La
leggenda del monaciello,
di cui tutti a Napoli
sono a conoscenza,
risale agli inizi del
1600, quando la città
era talmente estesa che
il vecchio acquedotto e
le innumerevoli cisterne
pluviali non bastavano
più all’assetata città.
Nel 1629 un facoltoso
cittadino napoletano, il
Carmignano, costruì un
nuovo acquedotto
riutilizzando i canali
di tufo scavati nel IV
sec. a.C. dai coloni
greci che fondarono
l’allora Neapolis. I
condotti in questione
sono quelli che formano
la Napoli sotterranea,
una seconda città che si
estende per circa 10mila
mq., da via Anticaglia a
S. Gregorio Armeno,
sotto l’odierna Napoli.
Gli scavatori del nuovo
acquedotto, i cosiddetti
“pozzari”, avendo
bisogno di difendersi da
quel 90% di umidità che
impregna l’aria del
sottosuolo napoletano,
indossavano lunghi
mantelli scuri e un
elmetto sulla testa.
Ogniqualvolta avevano
bisogno di risalire in
superficie, si tiravano
su con delle corde da
dei pozzi preesistenti,
che sboccavano nelle
strade cittadine.
Talvolta p erò
erano essi stessi a
scavare in alto per
risalire o per aprire
dei nuovi pozzi nei
cortili delle case, e
siccome l’occasione fa
l’uomo ladro…trovandosi
nelle case dei cittadini
napoletani, spesso e
volentieri ne
approfittavano per fare
uno spuntino col cibo
altrui o per
ricompensare il loro
lavoro attraverso il
furto di qualche oggetto
di valore. Le persone,
che intanto notavano
sparire cibi e ori dalle
proprie case,
cominciarono a
nascondersi per capire
cosa succedesse e,
vedendo questi uomini
avvolti in un lungo
mantello, con quell’elmetto
che poteva tanto
sembrare la chierica di
un francescano,
cominciarono a dare la
colpa di quegli strani
eventi ai “monacielli”.
Fu così che il
monaciello venne ad
identificarsi nella
fantasia popolare come
un ometto piccolo, dal
tipico aspetto di un
frate, che si inserisce
nelle case altrui e fa
dispetti e furti a suo
piacere, e c’è chi giura
di vederlo ancora oggi
passeggiare tra i vicoli
della Sanità e dei
Tribunali (lì dove c’è
l’ingresso principale
alla Napoli
sotterranea). Infatti la
tradizione si è
mantenuta viva perché
durante la seconda
guerra mondiale i
cunicoli della città
sotterranea furono
utilizzati come rifugio
antiatomico, e la storia
si è ripetuta. Niente
folletti e gnomi,
quindi, bensì realtà
storica e, ancora una
volta, tanta fantasia.
COME RAGGIUNGERE LA
NAPOLI SOTTERRANEA
L’ingresso è su via
Tribunali, all'altezza
della chiesa di San
Paolo Maggiore nei
pressi di piazza S.
Gaetano. L’escursione
nel sottosuolo dura
circa due ore ed è
guidata
dall'associazione di
speleologi Napoli
Sotterranea.
BIBLIOGRAFIA
· Depliant di
Napoli sotterranea
distribuiti
dall’Associazione Napoli
sotterranea
SITI SUL
TEMA
·
www.napolisotterranea.org
·
www.lanapolisotterranea.it
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