Il termine anglofono
abduction
indica il rapimento di
una o più persone da
parte di entità di
origine extraterrestre,
con il trasporto del
soggetto sequestrato a
bordo del mezzo volante.
Durante la permanenza su
questi velivoli, le
vittime di
abduction
sono oggetto di test
fisici e psicologici;
più raramente, viene
loro impiantato
sottopelle un
microscopico oggetto
dagli scopi sconosciuti.
Una volta terminati i
test, i prelevati sono
riportati a casa od
abbandonati a molti
chilometri di distanza.
Generalmente si è soliti
ritenere che il primo
caso di
abduction
documentato della storia
sia quello avvenuto tra
Indian Head e Ashland
(U.S.A.) il 19 settembre
1961 e che ha avuto come
protagonisti i coniugi
statunitensi Betty e
Barney Hill. I coniugi,
in seguito a un incontro
ravvicinato con un UFO,
si resero conto della
presenza di un “buco” di
due ore nel ricordo di
quella esperienza.
Questo fatto, insieme ad
una serie di disturbi
psicofisici dei quali i
due cominciarono a
soffrire, convinse gli
Hill a rivolgersi a un
esperto ipnotista, il
professor Benjamin
Simon. Questi li
sottopose a diverse
sedute di regressione,
che fecero emergere i
ricordi delle due ore
perse dopo il contatto
con l’oggetto volante
non identificato. Dalle
sedute di ipnosi emerse
che piccoli esseri
umanoidi avevano tratto
i due coniugi a bordo di
un disco volante e
praticato su di loro una
serie di test.
Come detto, questo è il
primo caso ufficialmente
riconosciuto di
rapimento da parte di
extraterrestri. In
realtà, il primo
rapimento da parte di
entità aliene della
storia va collocato
molto più indietro nel
tempo. Nel 1670, l’abate
francese Nicola
Mountfaucon de Villary
pubblicò presso una
stamperia di Parigi un
libello dal titolo
Le Comtè de Gabalis,
Entretiens sur les
sciences secrètes, cioè
Il
Conte di Gabalis,
Conversazioni
sulle scienze segrete.
Il conte di Gabalis del
titolo è evidentemente
un nome fittizio (anche
se Eliphas Lévi ha
voluto riconoscervi
un’allusione al mitico
conte di Saint-Germaine),
che fa riferimento ad un
qualche personaggio
pratico di alchimia e
particolari rituali
esoterici ed ermetici
non meglio identificato.
Ma a noi questo non
importa: ciò di cui
vogliamo occuparci è il
contenuto del libro.
L’opera, molto critica
nei confronti della
Chiesa del tempo,
raccoglie alcune
cronache risalenti ai
tempi dei re francesi
Pipino, Carlo Magno e
Luigi il Buono (circa
VIII-IX secolo). Tra
tutti i fatti riportati
ne Il conte di Gabalis,
uno particolarmente
interessante è avvenuto
in Francia, durante il
regno del padre di Carlo
Magno. Scrive, a
proposito di questo,
Eliphas Lévi:
Sotto il regno di Pipino
il Breve si
manifestarono in Francia
fenomeni assai
singolari. L’aria era
piena di figure umane,
il cielo rifletteva
immagini di palazzi, di
giardini, di flutti
agitati, di vascelli con
le vele al vento e di
eserciti in ordine d
battaglia. L’atmosfera
rassomigliava ad un
grande sogno: tutti
potevano distinguere i
dettagli di questi
quadri fantastici. Si
trattava di un’epidemia
che colpiva gli organi
visivi o di una
perturbazione
atmosferica proiettante
miraggi nell’aria
condensata?
L’immaginazione era
trascinata da queste
meravigliose fantasie
quando apparivano i
miraggi celesti, le
figure umane fra le
nubi. Si confondevano i
sogni con lo stato di
veglia, e parecchie
persone si credettero
levate in alto da
creature aeree. Non si
parlò che di viaggi nei
paesi dei silfi… la
follia s’impadronì delle
menti più sagge, ed
alfine la Chiesa dovette
intervenire.
Per la cronaca, nella
magia medioevale i silfi
o sifilidi sono gli
spiriti elementali
dell’aria, esseri
fantastici ipotizzati
dai cabalisti d’Oriente,
che vivono “dei colori
dell’iride”; nelle
leggende popolari
vengono raffigurati come
“esseri superiori, di
statura molto piccola,
usi ad infastidire i
dormienti”. Ma torniamo
alle cronache. Sempre a
proposito di questi
fatti, un’altra di
queste cronache ha come
protagonista un famoso
cabalista vissuto sotto
Carlo Magno, tale
Zedechia: questi,
volendo convincere come
gli elementi fossero
abitati da tutti “quei
popoli dei quali vi ho
descritto la natura”,
suggerì ai silfi di
mostrarsi a tutti
nell’aria.
Immediatamente, i silfi
obbedirono, mostrandosi
nell’aria a bordo i navi
volanti: “Lo fecero con
maestosità […] ed
apparvero fra nubi su
vascelli
meravigliosamente
costruiti, che essi
manovravano a piacere.”
Tuttavia, il popolo,
gretto ed ignorante ma
non superstizioso, non
volle credere a ciò che
aveva visto. I silfi,
allora, per cercare di
convincere il popolo,
presero a rapire uomini
e donne per condurli
nella loro patria,
Magonia, luogo
meraviglioso ed
incredibile, e mostrare
loro inauditi prodigi.
Pare che un giorno,
nella città francese di
Lione, un gruppo di
questi rapiti sia stato
restituito alla propria
comunità cittadina in
pieno giorno e davanti
agli occhi di tutti.
Ecco il brano:
Avvenne che un
giorno, a Lione, si
videro scendere dalle
“navi aeree” tre uomini
e una donna; tutta la
città si raduna lì
intorno, grida che
quelli sono stregoni e
che Grimoaldo, duca di
Benevento, nemico di
Carlo Magno, li manda
per rovinare le messi
della Francia e gettare
veleni sulle frutta e
nelle fontane. I quattro
innocenti hanno un bel
dire, per difendersi,
che sono dello stesso
paese e che sono stati
rapiti poco prima da
“uomini prodigiosi”;
questi li hanno portati
a bordo di “navi aeree”
di mirabile struttura e
mostrato loro
“meraviglie inaudite”,
pregandoli infine di
riferire tali cose ai
concittadini. Il popolo,
ostinato, non volle
ascoltare la loro
difesa; stava per
gettarli nel fuoco,
quando il brav’uomo
Agobardo, vescovo di
Lione, che aveva
acquistato molta
autorità quand’era stato
monaco in quella città,
accorse al clamore.
Avendo udito l’accusa
del popolo e la difesa
degli imputati,
sentenziò gravemente che
l’una e l’altra erano
false: non era vero che
quegli uomini erano
“scesi dall’aria” e
quello che dicevano di
avervi veduto era
impossibile; la qual
cosa valse loro la vita.
Il popolo, infatti,
credette più alla parola
del buon padre Agobardo
che ai suoi propri
occhi; si calmò, rimise
in libertà i quattro
“ambasciatori dei Silfi”
ed accolse con
ammirazione il libro che
Agobardo scrisse per
confermare la sentenza
che aveva pronunciato.
Così la testimonianza
dei quattro “rapiti” fu
resa vana.
Come si può vedere,
l’episodio narra il
ritorno a casa di
quattro persone, in
precedenza “prelevate”
dai loro luoghi di
residenza, come
tradizione voleva
facessero i silfi. Se
agli occhi di un uomo
del Medioevo questo
fatto poteva apparire
come opera di spiriti
elementari, entità che
abbondavano nelle
tradizioni
folkloristiche del
tempo, agli occhi di
uomini moderni questo
evento sembra essere di
natura diversa: sembra
essere la cronaca di un
ritorno a casa di
vittime di abduction.
Nel caso si trattasse
effettivamente di un
rapimento da parte di
entità di origine
extraterrestre, gli
eventi riportati da
Nicola Mountfaucon de
Villary sarebbero il
primo contatto alieno
ufficialmente
documentato della
storia.
I casi “storici” di
abductions
non si fermano qui. Il
poeta e storico svizzero
Renward Gysat narra di
come, nel novembre del
1572, un certo Hans
Buchmann sia scomparso
nel nulla senza lasciare
traccia di sé.
Nonostante le ricerche
effettuate dalle
autorità e dai parenti,
di lui non si seppe più
nulla per molto tempo.
Buchmann fece ritorno
soltanto molti mesi
dopo: aveva il volto
tumefatto e coperto di
ferite, tagli e
abrasioni. A chi lo
soccorse, riferì di
come, mentre era in
cammino a notte
inoltrata, fosse stato
sollevato in aria da una
forza sovrumana e
trasportato a chilometri
di distanza, addirittura
fino a Milano. Altro
caso riguarda il
conciatore di pelli
Cristoph Kotter. L’11
giugno del 1616, mentre
si trovava in cammino in
direzione di Gorlitz, in
Slesia, Kotter incontrò
una strana creatura, che
egli identificò in un
angelo. Dopo
quell’incontro, a Kotter
cominciarono ad accadere
fatti strani; spesso gli
capitò di ritrovarsi in
località molto lontane
dal punto di partenza,
senza sapere come vi
fosse giunto. Nel XVIII
secolo, in Russia, un
cosacco di nome Puschkin
ed il suo cavallo
sparirono letteralmente
sotto gli occhi di
alcuni contadini mentre
inveiva contro una
misteriosa sfera di
circa tre metri di
diametro comparsa in un
campo nelle vicinanze di
un boschetto. Dopo due
giorni la sfera sparì ed
il cosacco ed il suo
cavallo fecero ritorno a
casa barcollanti,
tremanti, debilitati
fisicamente e senza un
ricordo di cosa fosse
accaduto nei due giorni
di assenza da casa.
Da allora in poi, il
fenomeno dei rapimenti
da parte di entità
aliene è andato
crescendo nel numero e
modificandosi nelle
modalità. Non conosciamo
gli scopi e le
motivazioni di tali
rapimenti, né quali
conseguenze hanno. Le
origini, però, sono
queste. E vanno
ricordate.
BIBLIOGRAFIA
·
Nicolas Pierre Henry de
Montfaucon, Il conte di
Gabalis, Genova,
Phoenix, 1985.
·
M. Lurker, Grande
dizionario illustrato
degli dei, angeli,
demoni, Casale
Monferrato, Piemme,
1994.
·
G. Sechi Mestica,
Dizionario universale di
mitologia, Milano,
Rusconi, 1990. |