Un
sigillo accadico del III
millennio a.C., oggi
conservato al
Vorderasiatische
Abteilung del Museo di
Stato di Berlino (la
sigla è VA/243),
raffigura il nostro
sistema solare cosi come
lo concepivano i Sumeri,
cioè composto da dodici
corpi celesti. Verso la
fine del XVIII secolo,
prima ancora della
scoperta di Nettuno,
diversi astronomi
dimostrarono che <<i
pianeti erano posti a
determinate distanze dal
Sole in base a qualche
legge precisa>>,
cioè la Legge di Bode,
essa convinse gli
astronomi che doveva
esserci un pianeta tra
Marte e Giove. Dal primo
asteroide (Cerere)
scoperto il 1° gennaio
del 1800 dall’astronomo
italiano Giuseppe
Piazzi, sono stati
contati circa 3.000
asteroidi che ruotano
attorno al sole in
quella che viene
chiamata “la fascia
degli asteroidi”; si
tratta senza dubbio dei
frammenti di un pianeta
andato in frantumi, un
pianeta che gli
astronomi russi hanno
chiamato Phayton
(“carro”). Gli astronomi
però non sanno spiegarne
la scomparsa, fosse
stata un autoesplosione
i pezzi avrebbero dovuto
volare in tutte le
direzioni e non rimanere
tutti in un’unica
fascia, se fosse stata
la collisione di due
pianeti dove si
troverebbe il secondo?
E’ andato in frantumi?
Gli asteroidi non
basterebbero nemmeno a
formare un pianeta,
figuriamoci due! Le
risposte naturalmente ci
vengono fornite
dall’antichità…
L’Epica della Creazione
è un testo babilonese,
predecessore in molti
punti della Bibbia,
letto sempre come sola e
pura mitologia, ma se lo
leggiamo cosi come
appare diventa una vera
cosmogonia dove si narra
di due corpi celesti
primordiali da cui
ebbero origine una serie
di “dèi” celesti.
All’inizio esistono solo
tre corpi celesti: Apsu
(sole), Mummu (Mercurio)
e TIAMAT (il pianeta
mancante). Poi si
formarono Lahmu (Marte)
e Lahamu (Venere):
Le loro acque si
mescolarono…
E dèi si formarono in
mezzo a loro:
nacquero il dio LAHMU e
il dio LAHAMU;
per nome furono
chiamati.
Poi vennero Anshar
(saturno), Kishar
(Giove) e Gaga (Plutone)
che nelle mappe celesti
dei Sumeri si trovava
vicino a Saturno e non
al di là di Nettuno. Ed
infine Anu (Urano) che
poi formò un pianeta
gemello: Nudimmud
(Nettuno).
I divini fratelli si
coalizzarono;
disturbavano Tiamat
andando avanti e
indietro.
Turbavano il “ventre” di
Tiamat
Coi loro strani
movimenti nelle dimore
del cielo.
Apsu non riusciva a
frenare il loro clamore;
Tiamat era ammutolita
dal loro comportamento.
Essi compivano atti
detestabili
E si comportavano in
maniera odiosa.
Questo sono riferimenti
evidenti a orbite
irregolari, dove i nuovi
pianeti interferivano
con l’orbita di Tiamat.
Dopo una momentanea
calma, ecco arrivare un
nuovo “dio” (pianeta)
dallo spazio profondo:
il suo nome era Marduk (Nibiru
per i Sumeri), ed era
ancora un pianeta
giovane con uno stato
ancora molto plasmabile.
Esso viene spinto nel
sistema solare da
Nettuno grazie alla sua
spinta gravitazionale,
arrivato nei pressi di
Urano frammenti di
materia si staccarono
dando origine a quattro
satelliti (<<Anu
generò e diede forma ai
quattro lati e affidò il
loro potere al capo
della schiera>>).
Il fatto di entrar e
nel sistema solare
passando nelle vicinanze
di Nettuno e Urano
indica che esso aveva
una direzione orbitale
opposta a quella del
sistema stesso, e quindi
oraria. Successivamente
Marduk venne spinto
ancora più al centro del
sistema solare grazie
all’immensa forza
gravitazionale di
Saturno e Giove,
formando una traiettoria
di collisione con Tiamat.
L’avvicinarsi provoca la
formazione di ben undici
satelliti intorno a
Tiamat, dei quali il più
grande è Kingu; esso
soggetto a spinte
gravitazionali
contrastanti prese a
spostarsi verso Marduk
che intanto aveva creato
altri tre satelliti. Lo
scontro avvenne, ma non
fu tra i due pianeti,
bensì tra i satelliti di
Marduk e il pianeta
Tiamat (con gli undici
satelliti), esso si
squarciò a causa dello
scontro e perse tutti i
suoi satelliti (tranne
Kingu) che si dispersero
andando a formare
presumibilmente le
comete( veri e propri
“membri ribelli” viste
le loro orbite molto
allungate e la loro
orbita spesso contraria
ai pianeti). Intanto
Marduk sottrasse
l’orbita a Kingu, avendo
cosi un’orbita solare
permanente è “costretto”
a tornare nel luogo
dello scontro: questa
volta è Marduk a colpire
Tiamat dividendolo in
due, poi un altro dei
satelliti di Marduk
colpì la metà separata
(destinata a diventare
la Terra) con violenza
portandola in un’orbita
dove nessun pianeta era
stato prima. L’altra
parte di Tiamat si
ridusse in pezzi andando
a formare la fascia
degli asteroidi”, mentre
Kingu divenne il
satellite (Luna) della
parte rimasta (Terra).
Ed infine spinse un
satellite di Saturno,
cioè Gaga, in un diverso
piano orbitale facendolo
diventare Plutone come
lo conosciamo oggi
(unico pianeta ad avere
un orbita molto
allungata).
L’Epica della creazione
cosi interpretata
fornisce una risposta
alle domande poste in
precedenza, inoltre
spiega come mai sulla
Terra i continenti siano
tutti concentrati da una
parte, mentre l’altra
parte è occupata da
un’immensa cavità
(Oceano Pacifico).
Numerosi erano infatti i
riferimenti alle acque
di Tiamat, chiamato
anche “mostro d’acqua”:
è naturale, quindi, che
la terra essendo parte
di esso ne sia ricca. Il
Profeta Isaia ricordava
i “giorni primordiali”,
quando la potenza del
Signore <<colpì e divise
in due il Superbo, fece
roteare il mostro
d’acqua, prosciugò la
acque di Tehom-Raba>>(Tehom-Raba
significa “grande Tiamat”).
I popoli antichi non
soltanto aspettavano il
dodicesimo pianeta, ma
ne tracciavano anche il
percorso; diversi passi
biblici, specie di
Isaia, Amos, e Giobbe
collegano il movimento
del Signore celeste a
varie costellazioni.
<<Da
solo egli si allunga nei
cieli e cammina nelle
più remote profondità;
arriva fino alla Grande
Orsa, Orione e Sirio, e
le costellazioni del Sud>>,
oppure <<Egli
volge il volto
sorridente verso Toro e
Ariete; dal Toro al
Sagittario egli andrà>>.
Questi
versi ci parlano dunque
di un pianeta che spazia
nel più alto dei cieli,
proveniente da sud e che
si muove in senso
orario, proprio come
affermano i testi
mesopotamici. Ma quanto
è lungo il periodo
orbitale di Marduk? Le
fonti mesopotamiche e
bibliche sembrano
attestare che il periodo
orbitale era di 3.600
anni (circa). In lingua
sumerica il numero 3.600
era scritto come un
grande cerchio, e
l’epiteto usato per
indicare il pianeta,
shar (“supremo
sovrano”), significava
anche “cerchio perfetto”
o “ciclo completo”, e
inoltre indicava il
numero 3.600: è davvero
solo un caso che i tre
elementi, pianeta,
orbita, numero 3.600,
coincidessero? Beroso,
sacerdote astronomo ed
erudito babilonese,
disse che prima del
diluvio avevano regnato
sulla terra dieci
sovrani per una durata
complessiva di 120 shar
o 432.000 anni. La cosa
sorprendente è che i
regni divini citati in
tavolette sumere
riportano durate
fantastiche (Aluim
28.800 anni, Alalgar
36.000 anni), ma tutte
multiple di 3.600! Da
questo possiamo dedurre
che la durata degli shar
erano collegati al
periodo orbitale del
Dodicesimo Pianeta, e
quindi ogni sovrano
regnava e veniva
sostituito quando Marduk
era nel punto più vicino
alla Terra, di
conseguenza i periodi di
comando dovevano essere
misurati in shar. Viene
naturale chiedersi come
facessero questi Nefilim
a rimanere sulla Terra
28.800 o 36.000 anni; ma
un anno terrestre è il
tempo che la Terra
impiega per completare
un giro orbitale attorno
al Sole, poi diventato
metro di misurazione per
la vita sul nostro
pianeta. Poiché la vita
si sviluppò quando la
Terra aveva già assunto
il suo moto orbitale, il
nostro orologio
biologico è regolato su
di esso, perciò su un
altro pianeta la vita
sarebbe regolata su
cicli di quel pianeta,
quindi per gli Anunnaki
stare 36.000 anni sulla
Terra corrisponderebbe
in realtà a starcene
dieci. Ma i Nefilim, che
verosimilmente non
dovevano essere molto
diversi da noi, potevano
essersi evoluti su un
altro pianeta? Potevano
essere in grado di
viaggiare nello spazio?
Ormai gli scienziati
sanno che esistono
innumerevoli galassie
come la nostra, con
milioni di possibili
combinazioni di
temperatura, atmosfera
ed elementi chimici,
quindi esistono
innumerevoli possibilità
di vita nell’universo.
Poi si è scoperto che
esistono molecole
d’acqua nello spazio
interplanetario,
molecole di base della
materia vivente
“fluttuanti”, ed
inoltre, grazie alla
navetta spaziale Pioneer
10, è stato scoperto che
il Sole non è l’unica
fonte di calore ed
energia disponibile, ma
alcuni pianeti (come
Giove) distanti dal sole
sono “caldi” grazie a
fonti proprie. Un
pianeta che contiene
molti elementi
radioattivi non soltanto
genera da sé il proprio
calore, ma manifesta
anche un’intensa
attività vulcanica; e
questa attività produce
un’atmosfera. Se il
pianeta è grande
abbastanza da esercitare
una forte attrazione
gravitazionale,
conserverà la sua
atmosfera praticamente
per sempre. Il
Dodicesimo Pianeta è
sempre stato definito
“radiante”, “il più
luminoso degli dèi”
oltre a tantissimi altri
nomi “acquatici”
riportati nell’Epica
della Creazione. Se un
problema esiste, è
quello della comparsa
della vita sulla Terra.
Il nostro pianeta si è
formato circa 4 miliardi
e mezzo di anni fa e
secondo gli scienziati
le prime, più semplici
forme di vita si
trovavano già sulla
Terra dopo poche
centinaia di milioni di
anni dalla sua
formazione. Sembra
davvero troppo poco.
Parecchi elementi
indicano anche che le
più antiche e semplici
forme di vita, risalenti
a più di 3 miliardi di
anni fa, contenevano già
molecole di origine
biologica, invece che
non-biologica. In altre
parole ciò significa che
la vita presente sulla
Terra cosi poco tempo
dopo la sua formazione
discendeva da altre
forme di vita precedenti
e non dalla combinazione
di gas e sostanze
chimiche inerti. In un
articolo pubblicato
sulla rivista
scientifica <<Icarus>>
(settembre 1973), il
Premio Nobel Francis
Crick e il dr. Leslie
Orgel avanzarono
l’ipotesi che la vita
sulla terra possa essere
nata da minuscoli
organismi provenienti da
un altro pianeta. I due
scienziati cominciarono
i loro studi perché poco
convinti delle teorie
correnti circa l’origine
della vita. Come mai
esiste un solo codice
genetico per tutte le
forme di vita terrestri?
Se la vita ebbe inizio
dal cosiddetto “brodo”
primordiale allora
avrebbero dovuto
svilupparsi organismi
con codici genetici
diversi.Come mai
l’elemento molibdeno
svolge un ruolo chiave
nelle reazioni
enzimatiche necessarie
per la vita, ma allo
stesso tempo è un
elemento molto raro?
Ed elementi come il
cromo e il nichel, che
sono abbondanti sulla
Terra, perché hanno
scarsa rilevanza nelle
reazioni biochimiche? La
“strana” teoria proposta
affermava inoltre che
era possibile che la
vita fosse stata
importata
volontariamente da
esseri di un altro
pianeta. Non si trattò
di un’inseminazione
volontaria, ma casuale,
creata dallo scontro di
Marduk con Tiamat. Se
poi pensiamo, per fare
un esempio, che il
Dodicesimo Pianeta sia
anteriore alla Terra
dell’1%, risalirebbe
comunque a 45 milioni di
anni prima, quindi
facendo le debite
proporzioni, è
certamente possibile che
gli abitanti fossero in
grado di viaggiare per
lo spazio.
BIBLIOGRAFIA
·
“Il Pianeta degli Dèi” –
Anno 2006- Edizioni
Piemme
·
“La storia volume 1” –
Anno 2007- Edizioni
Mondatori
WEBGRAFIA
www.paleontologiaumana.it
www.acam.it
www.edicolaweb.net
CAPITOLI ARTICOLO
Prefazione -
Zecharia Sitchin -
Origini sull'Uomo -
I Sumeri -
I Nefilim o Anunnaki
Nibiru e la formazione
della terra -
La creazione dell'Uomo
-
Il Diluvio e il destino
degli Uomini
Epilogo -
Prove a sostegno -
Orbita Incrociata |