E' una bestia della
mitologia greco-romana,
rappresentato
anticamente come un
essere con zampe
posteriori e corpo di
cavallo, testa, collo,
ali e zampe anteriori
d’aquila o di avvoltoio
(gryps, molto simile al
grifone propriamente
detto). Anche il poeta
Ariosto lo riprese nei
suoi poemi. In figura
araldica è rappresentato
come animale per metà
aquila e per metà
cavallo. Ecco una
descrizione tratta
dall'opera dell'Ariosto
"l'Orlando furioso": nel
poema, Orlando si
innamora fino alla
follia di Angelica, ma
non è corrisposto.
Astolfo parte alla
ricerca del senno
dell'eroe, prima da San
Giovanni, in Paradiso,
poi sulla Luna. È chiaro
che per raggiungere
queste località è
necessario un veicolo
eccezionale, una
cavalcatura fantastica:
è l'ippogrifo. In
quest'opera l'ippogrifo
trae elementi sia dalla
figura di Pegaso che da
quella del grifone, un
incrocio tra leone e
aquila. Nel poema
dell'Ariosto le parti
leonine del grifone sono
sostituite con quelle di
un cavallo, mentre
rimangono la testa e le
ali dell'aquila. L'idea
del connubio tra grifone
e cavallo si trovava già
nelle Bucoliche di
Virgilio, in un passo
che considerava questo
incrocio come qualcosa
di impossibile e
assurdo, visto il
leggendario odio tra i
due animali:
"Iungentur iam grypes
equis": da oggi i
grifoni si uniranno ai
cavalli
(Egloga VIII, 27).
L'Ariosto, al contrario,
crede che proprio da
questo connubio sia nato
l'ippogrifo.
Letture: dall'Orlando
Furioso dell'Ariosto
(canto IV):
18. Non è
finto il destrier, ma
naturale,
Ch'una giumenta generò
d'un grifo:
Simile al padre avea la
piuma e l'ale,
Li piedi anteriori, il
capo e il grifo,
In tutte l'altre membra
parea quale
Era la madre, e chiamasi
ippogrifo;
Che nei monti Rifei
vengon, ma rari,
Molto di là dagli
aghiacciati mari.[...]
42. (...)
Scesero il monte, e
dismontaro in quella
Valle, ove fu la donna
vincitrice,
E dove l'ippogrifo
trovaro anco,
Ch'avea lo scudo, ma
coperto, al fianco.
43. La donna
va per prenderlo nel
freno:
E quel l'aspetta fin che
se gli accosta;
Poi spiega l'ale per l'aer
sereno,
E si ripon non lungi a
mezza costa.
Ella lo segue: e quel né
più né meno
Si leva in aria, e non
troppo si scosta;
Come fa la cornacchia in
secca arena,
Che dietro il cane or
qua or là si mena?
44. Ruggier,
Gradasso, Sacripante, e
tutti
Quei cavallier che scesi
erano insieme,
Chi di su, chi di giù,
si son ridutti
Dove che torni il
volatore han speme.
Quel, poi che gli altri
invano ebbe condutti
Più volte e sopra le
cime supreme
E negli umidi fondi tra
quei sassi,
Presso a Ruggiero al fin
ritenne i passi.
45. E questa
opera fu del vecchio
Atlante,
Di cui non cessa la
pietosa voglia
Di trar Ruggier del gran
periglio instante:
Di ciò sol pensa e di
ciò solo ha doglia.
Però gli manda or
l'ippogrifo avante,
Perché d'Europa con
questa arte il toglia.
Ruggier lo piglia, e
seco pensa trarlo;
Dall'Orlando Furioso
dell'Ariosto (canto VI):
18. Quello
ippogrifo, grande e
strano augello,
Lo porta via con tal
prestezza d'ale,
Che lascieria di lungo
tratto quello
Celer ministro del
fulmineo strale.
Non va per l'aria altro
animal sì snello,
Che di velocità gli
fosse uguale:
Credo ch'a pena il tuono
e là saetta
Venga in terra dal ciel
con maggior fretta.
19. Poi che
l'augel trascorso ebbe
gran spazio
Per linea dritta e senza
mai piegarsi,
Con larghe ruote, omai
de l'aria sazio,
Cominciò sopra una isola
a calarsi,
Pari a quella ove, dopo
lungo strazio
Far del suo amante e
lungo a lui celarsi,
La vergine Aretusa passò
invano
Di sotto il mar per
camin cieco e
strano.[...]
23. Come sì
presso è l'ippogrifo a
terra,
Ch'esser ne può men
periglioso il salto,
Ruggier con fretta de
l'arcion si sferra,
E si ritruova in su
l'erboso smalto.
Tuttavia in man le
redine si serra,
Che non vuol che 'l
destrier più vada in
alto:
Poi lo lega nel margine
marino
A un verde mirto in
mezzo un lauro e un
pino.
Dall'Orlando Furioso
dell'Ariosto (canto
XXXIII):
96. Voglio
Astolfo seguir, ch'a
sella e a morso,
A uso facea andar di
palafreno
L'ippogrifo per l'aria a
sì gran corso,
Che l'aquila e il falcon
vola assai meno.
Poi che de' Galli ebbe
il paese scorso
Da un mare a l'altro e
da Pirene al Reno,
Tornò verso ponente alla
montagna
Che separa la Francia da
la Spagna.
Un particolare
ringraziamento allo
Staff del sito
bluedragon.it per averci
fornito materiale a
riguardo.
www.bluedragon.it |