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IL SERBATOIO ESOTERICO
a cura di Gianluca Marino

Esistono luoghi dove le leggende e i racconti legati ad eventi paranormali, raggiungono una tale diffusione ed intensità da renderli famosi ed oggetto di studio da parte di un gran numero di persone, siano essi appassionati o semplici curiosi. Questi luoghi non conoscono confini geografici e culturali, ogni paese e ogni razza umana presenta una propria collocazione dove gli uomini raccontano di aver vissuto esperienze di tipo paranormale che si manifestano, a seconda dei casi, in apparizioni spettrali, infestazioni, poltergeist o comunque in fatti che esulano dal normale; gli esempi si sprecano, si pensi a Borley Rectory in Inghilterra, alle innumerevoli leggende di fantasmi in Italia ed, inoltre, ogni continente nessuno escluso, ha i propri spettri da raccontare, esibire, studiare.


È interessante studiare il fenomeno sotto un profilo sociale ed antropologico e per fare ciò possiamo aiutarci col coniare la definizione di “serbatoio esoterico”, ossia un luogo, fisicamente esistente e geograficamente individuabile dove, i fenomeni paranormali presentano una casistica al di sopra della norma sia a livello quantitativo che qualitativo. Stando alla definizione, la locazione in questione dovrebbe essere fisicamente esistente, cioè non presentarsi come il frutto della fantasia ma avere caratteristiche tangibili ed avere una collocazione geografica ben precisa, in modo da poter essere visitabile e raggiungibile mediante comuni indicazioni topografiche; solitamente si tratta di spazi chiusi come case, castelli, sotterranei , ecc. ma si può anche parlare di luoghi aperti come campi, boschi, terreni teatri di battaglie, fiumi, montagne, ecc. Ma perché proprio in questi luoghi abbiamo una così elevata casistica paranormale? Per rispondere a questa domanda possiamo partire da due approcci diversi tra di loro che, a prima vista, potrebbero sembrare dicotomici: l’approccio scettico e quello di coloro che credono ciecamente nell’esistenza dei fenomeni paranormali; proviamo a basarci su un esempio semplice e di cui tutti quanti abbiamo sentito parlare: in un dato paese si sente parlare da generazioni di una casa la quale si dice abitata da strane presenze che si manifestano in un’elevata percentuale di casi e a più persone. Lo scettico che sente parlare della “casa degli spettri” reagirà con un sorriso ironico affermando che, le presenze che abitano la casa, sono il frutto della fantasia o delle burle di qualche buontempone o sono niente altro che farneticazioni di persone facilmente suggestionabili. Certo questa prospettiva è difficile da scardinare perché si basa su postulati razionali, la logica ci insegna che determinati fenomeni non possono essere reali e non possono esistere e, quando ci troviamo di fronte a fatti inspiegabili, la nostra mente ha una sorta di cortocircuito dove il lato razionale e quello metafisico sono in perenne lotta tra di loro.

Il positivismo asserisce che tutto ciò che noi vediamo, sentiamo, tocchiamo si basa su un sistema fisico e matematico il quale funzione in base a meccanismi logici, tutto ciò che non rientra in questo ambito è per definizione falso e quindi non esiste;la conoscenza e il modo di vedere il mondo reale sembrano proprio basati su questi solidi postulati. Ma come avviene la conoscenza? Kant rispose a questo interrogativo dicendo che si conosce attraverso il potere unificante dell’immaginazione e la sintesi dell’intelletto che raccoglie empiricamente le esperienze classificandole in tre categorie: spazio, tempo e rapporto di causa. Questo postulato è stato però contraddetto dalle recenti scoperte scientifiche come la teoria della relatività che ha scardinato i principi spazio tempo e il principio di indeterminazione di Heinsemberg secondo il quale, non possiamo conoscere la posizione di una particella in quanto, quando la investiamo con un fascio di luce per cercarla, essa si sposta.

Se proviamo ad applicare tale importantissimo principio alle scienze sociali, possiamo affermare che la conoscenza dipende dalle condizioni del soggetto osservante ed è quindi culturalmente condizionata cioè è il soggetto stesso che configura la realtà: la natura non è indeterminata ma siamo noi che, a causa dei nostri strumenti limitati, non siamo in grado di captarne in pieno le determinazioni. Quindi, ragionando in questi termini siamo sicuri che l’approccio scettico sia corretto? Solo perché un fenomeno non può essere nell’immediato visto e riprodotto significa che esso non è vero o plausibile? Le domande non sono di facile soluzione ma Popper, che nel 1934 pubblica “la logica della ricerca scientifica”, ci fornisce se non una risposta, un’acuta riflessione affermando che se la scienza positivista esclude a priori che la metafisica sia razionale, questa è un’ affermazione contraddittoria perché è incontrollabile e quindi metafisica per definizione; il filosofo osserva che “per quanti cigni bianchi osserviamo, non saremo mai sicuri di non incontrare un cigno nero” quindi, asserzioni particolari non possono portare alla formulazione di una legge generale.

Nel caso specifico i fantasmi, le case c.d. infestate, analizzate da un punto di vista scientifico, sfidano e contraddicono le leggi fisiche che fino ad oggi conosciamo, le persone morte non possono interagire in nessun modo con il nostro mondo e le energie psichiche, ammettendo che esistano, sono talmente deboli da non poter essere percepite. Ma ne siamo sicuri? Consideriamo ora una posizione del tutto opposta: quella di un’ altra persona che crede nell’esistenza dei fenomeni paranormali ed è convinta che, in quella casa, i fantasmi esistano e si manifestano con una certa regolarità. Qui il discorso potrebbe proseguire semplicemente ribaltando le affermazioni precedenti ma rischierebbe di diventare banale, occorre quindi fare molta attenzione. Nel XIX secolo Sir Arthur Conan Doyle, medico e illustre scrittore creatore di Sherlock Holmes, a seguito di un evento traumatico in cui perse un proprio caro, si avvicinò e rimase coinvolto dallo spiritismo, teoria (per alcuni vera e propria religione), secondo cui l’aldilà esiste ed è possibile mettersi in comunicazione con i defunti attraverso persone particolarmente sensibili dette medium; Doyle credette talmente in questa dottrina esoterica, (a differenza della sua creatura letteraria completamente positivista) da farsi coinvolgere in truffe e speculazioni talmente palesi da essere imbarazzanti. Probabilmente la seconda persona presa in esame, ha voglia di credere nella casa dei fantasmi e quelle strane luci e quegli strani rumori, provenienti da quelle mura, sono sicuramente riconducibili agli spiriti,ciò è avvalorato dalla constatazione che molte persone dicono di aver visto e sentito strane cose e, magari, in quella casa è deceduto anche un bambino di morte violenta.

Che l’uomo abbia bisogno di credere è indubbio e la fede ne è la dimostrazione più lampante; il fatto che stupisce più di tutti è che l’oggetto stesso della fede è riferito ad un’ampia gamma di manifestazioni siano esse una religioni o ideologie. Fin dalla notte dei tempi credere è stato un bisogno primario, in quanto l’uomo si trova da sempre immerso in un ambiente dove esistono poche certezze e dove si osservano fenomeni che non sempre hanno spiegazione, inoltre la naturale fine della vita è un evento biologico traumatico chiamato morte, al di là del quale non si sa di preciso se e come il cammino umano prosegua. Non dimentichiamoci che ci si trova sempre ad affrontare una realtà di tipo mediato dove giocano un ruolo enorme le influenze esterne, soprattutto in un’era come la nostra dove le informazioni di qualsiasi tipo hanno una rapidissima diffusione e come determinati meccanismi, studiati dalla sociologia dimostrano le false piste a cui portano le leggende metropolitane e alcune branche della psicologia, affermano che si può vivere di falsi ricordi pur essendo in piena buonafede. In alcuni casi si può dire che i fenomeni paranormali sono amplificati dalla mente dell’osservatore che, posta in determinate condizioni di stress o di suggestionabilità,va ad influire sui parametri obiettivi e sullo spirito di osservazione. I due punti di vista analizzati, possono sembrare apparentemente dicotomici ma in realtà celano entrambe una voglia innata e molto forte di credere o in una scienza e in una razionalità onnipotenti, o in un desiderio inconscio di osservare determinati fenomeni. Resta comunque un punto fermo e cioè che quel luogo, dove molte persone dicono che ci siano i fantasmi, di cui scrivono i giornali, di cui gli studiosi si appassionano e tentano di fornire spiegazioni, esiste e il suo nome è conosciuto da molti decenni e da intere generazioni.

Probabilmente è proprio una risposta di tipo sociologico, psicologico e antropologico che spiega come mai esistano luoghi che corrispondono alla definizione di serbatoio esoterico e, abbandonando una posizione troppo ancorata a canoni scientifici e al contempo anche quella di pura fede, scopriamo un approccio corretto al problema nella persona che ha l’umiltà di interessarsi a questi fenomeni utilizzando una forma mentis metodologica e validi strumenti di indagine. L’uomo, di qualsiasi età, cultura e posizione sociale, sente un profondo interesse e richiamo per le tematiche che sfuggono ai normali canoni di comprensione. Ecco quindi apparire, nell’immaginario, in quello che Jung chiamava “inconscio collettivo” un luogo dove la nostra sete, il nostro bisogno primordiale di venire a contatto con aspetti misteriosi ed inspiegabili della vita, si concentra in uno spazio ben definito dove si concentrano le leggende e la storia che gli uomini hanno vissuto o sentito di quel luogo. Si crea in questo modo una sorta di zona franca, dove ognuno è libero di sfogare i propri pensieri su che cosa sono e cosa rappresentano quelle strane voci e in cui ognuno, a suo modo, trova conferma che la realtà che ci circonda, non è poi così definita come si crede ed esistono campi che esulano dalle conoscenze comuni dove, la curiosità dell’uomo e a sua spiritualità trovano libero sfogo e le energie psichiche liberano i pensieri non più legati a canoni scientifici a volte castranti. Non abbiamo la presunzione di decidere se questo sia corretto o meno ma il brivido che ci corre lungo la schiena, quando osserviamo al buio quelle mura e sentiamo quei rumori, ci ripaga oltremodo più di ogni teorema; forse è proprio ciò che il serbatoio esoterico ci regala: la libertà di immaginare e di sognare.