Passeggiando per il
suggestivo parco di
Cavalese, splendido
capoluogo trentino della
Val di Fiemme, ci si
imbatte necessariamente
in un “ospite”del parco,
uno strano ammasso di
pietre posto nel verde,
sotto grandi alberi
ombrosi. Si tratta di un
tavolo scolpito nella
pietra, con un incavo
centrale e quattro
grossi sedili curvi di
pietra che lo
circondano. Vicino c’è
un epigrafe che recita:
QUI
SCARIO E REGOLANI
DELLA MAGNIFICA
COMUNITA’
DI FIEMME
ELETTI LEGIFERAVANO
DEL CIVILE DEL CRIMINAL
DEL COMUN
CONSACRANDO
IN ASSEMBLEE DEI VICINI
NEI QUADERNOLI I
PRINCIPII
DELLA GIUSTIZIA
DELL’ORDINE
DELLA LIBERTA’
IN PENSIERO ET ITALICO
IDIOMA
LA VITA DI QUESTA
ALPESTRE
DIMORA
Si tratta del Banco
della Reson,il Banco
della Ragione, ma in
realtà gli eletti della
Comunità di Fiemme hanno
consacrato ben poca
giustizia, ordine e
libertà seduti su quelle
pietre. Tutto è iniziato
durante il regno del
principe vescovo di
Trento Udalrico
Lichtenstein
(1493-1505), quando era
capitano della valle di
Fiemme il barone Vigilio
Firmian e suo vicario,
cioè giudice, Domenico
Zen. A quel tempo, da
almeno due secoli,
l’Europa è stata
letteralmente messa in
ginocchio da una delle
più crudeli piaghe di
tutti i tempi:
l’Inquisizione. Bastava
un nonnulla, una
qualunque quisquiglia
che accadesse a qualcuno
che, nell’atmosfera di
panico e d’ignoranza del
tempo, facesse gridare
al malocchio, alla
stregoneria, a discapito
di qualche povera donna
che finiva arrostita sul
rogo perché
potenzialmente in
contatto col demonio. E,
checché il nostro
attuale Papa ne dica, il
numero delle vittime
regolarmente processate
e giustiziate
dall’Inquisizione
ammonta ad una cifra che
varia tra le 30000 e le
50000 persone, senza
contare i disgraziati
morti nelle carceri e
sotto tortura. Ebbene,
neanche il Trentino,
luogo di rinomata
tranquillità e serenità,
è scampato alla furia
inquisitrice. Gli inizi
del XVI secolo furono
per la regione
micidiali: dopo un primo
processo svoltosi nel
1501 e conclusosi con la
messa al bando
dell’imputato, nel 1505
vennero accusate di
stregoneria 28 persone,
6 delle quali riuscirono
a fuggire prima
dell’arresto e furono
condannate in
contumacia. Delle 22
persone incarcerate, 18
vennero condannate al
rogo ed arse vive,
mentre 4 morirono in
prigione. Gli
interrogatori si
svolsero nel palazzo
vescovile di Cavalese,
la cosiddetta Magnifica
Comunità. Ma i processi
pubblici veri e propri
ebbero luogo, come di
consueto, al Banco della
Resón. Il processo si
concludeva con la
classica votazione,
fatta attraverso
l'introduzione di alcune
biglie nell'incavo del
lastrone interno del
Banco. Il risultato di 4
a 1 portava alla
definitiva condanna al
rogo delle sventurate.
Chiunque sia interessato
a calarsi nel vivo della
realtà seicentesca della
Val di Fiemme non può
non partecipare alla
rievocazione in costume
dei processi alle
streghe che si tiene
ogni anno a Cavalese
agli inizi di gennaio.
Questo si attiene
perfettamente alle
cronache del tempo, e
tra i costumi e i
dialoghi, improntati su
quelli dell’epoca, non
ci si può non perdere in
una così grande tragedia
della storia dell’uomo,
così magica e lontana
ma, allo stesso
tempo,fatta di
intolleranze e
pregiudizi che si
manifestano, seppur con
altri volti, anche nel
nostro quotidiano.
 
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