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METAFONIA
a cura di Luca Berto

Uno dei sogni dell’uomo è quello di mettersi in contatto e comunicare con l’aldilà, come ci testimoniano le molteplici “tecniche” messe a punto per raggiungere questo scopo. Tra queste, la più famosa e “classica” è forse la seduta spiritica in presenza di un sensitivo o medium, una pratica già conosciuta e diffusa nel diciannovesimo secolo. In passato questi tentativi erano messi in atto unicamente da individui particolarmente dotati o in possesso di conoscenze ben precise. Oggi, però, le cose sono cambiate: le tecnologie attuali, Friedrich Jürgensoninfatti, offrono, per tutti e non solo per i sensitivi o medium, nuovi ed inaspettati strumenti di comunicazione con l’aldilà. Apparecchi presenti nelle case di tutti noi, come radio, registratori audio e microfoni, soprattutto, sono alla base di quella pratica di comunicazione medianica nota come metafonia.

Il fenomeno della metafonia consiste nella manifestazione anomala di voci, di origine apparentemente non umana, in registrazioni o ricezioni audio attraverso radio, televisioni, registratori, computer o telefoni. Oltre a manifestarsi in maniera autonoma, con frasi spontanee, spesso queste voci instaurano un dialogo con gli sperimentatori, rispondendo in maniera logica e sensata a domande e richieste precise. Se per avere una sperimentazione sistematica e metodica attorno a questo fenomeno dobbiamo attendere il 1959 e Friedrich Jürgenson, tuttavia, casi di metafonia sono stati registrati anche nel periodo precedente. Per esempio: fin dai primissimi esperimenti di ricetrasmissione, l’inventore della radio Guglielmo Marconi aveva notato delle strane interferenze manifestatesi in voci di origine sconosciuta. Pensando a disturbi dovuti alla non perfezione della propria invenzione, Marconi non si preoccupò di approfondire il problema, ma si dedicò unicamente alla realizzazione del proprio progetto. A proporre, in maniera più concreta, uno strumento per la comunicazione con l’aldilà, fu il geniale Thomas Edison, che nel 1921 progettò uno strumento atto a comunicare con i defunti.

Alcuni dei risultati più interessanti giunsero però dall’Italia. Nel 1934, durante una seduta spiritica alla Società Italiana Studi Psicofonici presieduta dalla medium Vice Balbonesi e dall’ingegner Lorenzo Mancini, giunse un messaggio da una entità, che si presentava uno scienziato, la quale annunciava che di lì a poco, sarebbe stato messo a punto uno strumento che avrebbe permesso di comunicare con i morti in maniera diretta. Nel settembre del 1952, invece, nel Laboratorio di Fisica dell'Università del Sacro Cuore a Milano padre Agostino Gemelli e il suo amico e collaboratore padre Pellegrino Ernetti, probabilmente utilizzando uno strumento noto come “cronovisore”, registrarono alcune voci: quella di un uomo vissuto apparentemente nell’antichità classica e la voce del padre di Ernetti, che lo chiamava rivolgendosi a lui in termini che solo un familiare poteva conoscere.

Come detto, però, la sperimentazione metafonica vera e propria comincia nel 1959, con Friedrich Jürgenson. Tutto iniziò per caso: il 12 giugno del ’59, Jürgenson si trovava vicino a Stoccolma, nella propria casa di campagna. Da una finestra, decise di registrare il verso di alcuni uccelli utilizzando un magnetofono. Nel riascoltare il nastro, si rese conto di aver inciso non soltanto il verso degli uccelli, ma anche delle voci umane. Senza che, attorno a lui, vi fosse nessuno. Una di queste voci apparteneva ad un uomo, che in norvegese gli forniva alcune spiegazioni circa il verso di alcuni uccelli notturni. Pensando ad un malfunzionamento del proprio apparecchio, Jürgenson lo smontò e revisionò, senza però trovare alcun malfunzionamento. Senza trovare apparente spiegazione al fenomeno, Jürgenson accantonò il problema. Tuttavia, al lavoro con un apparecchio radiofonico, in altre occasioni ritenne di udire voci umane che lo chiamavano. Incuriosito da quel fenomeno, il danese decise di dedicarvi studi più approfonditi e, per i successivi mesi, riascoltò per ore ed ore le proprie registrazioni. Ma la stanchezza e il dubbio di essere vittima di allucinazioni auditive ebbero la meglio ed abbandonò le proprie ricerche. Fino a quando non gli giunse un messaggio che lo implorava di attendere. E di ascoltare. A partire dai primi studi di Jürgenson, altri ricercatori cominciarono a praticare questo tipo di ricerca parapsicologica. Tra questi, meritano sicuramente di essere citati i più importanti. Come il lettone Konstantin Raudive, che a partire dal 1964 impresse su nastro frasi in diverse lingue che ritenne provenienti da un'altra dimensione. Ancora: il fisico svizzero Alex Schneider; Franz Seidl, ingegnere viennese vincitore del premio Paul Getty per le sue ricerche nel campo dell’energia; Gorge Meek, ingegnere e membro dell’Accademia delle Scienze di New York; padre Fancois Brune, scienziato, studioso di lingue antiche e moderne, filosofo e teologo. In Italia, tra i pionieri della metafonia possiamo ricordare Gabriella Alvisi e Marcello Bacci e, più recentemente, i coniugi Desideri.

Le tecniche per ottenere registrazioni metafoniche sono molteplici e tutte presentano vantaggi e svantaggi di diversa natura. Jürgenson, come abbiamo visto, utilizzava un magnetofono; Marcello Bacci una radio “Geloso” a valvole sintonizzata su una frequenza a onde corte; con l’avanzare della tecnologia, molti ricercatori hanno cominciato ad utilizzare la registrazione digitale mediante computer e microfono. Tuttavia, il metodo più semplice e diffuso rimane ancora quello che utilizza una normale audiocassetta vergine. Si tratta di un metodo molto semplice e, con la dovuta cautela, attuabile da chiunque. Occorrono un registratore con contagiri e regolatore di velocità, un microfono, una cassetta audio vergine ed un rumore bianco, un fruscio di sottofondo allo scopo di attivare un campo magnetico attraverso il movimento della membrana del microfono. Raccolto questo materiale, l’esperimento può avere inizio. Molti cominciano l’esperimento con una preghiera, quasi come a voler manifestare la propria disponibilità al dialogo con le “voci” come strumento di crescita interiore, piuttosto che come semplice “gioco con l’aldilà”. Ma si tratta di un’opzione facoltativa. Dopo aver inserito la cassetta ed avviato la registrazione, le possibilità sono due: si può rimanere in silenzio e registrare, nella speranza di una manifestazione spontanea, oppure si possono rivolgere alle “voci” delle domande. Queste andranno poste con calma, pacatezza e animo sereno, evitando di lasciar trasparire emozioni negative o troppo forti; dopo aver formulato la domanda, occorrerà lasciare alle “voci” il tempo di rispondere, prima di passare alla successiva. L’esperimento può avere durata variabile, ma mai eccessiva. La durata ottimale e “consigliata” è circa venti minuti. Concluso l’esperimento, bisognerà controllarne i risultati. Dunque occorrerà riavvolgere il nastro e riascoltare, mediante cuffia, quanto registrato. La totale assenza di risultati al primo ascolto non implica necessariamente il fallimento dell’esperimento. In moltissimi casi, infatti, si sono potute riconoscere delle voci solo dopo aver accelerato o rallentato la velocità del nastro durante l’ascolto, dopo aver alzato il volume al massimo o dopo aver ribaltato ed ascoltato il nastro in modalità “reverse”. Nel caso in cui l’esperimento abbia dato qualche risultato, comunque, non bisogna aspettarsi registrazioni molto chiare od eccessivamente lunghe: più che altro si potranno ascoltare parole singole o frasi molto brevi, spesso singole sillabe, pronunciate con estrema difficoltà o sussurrate. Per poter cogliere al meglio le voci, sarà fondamentale avere un orecchio fine e ben allenato.

Una variante di questo metodo è quella del cosiddetto “nastro rovesciato”: in questa particolare tecnica, il nastro viene inciso con frasi pronunciate dai presenti, o tratte da qualsiasi altra fonte e successivamente fatto scorrere ed ascoltato al contrario. In caso di successo dell’esperimento, invece di udire, a rovescio, le parole registrate a suAnalisi spettrale di un file audioo tempo, si possono percepire al riascolto, in modo più o meno chiaro, parole e frasi di senso compiuto che con le prime hanno solo alcune sillabe in comune. Questo metodo permette di ottenere comunicazioni più lunghe, rispetto a quelle ottenibili con il nastro vergine, perché le “voci” utilizzano, in parte, le sillabe che trovano nella “base ” risparmiando, così, molta energia.

Cercare di spiegare come tale fenomeno sia possibile è certamente difficile e qualsiasi tentativo rimane unicamente nel campo delle ipotesi. Alcuni spiritisti ritengono che le voci apparterrebbero ai defunti, i quali utilizzerebbero gli strumenti di registrazione come canali per farsi udire anche ai vivi. Secondo un’altra concezione spiritistica, nella registrazione metafonica si instaurerebbe un contatto tra le due diverse parti dell’essere, quella materiale, vivente, e quella disincarnata, cioè lo spirito, e dunque, in pratica, l’anima dell’uomo parlerebbe alla propria parte corporea.

Altri, più scettici, ritengono che tutte le incisioni siano manipolate o, in assenza di prove, che la metafonia altro non sia che una interpretazione soggettiva e condizionata di segnali acustici casuali prodotti da interferenze elettromagnetiche o altre fonti di suono, specialmente nel caso di incisioni attraverso radio e televisori. Le voci, che alcuni credono di udire tra i rumori presenti nelle registrazioni, sarebbero una sorta di “scherzo” della fantasia dell’uomo, che cerca qualcosa di umano e logico anche dove non c’è. Tuttavia, tali registrazioni avvengono anche in ambienti schermati da interferenze elettromagnetiche, come la “gabbia di Faraday”, e dunque l’interferenza elettromagnetica va eliminata come possibile fattore estraneo. E risulterebbe quantomeno una casualità incredibile il fatto che le “voci” rispondano in maniera logica e sensata a precise domande rivolte loro dagli sperimentatori. Il fenomeno della metafonia, dunque, rimane ancora senza una spiegazione univoca e certa. Per ora, accontentiamoci di… ascoltare.