I
FATTI
Nel '69 uscì il libro di
J.V. Luce, "La fine di
Atlantide", con il quale
l'archeologia ufficiale
cercò di risolvere il
mistero di Atlantide.
Luce identifica
Atlantide con la civiltà
cretese. Il suo libro è
interessante ma non del
tutto convincente,
perché non prende in
considerazione né le
rovine di Bimini, nè che
il mito di Atlantide è
presente presso tutti i
popoli del mondo non
solo quelli dell'Egeo.
Gli arabi affermano che
la prima civiltà fu la
civiltà occidentale di
Ad, nome che ricorda
l'ebraico Ad-Am
(l'essere bello/l'angelo
di carne) ovvero il
biblico primo uomo,
Adamo. Aristotele grande
scettico su Atlantide,
da però credito ai
Fenici riguardo la
"leggendaria Antilla".
I Celti raccontano
dell'isola iperborea di
Avalon; gli Aztechi
oltre l'atlantico
parlano di Aztlan; i
Berberi di Attala; i
vichinghi di Atli, che
per i Germani era la
sede del Valhalla; i
Baschi di Atlaintika;
gli Indù di Attala
(isola bianca) e di
Atyantika, riferita ad
una terrificante
catastrofe finale; i
Babilonesi di Arallu, il
loro paradiso sito ad
occidente; gli Egizi di
Amenti, la dimora dei
morti e parte della
barca del sole che
tramonta ad occidente;
etc. Tanti nomi ma tutti
simili ed inizianti con
la vocale A.
Forse Platone, nel fare
forse una metafora
sull'impari ma
vittoriosa lotta tra la
piccola Atene e la
grande Persia, ha
mescolato nel Timeo e
nel Crizia elementi
della civiltà cretese,
ricordi di una civiltà a
lui più vicina, con
elementi di una civiltà
"antidiluviana", quella
atlantidea appunto!
Atlantide civiltà
antidiluviana perché è
sempre stata collegata
la sua fine con un
evento catastrofico
quale appunto sarebbe
stato il "diluvio
universale", che
l'archeologia ufficiale
ha tentato di
localizzare di volta in
volta ( Mesopotamia, Mar
Nero) in aeree
determinate e ristrette
rispetto al suo
carattere mondiale, e
che la tradizione ci ha
tramandato con
l'aggettivo appunto
universale, dimenticando
che il suo ricordo è
presente presso tutte le
culture umane.
La leggende antiche
narrano l'evento della
caduta di un corpo
celeste (la stella Baal
) là "dove oggi c'è il
mare". Il geologo
Alexander Tollman
dell'università di
Vienna, studiando le
tradizioni delle varie
culture, ricollega il
mito del diluvio
universale con la caduta
sulla terra, in vari
punti del globo per via
del movimento di
rotazione terrestre, di
frammenti di una cometa
nel 9600 A.C. (che
corrisponde alla data
cronologica di circa
12.000 anni fa, data in
cui si colloca appunto
la scomparsa di
Atlantide). Egli
sostiene che la velocità
e le dimensioni dei
frammenti provocarono
gigantesche onde di
marea che spazzarono il
globo con tale potenza,
che ai nostri avi tutto
ciò apparve come un
diluvio universale. Ciò,
con conseguente
innalzamento della
temperatura, sarebbe
stata la causa di
un'improvvisa e
repentina,
geologicamente parlando
(nell'arco di qualche
secolo), quanto
misteriosa fine
dell'ultima glaciazione.
Durante tale glaciazione
nell'Atlantico molte
terre, che oggi sono
sotto il livello del
mare, a 200m. di
profondità, erano
emerse. Guardando
l'atlante geografico ed
immaginando come poteva
essere 12000 anni fa
l'Atlantico, si scopre
l'esistenza passata di
tre grandi isole: una in
corrispondenza delle
Canarie; un'altra in
corrispondenza delle
Azzorre; e la terza in
corrispondenza delle
Grandi e Piccole
Antille, comprendente
l'area di Bimini nelle
Bahamas. Tre grandi
isole, la terza
addirittura un piccolo
continente (o forse un
arcipelago formato da
isole più vaste delle
attuali Antille), che
richiamano in mente le
tre mitiche isole della
mitologia greca: l'isola
selvaggia, l'isola di
Minerva e Poseidonia o
isola del dio Nettuno,
il cui nome ricorda il
biblico Nemrod. Le tre
grandi isole furono
sommerse con la fine
dell'ultima glaciazione
per effetto
dell'innalzamento del
livello dei mari dovuto
allo scioglimento dei
ghiacci assai più estesi
di quelli attuali,
rimanendo al di sopra
del livello del mare le
vette e gli altopiani
delle tre isole
(formando così gli
arcipelaghi insulari
attuali). Le rovine di
Bimini inducono a
ritenere che su quelle
terre una volta emerse
sia esistita una civiltà
durante l'epoca
glaciale. Alcuni
ipotizzano di una
civiltà evoluta come la
nostra se non di più.
Ma, come direbbe un
archeologo serio si può
affermare solo quello
che si può provare, ed
in questo caso, almeno
allo stato attuale, si
può solo ammettere
l'esistenza preistorica
di una civiltà
megalitica, che forse
non ha nulla da
invidiare a quell'egizia
o quelle americane
precolombiane, sulle
terre oggi sommerse, e
questo purtroppo solo
per la mancanza finora
di alcuna iscrizione.
Archeologi ortodossi
negano l'esistenza di
Atlantide per l'assenza
di iscrizioni. Ed io non
sono d'accordo. Secondo
questo metro di
valutazione, se per
assurdo dell'antica Roma
non ci fossero pervenute
le fonti latine
(semplici iscrizioni o
immagini di vita
quotidiana) sulla sua
civiltà, ma si fossero
conservati nel tempo
solo monumenti come il
Colosseo o altri edifici
della Roma antica, per
analogia, pur non
nutrendo dubbi
sull'esistenza passata
della civiltà romana,
dovremmo ignorare e
negare l'esistenza di
Cesare, Cicerone,
Seneca, Nerone, e la
stessa religione romana
e quant'altro noi oggi
conosciamo.
La testa stilizzata di
un animale è stata
recuperata dal dottor
Zink, per il quale i
grossi blocchi di pietra
di Bimini non sono
frammenti della vicina
scogliera, primo perché
sono composti di
micrinite, una pietra
durissima, e differente
dalla roccia friabile di
spiagge e scogliere del
luogo, secondo perché
una frattura del fondo
calcareo spezzò e ne
alterò la posizione
nelle vicinanze della
muraglia, e sotto di
essa, senza tuttavia
modificare
l'allineamento della
stessa muraglia che
quindi non è parte del
fondo né della
scogliera, e la cui
linea curva segue la
forma dell'isola, mentre
la fila ordinata dei
blocchi corre dritta
sotto il mare. Gli
archeologi ortodossi,
che accusano gli
atlantologi di avere
scritto i loro libri su
Atlantide non per amore
della scienza ma spinti
dal vile desiderio di
fare soldi dimenticando
che essi stessi scrivono
libri per scopi
commerciali, non sanno
rispondere ad una
semplice domanda e cioè:
quante sono le
possibilità che
l'erosione del mare
sulle scogliere possa
formare diritte e
parallele file di enormi
blocchi lisci e
squadrati aventi tutti
gli spigoli ad angolo
retto, l'angolo che per
la sua propria
peculiarità è opera
esclusiva dell'uomo?
Nessuna, per ogni
persona razionale e di
buon senso! Gli
atlantisti, che a
differenza degli
atlantologi non sono
degli studiosi, ma la
parte dell'opinione
pubblica che non
dubitano sull'esistenza
passata di Atlantide,
non comprendono la
ragione per la quale
l'archeologia ufficiale
non ha dubbi, sulla base
di semplici menzioni
storiche prive di alcuna
conferma di ritrovamenti
archeologici, riguardo
Tartesso, misteriosa
civiltà iberica e grande
potenza navale distrutta
dai Cartaginesi, mentre
ignora Atlantide con le
sue fonti e le rovine
sommerse di Bimini,
meritevoli di essere
studiate dalla scienza
anche nell'ipotesi che
Bimini non fosse
l'Atlantide di Platone.
Perché l'archeologia
ufficiale non riconosce
le rovine di Bimini? Per
l'allergia all'acqua
degli archeologi? Certo
che no! Il dottor
Valentine, scopritore di
tali rovine nel giorno
del 01/05/1968, ritiene
che molti scienziati si
rifiutano di visitare
questi siti archeologici
per la paura di
rimettere in discussione
le loro teorie ortodosse
(ricordiamo però che il
progresso scientifico è
figlio non degli
scienziati ortodossi ma
di quelli eterodossi
come ci insegna la
storia: Aristarco di
Samo e Copernico;
Cristoforo Colombo e
Giovanni Caboto; Darwin
e Freud; Galileo Galilei
e il non archeologo ma
un ricco mercante di
nome Schielmann,
scopritore di Troia,
ritenuto fino ad allora
un pazzo nel credere
ingenuamente veritiera
una leggenda; etc.)
mentre i giovani
archeologi per inseguire
la loro carriera
universitaria si
conformano alle tesi
ufficiali. L'omertà
dell'archeologia
ufficiale su Bimini è
dovuta dal fatto che
l'ammettere l'esistenza
di una civiltà,
superiore alla cultura
cavernicola, scomparsa
più o meno
all'improvviso 12.000
anni fa, implicherebbe
il rifiuto della Storia
intesa come una retta
che dal passato si
dirige verso il futuro,
dalle barbarie al
progresso infinito,
pilastro ideologico del
classico e moderno
pensiero storiografico.
In altre parole chi
crede ad Atlantide è
filocatastrofico, in
senso etimologico, e
naturalmente chi no è
anticataclismatico,
preferendo continuare a
considerare molte rovine
come capricci di natura.
Ma già con la caduta
dell' impero romano
d'occidente la tesi
della Storia come
progresso senza fine è
entrata in crisi, ed il
pensiero di Vico di una
Storia ciclica, un
succedersi di
nascite-cadute-rinascite
non è più assimilato ad
una visione pessimistica
del nostro futuro su una
possibile scomparsa
della civiltà attuale
per una tragedia
ambientale o per
l'olocausto provocato
dall'uomo con le armi di
massa(nucleari,
biologiche, chimiche),
bensì come la speranza
del risorgere dell'uomo
ad ogni sua caduta. In
conclusione, come si può
credere che la civiltà
umana sia comparsa
soltanto negli ultimi
6.000 anni e non nelle
precedenti decine di
migliaia di anni
successive alla comparsa
del "homo
sapiens-sapiens"?
La civiltà a cui
appartiene il sito
archeologico di Bimini
non poteva non essere
una civiltà marittima.
Le tre grandi isole e le
piccole isole "felici"
indicate dalle mappe
studiate dal professore
Hapgood, e oggi
completamente sommerse o
divenute piccoli scogli
come gli scogli di San
Pietro e San Paolo tra
il Brasile e l'Africa
che erano le vette di
isole oggi coperte dal
mare dopo lo
scioglimento dei ghiacci
polari, costituivano un
ponte tra l'America ed
il vecchio mondo con
tanti approdi per le
navi lungo il viaggio.
Le mappe, ricopiate nel
corso dei millenni e
studiate da Hapgood non
sono che il frutto di
una civiltà nautica
preistorica altamente
evoluta perché
rappresentano l'aspetto
delle coste non come
appare oggi ma quale era
nei tempi remoti. La
mappa di Re Jaime
raffigura il Sahara non
come un deserto, ma come
una terra verde con
fiumi, laghi e boschi
come lo era 12.000 anni
fa. La mappa di Buache
del Sud Atlantico
riporta correttamente
l'altopiano sottomarino,
su cui giacciono le
Canarie, fatto che si
può soltanto spiegare
supponendo che il
cartografo originale sia
vissuto prima che i
ghiacciai si
sciogliessero e di
conseguenza si alzasse
il livello del mare. La
mappa di Hadji Ahmed
descrive il ponte di
terra esistente 12.000
anni fa tra la Siberia e
l'Alaska. La mappa di
Ieudi Ibn Ben Zara
mostra alcune isole
mediterranee attualmente
sommerse. L'originale
della mappa di Andrea
Benincasa riporta le
distese di ghiaccio che
coprivano il Nord
Europa. Questi e
tantissimi altri antichi
portolani (interessante
il significato del loro
nome: da porto a porto)
potrebbero essere utili
nell'identificare i siti
archeologici da
ricercare. Non
disponiamo di alcun
elemento della
tecnologia navale
dell'epoca glaciale ad
eccezione forse delle
informazioni bibliche
(Genesi 6, 14-16)
sull'arca di Noé. Noé
non fu il salvatore
delle specie animali
dalla catastrofe venuta
dal cielo, ma uno dei
tanti profughi salvatisi
con le navi in base ai
68 racconti extrabiblici
sul diluvio (mito
indubbiamente non
esclusivamente
mediterraneo): 13
asiatici, 4 europei, 5
africani, 9 oceanici, 37
americani. Un vero e
proprio impero marittimo
quello che si viene
configurando con colonie
sulle varie coste
atlantiche allora più
estese: davanti le coste
precisamente dello
Yucatan sono state
trovate delle piramidi
sommerse da Maxine Asher;
fortificazioni di pietra
sulle isole Aran
(Irlanda occidentale);le
formazioni rettangolari
sommerse del monte
Ampere; rovine di mura
inabissate al largo
delle coste marocchine;
rovine ciclopiche nei
pressi di Niebla e a
Huelva (Spagna, dove
Cadice un tempo portava
l'atlantideo nome di
Gadira).Tutte rovine
simili allo stile di
Bimini.
Mentre durante l'ultima
glaciazione sorgevano
centri civilizzati al
largo del Portogallo
(strutture
architettoniche scoperte
da Boris Asturua a 400
miglia dalle attuali
coste sommerse per lo
scioglimento dei ghiacci
circa 12.000 anni fa),
al largo della Bretagna
(le leggende celtiche su
città perdute), al largo
della Cornavaglia (la
Little Sole Bank Area
scoperta dal paleografo
Viarcheslav Koudriatsev),
nelle regioni
euro-mediterranee (come
i fondali vicino a Malta
e alla Sicilia, le mure
megalitiche di Cefalù),
etc, nell'entroterra
continentale era invece
diffusa la cultura
cavernicola. Lontana
dall'atlantico fioriva
la civiltà
egizio-sahariana. Se nei
tempi storici; essendosi
desertificato il Sahara;
era il Nilo il cuore
dell'Antico Egitto e
della civiltà
egizio-nilotica, nei
tempi preistorici la
fertilità del Sahara
assicurava lo sviluppo
della cultura
egizio-sahariana, di cui
una testimonianza
sarebbe la Sfinge di
Giza. Una siffatta
datazione preistorica
della Sfinge si basa sui
particolari segni di
erosione riscontrati,
che sono attribuibili
all'azione dell'acqua
piovana e non a quella
del vento o per meglio
dire alla sabbia
sollevata dal vento, in
quanto quest'ultima
avrebbe dovuto causare
una serie di strati
paralleli dal profilo
irregolare che risulta
assente sulla Sfinge di
Cheope, al quale si
attribuirebbe quindi
solo la testa con le sue
fattezze, una testa
sproporzionata al corpo
della Sfinge e di cui
egli sarebbe stato solo
il restauratore e non il
costruttore. Sulla
Sfinge sono invece
presenti dei canali
verticali frutto
dell'erosione piovana e
che si differenzia da
quella del Nilo perché
in caso di inondazione
del fiume egiziano
l'erosione avrebbe
intaccato solo il basso
del monumento con segni
orizzontali. Le piogge
oggi rare sul deserto
egizio-sahariano erano
frequenti 12.000 anni
fa. Una leggenda copta
narrante il sogno di un
re antidiluviano
sull'imminente arrivo di
una catastrofe celeste e
la conseguente decisione
di costruire la Sfinge
per tramandare ai
posteri il ricordo del
suo regno, oggi
dimenticato,
confermerebbe la
datazione preistorica.
Una civiltà,
l'egizio-nilotica,
autoctona, se come i
greci diamo credito agli
stessi egizi
sull'antichità di
migliaia di anni della
loro civiltà, avrebbe
avuto un rapporto di
civiltà con quella
atlantidea analogo a
quello intercorrente tra
la Francia e
l'Inghilterra, due
nazioni civili che non
possono vantare l'una
rispetto all'altra
meriti di primogenitura.
Altra possibile civiltà
contemporanea di
Atlantide è quella delle
piramidi, che sono state
ricoperte dalla
vegetazione (e ciascuna
alta poco meno della
Grande Piramide di
Cheope) e scoperte dal
satellite spaziale
Landsat II, il
30/12/1975, mentre
sorvolava la foresta
amazzonica peruviana, e
successivamente
fotografate, insieme a
due enormi formazioni
rettangolari e a due
strutture a semicerchio
dagli esploratori
americani Herb Sawinski
e Philip Miller
dall'aeroplano volante a
60 m. di altezza, che
sono però ormai
inaccessibili perché
sorte quando l'amazzonia
non era una giungla, ma
una fertile pianura
diversi millenni fa e in
una zona abitata oggi da
indios ostili all'uomo
bianco e votati a
difendere con lunghe
frecce e silenziose
cerbottane "la città dei
Grandi Antichi"(El
dorado?).
Naturalmente non si può
non parlare della
civiltà di Mu dopo la
scoperta, da parte del
prof. Kimura, della
piramide sommersa di
Yonaguni, gruppo delle
Sakishima, Ryu-Kyu,
Giappone, vicino alle
coste di Taiwan
(Formosa) dove durante
la preistoria un braccio
di terra collegava
Taiwan, l'intero
arcipelago nipponico,
l'isola di Sahalin,
forse con il continente
asiatico, essendo più
basso di quello attuale
il livello del mare. I
giapponesi (Michio Kushi),
come moltissimi altri
popoli del Pacifico (hawiani,
indigeni dell'isola di
Pasqua, etc) si vantano
di essere i discendenti
di Mu isola-continente
scomparsa nell'Oceano
Pacifico. A Mu vengono
ricollegate le rovine
dell'isola di Nau Madal
sempre nel Pacifico,
sede di una misteriosa
civiltà fiorita nel
passato, così come per
quelle dell'Isola di
Pasqua, e di Ponape,
isola del Pacifico che
sarebbe un lembo di
terra di Mù secondo
James Churchward, che
per primo pubblicò libri
su tale Atlantide del
Pacifico. Le notizie da
lui fornite ci
descrivono una civiltà
simile a quella di
Atlantide: una comune
religione solare
monoteista, e una
identica divisione dello
stato(feudale o
federale?) in dieci
parti: dieci tribù per
Mu, dieci regni per
Atlantide. Il sovrano
(imperatore-sacerdote,
discendente della stirpe
solare e rappresentante
la divinità sulla terra)
di Mu era chiamato Ra-Mu,
regnante "sull'impero
del Sole". Sulla sorte
dell'ultimo imperatore
vi è una significativa
leggenda. Ra-Mu, ultimo
imperatore, era un uomo
amante delle scienze ed
in particolare
dell'astronomia, che
previde con grande suo
orrore la caduta sulla
terra della malefica
stella Baal, che avrebbe
spazzato dalla faccia
della terra la civiltà
umana. Ra-mu decise di
avvisare tutti i
governanti dei popoli
del mondo dell'
imminente catastrofe
mondiale a causa della
cometa (da quell'epoca
la cometa è sinonimo di
sciagure), e ordinò agli
abitanti di Mu di
costruire una grande
flotta con la quale
abbandonare Mu. Triste è
lo stato d'animo di
coloro ai quali la vita
riserva il destino di
"Cassandre" non
ascoltate dai loro amati
popoli sui pericoli
imminenti previsti! Gli
altri popoli del mondo
credettero che Ra-Mu
intendesse costruire una
flotta per fini bellici,
nascondendo le reali
intenzioni con l'assurda
storia della cometa,
mentre per i Muviani
apparve irrazionale
l'idea di abbandonare le
proprie dimore, i propri
averi, se non anche i
propri familiari per il
timore della caduta di
una cometa, che, a
memoria di uomo, non era
mai avvenuto. Solo una
minima parte del popolo
seguì il consiglio di
Ra-Mu di fuggire con le
navi richiedendo la sua
guida nella fuga. Ma
l'imperatore, pur
consapevole
dell'incombente fine,
rifiutò di fuggire
ritenendo non dignitoso
abbandonare il suo
popolo, per quanto
quest'ultimo fosse
stolto, e perché tra
tutti i Muviani si
considerava l'unico a
non avere diritti o
doveri per la sua
sopravvivenza personale,
ma solo l'obbligo di
rimanere fedele al suo
popolo fino alla morte.
Per tutta la vita non
aveva forse goduto di
tutti i privilegi
derivanti dall'essere
capo supremo del suo
popolo? Lui che era
l'incarnazione umana
dello Stato, come poteva
sopravvivere allo Stato
stesso? Morgan Freeman
impersona nel film "Deep
Impact" il personaggio
del presidente degli
Stati Uniti che dispone
la salvezza dell'intero
governo e di un milione
di cittadini americani
giovani estratti a
sorte, abbandonando il
resto del popolo al suo
destino. Ma che senso ha
salvare il governo di
una nazione, quando
questa è destinata a
scomparire? Quali
cittadini il governo
continuerebbe a
rappresentare? Non
sarebbe stato giusto se
gli sceneggiatori
avessero immaginato il
sacrificio del
presidente per
solidarietà con gli
esclusi dalla salvezza?
Ra-Mu testimonia che la
politica è servire
umilmente gli altri,
facendoci sperare che la
politica non è sporca
così come si potrebbe
credere leggendo i
giornali dei giorni
nostri. Ra-Mu è il
saggio che,
volontariamente e
consapevolmente, muore
con gli stolti. Quando,
durante l'ultima notte
le città di Mu erano
illuminate dalla
sinistra luce della
cometa Baal, i cui
frammenti sarebbero
caduti sul mare e sulle
terre di Atlantide e di
Mu, le donne si recarono
davanti al trono (la
giusta tomba di un
imperatore, secondo le
parole dell'imperatrice
bizantina Teodora) per
chiedere salvezza, Ra-Mu
cortesemente rispose
loro che era ormai
troppo tardi concludendo
il discorso con la
visione di un mondo
nuovo, che sarebbe sorto
per la capacità
dell'uomo di risorgere e
risalire dal fondo ad
ogni sua caduta (la
locandina di Deep
Impact: gli oceani si
sollevano, le città
scompaiono, la speranza
sopravvive). Da quella
notte terribile si
considera nefasto e
portatore di sciagure il
passaggio di una cometa,
si celebra la celtica
festa di Halloween e la
tradizione siciliana del
giorno dei morti, mentre
non si rammenta più la
misura del valore
dell'eroico Ra-Mu. I
muviani non
pronunciavano mai il
vero nome del loro dio
usando il nome fittizio
di "Rà il Sole". Gli
egizi indicavano in un
contesto politeista la
divinità del sole con il
nome di Rà. Fallì
Amenofis IV (Ekhnaton)
nel tentativo di
introdurre il monoteismo
solare del dio Aton.
Una religione solare
monoteista veniva
praticata dai Guanci,
abitanti delle Canarie
di cultura berbera, e
governati da una
monarchia simile a
quella atlantidea,
basata su dieci re. I
Guanci, sterminati dai
conquistadores a cui
raccontarono di essere
sopravvissuti ad una
catastrofe mondiale,
erano alti, biondi e
dagli occhi azzurri come
i divini portatori della
civiltà sorta nella
Meso-America,
caratterizzati dalla
pelle bianca, occhi
celesti, e giunti da
oriente (Atlantide?) a
bordo di navi divine.
Una conferma di incontri
tra diverse etnie è la
presenza di individui
biondi e cerulei nella
tribù Sioux degli
indiani Mandan, mentre
le affinità tra la
lingua basca e quelle
meso-americane (il Popol
Vuh maya echeggia la
biblica "confusione
delle lingue") sono la
conferma che le isole
atlantiche sono state in
epoca glaciale un ponte
tra le due sponde
atlantiche. Il motivo
per il quale sulle
attuali isole atlantiche
non sono stati scoperti
antichi e grandi
monumenti è che tali
isole sono le vette, in
altre parole zone rurali
di terre oggi sommerse.
Infatti nelle Canarie si
trovano piramidi a
gradoni di modeste
dimensioni, mentre al
largo delle Canarie vi
sono resti di edifici
megalitici sommersi.
Atlantide era un
arcipelago con tre
grandi isole principali
preistoriche (Canarie,
Azzorre, Caraibi). Il
cuore di tale impero
insulare e dove sorgeva
la capitale Cerne era
forse l'isola
corrispondente alle
Canarie? Sicuramente no,
perché lo stesso Platone
narra che la parte
orientale dell'impero di
Atlantide di fronte alle
Colonne di Ercole
(stretto di Gibilterra)
era chiamata Gadirica da
Gadiro, il fratello
gemello del re di
Atlantide, Atlante.
Forse Cerne era
nell'isola
corrispondente alle
attuali Azzorre? I primi
europei trovarono nelle
Azzorre una statua di
pietra raffigurante un
uomo a cavallo col
braccio levato indicante
l'ovest. Procedendo
verso ovest, si trovava
l'isola di cui le Grandi
Antille (Cuba, Giamaica,
Haiti, Porto Rico,
Bahamas, etc)
costituivano la catena
montuosa. Le pianure
caraibiche oggi sommerse
godevano durante
l'ultima glaciazione di
un clima mite che
garantiva, secondo
Platone, la vita a un
gran numero di elefanti.
Mastodonti antenati
degli attuali elefanti
erano presenti anche in
America 13.000 anni fa e
a prova di ciò vi sono
giganteschi
tumuli(Wisconsin),
maschere azteche, la
stele di Copan o il
fregio maya di Palenque
(Chiapas) o la statua
del dio barbuto di
Tiahuanaco tutti
riproducenti l'immagine
degli elefanti in
maniera un pò errata
perché gli artisti non
si basarono sui dei
modelli dal vero, bensì
alla tradizione
leggendaria. Il fatto
che Platone faccia
riferimento al
"continente a forma
d'arco di fronte" ad
Atlantide, l'America, da
cui probabilmente
giunsero ad Atlantide
gli elefanti, ci induce
a ritenere che sia stata
la grande preistorica
isola caraibica, la più
vicina al continente
americano, la sede della
capitale Cerne, la città
dalle porte d'oro. Vari
studiosi (Luce,
Marinatos, Castellani,
Flavio Barberi, etc.)
localizzano Atlantide in
varie regioni remote del
mondo diverse da quelle
indicate da Platone, ma
come James Bramwell,
riassumendo il pensiero
di tutti gli atlantisti,
scrisse; " O Atlantide
si trovava nell'oceano
atlantico, o non era
Atlantide"! anche quando
la civiltà di Bimini e
delle piramidi sommerse
delle Bahamas, non
riconosciute
dall'archeologia
ufficiale, non si
identificasse con quella
di Atlantide (ma ciò non
è una ragione per la
quale debba essere
ignorata dagli
archeologi), però, per
amore della leggenda
platonica, le si
potrebbe attribuire il
nome di "Atlantide"! Lo
studio di una civiltà
preistorica, forse madre
di tutte quelle attuali,
ricorderà agli uomini,
suoi eredi, la loro
comune storia,
fratellanza ed unicità
nell'universo.
Non ho preso in
considerazione l'ipotesi
fantastica dello
Zed-Torre di Babele,
riguardo però a tale
argomento ritengo più
esauriente della stessa
teoria formulata il
cartone animato
giapponese "il mistero
della pietra azzurra". |