Uno dei sogni
dell’uomo è quello di
mettersi in contatto e
comunicare con l’aldilà,
come ci testimoniano le
molteplici “tecniche”
messe a punto per
raggiungere questo
scopo. Tra queste, la
più famosa e “classica”
è forse la seduta
spiritica in presenza di
un sensitivo o medium,
una pratica già
conosciuta e diffusa nel
diciannovesimo secolo.
In passato questi
tentativi erano messi in
atto unicamente da
individui
particolarmente dotati o
in possesso di
conoscenze ben precise.
Oggi, però, le cose sono
cambiate: le tecnologie
attuali,
infatti,
offrono, per tutti e non
solo per i sensitivi o
medium, nuovi ed
inaspettati strumenti di
comunicazione con
l’aldilà. Apparecchi
presenti nelle case di
tutti noi, come radio,
registratori audio e
microfoni, soprattutto,
sono alla base di quella
pratica di comunicazione
medianica nota come
metafonia.
Il fenomeno della
metafonia consiste nella
manifestazione anomala
di voci, di origine
apparentemente non
umana, in registrazioni
o ricezioni audio
attraverso radio,
televisioni,
registratori, computer o
telefoni. Oltre a
manifestarsi in maniera
autonoma, con frasi
spontanee, spesso queste
voci instaurano un
dialogo con gli
sperimentatori,
rispondendo in maniera
logica e sensata a
domande e richieste
precise. Se per avere
una sperimentazione
sistematica e metodica
attorno a questo
fenomeno dobbiamo
attendere il 1959 e
Friedrich Jürgenson,
tuttavia, casi di
metafonia sono stati
registrati anche nel
periodo precedente. Per
esempio: fin dai
primissimi esperimenti
di ricetrasmissione,
l’inventore della radio
Guglielmo Marconi aveva
notato delle strane
interferenze
manifestatesi in voci di
origine sconosciuta.
Pensando a disturbi
dovuti alla non
perfezione della propria
invenzione, Marconi non
si preoccupò di
approfondire il
problema, ma si dedicò
unicamente alla
realizzazione del
proprio progetto. A
proporre, in maniera più
concreta, uno strumento
per la comunicazione con
l’aldilà, fu il geniale
Thomas Edison, che nel
1921 progettò uno
strumento atto a
comunicare con i
defunti.
Alcuni dei risultati
più interessanti
giunsero però
dall’Italia. Nel 1934,
durante una seduta
spiritica alla Società
Italiana Studi
Psicofonici presieduta
dalla medium Vice
Balbonesi e
dall’ingegner Lorenzo
Mancini, giunse un
messaggio da una entità,
che si presentava uno
scienziato, la quale
annunciava che di lì a
poco, sarebbe stato
messo a punto uno
strumento che avrebbe
permesso di comunicare
con i morti in maniera
diretta. Nel settembre
del 1952, invece, nel
Laboratorio di Fisica
dell'Università del
Sacro Cuore a Milano
padre Agostino Gemelli e
il suo amico e
collaboratore padre
Pellegrino Ernetti,
probabilmente
utilizzando uno
strumento noto come “cronovisore”,
registrarono alcune
voci: quella di un uomo
vissuto apparentemente
nell’antichità classica
e la voce del padre di
Ernetti, che lo chiamava
rivolgendosi a lui in
termini che solo un
familiare poteva
conoscere.
Come detto, però, la
sperimentazione
metafonica vera e
propria comincia nel
1959, con Friedrich
Jürgenson. Tutto iniziò
per caso: il 12 giugno
del ’59, Jürgenson si
trovava vicino a
Stoccolma, nella propria
casa di campagna. Da una
finestra, decise di
registrare il verso di
alcuni uccelli
utilizzando un
magnetofono. Nel
riascoltare il nastro,
si rese conto di aver
inciso non soltanto il
verso degli uccelli, ma
anche delle voci umane.
Senza che, attorno a
lui, vi fosse nessuno.
Una di queste voci
apparteneva ad un uomo,
che in norvegese gli
forniva alcune
spiegazioni circa il
verso di alcuni uccelli
notturni. Pensando ad un
malfunzionamento del
proprio apparecchio,
Jürgenson lo smontò e
revisionò, senza però
trovare alcun
malfunzionamento. Senza
trovare apparente
spiegazione al fenomeno,
Jürgenson accantonò il
problema. Tuttavia, al
lavoro con un
apparecchio radiofonico,
in altre occasioni
ritenne di udire voci
umane che lo chiamavano.
Incuriosito da quel
fenomeno, il danese
decise di dedicarvi
studi più approfonditi
e, per i successivi
mesi, riascoltò per ore
ed ore le proprie
registrazioni. Ma la
stanchezza e il dubbio
di essere vittima di
allucinazioni auditive
ebbero la meglio ed
abbandonò le proprie
ricerche. Fino
a
quando non gli giunse un
messaggio che lo
implorava di attendere.
E di ascoltare. A
partire dai primi studi
di Jürgenson, altri
ricercatori cominciarono
a praticare questo tipo
di ricerca
parapsicologica. Tra
questi, meritano
sicuramente di essere
citati i più importanti.
Come il lettone
Konstantin Raudive, che
a partire dal 1964
impresse su nastro frasi
in diverse lingue che
ritenne provenienti da
un'altra dimensione.
Ancora: il fisico
svizzero Alex Schneider;
Franz Seidl, ingegnere
viennese vincitore del
premio Paul Getty per le
sue ricerche nel campo
dell’energia; Gorge Meek,
ingegnere e membro
dell’Accademia delle
Scienze di New York;
padre Fancois Brune,
scienziato, studioso di
lingue antiche e
moderne, filosofo e
teologo. In Italia, tra
i pionieri della
metafonia possiamo
ricordare Gabriella
Alvisi e Marcello Bacci
e, più recentemente, i
coniugi Desideri.
Le tecniche per ottenere
registrazioni
metafoniche sono
molteplici e tutte
presentano vantaggi e
svantaggi di diversa
natura. Jürgenson, come
abbiamo visto,
utilizzava un
magnetofono; Marcello
Bacci una radio “Geloso”
a valvole sintonizzata
su una frequenza a onde
corte; con l’avanzare
della tecnologia, molti
ricercatori hanno
cominciato ad utilizzare
la registrazione
digitale mediante
computer e microfono.
Tuttavia, il metodo più
semplice e diffuso
rimane ancora quello che
utilizza una normale
audiocassetta vergine.
Si tratta di un metodo
molto semplice e, con la
dovuta cautela,
attuabile da chiunque.
Occorrono un
registratore con
contagiri e regolatore
di velocità, un
microfono, una cassetta
audio vergine ed un
rumore bianco, un
fruscio di sottofondo
allo scopo di attivare
un campo magnetico
attraverso il movimento
della membrana del
microfono. Raccolto
questo materiale,
l’esperimento può avere
inizio. Molti cominciano
l’esperimento con una
preghiera, quasi come a
voler manifestare la
propria disponibilità al
dialogo con le “voci”
come strumento di
crescita interiore,
piuttosto che come
semplice “gioco con
l’aldilà”. Ma si tratta
di un’opzione
facoltativa. Dopo aver
inserito la cassetta ed
avviato la
registrazione, le
possibilità sono due: si
può rimanere in silenzio
e registrare, nella
speranza di una
manifestazione
spontanea, oppure si
possono rivolgere alle
“voci” delle domande.
Queste andranno poste
con calma, pacatezza e
animo sereno, evitando
di lasciar trasparire
emozioni negative o
troppo forti; dopo aver
formulato la domanda,
occorrerà lasciare alle
“voci” il tempo di
rispondere, prima di
passare alla successiva.
L’esperimento può avere
durata variabile, ma mai
eccessiva. La durata
ottimale e “consigliata”
è circa venti minuti.
Concluso l’esperimento,
bisognerà controllarne i
risultati. Dunque
occorrerà riavvolgere il
nastro e riascoltare,
mediante cuffia, quanto
registrato. La totale
assenza di risultati al
primo ascolto non
implica necessariamente
il fallimento
dell’esperimento. In
moltissimi casi,
infatti, si sono potute
riconoscere delle voci
solo dopo aver
accelerato o rallentato
la velocità del nastro
durante l’ascolto, dopo
aver alzato il volume al
massimo o dopo aver
ribaltato ed ascoltato
il nastro in modalità “reverse”.
Nel caso in cui
l’esperimento abbia dato
qualche risultato,
comunque, non bisogna
aspettarsi registrazioni
molto chiare od
eccessivamente lunghe:
più che altro si
potranno ascoltare
parole singole o frasi
molto brevi, spesso
singole sillabe,
pronunciate con estrema
difficoltà o sussurrate.
Per poter cogliere al
meglio le voci, sarà
fondamentale avere un
orecchio fine e ben
allenato.
Una variante di
questo metodo è quella
del cosiddetto “nastro
rovesciato”: in questa
particolare tecnica, il
nastro viene inciso con
frasi pronunciate dai
presenti, o tratte da
qualsiasi altra fonte e
successivamente fatto
scorrere ed ascoltato al
contrario. In caso di
successo
dell’esperimento, invece
di udire, a rovescio, le
parole registrate a su o
tempo, si possono
percepire al riascolto,
in modo più o meno
chiaro, parole e frasi
di senso compiuto che
con le prime hanno solo
alcune sillabe in
comune. Questo metodo
permette di ottenere
comunicazioni più
lunghe, rispetto a
quelle ottenibili con il
nastro vergine, perché
le “voci” utilizzano, in
parte, le sillabe che
trovano nella “base ”
risparmiando, così,
molta energia.
Cercare di spiegare come
tale fenomeno sia
possibile è certamente
difficile e qualsiasi
tentativo rimane
unicamente nel campo
delle ipotesi. Alcuni
spiritisti ritengono che
le voci apparterrebbero
ai defunti, i quali
utilizzerebbero gli
strumenti di
registrazione come
canali per farsi udire
anche ai vivi. Secondo
un’altra concezione
spiritistica, nella
registrazione metafonica
si instaurerebbe un
contatto tra le due
diverse parti
dell’essere, quella
materiale, vivente, e
quella disincarnata,
cioè lo spirito, e
dunque, in pratica,
l’anima dell’uomo
parlerebbe alla propria
parte corporea.
Altri, più scettici,
ritengono che tutte le
incisioni siano
manipolate o, in assenza
di prove, che la
metafonia altro non sia
che una interpretazione
soggettiva e
condizionata di segnali
acustici casuali
prodotti da interferenze
elettromagnetiche o
altre fonti di suono,
specialmente nel caso di
incisioni attraverso
radio e televisori. Le
voci, che alcuni credono
di udire tra i rumori
presenti nelle
registrazioni, sarebbero
una sorta di “scherzo”
della fantasia
dell’uomo, che cerca
qualcosa di umano e
logico anche dove non
c’è. Tuttavia, tali
registrazioni avvengono
anche in ambienti
schermati da
interferenze
elettromagnetiche, come
la “gabbia di Faraday”,
e dunque l’interferenza
elettromagnetica va
eliminata come possibile
fattore estraneo. E
risulterebbe quantomeno
una casualità
incredibile il fatto che
le “voci” rispondano in
maniera logica e sensata
a precise domande
rivolte loro dagli
sperimentatori. Il
fenomeno della
metafonia, dunque,
rimane ancora senza una
spiegazione univoca e
certa. Per ora,
accontentiamoci di…
ascoltare. |