Oggi si sente parlare
spesso di vampiri, la
fiction, la letteratura,
gli stessi media ci
bombardano con storie di
"revenants" più o meno
attuali ma tutte queste
storie affondano le loro
radici in antiche paure
dell'uomo, remoti tabù
che ancora oggi
ritroviamo nel folklore
popolare. Prima di
definire i "vampiri"
dobbiamo soffermarci su
quell'antico retaggio
culturale che ancora fa
capolino tra le nostre
vite la Necrofobia (da
necros morte e phobos
paura). Da sempre l'uomo
ha avuto timore dei
propri trapassati, come
recita un antico detto
popolare "i morti
portano morte", da qui
nasce tutta una serie di
riti e tabù tra cui lo
stesso rito funebre che
aveva proprio lo scopo
di relegare i morti
nell'aldilà e di
ucciderli una seconda
volta. La necrofobia non
è del tutto
inspiegabile, nel
passato infatti molti
erano i casi di morti
"misteriose" legate a
qualche malattia non
conosciuta che poi, dopo
il primo caso si
diffondeva tra i vivi e
così il collegamento al
morto come "revenant",
l'untore, non era del
tutto ingiustificato. In
realtà dovremmo
distinguere la
necrofobia rituale, cioè
legata proprio a
credenze sull'aldilà e
sul defunto da una
necrofobia successiva
diciamo altomedievale,
che, comunque
appoggiandosi ad antiche
credenze era in realtà
legata a malattie o
epidemie che poi hanno
fatto nascere il mito
del vampiro o Nosferatu,
il "non morto" come oggi
lo conosciamo. Così ad
esempio nel 1300 un
terzo della popolazione
europea fu decimata da
epidemie di peste
bubbonica, malattia
proprio riconducibile ai
cadaveri. La stessa
possibilità del vampiro
di trasformarsi in
animali quali topi o
pipistrelli è
successiva, mai
ipotizzata dal razionale
uomo primitivo , e
proprio legata al fatto
che questi animali
avevano la
caratteristica di
diffondere le epidemie e
così, il morso di un
topo portava al contagio
e alla sua associazione
con la creatura
misteriosa. Le malattie
infettive e le strane
morti diventano così
attributi del nuovo
"vampiro", tubercolosi
con perdite di sangue
dalla bocca, rabbia,
fotofobia, morti
apparenti, disturbi
mentali, bronchiti e
polmoniti diventano le
nuove caratteristiche
dei non morti.
Interessante è esaminare
una malattia molto rara,
la "protoporphyria
crythropoietica", che
colpisce i globuli rossi
rendendo i soggetti
affetti impossibilitati
ad esposizioni solari,
malattia non del tutto
rara durante il medioevo
soprattutto in area
slava, a causa di dai
matrimoni consanguinei
tra i nobili locali e
forse per questo motivo,
proprio perchè più
recentemente "colpiti"
da questi strani eventi,
questi paesi han
conservato una memoria
vampiresca più forte che
in altri luoghi, lo
stesso termine "vampiro"
è relativamente recente
e di origine slava,
legato alla radice "pi"
cioè stregone e al verbo
"wempti" che significa
bere. La paura della
luce diventerà
caratteristica
predominante del
"vampiro letterario"
chiamato poi Dracula (da
Dracul e cioè stregone
in Rumeno) personaggio
ispirato allo storico
Vlad Tapes, principe
della Valacchia forse
associato al "vampiro" a
causa dei suoi
severissimi metodi di
governo. In realtà Vlad
fu un grande paladino
della Cristianità contro
l'incombente pericolo
turco che riuscì a
sconfiggere anche
disponendo di un
esercito notevolmente
inferiore, utilizzando
una vera e propria arma
psicologica. Quando i
turchi arrivarono alla
capitale del regno,
Targoviste, trovarono
circa 8.000 pali ove
erano stati infissi
altrettanti prigionieri
turchi. L'impatto fu
così inaspettato e
tremendo che i turchi
decisero subito di
ritirarsi. Nel passato
uno dei motivi per i
quali si diventava
vampiri era la
violazione di un tabù,
infatti violando alcuni
precetti della religione
locale il credente entra
in una vorticosa spirale
di causa-effetto che per
lui diventa dannosa se
non addirittura mortale.
J.Frazer, nel suo
famosissimo libro, "il
ramo d'oro", descrive
una serie infinità di
tabù, per esempio tra le
tribù africane si crede
che se durante la caccia
una moglie sia infedele
con il suo marito, egli
sarà morso da un
serpente e morirà, nasce
così l'idea del "non
morto", l'uomo che torna
dopo la morte per
vendicare il tabù
violato e così le donne
morte durante il parto,
i bambini defunti ancora
in fasce o ancora mariti
traditi vogliono portare
i loro parenti con loro,
nell'aldilà. Il rito
funebre nasce proprio
per questo, esso è visto
all'inizio con lo scopo
di rompere drasticamente
il legame tra il defunto
e le vita sulla terra.
Abbiamo detto che da
sempre l'uomo ha avuto
paura dei propri morti
come ci
testimonierebbero
antiche tradizioni,
proprio per questo il
primitivo elabora tutta
una serie di rituali che
servirebbero ad impedire
un ritorno in "vita"
dell'estinto. Una della
tante credenze è quella
legata alla nutrizione
del morto, infatti si
credeva che anche
nell'aldilà il defunto
dovesse nutrirsi e, se
non avesse trovato
agevolmente cibo sarebbe
ritornato sulla terra
alla ricerca dello
stesso. Proprio per
questo motivo spesso le
tombe venivano provviste
di cibi reali o
simbolici come
raffigurazioni o
semplice vasellame o
ancora grano e cereali.
Nell'antica Grecia
troviamo molte
tradizioni che
riferiscono di banchetti
tenuti sulla tomba del
morto in modo da
"alimentare" e "nutrire"
il cadavere, pratiche di
cui troviamo ancora
traccia nel 1700 nel "de
masticatione mortuorum
in tumulis" di M.Raufft
o in altre strane
tradizioni ancora
frequenti, per esempio
durante feste o
banchetti, se era
defunta da poco una
persona si usava
occupare tutti i posti a
sedere in modo che il
morto non potesse
trovare posto per la sua
presenza. Altre usanze
collegate a questa idea
hanno portato a quella
tradizione ancora in uso
oggi, di offrire un
pranzo o la cena ai
convenuti al funerale
del defunto, o quelle
che ritroviamo in molti
paesi del sud Italia e
in particolare di
Lucania, Puglia o
Calabria ove si usa
porre sul davanzale
delle case, nel giorno
dei Morti, vivande
proprio per nutrire il
morto. Un'altra strana
credenza legata sempre
all'alimentazione del
defunto è quella che
essi si cibassero di
carne umana e da questa
al sangue il passo
diventa breve. L'idea
era che è nella carne
umana che risiede la
vita e così il morto,
per poter diventare un
revenants, doveva
cibarsi di essa!
"non ti nutrirai del
sangue perchè il sangue
e vita: e tu non devi
mangiare la vita insieme
alla carne"
Deuteronomio XII-23
"soltanto non mangerete
la carne con la sua
vita, cioè il suo
sangue. Del sangue
vostro, anzi, ossia
della vostra vita, io
domanderò conto"
Genesi IX-4
Altra interessante
usanza per impedire ad
un morto di resuscitare
era quella di deporlo a
faccia in giù nella
tomba con un gran masso
su di esso. In questo
senso sono state fatte
interessantissime
ricerche dalla Dott.
Anastasia Tsaliki1
che si occupa proprio di
sepolture "fuori dal
comune", come quelle
ritrovate a Cipro e
datate circa 7000-2500
a.C. Qui i cadaveri sono
stati ritrovato in
piccole tombe deposti in
posizione contratta con
grandi lastroni di
pietra sopra di essi o
ancora alcune volte
decapitati, in modo da
impedire in ogni modo il
ritorno alla vita.
Sepolture simili le
abbiamo ritrovate anche
in Italia, a Trani, in
localita' "Capo Colonna"
databili IX-VIII sec.
a.C. e ora allo studio
del Prof. Sublimi2.
Infatti nella prima
sepoltura era deposto un
individuo in posizione
inginocchiata
schiacciato da un
lastrone posto alle sue
spalle, nella seconda
tomba, molto più grande,
sono stati trovati tre
defunti anch'essi con
piu' massi deposti
sopra. Da questo tipo di
tradizioni potremmo
quasi avanzare una
ipotesi curiosa, forse
le lapidi che oggi si
usa porre al di sopra
delle tombe potrebbero
essere un antico
retaggio culturale
proveniente proprio da
queste usanze, da
antichi timori dell'uomo
mai veramente sopiti.
Numerose comunque erano
le tecniche usate per
evitare la venuta dei
revenants, molto spesso
i cadaveri venivano
deposti con mani e piedi
legati, i cui segni poi
sono facilmente
interpretabili da
analisi in laboratorio
sulle loro ossa, altra
interessante tecnica era
quella di "inchiodare"
il morto, e così a
Chalkidiki, in Grecia, è
stato trovato un
cadavere con un cuneo
bronzeo in fronte o
ancora da scavi
effettuati nel castello
di Lamia, è stato
rinvenuto un scheletro
inchiodato da tre cunei
di ferro. Il
ritrovamento farebbe
così sorgere delle
strane interrogazioni
sull'etimologia del
paese, infatti i "Lamia"
(poi tra i romani
chiamate Empuse) erano
antichi vampiri, per lo
più raffigurati come
donne e immaginate metà
umani e una metà
animali. Altro
interessante rituale era
poi la frattura delle
dita delle mani o
l'estrazione di un dente
effettuata sul corpo del
cadavere. Questo tipo di
riti venivano spesso
utilizzati nelle
iniziazioni, ove
bisognava realizzare una
finta morte in modo che
poi l'iniziando potesse
risorgere a nuova vita,
illuminato. Ebbene,
queste tecniche per
realizzare una morte
simbolica venivano
utilizzate anche per
generare una ulteriore
morte nel defunto, anche
a Trani sono stati
ritrovati i cadaveri
senza l'incisivo, il che
appunto farebbe pensare
proprio a un rituale
come quello
precedentemente
descritto, una credenza
non ancora del tutto
dimenticata dato che,
nel folklore popolare
sognare la caduta di un
dente significa perdita
di una persona viva e
dunque un presagio di
morte, una morte
simbolica che affonda le
sue radici in antichi
timori che accompagnano
l'uomo fin dai primordi.
NOTE
1:
Bioarchaeologist, Dept.
of Archaeology, Science
Site, South Road,
University of Durham,
Durham - UK.
2:
prof. Vito Scattarella
dott. Sandro Sublimi
Saponetti Laboratorio di
Antropologia del
Dipartimento di Zoologia
dell'Università di Bari.
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