
nel mondo classico
un’altra figura che
presenta molti tratti
vampirici è la STRIX.
Infatti, per i latini,
la strix non era solo la
strega, ma con questo
nome si indicava anche
un uccello notturno che
volava sulle culle dei
bambini per succhiarne
il sangue. Il nome
deriva dal fatto che
durante quest’operazione
erano solite stridere.
Troviamo una descrizione
della Striges in Ovidio,
il quale sostiene che
queste, altro non
sarebbero che uccelli
dello stesso genere
delle ARPIE: creature
alate, con dita umane
ricurve come artigli,
che aggrediscono e
rapinano.
LARVE: coloro
che si portano dietro,
dall’esistenza terrena,
il peso di qualche
crimine o di una fine
tragica. La loro azione
sui vivi è reputata
funesta e la loro natura
è invariabilmente
malvagia. Tra i mali
provocati da questi
spettri rientravano:
l’epilessia, ipocondria,
terrori folli o
semplicemente
stravaganza. Le Larve
presentano due aspetti:
spettri pallidi dalla
faccia contratta oppure
scheletri o manichini
capaci di assumere
atteggiamenti grotteschi
e caricaturali.
LEMURES: sono
gli spiriti dei morti
della religione romana,
i quali tornavano sulla
terra a tormentare i
vivi. Per tenere lontani
questi spiriti erano
state istituite delle
feste. Inizialmente la
mitologia vuole che
queste feste fossero
state istituite per
placare lo spirito di
Remo, ucciso dal
fratello Romolo.
Quest’ultimo avrebbe,
con questo scopo,
istituito le Lemurie,
che ricorrevano il 9, 11
e 13 maggio: è molto
probabile che queste
siano le più antiche
feste dei morti
celebrate a Roma.
SIRENE:
figura mitologica al
quanto complessa per il
suo duplice aspetto. Le
Sirene erano le canore
figlie della terra che
attiravano i marinai nei
prati delle loro isole,
dove giacevano ossa e
membra delle precedenti
vittime. O almeno così
le descrive Omero, senza
però entrare nei
particolari
dell’aspetto.
Originariamente le
Sirene erano
strangolatrici,
descritte come
donne-uccello con testa
umana e spesso anche
seno e braccia da donna,
e con artigli al posto
dei piedi. Le sirene si
mostravano ai marinai
specialmente a
mezzogiorno, l’ora dei
colpi di sole e delle
siesta, in cui si è
soggetti a sogni erotici
accompagnati a perdite
seminali, fenomeno che
viene attribuito a loro,
avide di sperma e di
sangue.
La credenza nel
vampirismo, nei popoli
anglosassoni è presente
già dal XII secolo,
quando cominciamo a
trovare allusioni
occasionali riguardo al
fenomeno soprattutto in
scritti di autori
religiosi, dove è ben
evidente l'influenza
della cultura
scandinava. In autori
come lo storico inglese
William di Malmesbury
(1090-1143 ca),
bibliotecario di
quell'abbazia, o William
de Newborgh (1136-1208
ca), canonico
agostiniano del
monastero, troviamo le
descrizioni di uomini
malvagi che, dopo morti,
tornavano a camminare
per il mondo perchè il
diavolo tornava a
rianimare i propri
corpi, e i quali non
solo succhiavano sangue,
ma propagavano anche
terribili pestilenze.
Questi resoconti del XII
secolo sono simili alle
storie slave di vampiri,
quasi a voler ricordare
che forse un fondo
comune c'è, e la cosa
più ricorrente sembra
essere proprio lo
scoppio di qualche
pestilenza al loro
apparire (dovuta,
secondo la tradizione,
al fetore del loro
cadavere). Una cosa però
c'è da puntualizzare: la
leggenda dei vampiri,
che ormai era dilagata,
e il terrore che questa
leggenda stava
insinuando nel popolo,
portavano molto spesso
alla riesumazione di
cadaveri in cerca di
qualche traccia di
vampirismo (anche se la
pratica ebbe il suo
apice con l'avvento del
Cristianesimo) e, se se
ne trovava qualcuna,
spesso i cadaveri
venivano tagliati a
pezzi, oppure bruciati.
Questo può facilmente
far capire come in
realtà le pestilenze e
varie malattie avessero
facile diffusione, e
l'ignoranza medica
dell'epoca faceva il
resto. Un esempio di
vampiro anglosassone:
DEARG-DUE:
sono i vampiri della
tradizione irlandese
nominati soprattutto dai
Druidi. Per uccidere
questi vampiri, secondo
la tradizione druidica,
si doveva costruire un
cumulo di pietre sopra
la sua tomba. Una
caratteristica di questi
vampiri è che non
possono cambiare forma,
a differenza della
maggior parte delle
tradizioni del resto del
mondo.
Nelle saghe scandinave
invece troviamo molte
storie che possono
essere definite
propriamente vampiriche:
solitamente si
raccontava di fantasmi
che si aggiravano tra i
vivi procurando danni
vari, e che potevano
essere allontanati solo
grazie a tecniche ben
precise, molte delle
quali, anche in questo
caso, introdotte dopo
l'avvento del
Cristianesimo, il quale
influì in modo
particolare sul
cambiamento dei costumi
funebri. Per fare un
esempio, in Groenlandia,
con la religione
cristiana, si era
diffuso il costume di
seppellire i morti nella
loro fattoria, in terra
non consacrata, e per
impedire che tornassero
ad infastidire i vivi,
vi si conficcava un palo
nel petto, che si
toglieva solo una volta
giunti i rappresentanti
della Chiesa i quali
versavano acqua
benedetta e intonavano
canti sacri. Anche qui
possiamo trovare
analogie con altre
tradizioni, in questo
caso, con quella rumena.
Per esempio l'effetto
che questi esseri
avevano sugli animali:
si diceva che le mandrie
che passavano per caso
sulla tomba di un
vampiro diventavano
selvagge e cominciassero
a muggire in maniera
insolita. Inoltre tutte
le persone che morivano
a causa di questo
vampiro, apparivano in
seguito in sua
compagnia, anch'essi in
cerca di cibo: in
pratica diventavano
vampiri anche loro.
In Francia la credenza
del vampiro è poco
diffusa, mentre molto
più diffusa è quella del
lupo mannaro. I rari
episodi di vampirismo
infatti registrati nei
corsi dei secoli, si
rifanno al significato
più ampio del termine,
se vogliamo più
metaforico, indicando
con questo termine più
che altro alcune
patologie. Per fare un
esempio, in Francia,
nell'ambito vampirismo,
è famoso il caso del
sergente Bertrand, il
quale infatti all'epoca
del suo processo (1849)
era conosciuto in tutta
la penisola come il
Vampiro. Questo caso
però si può condurre
soltanto ad un classico
esempio di necrofilia.
Anche nel nostro bel
paese, in Italia, la
tradizione del
vampirismo non ha
trovato terreno molto
fertile, nonostante
fossero i tempi in cui i
cimiteri di tutta Europa
venivano profanati allo
scopo di giustiziare i
presunti vampiri. Il
tema del morto che
ritorna era molto
diffuso, ma questi non
tornava necessariamente
per tormentare i vivi.
C'era però in Italia una
figura a cui veniva
rifilato la targhetta di
bevitore di sangue, e
questa figura era la
strega, come ci
attestano molti processi
tenutisi durante
l'inquisizione.
Prendiamo ad esempio la
storia delle streghe di
Lucca: si racconta che
queste donne erano
solite trasformarsi in
qualche animale, ed
entrati nelle case sotto
questa forma, si
buttavano sui bambini,
posando la bocca o sugli
organi genitali, o al
pollice, o al mignolo, o
all'orecchio o
all'ombelico e da li
succhiavano il sangue.
Questo sangue però non
serviva come nutrimento,
bensì come ingrediente
delle loro pozioni:
mischiato alla cenere
veniva gettato sul fuoco
dicendo una formula
indirizzata a far morire
la vittima predestinata.
Passiamo ora alle
culture slave, le terre
dove la credenza nel
vampiro è più radicata
in assoluto. In Romania
soprattutto questa
tradizione risale molto
indietro nei secoli e
non vi è credenza più
diffusa di questa. Alla
base di tutto questo c'è
una credenza popolare:
la fede in un mondo
puramente spirituale non
è molto diffusa e quindi
la maggior parte dei
rumeni crede che la vita
dopo la morte sia molto
simile a quella terrena:
la normalità per loro è
che i morti viventi si
aggirino sulla terra in
forma fisica e non sotto
forma di spiriti.
Inoltre fra tutte le
regioni rumene, il
maggior numero di casi
di vampirismo si
concentra in
Transilvania, e in
particolar modo nella
Transilvania del nord,
dove, non a caso, è
stato ambientato il
Dracula di Bram Stoker.
A rinforzare questa tesi
il fatto che nel
vocabolario rumeno i
termini per indicare i
vampiri sono svariati,
inoltre questo è l'unico
caso d'Europa in cui
troviamo anche il
vampiro vivente. Le
infestazioni vampiriche
raggiunsero il loro
culmine nel XII secolo,
quando le profanazioni
delle tombe diventarono
talmente frequenti da
indurre numerose
autorità ad intervenire
per porre fine a queste
pratiche. Perfino un
uomo di chiesa,
l'arcivescovo di
Nectarie, nel 1813,
inviò una circolare ai
suoi superiori
ecclesiastici,
consigliando, nel caso
si fossero imbattuti in
un caso di vampirismo,
di non assumersi la
responsabilità di
bruciare il corpo, ma di
insegnare alla gente
come comportarsi secondo
le regole codificate
dalla Chiesa.
In Romania era
praticamente impossibile
non diventare un vampiro
dopo la morte, se si
ascoltano gli svariati
casi per cui questa
sciagura doveva
succedere. Si comincia
dai più piccoli: se un
bambino muore prima di
essere stato battezzato
diventa vampiro dopo
sette anni, se un
vampiro getta lo sguardo
su una donna incinta non
immunizzata, il bambino
è destinato a diventare
vampiro, stessa sorte
per la prole quando una
donna incinta non mangia
sale, e infine se un
bambino nasce con il
sacco amniotico diventa
vampiro dopo sei
settimane dalla morte.
Per questo ultimo caso
pare però che ci fosse
un rimedio: il sacco
amniotico dev'essere
rotto, dopo di che la
levatrice dovrà uscire
nel retro della casa con
in braccio il bambino,
lavato ed avvolto in un
panno, e dovrà gridare
"Ascoltate tutti, un
lupo è nato sulla terra.
Non è un lupo che
divorerà le persone, ma
un lupo che lavorerà e
che porterà fortuna".
Infatti i vampiri che
non sono più tali
portavano fortuna.
Probabilmente il vampiro
viene chiamato lupo
perchè la figura del
vampiro e del lupo
mannaro spesso si
fondevano, infatti molti
tratti delle due
leggende vengono a
combaciare.
Anche se qualcuno poteva
essere abbastanza
fortunato da non
incappare in queste
maledizioni già da
piccolo, durante la sua
vita aveva tantissime
altre possibilità di
essere additato come
potenziale vampiro. Se
durante la sua vita un
uomo era stato malvagio
o se una donna aveva
avuto a che fare con il
maligno e con sortilegi
e incantesimi, avevano
buone possibilità di
diventare vampiri dopo
la morte. Era risaputo
inoltre che se un uomo
non mangiava aglio era
un vampiro. Uomini che
giuravano il falso per
denaro diventavano
vampiri sei mesi dopo la
morte, mentre un uomo
defunto diventava
vampiro se un gatto
saltava sul suo
cadavere, o se sopra di
esso cadeva l'ombra di
un uomo. E se questo non
bastava, molto
probabilmente se
qualcuno doveva essere
emarginato e non
rientrava in queste
categorie, in Romania
era diffusa anche la
credenza che se una
persona era predestinato
a diventare vampiro, lo
sarebbe diventato in
qualsiasi caso, e non
c'erano sortilegi che
potessero evitarlo. Si
pensava che durante la
loro vita, l'anima di
queste persone, durante
il sonno, uscisse dalla
bocca sotto forma di
piccola farfalla. C'era
però il pericolo che se
durante il sonno, il
corpo veniva girato,
l'uomo sarebbe morto,
perchè l'anima non
avrebbe più trovato il
punto d'ingresso.
Se qualcuno non era così
sfortunato da rientrare
in questo caso però
c'era qualche rimedio
che si poteva adottare
per liberare la persona
dal vampirismo,
naturalmente quando
questa persona era già
cadavere. In Romania i
corpi dei sospettati di
vampirismo venivano
dissotterrati dopo un
periodo che va dai
cinque ai sette anni a
seconda dell'età in cui
moriva la persona: se la
decomposizione non era
completa il malcapitato
era etichettato come
vampiro, mentre se si
trovavano le ossa
bianche e pulite, era
segno che l'anima del
defunto avesse trovato
pace. Nel caso si fosse
trovato un vampiro il
metodo più usato per
sconfiggerlo era
riesumare la salma il
sabato, perchè negli
altri giorni si credeva
che vagasse fuori dalla
tomba, conficcargli un
paletto nell'ombelico o
strappargli il cuore.
Questo doveva essere
bruciato su del carbone
di legna o sulla fiamma
viva, può essere bollito
oppure tagliato a pezzi
con una falce. Le ceneri
del cuore venivano
sempre raccolte: a volte
venivano gettate in un
fiume (ricordiamo come
nel racconto di Bram
Stoker l'acqua corrente
non fosse molto gradita
a Dracula), ma
solitamente venivano
mischiate con acqua e
date da bere agli
ammalati, oppure usate
per ungere bambini o
animali per tenere
lontane le cose impure.
Ad un certo punto i
sospetti di vampirismo
erano diventati talmente
tanti che molte volte la
maledizione di un prete
era sufficiente per
sigillare il vampiro
nella sua tomba. Questo
denota come l'effetto
placebo bastasse il più
delle volte a calmare il
terrore, e di
conseguenza come il 90%
dei casi di vampirismo
fossero solo fantasia
popolare.
Vediamo ora alcune tra
le specie più conosciute
della credenza rumena.
STRIGOII-STRIGOIUL:
in Romania è il termine
più usato per indicare
un vampiro. Dal capo
alla vita hanno
caratteristiche umane,
anche se hanno due
cuori, ma sotto possono
avere code o zampe
caprine. Di solito
attaccano in branco.
MOROII:
secondo termine più
usato per definire un
vampiro. Sia maschio che
femmina, di solito la
parola Moroii è
utilizzata per
identificare un vampiro
vivente.
MURONI:
vampiro tipico della
regione della Valacchia.
Ha la possibilità di
trasformarsi in diverse
forme animali.
VARCOLACI-VARACOLACI-VARCOLAC:
nella tradizione rumena
questo è il vampiro che
inghiotte la luna ed il
sole durante l'eclissi
(figura molto simile ad
alcuni lupi della
tradizione scandinava).
Il Varcolac appare come
un uomo con pelle
pallida e asciutta.
Possono viaggiare in
astrale, anche se hanno
un percorso limitato
dato dal filo d'argento
che li lega al corpo.
MAHR:
anima inquieta che
tornava dal regno dei
morti per nutrirsi di
sangue. Usava attaccare
soprattutto i parenti
rimasti in vita.
L'Ungheria condivide con
la Romania il primo
posto sul podio per il
paese più infestato da
vampiri del mondo.
Questa tradizione è data
soprattutto da una serie
di eventi straordinari
avvenuti tra la fine del
XVII e l'inizio del
XVIII secolo, e che
ebbero un grande spazio
nei giornali dell'epoca.
Nonostante questi
avvenimenti all'epoca
ebbero un grande
successo, ai giorni
nostri non sono giunti
tantissimi trattati. Uno
dei più famosi però
rimane "Dissertazioni
sopra le apparizioni di
spiriti e sopra i
vampiri, o i redivivi di
Ungheria, di Moravia
ecc..." dell'abate
Augustin Calmet, entrato
sedicenne nell'ordine
dei benedettini ed
eletto abate di Senones
nel 1728, ma soprattutto
presente in molte
esecuzioni di vampiri
dell'epoca e grande
ricercatore. Una delle
credenze ungheresi
racconta come le persone
che nella vita erano
state vampiri passivi,
dopo la morte
diventavano vampiri
attivi. Le morti per
vampirismo in Ungheria
erano diverse: alcuni
morivano subito, altri
dopo una leggera
infermità di due o tre
giorni. I vampiri
ungheresi appaiono da
mezzogiorno a
mezzanotte, ma hanno
talmente tanta fame che,
oltre che succhiare
sangue da uomini e da
animali, mangia il
sudario attorno al suo
corpo.
FARKASKOLDUS:
vampiro che attacca
sotto forma di lupo.
In Russia la maggior
parte di storie sui
vampiri furono raccolte
da Afanasiev e
pubblicate a Mosca in
tre volumi tra il 1865 e
il 1869. Uno dei temi
più diffusi nella
credenza russa, era
quello del vampiro che
esce di notte dalla sua
tomba e che deve portare
con se il coperchio
della sua bara.
ERETICA:
vampiro che in vita era
considerato eretico: di
solito era una donna che
in vita aveva venduto la
sua anima e che tornava
sotto forma di vecchia
logora. Agiscono solo in
primavera e in autunno.
Guardando una di questa
creature negli occhi si
andava incontro ad una
lenta morte.
MJERTOVJEK:
vampiro nato da un lupo
mannaro ed una strega.
UPIERCZI:
questo vampiro può
essere distrutto solo
con fuoco. Quando
bruciato, il corpo
esplode in centinaia di
piccoli insetti e
animali. Questi devono
essere tutti distrutti,
perchè se qualcuno
sfugge, il vampiro potrà
tornare.
Affine al vampiro slavo
è quello macedone. In
Macedonia diventava
vampiro chi nasceva nei
pugani dni, ovvero nei
giorni impuri, cioè
quelli compresi nel
trimestre che va dal
Natale
all'Annunciazione. Per
non correre il rischio i
macedoni prendevano
precauzioni non solo
contro le morti
premature, o contro i
sospettati di
vampirismo, ma contro
tutte le morti, come se
tutti fossero a rischio.
Una relazione
dettagliata del vampiro
macedone ci proviene
dalle relazioni dei
viaggi di G.F. Abbott.
In questi diari di
viaggio ci viene
spiegato come il vampiro
macedone fosse un
cadavere rianimato che
soffocava le persone e
succhiava il sangue
degli uomini e delle
bestie, oppure che si
limitava a danneggiare
gli utensili di casa e
gli aratri. Per quanto
riguarda l'aspetto, il
vampiro viene descritto
come pelle di toro piena
di sangue (e anche qui
ritroviamo la
particolarità
zooantropica che
richiama la leggenda del
lupo mannaro), con due
occhi su di un solo
lato, rossi e infuocati
come due carboni
ardenti. I vampiri di
queste zone hanno molti
tratti in comune con i
varcolaci slavi e i
ghoul arabi (vittima di
un vampiro che,
bevendone il sangue, ne
diventa schiavo). Se
aprendo la bara di un
defunto questo si trova
ancora integro e con il
volto girato verso il
basso, per i macedoni
non c'era dubbio: ci si
trovava di fronte ad un
vampiro e bisogna
correre ai ripari. Il
cadavere dev'essere
tirato fuori dalla
tomba, scottato con olio
bollente e trafitto
nell'ombelico con un
lungo chiodo. La tomba
doveva essere rirempita
e doveva essere coperta
di semi di miglio, così
che nel caso in cui il
vampiro fosse tornato ad
uscire avrebbe perso
tempo a contare i grani
e sarebbe stato sorpreso
dall'alba: infatti anche
in Macedonia era forte
la credenza che vampiri
e streghe, quando si
trovavano davanti a
grani di miglio, come
poteva essere il sale in
altre parti d'Europa,
come per esempio
l'Italia, provavano
questa forte spinta a
doverli contare tutti.
Provate ora a pensare a
quante persone potevano
servire materialmente
per fare questa
cerimonia e a quanti
spettatori potessero
esserci a godersi lo
spettacolo dello
sterminio di questo
demonio; una decina di
persone come minimo
venivano a contatto
diretto con il cadavere
in putrefazione, mentre
i più fortunati
respiravano soltanto i
fumi delle carni morte
che bruciavano con
l'olio. E molto facile
osservando questa scena
capire il perchè secondo
le varie credenze il
vampiro portasse
pestilenze!
Tornando al racconto di
Abbott, questi ci spiega
come il vampiro era
solito vagabondare da
due ore circa prima
della mezzanotte al
primo canto del gallo,
che anche per loro
segnava l'arrivo
dell'alba, la loro
nemica numero uno. Anche
questo è facilmente
traducibile: il fatto
che le persone che hanno
creato la credenza del
vampiro, lo vedano come
demone notturno, come
quasi tutti i demoni tra
l'altro, rappresenta la
paura del buio innata
nell'uomo, la
separazione, portata
soprattutto dal
Cristianesimo, tra la
luce che rappresenta il
buono ed il buio che
rappresenta il cattivo.
La credenza del vampiro
però, pur avendo avuto
un boom dopo l'avvento
del Cristianesimo, era
già presente da molti
secoli prima, come
abbiamo visto. A questo
punto a me di solito
nasce una domanda: è il
Cristianesimo che ha
creato il mostro, oppure
ha usato qualcosa che
già era presente per
dimostrare che il
Diavolo è tra noi e
bisogna evitarlo, come
tra l'altro ha fatto,
con altri moventi, con
il dio cornuto Kernonnus?
Come ai tempi nostri,
anche allora c'era chi
non si faceva perdere
l'occasione di
guadagnare sulle paure e
sulle debolezze altrui.
In Macedonia era viva
anche la credenza di
vampiri inferiori che si
nutrivano del sangue di
pecore e di bestiame, si
era allora diffusa la
moda, soprattutto tra i
dervisci maomettani, di
affermare di aver il
potere di sterminare
questa specie di
vampiro, naturalmente
dietro compenso.
Conosciuti
come uccisori di
vampiri, questi
personaggi andavano in
giro sfoggiando una
bacchetta di ferro che
terminava con una punta
affilata, o un lungo
bastone con
all'estremità una
piccola punta. Molti
tratti simili li
troviamo nel vampiro
greco di cui leggiamo
una lieve descrizione
nei diari di viaggio del
botanico francese M.
Pitton de Tournefort,
approdato in Grecia tra
il 1700 e il 1702, e al
quale capitò di
assistere ad una
cerimonia per la
sconfitta del vampiro.
Appurato il caso di
vampirismo, i contadini
hanno atteso nove giorni
dopo la sepoltura del
cadavere. Il decimo
giorno fu celebrata una
messa nella cappella
dove si trovava il
corpo, per scacciare il
demonio che si pensava
possedesse il morto.
Dopo di chè la bara fu
aperta e il boia del
villaggio aprì il torace
del cadavere per
strappargli il cuore e
successivamente
bruciarlo. Qui l'autore,
forse per la sua diversa
cultura e posizione
sociale di coloro che
stavano assistendo alla
cerimonia, descrive
questi ultimi come
visionari. "Il cadavere
emanava un lezzo così
forte -spiega- che fummo
costretti ad accendere
una gran quantità di
incenso. Ma il fumo,
confondendosi con le
esalazioni della
carogna, cominciò ad
eccitare il cervello di
quella povera gente e la
loro immaginazione,
alterata dallo
spettacolo, si riempì di
visioni. Qualcuno
cominciò a dire che un
denso fumo esalava dal
suo corpo: noi non
osammo dire che era
quello dell'incenso."
Alla fine il Pitton
conclude scrivendo: "In
un clima di diffidenza
così generale, decidemmo
di non dire niente. Non
solo per timore di non
essere presi in giro, ma
per non essere trattati
da infedeli." In tutto
l'arcipelago è forte la
credenza che il diavolo
rianimi solo i cadaveri
greci di rito greco;
nell'isola di Santorino
aveva invece attecchito
fortemente la credenza
del lupo mannaro.
BRUCOLACO, BRUCOLAK:
vampiro originario della
Grecia. Di solito è il
figlio di uno
scomunicato o lo
scomunicato stesso. La
cerimonia per la sua
uccisione, come il più
delle volte, non è molto
semplice:aprire la tomba
naturalmente durante il
giorno, tagliargli la
testa, la quale verrà
bruciata e le cui ceneri
saranno disperse al
vento.
MORMO:
vampiro della mitologia
greca, servo della dea
Ecate. Si pensava fosse
uno dei più terribili
demoni del mondo
sotterraneo.
VRYCOLAKAS, BURCULACAS:
i loro corpi non si
decompongono perchè sono
uomini morti non in pace
con la chiesa ortodossa.
La loro pelle non si
decompone, ma si tira
come quella di un
tamburo. Urlando
lanciano invocazioni per
far cadere in trappola i
vivi: chi risponde
diventa la sua preda.
Possono uscire dalla
loro tombe anche di
giorno, e queste si
riconoscono dal leggero
bagliore che emanano.
Una variante racconta
che questi vampiri
bussano alla porta delle
loro vittime chiamando
il loro nome: se la
persona designata non
risponde per tre volte
questo se ne va, mentre
se risponde la sua vita
avrà durata breve. Se
questo vampiro si
incontra di giorno, e
chi lo incontra gli
parla, il demonio
svanisce, ma chi gli ha
parlato muore poco dopo.
VRYKOLATIOS:
unica specie di vampiro
trovata sull'isola di
Santorini. Sono
descritti come spiriti
maligni che banchettano
sui viventi.
L'abate Alberto Fortis,
dopo un viaggio in
Dalmazia nel 1774,
scrisse una relazioni
sulle superstizioni di
questo luogo,
descrivendo in modo
particolare quella sui
vampiri. Fortis comincia
raccontando che i
molacchi hanno una
strana idea della
religione, credono
fortemente in folletti,
streghe, incantesimi e
apparizioni notturne
come se ne avessero
avuto varie prove. Nello
stesso modo credono
all'esistenza dei
vampiri e a loro
attribuiscono il
succhiamento del sangue
dei bambini. Quando
muore qualcuno
sospettato di diventare
vampiro, gli vengono
tagliate le caviglie e
viene punto su tutto il
corpo con degli spilli,
credendo di costringerlo
in questo modo nella sua
tomba.
Questa è una breve
carrellata per quanto
riguarda la credenza
europea del vampiro. Ho
tralasciato alcune
nazioni in cui la
credenza non ha molto
attecchito, o dove i
tratti non
differenziavano molto da
altre credenze. Il
Vampiro però si può
trovare in tutta Europa
sotto molti nomi
diversi, ed elencarli
tutti sarebbe veramente
impossibile. Per
concludere però volevo
proporre una lista di
varie specie che non
rientrano nei casi sopra
riportati.
GERMANIA
ALP: spirito
vampiro tedesco che di
norma disturba i sogni e
le notti delle donne.
Questo spirito si può
manifestare fisicamente,
e allora diventa molto
pericoloso. Credenza
molto diffusa durante il
medioevo, quando si
diceva che l'Alp veniva
visto sotto forma di
gatto, uccello od altro
animale, ma sotto
qualsiasi spoglie si
presentasse indossava
sempre un cappello. L'Alp
è solito succhiare latte
dai capezzoli delle
donne, ma in mancanza di
questo succhiano sangue,
anche da uomini o da
bambini. L'Alp è
impossibile da uccidere.
DOPPELSAUGER:
in Germania si credeva
che un bambino già
svezzato diventava un
vampiro se riprendeva
l'allattamento, e
durante la
trasformazione si
sarebbe cibato delle
mammelle della madre
estraendone, da esse,
l'essenza vitale.
NEUNTOTER:
era il vampiro portatore
di pestilenza per
eccellenza. Avvistato
duranti le grandi
epidemie.
PORTOGALLO
BRUXSA:
vampiro femmina, vittima
di tale sorte perchè in
vita era stata una
strega. Solitamente
lascia la sua dimora
sotto forma di uccello
per tormentare
viaggiatori stanchi o
smarriti. Durante il
giorno la Bruxsa appare
sotto forma di bella
ragazza, la quale cresce
dei bambini che
diventano la sua fonte
di cibo.
CROAZIA
DAMPYR-LUMPIROVIC:
è il figlio di un
vampiro e di una donna
umana, di solito
zingara. Solo questa
poteva ucciderlo, perchè
grazie alle sue origini
è in grado di vedere i
vampiri che si rendono
invisibili e così
riusciva a combatterlo
con armi o formule
magiche. I Damppyr hanno
il potere di
trasformarsi in lupo.
KOZLAK:
vampiro originario della
Dalmazia, ma
diffusissimo in Croazia.
VLOKOSLAK:
Solitamente appaiono
vestiti di bianco, sia
di giorno che di notte,
e possono trasformarsi
in cavalli o pecore. Si
uccidono tagliando loro
gli alluci o infilando
un chiodo attraverso il
loro collo.
BULGARIA
KRVOPIJAC-OBOURS:
vampiri con una sola
narice e la lingua a
punta, diventati tali
perchè in vita aveva
commesso atti
sacrileghi. Mettendo
delle rose intorno alla
loro bara, il vampiro
era immobilizzato,
mentre per distruggerlo
bisognava accendere su
di esse un falò.
MORA: vampiro
creato da anime inquiete
che si nutrono di
sangue.
UBOUR: questo
vampiro prendeva vita
quando una persona
moriva violentemente,
quindi il suo spirito si
rifiutava di lasciare il
corpo. Il cadavere
usciva dalla tomba dopo
40 giorni dalla morte.
Finchè trovava altre
fonti di cibo, non
beveva sangue. La
credenza dice che questo
vampiro creava scintille
quando si muoveva.
ALBANIA
KUKUTHI:
nella tradizione
albanese si usa questo
termine per indicare un
vampiro che ha superato
i trent'anni di attività
e che quindi è in grado
di atteggiarsi ad essere
umano, cioè anche uscire
alla luce del giorno.
Per distruggerlo, oltre
al tradizionale paletto
e al fuoco, si poteva
farlo sbranare dei lupi.
LUGAT:
vampiro non troppo
pericoloso: beve sangue
dalla sua vittima senza
ucciderla.
VARKOLAKA:
vampiro nato dall'anima
inquieta di un
condannato a morte.
Passa l'eternità ad
infestare il luogo della
sua morte succhiando il
sangue di chi vi passa.
Poteva essere scacciato
solo attraverso certi
rituali e con l'uso
della croce.
BIBLIOGRAFIA &
WEBGRAFIA
·
"Vampiri e lupi mannari"
di Erberto Petoia
·
"The vampire watcher's
handbook" di Constantine
Gregory
·
www.vampiri.net
·
www.ilgiornaledeivampiri.com
|