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il monastero dei vampiri psichici
a cura di Francesco Mirabelli

"Secondo il folklore tibetano, ai malvagi dopo la morte è riservato un destino terribile, che si compie in una cripta infestata da mostri".

Nella liturgia tibetana è fondamentale l'accompagnamento dei trapassati nel Bardo, luogo in cui essi devono vagare per 49 giorni, attraversando i diversi stadi prestabiliti, fino al momento di una incarnazione. Perchè il passaggio sia facile, è indispensabile conoscere in anticipo il meccanismo della morte: solo in questo modo, infatti, non si rimarrà sorpresi, ma si riuscirà a mantenere, anche di fronte a un'esperienza così straordinaria, la lucidità e la serenità di spirito necessarie per scegliersi una buona reincarnazione. Appena il morente esala l'ultimo respiro, il lama che lo assiste aiuta il suo spirito a uscire dal punto più alto del corpo, cioè attraverso un'apertura che si produce nel cranio per effetto di un grido acuto, composto da due sillabe magiche: "hik" e "phet". Al soffio vitale dei malvagi, non assistiti adeguatamente può capitare però un tremendo destino. In nessun monastero del Tibet si respira un'aria tanto permeata di magia come in quello di Samye, sito presso Lhasa. Costruito nell'VIII secolo d.C. dal mago Padmasambhava, è destinato a scomparire, sommerso dalle sabbie accumulate dal vento intorno alle sue mura. Una leggenda racconta che quando il mago decise di innalzare il monastero, i dèmoni del luogo presero a demolire sistematicamente di notte ciò che lui costruiva il giorno, e le mura non riuscivano a innalzarsi dal suolo....Padmasambhava non si perse d'animo: ingaggiò con gli spiriti maligni una lotta senza quartiere e li obbligò a costruire, sotto il suo, il monastero che avevano fino allora ostacolato. Accadde però che i dèmoni non lo abbandonarono e presero dimora in esso, in modo particolare nel tempio in cui è custodita una sinistra cripta chiamata Ugs-khang (casa del soffio vitale) dove i soffi esalati dai moribondi vengono portati da esseri umani ignari della propria attività e operanti in stato di trance. Perchè i soffi vitali a Samye? E' presto detto: quì abitano le sing-dongmo, demoni femminili dalla testa irta di zanne, che in una stanza sotterranea il cui accesso è vietato a chiunque non sia il grande Lama in persona, martirizzano i soffi vitali delle persone malvagie, e li assorbono avidamente. Nella lugubre sala destinata a tale attività devono sempre essere presenti un grande ceppo di legno e un coltello affilato; una volta l'anno, il capo del monastero penetra nella sala per cambiare i due oggetti affinchè i mostri femminili li abbiano sempre efficienti. Col tempo, era stato permesso ai grandi Lama di farsi aiutare da un giovane monaco nel faticoso lavoro di sostituire il ceppo. Un macabro incidente lì convinse però a ripristinare l'antica usanza di penetrare da soli, armati solo delle proprie difese magiche, nella sala delle Sing-dongmo. Un monaco infatti, dopo aver assistito il maestro nel cambio rituale del ceppo, stava già dirigendosi verso l'uscita quando si sentì trattenuto e tirato indietro. "signore, signore! Qualcuno mi tira per il mantello!" gridò il poveretto terrorizzato. Il Lama si volse verso la sala, ma non vide altro che la cripta silenziosa e vuota. Riprese a camminare col monaco che lo seguiva, dirigendosi verso la porta, ma appena l'ebbe oltrepassata udì un grido: si voltò e scorse il suo giovane accompagnatore morto sulla soglia stregata, senza una goccia di sangue nelle vene. Da allora quel monastero divenne luogo dei dèmoni.

BIBLIOGRAFIA

· I MISTERI anno IV