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La Stregoneria in Italia
Andrea Romanazzi

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la persecuzioni
a cura di Laura Quattrini

 Incisione seicentesca raffigurante la modalità in cui venivano giustiziate le streghe.Certamente tutti conosceranno la fama dell'Inquisizione per quanto riguarda la nefasta attività per i processi contro streghe ed eretici. Gli uni e gli altri hanno per denominatore comune l'ingiustizia feroce e la cieca intolleranza, ma sui primi è opportuno dire qualcosa in più, perché hanno più strettamente a che fare con il tema del diavolo. La prima condanna a morte di una strega si ebbe nel 1244 in Francia, l'ultima nel 1775 in Germania (si danno anche dei casi, quindici anni prima, nella stessa Germania, e ancora dieci anni prima in Svizzera). Queste date riguardano tuttavia fatti relativamente isolati: in realtà la persecuzione contro la stregoneria su vasta scala durò circa quattrocento anni. Bastava mostrare gli occhi arrossati o un colorito troppo intenso per essere creduta, denunciata come una strega e, inesorabilmente, essere condannata al rogo. Al tempo dell'imperatore Massimiliano I (1459-1519), che pure è ritratto da bambino mentre apprende la magia, nel solo circondario di Treviri furono processate più di seimila streghe; poco meno furono quelle bruciate nelle Fiandre nel 1419. Durante il Quattrocento non c'è regione d'Europa dove il numero scenda sotto il migliaio. Vale la pena di tentare di capire, a livello di ipotesi, perchè nessun governo, nessuna autorità, nonostante le numerose opposizioni da parte di scrittori, di scienziati e di qualche buon giudice, non si sia accorto della totale follia della persecuzione. La stregoneria è sorta in un periodo di guerre durato quasi ininterrottamente dal 1337 al 1648, durante il quale sono state combattute la guerra dei Cento anni, quelle di Carlo V e di Filippo II, le guerre di religione e, infine, quella dei Trent'anni, che coinvolse pressochè tutta l'Europa. E' verosimile che dopo il primo mezzo secolo di ostilità, per il protrarsi dello stato di guerra e il conseguente acuirsi della povertà delle popolazioni, l'istituzione lasciasse a desiderare anche negli alti ranghi della giustizia, fino a dare spazio a giudici sempre più incompetenti e fanatici. Il discorso vale anche per la categoria dei medici: quelli che furono interpellati per sapere se le malattie e le morti riscontrate nelle vittime erano dovute a cause naturali o a malefici, non seppero con sicurezza formulare una diagnosi (c'è tuttavia il sospetto che alcuni non volessero farsi coinvolgere in valutazioni che, comunque, erano precostituite). Gli stessi parroci che, in buona fede e a richiesta degli interessati, benedicevano i presunti colpiti da malefici vari, di fatto non si rendevano conto che mettevano in pessima luce gli accusati di fronte ai giudici e alla stessa opinione pubblica e davano un contribuito determinante anche dal punto di vista psicologico (teoria del capro espiatorio). In generale la Chiesa ha sempre condannato il sesso e ridotto il matrimonio a rimedio, con venature più o meno negative, della debolezza della carne. L'avversione nei confronti della sessualità diventa avversione nei confronti delle donne, su cui per l'inferiorità della loro natura il diavolo può fare più presa. L'Umanesimo e il Rinascimento (non importa se vissuti laicamenteLa demonizzazione della donna e l'ossessione del sesso emerge anche nell'ambigua rappresentazione di un diavolo con un volto inequivocabilmente maschile e le mammelle (decima cappella del Sacro Monte di Orta)" o religiosamente) furono con la loro esaltazione della bellezza e del corpo un fenomeno d'èlite, circoscritto alle grandi corti, per di più italiane. Il "piacere della carne" è e resterà un peccato per le masse, a maggior ragione se isolate nelle valli sperdute o nelle campagne e costrette a rinunciare alle poche consolazioni di una vita grama nella speranza di una salvezza finalmente per tutti "uguale". Dopo il Concilio di Trento le mortificazioni delle numerose mistiche, che oggi possono apparire aberranti, sono di natura uguale e contraria della presunta licenziosità satanica delle streghe. Nella tipologia classica della strega (donna estremamente povera, ovviamente analfabeta, appartenente al mondo rurale, spesso vecchia o comunque sola, depositaria di un sapere empirico sul sapere di guarigione delle erbe, levatrice...) si delinea una figura di donna "diversa", suscettibile di stati alterati per assunzione di erbe particolari (alcuni studiosi hanno parlato di vari ricorsi al mondo vegetale e in particolare della "segale cornuta", un fungo parassita della segale, con effetti fra gli altri eccitanti delle fibre muscolari lisce dell'utero, della vescica e del retto). Non vanno poi dimenticati gli stati allucinatori dovuti all'insufficiente ed errata alimentazione. "La droga più efficace e sconvolgente, più amara e feroce, è sempre stata la fame, produttrice di insondabili scompensi psichici e immaginativi: da questa allucinazione forzata sono scaturiti i sogni aggiuntivi e tridimensionali compensativi dalla miseria della quotidianità, dello squallore della ragione e degli oltraggi continui perpetrati su esistenze miserabili e personalità infantili, della mobilità psichica a tendenza convulsiva e isteroide, tipiche di una società schiacciata dal peso degli "status" piramidali, immodificabile per legge divina e volontà regale" (P. Camporesi "Il pane selvaggio", Bologna, 1981). La spiegazione "femminista" ipotizza che, in una società misogina e fallocratica che la reputa un essere inferiore, l'unica possibilità (anche se pericolosissima, come si è potuto constatare!) di dare libero sfogo alle sue pulsioni e di sentirsi protagonista sia potuta essere per la donna LA SCELTA DI ESSERE STREGA. Fatte queste considerazioni, non si può certo considerare esaurito il discorso su un fenomeno di tale portata che ha implicazioni storiche, antropologiche, politiche, medico-sanitarie e, non da ultimo, ecclesiastiche, su cui la questione è ancora aperta. Basti almeno averne denunciato l'orrore.

BIBLIOGRAFIA

· Atlante della storia "Il diavolo (Il maligno forse siamo noi?)" a cura di Angela Cerinotti e Davide Sala - Demetra