Non rimane altro, a
parte i pensieri senza
limiti che scorrono come
fiumi lunghi ed
insondabili. Pensieri
andati e ritornati,
quasi a rimarcare
nessun’altra soluzione
immaginabile. È
impossibile desistere, a
volte, dalla semplice
decisione del
nonsenso.Terry è in
piedi vicino al bancone
del Barge Inn, la sua
mano destra sorregge
svogliatamente un
boccale di birra. Ci
sono poche persone oggi
all’interno del locale.
Sono però sufficienti
per avere una visione
annebbiata dei contorni
degli oggetti, dei loro
colori e di quei pezzi
di storia che trasudano
dalle pareti della
locanda: l’idea di
un’area riservata ai
fumatori non ha mai
sfiorato i sogni del
proprietario dello
stabile e nemmeno le
aspettative dei
frequentatori del Barge.
Sono scene di vita che
provengono dal Barge Inn,
un delizioso locale a
ridosso del fiume Avon
nel Wiltshire in
Inghilterra Meridionale.
I croppies, così vengono
chiamati gli
appassionati che ogni
anno da Maggio a
Settembre visitano le
forme geometriche di
coltura appiattita
ritrovate nei poderi
agricoli inglesi, sono i
suoi abitanti.

Questa popolazione
(quella dei croppies) in
apparenza perennemente
in viaggio ci conduce
con le sue domande, le
sue ritualità e i suoi
oggetti in un cammino
tra le dolci vallate del
Wiltshire: “la terra dei
cerchi” dove ogni anno
durante i mesi estivi
vengono ritrovate
improvvisamente, da un
giorno all’altro, delle
stupefacenti impronte
geometriche tra le messi
ormai mature. È qui, tra
questi sinuosi paesaggi,
che si mescolano
inconsapevolmente le
nozioni di archeologia,
ricerca scientifica,
ideologia, magia,
religione e
superstizione. Ed è così
che il Wiltshire diventa
un luogo ideale per uno
studioso della
contemporaneità. In
seguito agli improvvisi
ritrovamenti di impronte
geometriche negli
appezzamenti agricoli
inglesi, all’interno
delle quali le
coltivazioni sono
singolarmente
schiacciate a terra, le
campagne si trasformano
in un “groviglio” di
idee, i luoghi ora
investiti di senso
diventano un luogo da
condividere con persone
tra loro differenti. Un
luogo dove è possibile
porsi delle domande,
porgerle agli altri ed
ascoltarne in ultimo le
risposte. Un luogo che
vive dei colori dei
boschi, delle acque e
dei popoli che lo
abitano o che, in un
modo o nell’altro, lo
fanno proprio
modellandolo a misura
dei propri sogni. Gli
arabeschi dipinti su una
tela fatta di cereali
maturi ne modificano
l’aspetto e ne aumentano
la complessità mentre i
mass media, affascinati
da quelli che vengono
percepiti come simboli,
esportano tramite i loro
canali le fattezze delle
nuove geometrie in ogni
angolo del globo. Sulle
colline di Alton Barnes
circolano così,
tempestivamente
informati dalla rete
internet, dalla
emittenti televisive e
dai giornali locali,
italiani confusi,
svizzeri inquieti,
tedeschi e americani.
Novanta (metri di
larghezza) in questo
luogo non è solo un
numero, ma un motivo per
conoscersi ed instaurare
un dibattito.
“Il cerchio misura
centoquattro metri”
aggiunge improvvisamente
Terry con un’espressione
calma e sicura, poi
sorride scuotendo il
capo e aggiunge: “Questi
simboli costringeranno
il nostro mondo ad
affrontare profondi
mutamenti”. L’universo
dei croppies non si
esaurisce semplicemente
tra le messi mature
dell’Inghilterra
Meridionale: “essere
croppies” è sinonimo di
una particolare ricerca
spirituale. Sono vie che
conducono ad un’“uscita
dal mondo”, almeno così
come viene percepito
dalla maggior parte
della popolazione
occidentale. I croppies
sono costantemente in
bilico tra i primordi
cifrati dei megaliti
inglesi e la realtà
virtuale rappresentata
dai cerchi nel grano;
tra il simbolismo
nascosto delle rune e le
disquisizioni di
carattere biologico
relative ai cereali
interessati dallo
sviluppo delle
formazioni. Un viaggio
tra i croppies si
trasforma così in un
percorso di ricerca
attraverso le loro
credenze e i loro modi
di porsi delle domande
innanzi ad una sorte
apparentemente comune.
In un mondo dove le
distruzioni operate
dalle catastrofi
ambientali appartengono
all’attualità, lo
spazio, delimitato dalle
silhouettes disegnate
per mezzo del grano
schiacciato a terra,
diventa per i croppies
uno spazio che
aggredisce le briciole
della quotidianità
sormontandone i punti di
riferimento.

Le incompatibilità tra
le speranze per un
futuro migliore del
pianeta e la memoria di
un passato ormai remoto,
nel Wiltshire, si
trasformano
inevitabilmente in
finzione. Ma le finzioni
degli altri si
modificano, nella forma
e nel significato, nel
momento in cui prendiamo
coscienza che tutti noi,
al giorno d’oggi,
viviamo nell’eterno
alternarsi tra finzione
e realtà. È così che a
volte il Wiltshire
sembra un intreccio di
idee e di pensieri, di
conferme e di
contraddizioni
nell’incessante
alternarsi tra memoria e
oblio. Dopo anni di
informazioni limitate e
tra loro incoerenti,
diffuse dalla
letteratura
specializzata che faceva
costantemente
riferimento al fenomeno
UFO in genere, oggi quel
che conta per il
viaggiatore dei cerchi
non è più la “pura”
risposta ai propri
quesiti ma il percorso,
più o meno accidentato,
che egli compie in
direzione di questa
risposta. Davanti a
qualche pianta di grano
semplicemente
schiacciata a terra
accade veramente di
tutto e protagonisti o
semplici comparse ce la
mettono davvero tutta
nel sostenere le proprie
ipotesi come se ne
andasse della loro vita.
Forse il surreale supera
il reale più volte di
quante riusciamo ad
immaginare e, forse, le
geometrie impresse nei
raccolti, in un modo o
nell’altro,
rappresentano davvero un
mezzo per elevare la
coscienza dei loro
visitatori. La storia va
b en
oltre ed è il potere
degli autori dei cerchi
che dona “forza” e
visibilità ai cerchi
stessi. È il potere dei
nuovi “druidi” che oggi
si radunano occultamente
in logge che, nel corso
degli anni, si sono
trasformate da chiuse in
segrete. La sigla LSD (Lisergide
Acetil-Dietilamide)
indica null’altro che
dietilamide dell’acido
lisergico. Un semplice
alcaloide. Una sostanza
chimica come tante
altre. Ad alcuni “amici”
che ne facevano uso per
poi andare nei campi di
notte e per poi
assaporarne appieno gli
effetti, risposi: “vengo
volentieri”. Andai, in
quella e in altre
occasioni, ma
fortunatamente riuscii a
rifiutare ogni volta le
offerte di droghe senza
che nessuno si
offendesse: il
“mestiere”
dell’antropologo spesso
necessita di prescindere
dall’illusione sociale
del lecito e
dell’illecito. È Luglio
e in Inghilterra di
notte indossiamo
giacconi di jeans
foderati di finto
montone, cappelli di
lana e spesse sciarpe
lavorate a maglia. È
Luglio e ho le mani
piene di vesciche e
anche quando questa
nottata sarà finita
dovrò camminare per
circa dieci chilometri
per ritornare a casa
perché, alla fine del
lavoro, ognuno ritorna
alla propria
individualità. È Luglio
e il Wiltshire
all’imbrunire è un luogo
colmo di contraddizioni.
Sulle orme della
geometria “degli Dei”,
molti ritrovano quella
strada che temevano
essere perduta per
sempre. Di notte le
cittadine a ridosso
dell’Avon non dormono.
Di notte a volte tirano
fuori l’altra loro
faccia, gli altri
abitanti. Escono dalle
loro tane quando gli
altri vi si sono già
rifugiati. Quando il
cielo è una macchia di
inchiostro. Quando il
grano diventa del colore
dell’argento. Non
sanno guardarsi allo
specchio, perché
vedrebbero solo
un’immagine priva di
senso e di equilibrio,
ma le loro voci sanno
inebriare e parlano di
potere, di dominio,
parlano di conoscenza.
Il potere di chi fa
della propria
suggestione la propria
forza. Ma nessuno se ne
renderà mai conto: in
questo luogo persino i
sentimenti sono
ovattati, quasi
filtrati, privi di reale
intensità. Tra persone
simili ci si riconosce
al volo. Ci si riconosce
da un segno, da una
svista, dai sillogismi
del cuore. Ma è un gioco
per pochi e forse una
tacita complicità
destinata all’oblio.
In maniera semplice e
riduttiva vengono
chiamati circlemakers:
coloro che realizzano i
cerchi. Segnano in
maniera temporanea il
paesaggio inglese e in
maniera spesso
definitiva l’immaginario
di una moltitudine di
persone che osservano,
si fermano a parlare,
fantasticano,
sbriciolano per poi
ricostruire. Vivono dove
luci strane ed ambrate
indugiano su arredi
sontuosi o spartani;
dove ogni camper, ogni
tenda è un viaggio a
ritroso nella memoria.
Un piccolo laboratorio
da pavimento cosparso di
trucioli e uno
sterminato labirinto di
oggetti dimenticati, un
quaderno colmo di fogli,
di disegni: sono
frammenti di vita di una
popolazione, quella che
“produce” i cerchi, una
popolazione ai margini
del nostro mondo. Una
popolazione che nece ssita
di essere in qualche
modo conosciuta a fondo
prima di cedere
frettolosamente alla
volontà di semplificarne
l’operato e di passare
oltre. Una popolazione a
volte crudele, altre
volte inaspettatamente
umana. La realtà che ne
scaturisce è una
finestra su un mondo
certamente di frontiera
dove U.F.O. e forme di
energia non conosciuta
difficilmente faranno la
propria comparsa, ma
dove il “mistero”, per
chi ne è ancora alla
ricerca, risiede tra gli
oggetti, le abitazioni,
i luoghi e soprattutto
tra le parole dei loro
abitanti. È una realtà
estranea e insolita solo
perché spesso non siamo
abituati a coglierla ed
apprezzarla. È una
realtà diversa solo
perché si svincola dal
labirinto della
tele-anticamera, solo
perché si libera dalla
confusione di chi, in
mezzo ai campi in
Inghilterra, non riesce
a penetrare l’enigma del
“mistero”. È una realtà
spesso differente da
quella di chi in genere
fa divulgazione. È così
che della storia
racchiusa in Persi Nella
Memoria (Andrea
Feliziani e Gabriella
Giunta, Macro Edizioni,
168 pp.) siamo e non
siamo gli autori, perché
a volte abbiamo la
sensazione di essere
catturati dal testo, di
seguirne attivamente il
narrato mentre, in altre
occasioni, di affrontare
il suo svolgimento senza
potervi intervenire. È
una storia, quella di
una realtà “altra”,
quella del “popolo dei
cerchi”, una realtà che
a volte proviene da
contesti asociali ed
apocalittici, una realtà
che pone le basi per
nuovi modelli di
riflessione sulla nostra
quotidianità.
PERSI NELLA MEMORIA
Cosa si nasconde dietro
al decennale mistero dei
Crop Circles e perché
esercita tanto fascino a
livello globale. È
l’oggetto della ricerca
sul campo che due
studiosi, Andrea
Feliziani e Gabriella
Giunta, hanno realizzato
nel Wiltshire, nel cuore
della campagna inglese,
per osservare il mondo
che si trova dietro al
fenomeno “Crop Circles”.
Un fenomeno che ha
ispirato tanti libri e
film e che è stato
capace di attrarre tante
persone da tutto il
mondo. Dalle tiepide e
dorate distese di
cereali del Wiltshire,
nell’Inghilterra
Meridionale, alle gelide
nottate percorrendo
sentieri che si
protendono verso un
passato ormai remoto.
Persi Nella Memoria
attraversa nel suo
cammino i luoghi che da
sempre hanno fatto la
storia del fenomeno Crop
Circles, transita là
dove improvvisamente
vengono ritrovate, tra
le messi ormai giunte a
piena maturazione,
quelle impronte
geometriche dalle
fattezze sorprendenti,
passa però anche
all’interno dei locali
di socializzazione
creati dagli
appassionati del
fenomeno, nei luoghi
dove non è consentito
l’accesso ai turisti e
nei grandi spazi
destinati ad eventi ed
incontri “scattando una
fotografia” della nostra
contemporaneità: quella
sottile “striscia” di
eventi, pensieri ed
intuizioni a cavallo tra
passato e futuro.
ANDREA FELIZIANI
Andrea Feliziani:
si interessa al fenomeno
Crop Circles dal 1989.
Il desiderio di
conoscenza e la
preparazione matematica
e fisica conseguita con
gli studi in ingegneria
civile hanno influenzato
notevolmente
l’impostazione della sua
ricerca che, dal 1997,
svolge sul campo
attraverso
l’applicazione degli
strumenti dell’ indagine
scientifica ed
antropologica. Fotografo
e scrittore, da anni
studia l’antropologia
delle società complesse. |