INTRODUZIONE
Il signor Alessandro
di La Spezia,
in visita al Castello
Malaspina di Fosdinovo
(Fosdinovo – Massa
Carrara) in data 19
Ottobre 2013, insieme
alla sua famiglia e alla
custode del Castello (la
signora Mina), è
risultato protagonista
di una acquisizione di
un elemento
“supernormale”,
riconducibile ad una
presunta manifestazione
paranormale. Durante la
visita guidata notturna,
condotta dalla signora
Mina alla esclusiva
presenza del suo nucleo
familiare, in alcuni
scatti lo stesso ritiene
di aver fotografato
delle anomalie
energetiche (orbs
- clicca per
approfondire) e una
presunta “entità”,
risultante di una
manifestazione
apparizionale. Questo
scatto in particolare
sarà l’oggetto di questo
report di analisi.
Il Sig. Alessandro mi ha
gentilmente chiesto di
approfondire la
questione e verificare
la natura dell’elemento
eccedente, fornendo una
spiegazione al fenomeno
stesso e convalidando la
genuinità dello scatto,
escludendo manipolazioni
grafiche e digitali. Le
conclusioni che trarrò
saranno relative a
quanto potuto verificare
in relazione al
materiale inviato e la
sua testimonianza,
conclusioni che non
debbono essere prese
come univoca sentenza
alla natura dal
fenomeno, ma frutto di
personali considerazioni
relative alla mia
personale esperienza nel
campo della ricerca di
“confine”.

Il Castello Malaspina
di Fosdinovo (Fosdinovo
– Massa Carrara)
Castello Malaspina di
Fosdinovo
Via Papiriana, 2 -
Fosdinovo
54035 Massa-Carrara
www.castellodifosdinovo.it
CENNI STORICI SUL
CASTELLO
Il Castello Malaspina
di Fosdinovo, feudo di
uno dei rami dei
Malaspina del Ramo
Fiorito dal XIV al XVIII
secolo, riveste una
notevole importanza
oltre che storica,
anche, e soprattutto,
architettonica. La
costruzione
dell’imponente fortezza,
che si fonde
incredibilmente con la
roccia arenaria tanto da
farla sembrare scolpita
nella pietra viva, ebbe
inizio nella seconda
metà del XII secolo,
anche se si parla del
Castrum Fosdinovense già
in documento di Lucca
del 1084. Il Castello di
Fosdinovo si compone di
una pianta quadrangolare
con 4 torri rotonde
orientate, un bastione
semicircolare, due
cortili interni (uno
centrale, teatro della
presunta manifestazione
paranormale),
camminamenti di ronda
sopra i tetti, giardini
pensili, loggiati ed un
avamposto verso il Paese
detto in antico lo
“spuntone”, formidabile
strumento difensivo (una
sorta di rivellino).
Protetta anticamente da
un ponte levatoio, la
porta d’ingresso
duecentesca introduce su
di un piccolo cortile in
puro stile romanico dove
una colonna marmorea,
anch’essa del duecento,
ne sostiene i loggiati
superiori. Dal piccolo
cortile, dove un tempo
si trovavano i cannoni
difensivi, partono le
larghe rampe di scale
(ci si passava con i
cavalli) che conducono
al grande cortile
centrale. Questo
presenta un elegante
porticato rinascimentale
con colonne in pietra,
un pozzo ed un bel
portale in marmo
cinquecentesco che ci
introduce nella visita
delle sale del Castello,
arredate ed affrescate
alla fine del 1800. La
Sala d’ingresso, la Sala
da pranzo col grande
camino settecentesco e
le ceramiche da farmacia
del ‘600, la Sala del
trono, il grande Salone
con gli attigui salotti
e la camera del
trabocchetto con la
sottostante sala delle
torture. Si racconta che
proprio da questa
stanza, la marchesa
Cristina Pallavicini,
donna malvagia e
lussuriosa, eliminava i
suoi amanti facendoli
cadere nella botola
situata ai piedi del
letto. E proprio i
trabocchetti erano una
prerogativa del
castello. Ne esistevano
tre, due nel loggiato
che dava sull’orto ed
uno nella torre
d’angolo. Alla loro base
erano infissi affilati
coltelli con la punta
rivolta verso l’alto, di
modo che il disgraziato,
una volta caduto dalla
botola attivata con una
molla, veniva colto
immediatamente dalla
morte. Oltre a questi
tremendi strumenti di
tortura, ne esisteva un
altro ancor più
terribile. Si trattava
di un braccio di ferro
che sporgeva dal muro
della torre, ad esso era
applicata una carrucola
ed un anello murato in
terra, collegati da una
corda. Il torturato
veniva appeso a lasciato
penzoloni sotto gli
occhi di tutto il paese,
finché non fosse morto.
Nella più antica torre
di levante, si trova la
cosiddetta “camera di
Dante”, dove, secondo la
tradizione, dormì il
sommo poeta quando fu
ospitato al castello
durante il periodo
d’esilio.
LEGGENDE ED EPISODI
DI NATURA PARANORMALE
OCCORSI AL CASTELLO
Il castello vive,
oltre che dei suoi
splendori architettonici
e paesaggistici, anche
delle sue famigerate
leggende. La più famosa
è sicuramente quella che
riguarda la giovane
Bianca Maria Aloisia,
figlia di Jacopo
(Giacomo) Malaspina ed
Oliva Grimaldi. La
bellissima ragazza si
era perdutamente
innamorata di un giovane
stalliere che voleva
sposare a tutti i costi.
I genitori, contrari a
quell’amore infamante
per il blasone
dell’intera famiglia,
avevano tuttavia
minacciato la poveretta
di rinchiuderla a pane
ed acqua nelle segrete
del Castello. La
giovane, affatto
impaurita da quelle
minacce, non aveva
desistito dai propri
propositi d’amore.
Quell’atteggiamento
ribelle aveva costretto
i genitori a prendere
una severa decisione. E
fu così che lo stalliere
venne allontanato dal
paese e la giovane
rinchiusa in un
convento. Non per questo
volle prendere i voti né
rinunciare al suo sogno
romantico. Fu allora
riportata al castello,
rinchiusa nelle prigioni
e torturata finché non
fosse rinsavita.
Ciononostante la sua
volontà non fu piegata.
Solo allora, per evitare
occasioni di scandalo,
fu murata viva in una
cella, insieme ad un
cane, simbolo di
fedeltà, e ad un
cinghiale, emblema della
ribellione. A confermare
l’autenticità della
storia, accadde che nei
recenti scavi effettuati
durante i lavori di
consolidamento, furono
trovati resti di ossa
appartenute molto
probabilmente ad una
fanciulla e a due
animali. Questa vicenda
così violenta e brutale,
tuttavia, se pose fine
alla vita della giovane
Bianca Maria, sola non
bastò a domarne lo
spirito che pare
aleggiare ancora per le
stanze del castello,
nelle forme di una
ragazza dai lunghi
capelli posati sulla
schiena. Affascinati ed
attratti da questi
racconti, esperti ed
appassionati
dell’occulto e di
fenomeni paranormali
hanno effettuato,
qualche anno addietro,
una serie di
esperimenti, tutti
filmati con cinepresa.
Inquietante come in uno
di questi si è poi
visto, chiaramente, una
figura scura, dalle
sembianze umane,
attraversare la stanza
da muro a muro, come
fosse sospinta dal
vento. Un’altra delle
storie che si raccontano
nel Castello riguarda la
marchesa Cristina
Pallavicini. Una vita
macchiata di sangue e
delitti, la sua. Il
marito Ippolito,
infatti, fu vittima e
carnefice dei fratelli
Pasquale e Ferdinando in
un’atroce lotta per il
domino del feudo. Rimase
tutrice del piccolo
Carlo Agostino, suo
figlio, e governò su
Fosdinovo finché il
piccolo non raggiunse la
maggiore età. Della
donna si tramanda
un’immagine di fascino,
lussuria, mistero e
morte. In vita sua ebbe
molti amanti, quasi
tutti popolani, e la
leggenda racconta che la
marchesa, per non essere
scoperta né tradita,
dopo averci trascorso la
notte insieme, se ne
sbarazzava facendoli
precipitare nella botola
posta al centro della
sua stanza da letto. Le
grida disperate degli
sventurati uomini, data
la particolare acustica
della stanza, ricadevano
al centro di essa e non
venivano udite al di
fuori della porta. Per
questo i delitti, al
tempo, non furono mai
scoperti. Nella camera,
in effetti, è ancora ben
visibile la traccia di
un’antica botola. Sotto
di questa da poco è
stata scoperta un’altra
stanza (soprannominata
“camera delle torture”)
perfettamente uguale per
dimensioni (siamo in una
torre) alla prima e
dove, verosimilmente,
cadevano i corpi dei
malcapitati. Oltre a
queste, tante altre le
inquietanti leggende
scritte nelle mura del
maniero: il letto che
respira ed a cui batte
il cuore, il fotografo
che immortalò nello
specchio della camera
ducale la figura di una
donna, le immagini
impresse nella sala del
trono.
In questo castello si
aggira lo spettro di una
giovane castellana dal
viso meraviglioso e dai
lunghi capelli biondi.
Visse nel XVI secolo ed
era una donna dal
fascino incredibile ed
usava questa sua
caratteristica come
"arma" per sedurre
qualunque uomo. La sua
vita peccaminosa la
portò a compiere diversi
delitti per assicurarsi
il silenzio di coloro
che non era riuscita a
conquistare. Il Fantasma
in questione sarebbe
stato notato da diverse
persone anche in tempi
molto recenti. In data
3/10/1992, una troupe
televisiva immortalò con
le proprie telecamere
una presunta
apparizione. Sul nastro,
in uno dei locali
principali del castello,
si nota la lenta
materializzazione di una
strana figura. Il
presunto spettro si
presenta come un'ombra
scura e consistente che,
dopo aver mosso alcuni
passi, scompare
attraversando il muro
del salone. Pare
indossare una sorta di
mantello con cappuccio
ma non se ne distinguono
nitidamente i tratti.
Durante la registrazione
nessuno dà mostra di
aver notato qualcosa di
strano ma, pochi istanti
dopo, dall'esterno,
giungono le grida
angosciate di una donna
che si sarebbe ritrovata
lo spettro dinanzi
proprio mentre questo
fuoriusciva dalla parte
esterna del muro. La
testimone indica il
breve percorso esterno
che lo spettro avrebbe
compiuto: le riprese si
soffermano lungo le mura
del castello ma
null'altro viene
ripreso. Che cosa le
telecamere abbiano
effettivamente colto in
quella notte di tempesta
non é così chiaro:
l'apparizione registrata
non é in primo piano e
non é facile trarre
delle indicazioni
precise ed
inconfutabili. Ciò
nonostante, potrebbe (il
condizionale é
assolutamente d'obbligo)
trattarsi di uno dei
rarissimi spettri
italiani su video.
Permane qualche
perplessità. Ancora
un'annotazione:
un'insolita presenza
fece parlare di sé
quando, stando a quanto
allora riportò la
cronaca, si materializzò
nel corso di una
conferenza dedicata al
paranormale. Era la
notte del 2 Febbraio
1993.
LE RICERCHE
DELL’ASSOCIAZIONE
CULTURALE DAL TRAMONTO
ALL’ALBA
A partire dal marzo
2011 fino alla metà del
2012, il castello è
stato oggetto di studio
da parte
dell’Associazione
Culturale Dal Tramonto
all’Alba, associazione
di ricerca e studio
delle tematiche legate
al mondo del
paranormale. Lo scopo
della ricerca è stato
quello di:
approfondire
“strumentalmente” la
leggenda della
famosa “macchia”
presente nella sala
degli affreschi con
indagine
termografica
effettuare un
sopralluogo
“dinamico”
all’interno di tutto
il castello,
posizionando
strumenti atti a:
• monitorare
eventuali variazioni
di parametri
ambientali (che si
presumono siano
risultanti di
accadimenti
paranormali)
• acquisire
informazioni
videografiche in
banda infrarossa e
fotografiche
multispettrali
(UV/VIS/NEAR-IR)
le apparecchiature,
le fotocamere e le
videocamere sono
state posizionate in
diversi punti di
interesse
determinati sia
dalla raccolta delle
leggende e di
testimonianze di
accadimenti
paranormali, che
dalla relazione del
sensitivo che ha
collaborato
all’indagine
(informazioni
ottenute mediante
PSIcoscopia
ambientale).
effettuare una
seduta medianica
nella sala degli
affreschi con Medium
e sensitivi di
supporto per
slatentizzare e
quindi documentare
fenomeni PK di
natura paranormale,
monitorando anche in
questo caso i
parametri ambientali
della sala.
La ricerca è stata
seguita con interesse
dai media locali e le
due foto di interesse,
risultate dalla stessa,
sono state divulgate in
una conferenza tenuta al
castello nell’aprile del
2012. Le riporto qui di
seguito:

CAMERA DELLE BIFORE
Anomalia energetica
globulare ripresa in
esclusiva banda NEAR-IR
con fotocamera
multispettrale dotata di
filtro passa banda IR.

CAMERA TONDA
Particolare di
addensamento molecolare
ripreso in esclusiva
banda UV (300 – 320
nanometri) con
fotocamera
multispettrale dotata di
filtro passa banda. La
foto mostra quello che
si presume sia la genesi
di un fenomeno
apparizionale, che
scaturisce e quindi
risulta visibile
inizialmente solo in
questa frequenza
ANALISI DELL'IMMAGINE
CON ELEMENTO "EXTRA"
Dopo questa
necessaria premessa sul
castello, le leggende, i
fenomeni paranormali che
sembrano capitarvi e le
ricerche già condotte,
vorrei entrare nel
merito specifico della
questione. La foto che
Alessandro mi ha
gentilmente inviato è
stata scattata il 20
ottobre 2013 pochi
minuti dopo la
mezzanotte e ritrae
la facciata laterale
dell’interno del
castello, ripresa dal
fondo del cortile.

L'ORIGINALE DELLA
FOTO INVIATAMI DA
ALESSANDRO. CLICCA PER
INGRANDIRE
Di primo occhio
risulta evidente la
presenza di una elemento
estraneo al contesto
strutturale: una figura
antropomorfa ben
definita sulla destra
dell’inquadratura.
Alessandro specifica che
nel momento dello scatto
nessuno si interponeva
tra l’obiettivo e la
facciata del castello,
quindi esclude
categoricamente che
persone del gruppo od
esterni possano aver
fatto capolino davanti
l’obiettivo. Dunque,
anche senza lavorare con
filtri o software
appositi, l’elemento è
immediatamente ben
definito e risulta
nettamente
distinguibile.
La procedura di analisi
di fotografie digitali
in cui si evincono
elementi “extra” prevede
(ovviamente) di
verificare se la foto
sia stata sottoposta a
processi di elaborazione
post-grafica o modifiche
di qualsiasi genere.
Dopo averla analizzata
con appositi script e
software precompilati,
estrapolato i metadati
presenti all’interno del
file e lavorato sulla
mappatura dei pixel in
prossimità del contorno
della figura, ho
stabilito che la foto è
assolutamente genuina;
non e stata artefatta in
alcun modo. Qui di
seguito il resoconto
dello script che
permette di lavorare
sulle foto, determinando
la loro genuinità con
risultati abbastanza
univoci.
ANALISI DELL'IMMAGINE
CON ELEMENTO "EXTRA"
Filename: [E:\e quì...ecco
l'entita in basso a
dx------.JPG]
Filesize: [381699] Bytes
Start Offset: 0x00000000
*** Marker: SOI (xFFD8)
***
OFFSET: 0x00000000
*** Marker: APP1 (xFFE1)
***
OFFSET: 0x00000002
length = 9590
Identifier = [Exif]
Identifier TIFF =
0x[4D4D002A 00000008]
Endian = Motorola (big)
TAG Mark x002A = 0x002A
EXIF IFD0 @ Absolute
0x00000014
Dir Length = 0x000B
[ImageDescription ] = "
"
[Make ] = "Canon"
[Model ] = "Canon
DIGITAL IXUS 100 IS"
[Orientation ] = Row 0:
top, Col 0: left
[XResolution ] = 180/1
[YResolution ] = 180/1
[ResolutionUnit ] = Inch
[DateTime ] =
"2013:10:20 00:10:11"
[YCbCrPositioning ] =
Co-sited
[ExifOffset ] = @ 0x0902
Offset to Next IFD =
0x00001D2E
EXIF IFD1 @ Absolute
0x00001D3A
Dir Length = 0x0006
[Compression ] = JPEG
[XResolution ] = 180/1
[YResolution ] = 180/1
[ResolutionUnit ] = Inch
[JpegIFOffset ] = @
+0x1D8C = @ 0x1D98
[JpegIFByteCount ] =
2018
Offset to Next IFD =
0x00000000
EXIF SubIFD @ Absolute
0x0000090E
Dir Length = 0x0022
[ExposureTime ] = 1/60 s
[FNumber ] = F3.2
[ISOSpeedRatings ] = 500
[ExifVersion ] = 02.21
[DateTimeOriginal ] =
"2013:10:20 00:10:11"
[DateTimeDigitized ] =
"2013:10:20 00:10:11"
[ComponentsConfiguration
] = [Y Cb Cr .]
[CompressedBitsPerPixel
] = 3/1
[ShutterSpeedValue ] =
189/32
[ApertureValue ] =
107/32
[ExposureBiasValue ] =
0.00 eV
[MaxApertureValue ] =
107/32
[MeteringMode ] =
Pattern
[Flash ] = Flash fired
[FocalLength ] = 6 mm
[MakerNote ] = @ 0x1314
[UserComment ] = ""
[FlashPixVersion ] =
01.00
[ColorSpace ] = sRGB
[ExifImageWidth ] = 1600
[ExifImageHeight ] =
1200
[ExifInteroperabilityOffset
] = @ 0x1CEA
[FocalPlaneXResolution ]
= 1600000/244
[FocalPlaneYResolution ]
= 1200000/183
[FocalPlaneResolutionUnit
] = Inch
[SensingMethod ] =
One-chip color area
sensor
[FileSource ] = DSC
[CustomRendered ] =
Normal process
[ExposureMode ] = Auto
exposure
[WhiteBalance ] = Auto
white balance
[DigitalZoomRatio ] =
4000/4000
[SceneCaptureType ] =
Standard
EXIF MakerIFD @ Absolute
0x00001320
Makernote decode option
not enabled.
EXIF InteropIFD @
Absolute 0x00001CF6
Dir Length = 0x0003
[InteroperabilityVersion
] = 01.00
[RelatedImageWidth ] =
1600
[RelatedImageLength ] =
1200
Based on the analysis of
compression
characteristics and EXIF
metadata:
ASSESSMENT: Class 4 -
Uncertain if processed
or original
While the EXIF fields
indicate original, no
compression signatures
in the current database
were found matching this
make/model
Appears to be new
signature for known
camera.
If the camera/software
doesn't appear in list
above,
PLEASE ADD TO DATABASE
with [Tools->Add Camera
to DB]
ESTRAPOLAZIONE DEI
METADATI: LE
INFORMAZIONI “SEGRETE”
DELLA FOTO
La stragrande
maggioranza delle
odierne macchine
fotografiche nel momento
dello scatto è in grado
di salvare preziose
informazioni tecniche, i
dati EXIF. La sigla EXIF
sta per EXchangeable
Image File, ovvero file
di immagine
intercambiabile. Si
tratta di un formato
utilizzato per abbinare
a ciascuna foto digitale
un insieme di
informazioni aggiuntive,
condiviso da tutti
produttori di fotocamere.
Le informazioni avanzate
sono numerose e si
possono dividere in due
insiemi:
• informazioni
statiche, come ad
esempio marca e
modello della
macchina
fotografica,
• informazioni
dinamiche, che
cambiano di foto in
foto, come ad
esempio i valori
usati per apertura,
tempo di esposizione
e ISO o la data in
cui la foto è stata
scattata.
I dati EXIF vengono
registrati ad ogni
scatto ed incorporati
nell’immagine. Queste
informazioni sono una
fonte preziosissima per
le nostre analisi,
perché ci spiega la
“genesi” tecnica della
foto: il modello di
fotocamera utilizzata,
la data e l’orario, se
si è utilizzato il
flash, i parametri di
scatto come iso –
apertura focale – tempo
di esposizione etc.
Questa marea di
informazioni ci serve
per stabilire se
l’elemento extra può
essere il risultato di
un effetto ottico
naturale come
un’acquisizione in lenta
esposizione, l’effetto
di una posaB, un
lens-flare e molti altri
o comunque sia,
ragionare sulla natura
della proiezione
dell’elemento eccedente
nel contesto di scatto.
Ecco i dati relativi
all’immagine:

LE INFORMAZIONI
IMPORTANTI DELLO
SCATTO
•
La foto è stata
scattata con un
Canon DIGITAL IXUS
100 IS
• E’ stata scattata
domenica 20 ottobre
2013 alle 00.10
• La foto è stata
scattata in modalità
AUTO
• Il tempo di
esposizione è di
1/60 di secondo, un
tempo molto breve;
questo esclude
anomalie dovute alla
lunga esposizione ed
effetti posaB
• E’ stato
utilizzato il flash
• Non è stato
utilizzato lo zoom
ottico (causa di
molti errori di
elaborazione e
aberrazione
cromatica)
• La qualità
dell’immagine è
molto bassa in
quanto 180 dpi
permettono una
mappatura di 1200 x
1600 pixel. In fase
di analisi
dell’elemento extra
questo fattore
preclude una
definizione ottimale
e risulta difficile
analizzarne i
particolari
APPLICAZIONE DI FILTRI
PER ESALTARE LA
DEFINIZIONE
DELL’ELEMENTO “EXTRA”

Equalizzazione
dell’istogramma e
regolazione
contrasto e
luminosità. Clicca
per ingrandire.

Analisi “consistenza
fisica”
dell’elemento
“extra” nel contesto
fotografico. Clicca
per ingrandire.

Stima dimensione
elemento “extra”. Clicca
per ingrandire.

Analisi della
riflettanza
dell’elemento extra.
Clicca per ingrandire
Lo spettro di
riflattanza rilevato
sulla pelle della sagoma
antropomorfa è
compatibile con il
contesto fotografico
dell’ambiente ripreso.
Questo dato conferma,
sul piano strettamente
tecnico, che l’immagine
ignota ha
caratteristiche di
riflessione della luce
compatibili con quella
di un normale essere
vivente.
LA FOTOGRAFIA
ELABORATA E OTTIMIZZATA
PER L'ESALTAZIONE
DELL'ELEMENTO ECCEDENTE

Clicca per ingrandire
L’ELEMENTO “EXTRA”
ESALTATO NEL DETTAGLIO

Clicca per ingrandire
CONCLUSIONI
Quando si ha a che fare
con la fotografia
paranormale sentenziare
conclusioni definitive
relative ai fenomeni
studiati è sempre un
dilemma; ci sono
tantissime variabili da
tenere in considerazione
e alcune di queste
spesso rappresentano dei
veri ostacoli. Del resto
ai giorni nostri con la
grafica digitale è
possibile elaborare
"fantasmi" in pochissimo
tempo, spesso tanto
abilmente creati che
risultano addirittura
difficili da riconoscere
e conseguentemente
smascherare. Questa
breve ma doverosa
premessa risulta
necessaria per far
capire come il
sottoscritto si pone nei
riguardi di questo tipo
di fenomenologia e
quanto ho trovato
interessante, fin da
subito, questo caso.
Partiamo dal luogo dove
la foto è stata
scattata: il
Castello Malaspina.
Ho avuto modo di
effettuare ricerca in
questo splendido luogo
in due occasioni nel
corso di un anno,
conoscendo personalmente
il proprietario e la
custode; ho presenziato
fisicamente nel cortile
dove la foto è stata
scattata, ho reperito
(tramite la
collaborazione dei Soci
della vecchia
Associazione Culturale
Dal Tramonto all’Alba)
moltissime informazioni
su presunti eventi
paranormali occorsi al
castello, incrociandole
con i pareri di medium e
sensitivi che hanno
collaborato alle
ricerche. Queste
importanti informazioni
mi hanno permesso di
avvalorare il contesto
fotografico come "punto
caldo" di
fenomenologie già
occorse in passato e,
essendoci dunque uno
storico di accadimenti
paranormali, risulta
interessante constatare
che la presunta
manifestazione acquisita
si sia verificata in
questo specifico punto
del castello.
Quanto alla
testimonianza del Signor
Alessandro, a mio avviso
è da considerarsi senza
dubbio genuina, ho
colloquiato
telefonicamente con lui
molte volte durante la
fase di analisi e non
ravvedo in essa elementi
o moventi che possano
presupporre il
distorcimento della
dinamica degli
accadimenti con cui lo
scatto è stato
effettuato.
Il primo obiettivo delle
mie analisi è stato
quello di certificare la
genuinità della
fotografia. Ho
analizzato il file con
appositi script e
software precompilati,
estrapolando i metadati
presenti al suo interno
e lavorando sulla
mappatura dei pixel in
prossimità del contorno
della figura:
in questa maniera ho
stabilito con certezza
assoluta che la foto
inviatami è genuina e
che non risulta
artefatta in alcun modo.
Oltre a questo ho
escluso categoricamente
che la stessa sia il
frutto di un effetto
"posa lunga", poichè il
tempo di esposizione
(1/60 sec.) non avrebbe
permesso di certo
l'ingresso repentino in
inquadratura di alcun
elemento estraneo, vista
la notevole definizione
con cui lo stesso si
manifesta. Inoltre,
l'invio da parte del
Signor Alessandro di
foto "temporalmente"
ravvicinate l'una
dall'altra rispetto alla
foto con l'elemento
"eccedente" preclude
alla possibilità che un
soggetto possa essere
entrato nel campo di
inquadratura della
macchina fotografica,
sopratutto perchè lo
stesso elemento si
presenta "immobile" e
sufficientemente
definito.
Apportando migliorie di
equalizzazione alla foto
ho accentuato la
visibilità dell'elemento
"extra", cosi da poterlo
analizzare e osservare
nel migliore dei modi.
Lavorando
sull'istogramma dello
scatto, contrasti e
luminosità ho potuto
constatare
oggettivamente che
l'elemento si manifesta
come una
FIGURA
ANTROPOMORFA INTERA
assimilabile alla
rappresentazione di un
soggetto umano adulto in
posizione eretta e
ripreso dal suo profilo
sinistro.
Risultano altresì
oggettivamente
distinguibili:
il
volto visto dal
profilo sinistro;
la cavità orbitale
sinistra;
una capigliatura
argentea a mezzo
collo;
la differenziazione
tra busto e arti
inferiori (quelli
superiori
sembrerebbero adesi
al tronco);
la curvatura
dell'articolazione
dell'arto inferiore
destro;
una sorta di
soprabito che si
distingue nettamente
e sembra partire dal
collo fino alla metà
degli arti
inferiori;
ulteriori
speculazioni su dettagli
del soprabito (o
presunto), del volto,
della chioma o degli
arti inferiori non sono
a mio avviso ammissibili
in quanto la bassa
qualità dell'immagine e
la conseguente scarsa
definizione di pixel
potrebbe ricondurre
facilmente a fenomeni
pareidolici.
La
pareidolia (dal greco
είδωλον, immagine, col
prefisso παρά, simile) è
l'illusione subcosciente
che tende a ricondurre a
forme note oggetti o
profili (naturali o
artificiali) dalla forma
casuale. È la tendenza
istintiva e automatica a
trovare forme familiari
in immagini disordinate;
l'associazione si
manifesta in special
modo verso le figure e i
volti umani.
Ho effettuato una stima
teorica (mediante
apposito software)
sull’altezza dell’”elemento
eccedente”,
avendo come dati di
riferimento le misure
strutturali del cortile
dove è stata scattata la
fotografia, dati
reperiti ed archiviati
nelle passate ricerche
al castello. Ne risulta
che la figura
manifestatasi avrebbe
un’altezza
approssimativa compresa
tra i
140 cm e 160 cm;
quanto alla risposta
della riflessione
fotonica sulla stessa,
lo spettro di
riflettanza rilevato sul
volto della sagoma
antropomorfa è
compatibile con il
contesto fotografico
dello sfondo. Questo
dato conferma, sul piano
strettamente tecnico,
che l’immagine ignota ha
caratteristiche di
riflessione della luce
compatibili con quella
di un normale essere
vivente. Questi due dati
sono gli unici non in
linea con la casistica
delle manifestazioni
apparizionali
“tradizionali”, essendo
molto rari i casi in cui
le figure si presentano
complete, con
“proporzioni” in linea
con quelle di “figure
viventi” e a cui la
riflessione della luce
ha medesime
caratteristiche con
quella di soggetti
viventi.
In conclusione, alla
luce di quanto potuto
analizzare nel corso di
queste settimane, non ho
di certo la presunzione
di affermare che la
figura che si è palesata
nella foto inviatami dal
Signor Alessandro è la
rappresentazione visiva
di una entità
disincarnata senziente,
poiché la stessa non è
stata acquisita in
condizioni controllate
tramite specifico
protocollo di ricerca;
sta di fatto che ho
potuto constatare che:
la figura apparsa in
foto non è il
risultato di una
elaborazione o
manipolazione
digitale;
stando alla
testimonianza del
signor Alessandro,
che ho ritenuto
essere genuina,
nessun soggetto
esterno poteva
essere ripreso in
foto in quello
specifico istante;
il luogo dove
l’elemento “extra” è
stato acquisito ha
uno storico di
fenomenologia
paranormale;
l’elemento “extra”
ha alcune delle
caratteristiche
classiche delle
manifestazioni
apparizionali che si
evidenziano nella
casistica della
“fotografia
spiritica”;
e dunque, in
relazione a quanto sopra
affermato, ritengo
plausibile che la figura
antropomorfa acquisita
sia riconducibile ad una
manifestazione di natura
PARANORMALE
di origine ignota.
BIBLIOGRAFIA
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Quaderni di
Parapsicologia (C.S.P.)
·
A caccia degli
spiriti - H.Price
·
Fantasmitalia.it (Fonte)
·
Wikipedia - Voce
Castello Malaspina di
Fosdinovo (Fonte)
·
Aspetti scientifici
della Parapsicologia -
R.Cavanna
·
Fotografare gli
Spiriti - J. Harvey
·
La fotografia
all’infrarosso – C.
Romeo
·
Fotografia
all’infrarosso bianco e
nero all’ultravioletto e
alla fluorescenza – Ass.
Fotografia
all’Infrarosso
·
Appunti personali
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