INDICE DI SEZIONE
 

I Buoni lo Sognano i Cattivi lo Fanno
Robert I. Simon

:: VAI ALLA SCHEDA ::

 

Io, assassina
Maria Rosaria Alfieri

:: VAI ALLA SCHEDA ::

SEI INTERESSATO AD UN LIBRO SPECIFICO? EFFETTUA UNA RICERCA APPROFONDITA

         LIVE HELP
       NEWSLETTER

Inserisci la tua mail per ricevere gli aggiornamenti mensili del portale. Non perderti nulla del mondo "Daltramontoallalba.it"!

      ADVERTISING
 

 

Breve storia dell'Omicidio Seriale
a cura di Laura Quattrini

ATTENZIONE: Questo articolo è semplicemente una lista veloce dei più importanti serial killer della storia. I casi più significativi verranno singolarmente trattati in futuro.
   
Facendo un salto indietro nel tempo, è possibile che spesso la verità si mescoli alla leggenda, è possibile che certi particolari siano stati modificati o addirittura inventati, si può arrivare addirittura a pensare che la realtà di duemila anni fa sia ormai così lontana da noi da non aver più niente di comparabile con la vita di oggi… Analizzando però il panorama omicidiario del passato, o quanto ci resta di esso, ci si accorge di quanto non sia di molto diverso da quello attuale. Sembra che l’antica Roma sia stata la culla per la nascita e la diffusione dell’omicidio seriale… Sotto i consolati di Valerio Flacco (261 a.C.) e di Marcello una serie di morti improvvise per avvelenamento sconvolse la città. Si scoprì che un gruppo di donne e criminali preparava in segreto intrugli velenosi da somministrare a gente nemica o a cui si volevano togliere tutti gli averi. Secondo Michael Newton, lo studioso che più si è occupato dell’analisi internazionale del fenomeno, il primo caso documentabile di omicidio seriale è quello di Locusta (conosciuta anche come Lucusta) un’avvelenatrice professionista attiva a Roma durante il primo secolo d.C., la quale sembra avesse anche una certa complicità con Nerone. Imperatore romano dal 54 al 68 d.C. Nerone iniziò a mostrare tendenze sadiche già in tenera età. Sembra che da adolescente amasse nascondersi con un cappuccio e percorrere le strade di notte “in cerca di guai. Uno dei suoi giochi preferiti era quello di aggredire uomini sulla via di casa, pugnalarli se opponevano resistenza e poi gettare i loro corpi nei canali di scolo” (Svetonio. Sembra però che alcune sue affermazioni siano false). Più avanti prese l’abitudine di fingere di essere una delle belve fameliche del Colosseo. Coperto dalla pelle di un animale, saltava fuori da un nascondiglio per “attaccare le parti intime di uomini e donne legati a dei pali”, “mordendo e strappando i loro genitali in uno stato di estasi selvaggia”. Usò il veleno per uccidere il fratellastro Britannico, poi, dopo un tentativo fallito, riuscì a far uccidere la madre, Agrippina, e in seguito fece uccidere anche la zia paterna per impossessarsi dei sui beni; dopo aver commesso altri omicidi raggiunse il culmine delle sue atrocità quando diede l’ordine di bruciare Roma. Non contento accusò i cristiani di essere gli incendiari e ne fece massacrare quanti più possibile. Anche Tiberio e Caligola sembra avessero comportamenti particolarmente violenti: Tiberio, imperatore romano dal 14 al 37 d.C., omosessuale e pedofilo, dopo aver soddisfatto le sue voglie gettava in mare da una rupe i giovanetti serviti allo scopo. Caligola, imperatore romano dal 37 al 41 d.C., amava assistere agli spettacoli violenti e provava un gusto sadico nell’assistere alle torture e alle esecuzioni capitali; inoltre amava vagabondare per le strade di Roma con una parrucca per non farsi riconoscere, in modo tale da poter frequentare indisturbato i locali equivoci della città. Una volta morto Tiberio, Caligola assunse il potere e si rese responsabile di una serie di uccisioni indiscriminate. Il suo motto era “Colpisci in maniera che quello si accorga di crepare”. Proseguendo nella lista di assassini “storici”, nel V secolo incontriamo Zu Shenatir, un ricco possidente che risiedeva nell’odierno Yemen: attirava i ragazzi a casa sua con la promessa di cibo e denaro, con lo scopo di sodomizzarli ed ucciderli gettandoli da una finestra dei piani superiori (Newton 1992). Nel 1090, Hasan bin Sabbah aveva fondato nel territorio corrispondente all’odierno Iran, l’Ordine degli assassini, che uccideva con fine politico. Le cronache però riportano casi di omicidi commessi solo per piacere personale. Dopo la sua morte un ramo della setta attecchì anche in Siria, venendo a contatto con i crociati che introdussero il termine assassino, prima sconosciuto, nel lessico del Vecchio Continente. L’Ordine degli assassini entrò quindi nelle cronache della Terza Crociata diventando una figura leggendaria, fino al 1300 quando, anche per la diminuzione degli adepti, l’Ordine cessò di esistere come forza politica. Nel XII secolo nacque in India una setta formata da adoratori di Kali, i cui seguaci si autodefinivano truffatori o thags (termine che in inglese è diventato thugs. Proviene dalla radice sanscrita sthag che significa “dissimulare”. Negli anni recenti si può trovare l’uso arbitrario del termine nella lingua inglese per indicare, soprattutto negli Stati Uniti, un bandito o un rapinatore). Si resero colpevoli di furti, omicidi per strangolamento e mutilazione di vittime scelte a caso. Non si consideravano criminali in quanto per loro uccidere era una vocazione ossessiva che derivava dall’essere entrati al servizio della “dea nera”. Sembra che abbiano compiuto 40.000 omicidi.

Nel XV secolo nasce in Europa l’omicidio seriale di natura sessuale e/o delirante, equiparabile alla concezione moderna del fenomeno.

Personaggi “famosi” in Europa furono sadici aristocratici come Gilles de Rais, arrestato nel 1440 con le accuse di stregoneria, sodomia e omicidio, che ispirò la favola di Barbablù di Charles Perrault; Vlad Tepes l’impalatore, al trono di Valacchia (ai confini meridionali della Transilvania) dal 1456, creativo nello scegliere i metodi di tortura; Erzsebet Bàthory, la “Contessa sanguinaria”, nata nel 1560 e già da adolescente dedita ai piaceri della tortura, dell’adorazione del diavolo e della perversione sessuale; Lucrezia Borgia, che pare usasse un veleno in polvere nascosto in un anello per sbarazzarsi dei nemici; fino ad arrivare a Jack lo Squartatore, probabilmente il più famoso assassino di prostitute ancora oggetto di studio, in azione nella Londra vittoriana. Da notare la presenza di due donne nella lista, spesso il gentil sesso viene sottovalutato, ma per quanto riguarda violenze ed omicidi non è da meno dell’uomo.

Il numero degli assassini seriali registrati nel corso degli anni (a partire dal XV secolo) ha seguito un innalzamento costante. Il dato potrebbe dimostrare come la società modernizzandosi si sia resa causa principale dell’aumento. Modernità però significa anche migliori metodi identificativi, in passato era sicuramente più facile commettere omicidi senza farsi notare e senza pagare le relative conseguenze. La tabella seguente riporta i dati della distribuzione temporale degli assassini seriali, su un campione di 2027 casi (De Luca).

Da notare che tra il 1970 e il 2000 si concentra il 63% dei serial killer totali. Tra i serial killer più conosciuti degli ultimi anni ricordiamo Peter Kürten (1883-1931. 30+ vittime), Andrei Romanovich Chikatilo (1936-1994. 55 vittime), Theodore Robert Bundy (1946-1989. 30-100+ vittime), Jeffrey Lionel Dahmer (1960-1994. 17 vittime), gli italiani Michele Profeta (1947-2004. 2 vittime) e Donato Bilancia (1951–?. 17 vittime). Sembra che i probabili serial killer non catturati ed attivi in Italia negli ultimi 25 anni siano 30 (Fonte: Ofras – Osservatorio sui Fenomeni di Rilevante Allarme Sociale), e forse la cifra non è destinata a diminuire…

BIBLIOGRAFIA

· Consultare la bibliografia della sezione, raggiungibile dall'indice degli articoli