Ormai
sempre più negli ultimi
anni medium e sensitivi
hanno iniziato ad uscire
dai loro studi, dove si
nascondevano dalla
diffidenza della gente,
per mostrarsi sempre di
più al pubblico. Ed è
così che hanno
cominciato ad apparire
in TV, ospiti di
trasmissioni più o meno
credibili, svariate
forme di medium e
sensitivi, ognuno con il
suo particolare
"potere". La stesura di
questo articolo mi è
venuta in mente non
tanto per creare un
vademecum dei medium e
dei sensitivi, non credo
sia possibile fare una
cosa del genere, ma per
raccogliere alcune
informazioni, derivanti
dalla mia esperienza,
per far conoscere il
mondo di queste persone
e capire meglio i limiti
e i vantaggi del loro
lavoro. Non vuole essere
un ragionamento pro o
contro qualcuno, ma solo
la messa nero su bianco
(o nel caso specifico,
bianco su nero) di
alcune considerazioni
personali che possono
essere più o meno
condivisibili.
Ho notato che le
definizioni di
MEDIUM e SENSITIVO
sono spesso
intercambiabili, anche
tra i praticanti.
Qualcuno sostiene che il
sensitivo è quella
persona con una
sensibilità superiore
alla normalità. Questo
comporta non solo una
forte empatia verso le
emozioni che provano le
persone a loro vicine o
lontane (non
necessariamente in
termini di spazio), ma
anche una maggiore
facilità nel percepire i
cambiamenti energetici
creati dalla presenza di
un'entità1
che spesso e volentieri
comunica o si manifesta
appunto tramite
emozioni. La stessa
linea di pensiero
sostiene che il medium è
invece quella persona
che, oltre ad avere una
spiccata sensibilità, ha
la capacità di essere
usata come vero e
proprio canale da parte
delle entità, per la
comunicazione tra il
loro piano e il nostro.
In pratica, in presenza
di un'entità, il
sensitivo percepisce le
emozioni da questa
emanate e può cercare di
interpretarle per capire
cosa l'entità sta
cercando di comunicare,
mentre il medium può
contare su una vera e
propria comunicazione.
Alcuni praticanti però,
ho notato, invertono le
due spiegazioni. Io
trovo più logica la
prima spiegazione, e per
questo la userò in
questo articolo, ma le
definizioni sono
difficili da dare in
questo campo e lasciano
spesso il tempo che
trovano. Perchè una
persona si trova ad
essere sensitivo o
medium? C'è chi dice che
è un dono (od una
condanna, a seconda dei
punti di vista) con cui
si nasce. Io credo che
l'educazione ricevuta
abbia il suo peso sullo
sviluppo di questi
"poteri". La mia teoria
si basa sul fatto che
una persona nasce con i
canali di collegamento
con altri piani aperti
di default, e questi
tendono a chiudersi
grazie ad alcune
situazioni della vita,
ma penso soprattutto
grazie a come veniamo
abituati ad affrontare
queste situazioni.
Ovviamente non basta
questo per essere dei
sensitivi finiti, la
strada è lunga e
tortuosa, e penso non mi
sia mai capitato di
incontrare un sensitivo
o un medium "completo",
senza nessuna ombra nel
suo operato. Questo non
significa che le persone
che ho incontrato non
siano in grado
affrontare un'entità o
non siano degni di
credibilità, ma solo che
non è un facile lavoro.
Quando si imbocca, per
scelta propria o meno,
la strada della
sensitività (che a mio
modesto parere altro non
è che lo step precedente
alla medianità, sempre
che si decida di
coltivare il dono) le
prime cose che la
persona si trova ad
affrontare sono le
proprie emozioni e la
gestione delle stesse.
Questo lavorone,
sicuramente di non
facile attuazione, nel
frattempo influisce
sulle doti del
sensitivo. Un esempio in
questo caso è dato dalla
persona che vede le sue
potenzialità come una
condanna, quindi le vive
male influenzando
involontariamente le
interpretazioni delle
energie che arrivano
dall'entità. Una volta
accettate le proprie
potenzialità, il passo
successivo (in realtà
sto forzatamente
schematizzando una cosa
che di schemi ne ha ben
pochi) credo sia quello
di riuscire a
distinguere e poi a
tenere separate le
proprie emozioni da
quelle derivanti da
altre persone o da
entità. Inutile che
continui a ripetere che
non è cosa facile.
Spesso e volentieri
infatti le due cose si
mescolano, mettendo a
rischio la veridicità
dell'interpretazione.
Questo non significa che
un sensitivo che non
abbia lavorato su questi
fronti, sbagli sempre e
comunque. Ho però notato
che, sensitivi che
ancora non hanno risolto
questi problemi
personali, spesso hanno
una buona intuizione
istintiva iniziale che
poi però tentando di
continuare il
collegamento, viene
influenzata dalle
proprie paure, perdendo
di minuto in minuto la
veridicità del
messaggio. Una delle
cose più difficili da
fare durante il
collegamento, è proprio
fermare completamente la
propria mente e le
proprie emozioni per non
influenzare il messaggio
con i propri pensieri.

Già a questo punto penso
si possa parlare di
buonissimi sensitivi.
Anche se, come per ogni
cosa, bisogna sempre
tenere presente che si
tratta comunque di
esseri umani, e cose
come la stanchezza, lo
stress ed altri elementi
possono limitarne le
capacità. Un'altra
importante abilità di un
sensitivo infatti, penso
sia quella di riuscire a
dire "stop" quando
prevalgono queste
situazioni: cosa non
sempre facile al giorno
d'oggi non solo per i
sensitivi, ma anche per
moltissime altre
categorie. Siccome si
tratta di un lavoro che
comunque prevede un
grande dispendio di
energie, ho sempre
pensato che per fare un
buon lavoro, un medium
debba sempre tenere al
suo fianco un sensitivo,
come una sorta di
aiutante, che possa
prendere nota di quello
che succede ma
soprattutto che possa
intervenire in caso di
emergenza. A questo
punto, con un lavoro di
gestione di energie e di
autocontrollo, credo che
un sensitivo possa anche
diventare medium.
Il medium, come dicevo,
ha il compito di essere
canale per l'entità,
ovvero di essere il vero
e proprio mezzo che
l'entità usa per
comunicare con questo
mondo (i metodi li
esplicherò in seguito).
La parte difficile di
tutto ciò sta nel fatto
che il medium deve
imparare con
l'esperienza a cercare
il giusto equilibrio tra
lasciare lo spazio
necessario all'entità di
esprimersi e mantenere
quanto serve il
controllo del proprio
corpo, mantenere quanto
serve la lucidità. Va
sottolineato che se uno
è medium non smette
comunque di essere
sensitivo. Ma veniamo ai
vari metodi. Quelli
utilizzati dai sensitivi
e dai medium per la
comunicazione sono
svariati e solitamente
non sono scelti dalle
preferenze delle singole
persone, ma già dalle
prime armi si coltivano
spontaneamente i metodi
che a loro sono più
affini. La trasmissione
a livello empatico di
emozioni è una cosa
comune a tutti, perchè è
proprio il metodo di
comunicazione principale
di qualsiasi tipo di
entità: a livello
sottile sono fatti
proprio di questo,
energia emozionale.
Oltre a questo ognuno ha
il suo metodo. Per
quanto riguarda i
sensitivi c'è chi vede
le entità di vario
genere come se fossero
in carne ed ossa davanti
ai loro occhi; c'è chi
invece vede solo
l'energia (ci sono vari
modi, a me per esempio è
capitato di vedere una
sorta di "movimento"
come capita di vedere
d'estate il calore
sull'asfalto); c'è chi
sente le parole
dell'entità; c'è chi
utilizza la
visualizzazione e quindi
ha delle visioni con
immagini suggerite
dall'entità; c'è anche
chi (anche se nella mia
esperienza finora sono
state più rare) ha
percezioni tattili.
Ovviamente questi metodi
non sono settari, se ne
possono verificare anche
più di uno insieme. Il
problema più grande in
queste occasioni è che,
sia che si veda, si
senta o altro,
la
comunicazione non è
quasi mai diretta, il
messaggio va sempre
interpretato. Ed è
esattamente qui che si
possono creare i
problemi maggiori,
soprattutto se, come
dicevo prima, la persona
non è perfettamente
equilibrata: ma chi di
noi lo è in tutti i
giorni della sua vita?
Anche per quanto
riguarda i medium le
tecniche sono svariate.
La differenza è che con
un medium l'entità è più
invasiva, nel senso che
il medium gli da la
possibilità di
utilizzare una parte del
suo corpo. Succede per
esempio con il medium
che usa la scrittura
automatica: l'entità ha
la possibilità di
utilizzare il suo
braccio per scrivere il
proprio messaggio. Può
succedere invece che
l'entità utilizzi le
corde vocali e la voce
del medium. In questi
casi il medium si
troverà in uno stato di
trance più o meno
profonda, ma sarebbe
meglio sempre e comunque
riuscire a mantenere un
minimo di controllo.
Purtroppo però è una
situazione dove è facile
perderlo, per questo
dicevo che il medium
dovrebbe sempre essere
affiancato da un
sensitivo.
Il legame tra entità e
sensitivo o medium è
particolare. In pratica
possono esistere
distintamente, ma appena
si notano l'un l'altro
si installa un legame,
per il tempo della
comunicazione, molto
forte. L'entità, per
comunicare con noi,ha
bisogno di molta
energia. Può sicuramente
farlo con tutti,
concentrando la forza,
se per lui la
comunicazione è molto
importante, ma con un
sensitivo o un medium,
che hanno e fanno girare
energie particolari, per
l'entità è molto più
semplice. Provate a
pensare di trovarvi in
un paese straniero di
cui non conoscete ne la
lingua ne la cultura: da
giorni state cercando di
comunicare con qualcuno
ma non vi capiscono e
voi non capite loro,
quando ad un certo punto
incontrate un
interprete. Non
diventerebbe il vostro
migliore amico? In
conclusione, essere
medium e sensitivi non è
facile, come non è
facile per chi li
osserva capire cosa sia
da tenere in
considerazione. Forse
potrei dire che in linea
di massima il messaggio
ricevuto dal medium è
più diretto, quindi più
puro... ma non ci sono
molte regole fisse in
questo campo. Quindi
l'unica cosa che posso
consigliare, è quella di
non demonizzare o
credere a priori a
tutto, ma di ascoltare
ed osservare e fare due
conti utilizzando la
propria testa, usando
magari anche un po' di
istinto che non fa mai
male!
NOTE
1:
Entità: ho scelto
questo termine perchè
non parlo solo di
fantasmi in questo caso,
ma voglio includere ogni
forma di presenza
energetica sottile nel
discorso. |