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L'impero del mare - Atlantide e Mu riemerse
Ipotesi sull'esistenza e collocazione della misteriosa Atlantide
a cura di Marco Marino

I FATTI

Nel '69 uscì il libro di J.V. Luce, "La fine di Atlantide", con il quale l'archeologia ufficiale cercò di risolvere il mistero di Atlantide. Luce identifica Atlantide con la civiltà cretese. Il suo libro è interessante ma non del tutto convincente, perché non prende in considerazione né le rovine di Bimini, nè che il mito di Atlantide è presente presso tutti i popoli del mondo non solo quelli dell'Egeo. Gli arabi affermano che la prima civiltà fu la civiltà occidentale di Ad, nome che ricorda l'ebraico Ad-Am (l'essere bello/l'angelo di carne) ovvero il biblico primo uomo, Adamo. Aristotele grande scettico su Atlantide, da però credito ai Fenici riguardo la "leggendaria Antilla".

I Celti raccontano dell'isola iperborea di Avalon; gli Aztechi oltre l'atlantico parlano di Aztlan; i Berberi di Attala; i vichinghi di Atli, che per i Germani era la sede del Valhalla; i Baschi di Atlaintika; gli Indù di Attala (isola bianca) e di Atyantika, riferita ad una terrificante catastrofe finale; i Babilonesi di Arallu, il loro paradiso sito ad occidente; gli Egizi di Amenti, la dimora dei morti e parte della barca del sole che tramonta ad occidente; etc. Tanti nomi ma tutti simili ed inizianti con la vocale A. 

Forse Platone, nel fare forse una metafora sull'impari ma vittoriosa lotta tra la piccola Atene e la grande Persia, ha mescolato nel Timeo e nel Crizia elementi della civiltà cretese, ricordi di una civiltà a lui più vicina, con elementi di una civiltà "antidiluviana", quella atlantidea appunto!

Atlantide civiltà antidiluviana perché è sempre stata collegata la sua fine con un evento catastrofico quale appunto sarebbe stato il "diluvio universale", che l'archeologia ufficiale ha tentato di localizzare di volta in volta ( Mesopotamia, Mar Nero) in aeree determinate e ristrette rispetto al suo carattere mondiale, e che la tradizione ci ha tramandato con l'aggettivo appunto universale, dimenticando che il suo ricordo è presente presso tutte le culture umane.

La leggende antiche narrano l'evento della caduta di un corpo celeste (la stella Baal ) là "dove oggi c'è il mare". Il geologo Alexander Tollman dell'università di Vienna, studiando le tradizioni delle varie culture, ricollega il mito del diluvio universale con la caduta sulla terra, in vari punti del globo per via del movimento di rotazione terrestre, di frammenti di una cometa nel 9600 A.C. (che corrisponde alla data cronologica di circa 12.000 anni fa, data in cui si colloca appunto la scomparsa di Atlantide). Egli sostiene che la velocità e le dimensioni dei frammenti provocarono gigantesche onde di marea che spazzarono il globo con tale potenza, che ai nostri avi tutto ciò apparve come un diluvio universale. Ciò, con conseguente innalzamento della temperatura, sarebbe stata la causa di un'improvvisa e repentina, geologicamente parlando (nell'arco di qualche secolo), quanto misteriosa fine dell'ultima glaciazione.

Durante tale glaciazione nell'Atlantico molte terre, che oggi sono sotto il livello del mare, a 200m. di profondità, erano emerse. Guardando l'atlante geografico ed immaginando come poteva essere 12000 anni fa l'Atlantico, si scopre l'esistenza passata di tre grandi isole: una in corrispondenza delle Canarie; un'altra in corrispondenza delle Azzorre; e la terza in corrispondenza delle Grandi e Piccole Antille, comprendente l'area di Bimini nelle Bahamas. Tre grandi isole, la terza addirittura un piccolo continente (o forse un arcipelago formato da isole più vaste delle attuali Antille), che richiamano in mente le tre mitiche isole della mitologia greca: l'isola selvaggia, l'isola di Minerva e Poseidonia o isola del dio Nettuno, il cui nome ricorda il biblico Nemrod. Le tre grandi isole furono sommerse con la fine dell'ultima glaciazione per effetto dell'innalzamento del livello dei mari dovuto allo scioglimento dei ghiacci assai più estesi di quelli attuali, rimanendo al di sopra del livello del mare le vette e gli altopiani delle tre isole (formando così gli arcipelaghi insulari attuali). Le rovine di Bimini inducono a ritenere che su quelle terre una volta emerse sia esistita una civiltà durante l'epoca glaciale. Alcuni ipotizzano di una civiltà evoluta come la nostra se non di più. Ma, come direbbe un archeologo serio si può affermare solo quello che si può provare, ed in questo caso, almeno allo stato attuale, si può solo ammettere l'esistenza preistorica di una civiltà megalitica, che forse non ha nulla da invidiare a quell'egizia o quelle americane precolombiane, sulle terre oggi sommerse, e questo purtroppo solo per la mancanza finora di alcuna iscrizione. Archeologi ortodossi negano l'esistenza di Atlantide per l'assenza di iscrizioni. Ed io non sono d'accordo. Secondo questo metro di valutazione, se per assurdo dell'antica Roma non ci fossero pervenute le fonti latine (semplici iscrizioni o immagini di vita quotidiana) sulla sua civiltà, ma si fossero conservati nel tempo solo monumenti come il Colosseo o altri edifici della Roma antica, per analogia, pur non nutrendo dubbi sull'esistenza passata della civiltà romana, dovremmo ignorare e negare l'esistenza di Cesare, Cicerone, Seneca, Nerone, e la stessa religione romana e quant'altro noi oggi conosciamo.

La testa stilizzata di un animale è stata recuperata dal dottor Zink, per il quale i grossi blocchi di pietra di Bimini non sono frammenti della vicina scogliera, primo perché sono composti di micrinite, una pietra durissima, e differente dalla roccia friabile di spiagge e scogliere del luogo, secondo perché una frattura del fondo calcareo spezzò e ne alterò la posizione nelle vicinanze della muraglia, e sotto di essa, senza tuttavia modificare l'allineamento della stessa muraglia che quindi non è parte del fondo né della scogliera, e la cui linea curva segue la forma dell'isola, mentre la fila ordinata dei blocchi corre dritta sotto il mare. Gli archeologi ortodossi, che accusano gli atlantologi di avere scritto i loro libri su Atlantide non per amore della scienza ma spinti dal vile desiderio di fare soldi dimenticando che essi stessi scrivono libri per scopi commerciali, non sanno rispondere ad una semplice domanda e cioè: quante sono le possibilità che l'erosione del mare sulle scogliere possa formare diritte e parallele file di enormi blocchi lisci e squadrati aventi tutti gli spigoli ad angolo retto, l'angolo che per la sua propria peculiarità è opera esclusiva dell'uomo? Nessuna, per ogni persona razionale e di buon senso! Gli atlantisti, che a differenza degli atlantologi non sono degli studiosi, ma la parte dell'opinione pubblica che non dubitano sull'esistenza passata di Atlantide, non comprendono la ragione per la quale l'archeologia ufficiale non ha dubbi, sulla base di semplici menzioni storiche prive di alcuna conferma di ritrovamenti archeologici, riguardo Tartesso, misteriosa civiltà iberica e grande potenza navale distrutta dai Cartaginesi, mentre ignora Atlantide con le sue fonti e le rovine sommerse di Bimini, meritevoli di essere studiate dalla scienza anche nell'ipotesi che Bimini non fosse l'Atlantide di Platone. 

Perché l'archeologia ufficiale non riconosce le rovine di Bimini? Per l'allergia all'acqua degli archeologi? Certo che no! Il dottor Valentine, scopritore di tali rovine nel giorno del 01/05/1968, ritiene che molti scienziati si rifiutano di visitare questi siti archeologici per la paura di rimettere in discussione le loro teorie ortodosse (ricordiamo però che il progresso scientifico è figlio non degli scienziati ortodossi ma di quelli eterodossi come ci insegna la storia: Aristarco di Samo e Copernico; Cristoforo Colombo e Giovanni Caboto; Darwin e Freud; Galileo Galilei e il non archeologo ma un ricco mercante di nome Schielmann, scopritore di Troia, ritenuto fino ad allora un pazzo nel credere ingenuamente veritiera una leggenda; etc.) mentre i giovani archeologi per inseguire la loro carriera universitaria si conformano alle tesi ufficiali. L'omertà dell'archeologia ufficiale su Bimini è dovuta dal fatto che l'ammettere l'esistenza di una civiltà, superiore alla cultura cavernicola, scomparsa più o meno all'improvviso 12.000 anni fa, implicherebbe il rifiuto della Storia intesa come una retta che dal passato si dirige verso il futuro, dalle barbarie al progresso infinito, pilastro ideologico del classico e moderno pensiero storiografico. In altre parole chi crede ad Atlantide è filocatastrofico, in senso etimologico, e naturalmente chi no è anticataclismatico, preferendo continuare a considerare molte rovine come capricci di natura. Ma già con la caduta dell' impero romano d'occidente la tesi della Storia come progresso senza fine è entrata in crisi, ed il pensiero di Vico di una Storia ciclica, un succedersi di nascite-cadute-rinascite non è più assimilato ad una visione pessimistica del nostro futuro su una possibile scomparsa della civiltà attuale per una tragedia ambientale o per l'olocausto provocato dall'uomo con le armi di massa(nucleari, biologiche, chimiche), bensì come la speranza del risorgere dell'uomo ad ogni sua caduta. In conclusione, come si può credere che la civiltà umana sia comparsa soltanto negli ultimi 6.000 anni e non nelle precedenti decine di migliaia di anni successive alla comparsa del "homo sapiens-sapiens"?

La civiltà a cui appartiene il sito archeologico di Bimini non poteva non essere una civiltà marittima. Le tre grandi isole e le piccole isole "felici" indicate dalle mappe studiate dal professore Hapgood, e oggi completamente sommerse o divenute piccoli scogli come gli scogli di San Pietro e San Paolo tra il Brasile e l'Africa che erano le vette di isole oggi coperte dal mare dopo lo scioglimento dei ghiacci polari, costituivano un ponte tra l'America ed il vecchio mondo con tanti approdi per le navi lungo il viaggio. Le mappe, ricopiate nel corso dei millenni e studiate da Hapgood non sono che il frutto di una civiltà nautica preistorica altamente evoluta perché rappresentano l'aspetto delle coste non come appare oggi ma quale era nei tempi remoti. La mappa di Re Jaime raffigura il Sahara non come un deserto, ma come una terra verde con fiumi, laghi e boschi come lo era 12.000 anni fa. La mappa di Buache del Sud Atlantico riporta correttamente l'altopiano sottomarino, su cui giacciono le Canarie, fatto che si può soltanto spiegare supponendo che il cartografo originale sia vissuto prima che i ghiacciai si sciogliessero e di conseguenza si alzasse il livello del mare. La mappa di Hadji Ahmed descrive il ponte di terra esistente 12.000 anni fa tra la Siberia e l'Alaska. La mappa di Ieudi Ibn Ben Zara mostra alcune isole mediterranee attualmente sommerse. L'originale della mappa di Andrea Benincasa riporta le distese di ghiaccio che coprivano il Nord Europa. Questi e tantissimi altri antichi portolani (interessante il significato del loro nome: da porto a porto) potrebbero essere utili nell'identificare i siti archeologici da ricercare. Non disponiamo di alcun elemento della tecnologia navale dell'epoca glaciale ad eccezione forse delle informazioni bibliche (Genesi 6, 14-16) sull'arca di Noé. Noé non fu il salvatore delle specie animali dalla catastrofe venuta dal cielo, ma uno dei tanti profughi salvatisi con le navi in base ai 68 racconti extrabiblici sul diluvio (mito indubbiamente non esclusivamente mediterraneo): 13 asiatici, 4 europei, 5 africani, 9 oceanici, 37 americani. Un vero e proprio impero marittimo quello che si viene configurando con colonie sulle varie coste atlantiche allora più estese: davanti le coste precisamente dello Yucatan sono state trovate delle piramidi sommerse da Maxine Asher; fortificazioni di pietra sulle isole Aran (Irlanda occidentale);le formazioni rettangolari sommerse del monte Ampere; rovine di mura inabissate al largo delle coste marocchine; rovine ciclopiche nei pressi di Niebla e a Huelva (Spagna, dove Cadice un tempo portava l'atlantideo nome di Gadira).Tutte rovine simili allo stile di Bimini.

Mentre durante l'ultima glaciazione sorgevano centri civilizzati al largo del Portogallo (strutture architettoniche scoperte da Boris Asturua a 400 miglia dalle attuali coste sommerse per lo scioglimento dei ghiacci circa 12.000 anni fa), al largo della Bretagna (le leggende celtiche su città perdute), al largo della Cornavaglia (la Little Sole Bank Area scoperta dal paleografo Viarcheslav Koudriatsev), nelle regioni euro-mediterranee (come i fondali vicino a Malta e alla Sicilia, le mure megalitiche di Cefalù), etc, nell'entroterra continentale era invece diffusa la cultura cavernicola. Lontana dall'atlantico fioriva la civiltà egizio-sahariana. Se nei tempi storici; essendosi desertificato il Sahara; era il Nilo il cuore dell'Antico Egitto e della civiltà egizio-nilotica, nei tempi preistorici la fertilità del Sahara assicurava lo sviluppo della cultura egizio-sahariana, di cui una testimonianza sarebbe la Sfinge di Giza. Una siffatta datazione preistorica della Sfinge si basa sui particolari segni di erosione riscontrati, che sono attribuibili all'azione dell'acqua piovana e non a quella del vento o per meglio dire alla sabbia sollevata dal vento, in quanto quest'ultima avrebbe dovuto causare una serie di strati paralleli dal profilo irregolare che risulta assente sulla Sfinge di Cheope, al quale si attribuirebbe quindi solo la testa con le sue fattezze, una testa sproporzionata al corpo della Sfinge e di cui egli sarebbe stato solo il restauratore e non il costruttore. Sulla Sfinge sono invece presenti dei canali verticali frutto dell'erosione piovana e che si differenzia da quella del Nilo perché in caso di inondazione del fiume egiziano l'erosione avrebbe intaccato solo il basso del monumento con segni orizzontali. Le piogge oggi rare sul deserto egizio-sahariano erano frequenti 12.000 anni fa. Una leggenda copta narrante il sogno di un re antidiluviano sull'imminente arrivo di una catastrofe celeste e la conseguente decisione di costruire la Sfinge per tramandare ai posteri il ricordo del suo regno, oggi dimenticato, confermerebbe la datazione preistorica. Una civiltà, l'egizio-nilotica, autoctona, se come i greci diamo credito agli stessi egizi sull'antichità di migliaia di anni della loro civiltà, avrebbe avuto un rapporto di civiltà con quella atlantidea analogo a quello intercorrente tra la Francia e l'Inghilterra, due nazioni civili che non possono vantare l'una rispetto all'altra meriti di primogenitura. Altra possibile civiltà contemporanea di Atlantide è quella delle piramidi, che sono state ricoperte dalla vegetazione (e ciascuna alta poco meno della Grande Piramide di Cheope) e scoperte dal satellite spaziale Landsat II, il 30/12/1975, mentre sorvolava la foresta amazzonica peruviana, e successivamente fotografate, insieme a due enormi formazioni rettangolari e a due strutture a semicerchio dagli esploratori americani Herb Sawinski e Philip Miller dall'aeroplano volante a 60 m. di altezza, che sono però ormai inaccessibili perché sorte quando l'amazzonia non era una giungla, ma una fertile pianura diversi millenni fa e in una zona abitata oggi da indios ostili all'uomo bianco e votati a difendere con lunghe frecce e silenziose cerbottane "la città dei Grandi Antichi"(El dorado?).

Naturalmente non si può non parlare della civiltà di Mu dopo la scoperta, da parte del prof. Kimura, della piramide sommersa di Yonaguni, gruppo delle Sakishima, Ryu-Kyu, Giappone, vicino alle coste di Taiwan (Formosa) dove durante la preistoria un braccio di terra collegava Taiwan, l'intero arcipelago nipponico, l'isola di Sahalin, forse con il continente asiatico, essendo più basso di quello attuale il livello del mare. I giapponesi (Michio Kushi), come moltissimi altri popoli del Pacifico (hawiani, indigeni dell'isola di Pasqua, etc) si vantano di essere i discendenti di Mu isola-continente scomparsa nell'Oceano Pacifico. A Mu vengono ricollegate le rovine dell'isola di Nau Madal sempre nel Pacifico, sede di una misteriosa civiltà fiorita nel passato, così come per quelle dell'Isola di Pasqua, e di Ponape, isola del Pacifico che sarebbe un lembo di terra di Mù secondo James Churchward, che per primo pubblicò libri su tale Atlantide del Pacifico. Le notizie da lui fornite ci descrivono una civiltà simile a quella di Atlantide: una comune religione solare monoteista, e una identica divisione dello stato(feudale o federale?) in dieci parti: dieci tribù per Mu, dieci regni per Atlantide. Il sovrano (imperatore-sacerdote, discendente della stirpe solare e rappresentante la divinità sulla terra) di Mu era chiamato Ra-Mu, regnante "sull'impero del Sole". Sulla sorte dell'ultimo imperatore vi è una significativa leggenda. Ra-Mu, ultimo imperatore, era un uomo amante delle scienze ed in particolare dell'astronomia, che previde con grande suo orrore la caduta sulla terra della malefica stella Baal, che avrebbe spazzato dalla faccia della terra la civiltà umana. Ra-mu decise di avvisare tutti i governanti dei popoli del mondo dell' imminente catastrofe mondiale a causa della cometa (da quell'epoca la cometa è sinonimo di sciagure), e ordinò agli abitanti di Mu di costruire una grande flotta con la quale abbandonare Mu. Triste è lo stato d'animo di coloro ai quali la vita riserva il destino di "Cassandre" non ascoltate dai loro amati popoli sui pericoli imminenti previsti! Gli altri popoli del mondo credettero che Ra-Mu intendesse costruire una flotta per fini bellici, nascondendo le reali intenzioni con l'assurda storia della cometa, mentre per i Muviani apparve irrazionale l'idea di abbandonare le proprie dimore, i propri averi, se non anche i propri familiari per il timore della caduta di una cometa, che, a memoria di uomo, non era mai avvenuto. Solo una minima parte del popolo seguì il consiglio di Ra-Mu di fuggire con le navi richiedendo la sua guida nella fuga. Ma l'imperatore, pur consapevole dell'incombente fine, rifiutò di fuggire ritenendo non dignitoso abbandonare il suo popolo, per quanto quest'ultimo fosse stolto, e perché tra tutti i Muviani si considerava l'unico a non avere diritti o doveri per la sua sopravvivenza personale, ma solo l'obbligo di rimanere fedele al suo popolo fino alla morte. Per tutta la vita non aveva forse goduto di tutti i privilegi derivanti dall'essere capo supremo del suo popolo? Lui che era l'incarnazione umana dello Stato, come poteva sopravvivere allo Stato stesso? Morgan Freeman impersona nel film "Deep Impact" il personaggio del presidente degli Stati Uniti che dispone la salvezza dell'intero governo e di un milione di cittadini americani giovani estratti a sorte, abbandonando il resto del popolo al suo destino. Ma che senso ha salvare il governo di una nazione, quando questa è destinata a scomparire? Quali cittadini il governo continuerebbe a rappresentare? Non sarebbe stato giusto se gli sceneggiatori avessero immaginato il sacrificio del presidente per solidarietà con gli esclusi dalla salvezza? Ra-Mu testimonia che la politica è servire umilmente gli altri, facendoci sperare che la politica non è sporca così come si potrebbe credere leggendo i giornali dei giorni nostri. Ra-Mu è il saggio che, volontariamente e consapevolmente, muore con gli stolti. Quando, durante l'ultima notte le città di Mu erano illuminate dalla sinistra luce della cometa Baal, i cui frammenti sarebbero caduti sul mare e sulle terre di Atlantide e di Mu, le donne si recarono davanti al trono (la giusta tomba di un imperatore, secondo le parole dell'imperatrice bizantina Teodora) per chiedere salvezza, Ra-Mu cortesemente rispose loro che era ormai troppo tardi concludendo il discorso con la visione di un mondo nuovo, che sarebbe sorto per la capacità dell'uomo di risorgere e risalire dal fondo ad ogni sua caduta (la locandina di Deep Impact: gli oceani si sollevano, le città scompaiono, la speranza sopravvive). Da quella notte terribile si considera nefasto e portatore di sciagure il passaggio di una cometa, si celebra la celtica festa di Halloween e la tradizione siciliana del giorno dei morti, mentre non si rammenta più la misura del valore dell'eroico Ra-Mu. I muviani non pronunciavano mai il vero nome del loro dio usando il nome fittizio di "Rà il Sole". Gli egizi indicavano in un contesto politeista la divinità del sole con il nome di Rà. Fallì Amenofis IV (Ekhnaton) nel tentativo di introdurre il monoteismo solare del dio Aton.

Una religione solare monoteista veniva praticata dai Guanci, abitanti delle Canarie di cultura berbera, e governati da una monarchia simile a quella atlantidea, basata su dieci re. I Guanci, sterminati dai conquistadores a cui raccontarono di essere sopravvissuti ad una catastrofe mondiale, erano alti, biondi e dagli occhi azzurri come i divini portatori della civiltà sorta nella Meso-America, caratterizzati dalla pelle bianca, occhi celesti, e giunti da oriente (Atlantide?) a bordo di navi divine. Una conferma di incontri tra diverse etnie è la presenza di individui biondi e cerulei nella tribù Sioux degli indiani Mandan, mentre le affinità tra la lingua basca e quelle meso-americane (il Popol Vuh maya echeggia la biblica "confusione delle lingue") sono la conferma che le isole atlantiche sono state in epoca glaciale un ponte tra le due sponde atlantiche. Il motivo per il quale sulle attuali isole atlantiche non sono stati scoperti antichi e grandi monumenti è che tali isole sono le vette, in altre parole zone rurali di terre oggi sommerse. Infatti nelle Canarie si trovano piramidi a gradoni di modeste dimensioni, mentre al largo delle Canarie vi sono resti di edifici megalitici sommersi. Atlantide era un arcipelago con tre grandi isole principali preistoriche (Canarie, Azzorre, Caraibi). Il cuore di tale impero insulare e dove sorgeva la capitale Cerne era forse l'isola corrispondente alle Canarie? Sicuramente no, perché lo stesso Platone narra che la parte orientale dell'impero di Atlantide di fronte alle Colonne di Ercole (stretto di Gibilterra) era chiamata Gadirica da Gadiro, il fratello gemello del re di Atlantide, Atlante. Forse Cerne era nell'isola corrispondente alle attuali Azzorre? I primi europei trovarono nelle Azzorre una statua di pietra raffigurante un uomo a cavallo col braccio levato indicante l'ovest. Procedendo verso ovest, si trovava l'isola di cui le Grandi Antille (Cuba, Giamaica, Haiti, Porto Rico, Bahamas, etc) costituivano la catena montuosa. Le pianure caraibiche oggi sommerse godevano durante l'ultima glaciazione di un clima mite che garantiva, secondo Platone, la vita a un gran numero di elefanti. Mastodonti antenati degli attuali elefanti erano presenti anche in America 13.000 anni fa e a prova di ciò vi sono giganteschi tumuli(Wisconsin), maschere azteche, la stele di Copan o il fregio maya di Palenque (Chiapas) o la statua del dio barbuto di Tiahuanaco tutti riproducenti l'immagine degli elefanti in maniera un pò errata perché gli artisti non si basarono sui dei modelli dal vero, bensì alla tradizione leggendaria. Il fatto che Platone faccia riferimento al "continente a forma d'arco di fronte" ad Atlantide, l'America, da cui probabilmente giunsero ad Atlantide gli elefanti, ci induce a ritenere che sia stata la grande preistorica isola caraibica, la più vicina al continente americano, la sede della capitale Cerne, la città dalle porte d'oro. Vari studiosi (Luce, Marinatos, Castellani, Flavio Barberi, etc.) localizzano Atlantide in varie regioni remote del mondo diverse da quelle indicate da Platone, ma come James Bramwell, riassumendo il pensiero di tutti gli atlantisti, scrisse; " O Atlantide si trovava nell'oceano atlantico, o non era Atlantide"! anche quando la civiltà di Bimini e delle piramidi sommerse delle Bahamas, non riconosciute dall'archeologia ufficiale, non si identificasse con quella di Atlantide (ma ciò non è una ragione per la quale debba essere ignorata dagli archeologi), però, per amore della leggenda platonica, le si potrebbe attribuire il nome di "Atlantide"! Lo studio di una civiltà preistorica, forse madre di tutte quelle attuali, ricorderà agli uomini, suoi eredi, la loro comune storia, fratellanza ed unicità nell'universo.

Non ho preso in considerazione l'ipotesi fantastica dello Zed-Torre di Babele, riguardo però a tale argomento ritengo più esauriente della stessa teoria formulata il cartone animato giapponese "il mistero della pietra azzurra".