Nulla nasconde la
terra che il tempo non
porterà alla luce
(Orazio)
Il mito, la leggenda di
un favoloso continente
sommerso dalle acque
dell'oceano in seguito a
sconvolgimenti geologici
di immane portata,
patria primigenia di
un'antichissima ed
evoluta civiltà capace
di perpetuare nei secoli
un meraviglioso sapere,
affascina e accompagna
da sempre il genere
umano. Non esiste luogo
sulla terra che non
abbia tradizioni orali,
testi scritti,
espressioni del folklore
in vario modo legati ad
una civiltà scomparsa da
millenni, condannata ad
un inevitabile oblio,
segregata in un limbo
mitologico o nel regno
della fantasia. Eppure
la scienza ufficiale e
il sapere ortodosso si
ostinano con forza a
negare anche la semplice
possibilità
dell'esistenza di una
civiltà le cui tracce
siano state in gran
parte cancellate dallo
scorrere inesorabile del
tempo... L'indagine del
passato remoto dell'uomo
ha origini antiche,
antichissime, ma è solo
con Platone (427 - 347
a. C.) che l'interesse
per le civiltà scomparse
sale prepotentemente
alla ribalta, acquisendo
una dimensione
scientifica, soprattutto
in virtù delle numerose
interpretazioni e dei
numerosi studi che
l'opera platonica è
stata in grado di
stimolare. In due suoi
celeberrimi dialoghi, il
"Timeo" e il "Crizia",
sulla base di ancestrali
tradizioni raccolte dal
grande legislatore
ateniese Solone presso i
sacerdoti egizi di Sais,
ci parla di antichissimi
popoli e delle loro
gesta. Popoli un tempo
potenti, ma dei quali la
storia non è stata in
grado di serbare il
ricordo. Platone, forse
inconsapevolmente, aveva
dato vita ad un mito
destinato a
sopravvivergli e a
giungere fino ai gioni
nostri: Atlantide, un
topos letterario per
l'eternità. Un topos
letterario destinato a
crescere
progressivamente,
destinato a corredarsi
di una vera e propria
mitologia, destinato a
vivere di vita propria,
acquisendo storicità e
veridicità attraverso le
gesta dei suoi dieci re,
della sua regina Antinea,
grazie alle doti
semidivine dei suoi
abitanti e alle favolose
imprese belliche dei
suoi eroi. Sono passati
due millenni da quando
Platone scrisse i suoi
dialoghi e da allora
sono stati versati fiumi
e fiumi d'inchiostro su
Atlantide. Il mitico
continente scomparso è
stato oggetto di studio
da parte di illustri
scienziati, oggetto di
speculazione da parte di
teosofi e adepti delle
nuove pseudo-filosofie
New Age, fonte
d'ispirazione per una
vastissima letteratura
mitologico-fantascientifica.
Atlantide e il suo mito
sono ormai una concreta
realtà, viva e presente
nelle tradizioni
letterarie e culturali
dei popoli di tutto il
globo. Possibile che un
mito così presente,
capace di penetrare in
profondità nella nostra
mentalità sia solo un
grande fenomeno
letterario, al massimo
sconfinante negli ambiti
del folklore? La scienza
ufficiale e il sapere
ortodosso non hanno
dubbi: è impossibile che
in un passato remoto sia
esistita una civiltà
ultra-progredita, ma
della quale il tempo ha
cancellato ogni traccia.
Analizzando la questione
più a fondo non si può
biasimare questa pretesa
certezza. Ammettere,
anche solo per via
ipotetica, l'esistenza
di un antico continente
ora scomparso avrebbe
effetti dalla portata
devastante: si
tratterebbe di mettere
in discussione un sapere
ormai consolidatosi da
secoli, mettere in seria
discussione i fondamenti
ideologici sui quali
poggia la nostra stessa
civiltà, distruggere un
bagaglio di conoscenze
ormai acquisite e date
per scontate. Più
banalmente si
tratterebbe di
riscrivere tutti i libri
di storia, almeno per il
periodo antico. Molto
probabilmente Atlantide,
l'Atlantide platonica e
le sue derivazioni, non
è mai storicamente
esistita. Si tratta di
un brillante artificio
letterario. Però non è
eresia credere che la
nostra storia passata,
soprattutto quella più
antica, non sia quella
imparata sui banchi di
scuola. Anche il più
inguaribile degli
scettici è costretto ad
ammettere che "i conti
non tornano". La
mancanza di prove
inconfutabili dal punto
di vista scientifico e
la mancanza di reperti
archeologici
indubbiamente datati
potrebbe bastare a
nullificare quest'ultima
affermazione, ma, nel
contempo, quale
responsabilità è
imputabile ai pregiudizi
che impediscono anche
solo di prendere in
considerazione certe
tesi?
OOPART (Out Of Place
ARTifacts), antiche
mappe di luoghi nascosti
di Piri Re'is, Mercator,
Oronzio Fineo, imponenti
siti megalitici e
mestose costruzioni come
le piramidi egizie o
sudamericane, popoli
misteriosi come gli
ormai estinti Guanci
delle Canarie e gli
ancora esistenti Dogon
del Sahara... Tutto ciò,
indubbiamente vero,
visibile e testimoniato,
viene dispregiativamente
relegato alla sfera
dell'esoterismo e
affrontato
semplicisticamente dalla
scienza. La paura,
obiettivamente
giustificata, di
rivedere nozioni ormai
acquisite, impedisce nel
contempo di guardare
alla realtà con l'animo
di chi vuole
semplicemente Conoscere
(conoscere con la C
maiuscola, lo studiare
privi da preconcetti con
lo scopo di ampliare il
mare della conoscenza
umana). Il punto
cruciale, nonostante sia
difficile ammetterlo, è
uno solo: la Preistoria
e la storia più antica
non sono età di uomini
bruti e di popolazioni
ancora collocate ai più
bassi gradini
dell'evoluzione sociale,
ma periodi
caratterizzati da
civiltà molto più
progredite di quanto si
possa immaginare,
impegnate nello studio
dell'astronomia, della
matematica,
dell'ingegneria, capaci
di raggiungere
sbalorditivi tragurdi in
ognuno di questi campi,
probabilmente supportate
da un complesso sistema
civile e
religioso-dogmatico.
Civiltà scomparse in
epoche remotissime, ma
in grado di influenzare
i diretti discendenti,
probabilmente più
"barbari" rispetto a
loro stesse, vittime e
protagonisti ad un tempo
di quella vicessitudine
caratteristica da sempre
della storia dell'uomo
("corsi e ricorsi",
parafrasando Vico).
Col termine Atlantide
non si può indicare
solamente un mitico e
favoloso continente
scomparso. Atlantide è
un termine-limite che
sta ad indicare quel
remoto passato caduto
nell'oblio, ma che
incessantemente tenta di
imporsi all'uomo del
presente. Atlantide è un
monito a non voler
abbandonare tra nebbie
del tempo pagine
sbiadite del libro della
storia del genere umano.
Atlantide è un invito a
servirsi della scienza
abbandonando ogni
pregiudizio e ogni falso
dogmatismo, avendo il
coraggio, come novelli
Galileo, di far valere
le proprie ragioni
innanzi al sapere
ufficiale. Atlantide è
una fanatsia, ma tutto
ciò che questo nome
comporta e può
comportare è realtà.
BIBLIOGRAFIA
·
Impronte degli dei, G.
Hancock
·
Il Mito di Atlantide,
Sprague de Camp
·
Custode della Genesi, G.
Hancock
·
Atlantide e Mu, V.
Zecchini
·
La fine di Atlantide,
coniugi Flem-Ath
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