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Il Dodicesimo Pianeta - I Nefilim o Anunnaki
a cura di Filippo Cozzatelli

Moneta raffigurante un tempio con il MUL’Antico Testamento chiamava gli “angeli” del Signore malachim, letteralmente “emissari”, e lasciano intuire di essere una sorta di “aviatori” divini: Giacobbe li vide salire al cielo su una scala, ad Hagar parlarono dal cielo, mentre Abramo <<levò lo sguardo ed ecco, vi erano tre uomini in piedi davanti a lui>>. Gli antichi testi indicano che gli dèi indossavano il loro abbigliamento speciale per volare nei cieli più vicini alla terra, ma anche i più lontani e questo si chiamava ME. Inoltre troviamo la descrizione del MU (“ciò che sale diritto”), un oggetto conico dalla sommità ovale, contenuto nel recinto sacro chiamato MU.NA.DA.TUR.TUR. (“la forte pietra dove riposa il MU”), come possiamo vedere da una moneta ritrovata a Biblo (la biblica Gebal). Il MU è descritto, ad esempio in un inno ad Inanna, come un velivolo o mezzo che le permette di volare su tutti i luoghi:


Signora del Cielo
Ella indossa il suo Abito del Cielo
E arditamente sale verso il Cielo.
Al di sopra di tutte le terre abitate
Ella vola nel suo MU.
La Signora, che nel suo MU
Gioiosamente vola fino alle vette celesti.
Al di sopra di tutti i luoghi in pace
Ella vola nel suo MU.


E’ provato che i popoli del Mediterraneo orientale avevano visto questi oggetti simili a razzi non soltanto nei recinti dei templi, ma addirittura in volo, ci sono moltissimi bassorilievi e sigilli che dimostrano la diffusione dalla Mesopotamia in tutto il mondo antico di queste raffigurazioni. Dal termine sumerico MU derivano altri due termini semitici Sham o Shem, tradotti erroneamente come nome. Dall’antico testamento:

<<Costruiamo una città,
e una torre la cui cima raggiunga il cielo;
e facciamo uno shem,
affinché non siamo dispersi sulla faccia della Terra>>.


Ma questo progetto non piacque a Dio.

E il Signore scese
A vedere la città e la torre
Che i figli di Adamo avevano eretto.
E disse:<<Ecco, sono tutti come un solo popolo con una sola lingua
E questo è solo l’inizio delle loro imprese.
Ora, qualunque cosa decidano di fare, non sarà più impossibile per loro>>.


Quindi il Signore disse, rivolgendosi a imprecisate entità simili a lui, che l’Antico Testamento non nomina:

<<Venite, scendiamo
e confondiamo la loro lingua;
affinché non possano comprendersi l’un l’altro>>.
E il Signore li disperse da quel luogo
Sulla faccia della Terra
Ed essi smisero di costruire la città.
Perciò essa fu chiamata Babele
Poiché là il Signore mischiò la lingua della Terra.


La tradizionale interpretazione di shem come “nome” ha reso incomprensibile questo racconto per generazioni. Perché si sforzavano di “fare un nome”? Perché questo “nome” doveva stare su “una torre la cui cima raggiunga il cielo”? Se tutto ciò che quella gente voleva era, come spiegano gli studiosi, farsi una buona reputazione, perché il Signore si arrabbiò tanto, considerandolo un atto dopo il quale non vi sarebbero più stati limiti alle loro imprese? Le spiegazioni tradizionali sono decisamente insufficienti a spiegare tale reazione, ma se leggiamo il termine shem come “veicolo celeste” allora tutto diventa più plausibile, e non cosi fantasioso come può sembrare. Anche nel testo babilonese noto come Epica della creazione si legge che la prima “Porta degli dèi” fu costruita a Babilonia dagli ANUNNAKI, gli dèi comuni, quindi può essere stata considerata una sfrontatezza del genere umano costruire la propria “torre di lancio”.

L’ipotesi che la Terra sia stata abitata da entità intelligenti provenienti da altrove presuppone l’esistenza di un altro corpo celeste sul quale tali esseri intelligenti abbiano fondato una civiltà più avanzata della nostra. In tutto il mondo antico la rosetta era il più comune simbolo decorativo, e gli studiosi propendono a credere che essa fosse una derivazione o una stilizzazione di un fenomeno astrale: un sole circondato dai suoi pianeti. In un sigillo cilindrico conservato a Berlino, al Museo dell’antico Medio Oriente, compare una divinità celeste che estende i suoi raggi verso undici corpi celesti più piccoli che le stanno intorno: il Sole con attorno undici pianeti. Il problema è che il nostro sistema solare è composto da un Sole con dieci pianeti (contando la Luna), ma i Sumeri non la pensavano cosi, essi erano convinti che ci fosse un dodicesimo pianeta, il pianeta da cui provenivano i Nefilim. Per seguire i movimenti dei corpi celesti e le loro posizioni in rapporto alla Terra e fra loro, gli Assiri e i Babilonesi tenevano accurate efemeridi, cioè tavole in cui venivano elencate le posizioni passate di tali corpi e predette quelle future.

Sigillo con un dio circondato da 12 stelle

Il professor Gorge Sarton scoprì che per il calcolo esistevano due metodi: quello di Babilonia (più recente) e uno più antico usato a Uruk (città sumera). Con sorpresa scopri che quello più vecchio era molto più sofisticato e più accurato del successivo, conclusioni confermate dagli studi del professor O. Neugebauer (Astronomical Cuneiform Texts), il quale scoprì che le efemeridi, precise com’erano, non si fondavano sull’osservazione personale degli astronomi babilonesi che le preparavano, bensì erano calcolate <<sulla base di schemi aritmetici fissi… che erano immutabili e non potevano essere alterati>> dagli astronomi che li utilizzavano. Anzi, concluse, che gli astronomi babilonesi non conoscevano affatto le teorie sulle quali si basavano le efemeridi e i relativi calcoli, ma si limitavano ad applicarli con l’aiuto di appositi testi che li guidavano passo per passo. Il professor Alfred Jeremias concluse che gli astronomi mesopotamici conoscevano il fenomeno della retrogradazione, il corso apparentemente eccentrico e serpentino dei pianeti come esso viene visto dalla Terra, dovuto al fatto che la Terra ruota attorno al Sole con una velocità maggiore o minore rispetto agli altri pianeti. L’importanza di tale conoscenza sta non solo nel fatto che il fenomeno della retrogradazione è legato al movimento orbitale attorno al Sole, ma anche al fatto che per osservarlo e seguirlo occorrevano periodi lunghissimi di osservazione.

I calendari dei Sumeri influenzarono tutti i calendari successivi, quello principale era quello di Nippur, il quale faceva iniziare l’anno con l’equinozio di primavera, utilizzando complicati calcoli per sapere il momento preciso in cui cui sarebbe avvenuto (tale calendario si presume risalisse al 4400 a.C.!!). E’ possibile che i Sumeri avessero queste sofisticate conoscenze astronomiche, nonostante l’assenza diSimboli che identificano Nibiru strumenti tecnologici? Sembra proprio di si: usavano la parola DUB per indicare “la circonferenza del mondo” di 360°, misuravano il calare e il sorgere dei corpi celesti tramite un immaginario “orizzonte celeste” chiamato AN.UR, riuscivano a calcolare lo zenith (AN.PA), meridiani e paralleli. Inoltre avevano individuato già molte costellazioni (sia dell’emisfero boreale che australe) e diviso il cielo in tre “vie”: la settentrionale (Enlil), la meridionale (Enki), la centrale (Anu); l’attuale fascia centrale, quella con le dodici costellazioni dello zodiaco, corrisponde esattamente alla Via di Anu (anch’essa divisa in dodici case). I Sumeri attribuivano molta importanza al Toro come prima costellazione, e questa, per molti studiosi, è la prova dell’antichità dello zodiaco, il professor Jeremias trovò delle testimonianze in base alle quali il “punto zero” zodiacale-cronologico si trovava esattamente tra il Toro e i Gemelli; da questo dato e da altri concluse che lo zodiaco fosse stato ideato nell’Era dei Gemelli, e cioè prima ancora che comparisse la civiltà sumerica. Una tavoletta sumerica conservata al Museo di Berlino (VAT:7847) elenca le costellazioni zodiacali cominciando da quella del Leone: ciò ci riporta indietro fino circa all’11.000 a.C., all’epoca, cioè, in cui l’uomo cominciava appena a coltivare la terra. Il professor H.V. Hilprecht si spinse ancora più in là, infatti dopo aver studiato migliaia di tavolette contenenti catalogazioni matematiche concluse che <<tutte le tavole di moltiplicazione e di divisione provenienti dalle biblioteche dei templi di Nippur e Sippar e dalla biblioteca di Assurbanipal si basavano sul numero 12.960.000>>. Analizzandolo concluse che poteva essere collegato solo al fenomeno della precessione, e che i Sumeri erano certamente a conoscenza del Grande Anno di 25.920 anni. La precessione è il fenomeno determinato dalla rotazione dell’asse nord-sud della Terra, che fa si che il Polo Nord (quello rivolto verso la Stella polare) e il Polo Sud traccino due grandi cerchi nel cielo. L’apparente ritardo della Terra rispetto alle costellazioni ammonta a circa 50 secondi di arco all’anno, o un grado ogni 72 anni. Il grande cerchio (il tempo che impiega il Polo Nord terrestre per tornare nella stessa posizione) corrisponde a 25.920 anni (72x360). Per il fenomeno della precessione, l’equinozio di primavera ed altri fenomeni celesti, che accumulano ritardo ogni anno, si trovano ritardati, ogni 2.160 anni, di un’intera casa zodiacale. Come facevano i Sumeri ad apprendere tale fenomeno visto che richiedeva cosi tanti anni? Grazie ai Nefilim, popolo di un altro pianeta che aveva l’esigenza e la competenza necessaria per compiere queste complesse misurazioni astronomiche (ci sono anche tavole sumeriche con su scritti calcoli per misurare la distanza tra pianeti).

 BIBLIOGRAFIA

·Il Pianeta degli Dèi” – Anno 2006- Edizioni Piemme
· “La storia volume 1” – Anno 2007- Edizioni Mondatori

WEBGRAFIA

www.paleontologiaumana.it
www.acam.it
www.edicolaweb.net

CAPITOLI ARTICOLO

Prefazione - Zecharia Sitchin - Origini sull'Uomo - I Sumeri - I Nefilim o Anunnaki
Nibiru e la formazione della terra - La creazione dell'Uomo - Il Diluvio e il destino degli Uomini
Epilogo - Prove a sostegno - Orbita Incrociata