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sensitivi e medium
a cura di Stefania Ferrari

Ormai sempre più negli ultimi anni medium e sensitivi hanno iniziato ad uscire dai loro studi, dove si nascondevano dalla diffidenza della gente, per mostrarsi sempre di più al pubblico. Ed è così che hanno cominciato ad apparire in TV, ospiti di trasmissioni più o meno credibili, svariate forme di medium e sensitivi, ognuno con il suo particolare "potere". La stesura di questo articolo mi è venuta in mente non tanto per creare un vademecum dei medium e dei sensitivi, non credo sia possibile fare una cosa del genere, ma per raccogliere alcune informazioni, derivanti dalla mia esperienza, per far conoscere il mondo di queste persone e capire meglio i limiti e i vantaggi del loro lavoro. Non vuole essere un ragionamento pro o contro qualcuno, ma solo la messa nero su bianco (o nel caso specifico, bianco su nero) di alcune considerazioni personali che possono essere più o meno condivisibili.

Ho notato che le definizioni di MEDIUM e SENSITIVO sono spesso intercambiabili, anche tra i praticanti. Qualcuno sostiene che il sensitivo è quella persona con una sensibilità superiore alla normalità. Questo comporta non solo una forte empatia verso le emozioni che provano le persone a loro vicine o lontane (non necessariamente in termini di spazio), ma anche una maggiore facilità nel percepire i cambiamenti energetici creati dalla presenza di un'entità1 che spesso e volentieri comunica o si manifesta appunto tramite emozioni. La stessa linea di pensiero sostiene che il medium è invece quella persona che, oltre ad avere una spiccata sensibilità, ha la capacità di essere usata come vero e proprio canale da parte delle entità, per la comunicazione tra il loro piano e il nostro. In pratica, in presenza di un'entità, il sensitivo percepisce le emozioni da questa emanate e può cercare di interpretarle per capire cosa l'entità sta cercando di comunicare, mentre il medium può contare su una vera e propria comunicazione. Alcuni praticanti però, ho notato, invertono le due spiegazioni. Io trovo più logica la prima spiegazione, e per questo la userò in questo articolo, ma le definizioni sono difficili da dare in questo campo e lasciano spesso il tempo che trovano. Perchè una persona si trova ad essere sensitivo o medium? C'è chi dice che è un dono (od una condanna, a seconda dei punti di vista) con cui si nasce. Io credo che l'educazione ricevuta abbia il suo peso sullo sviluppo di questi "poteri". La mia teoria si basa sul fatto che una persona nasce con i canali di collegamento con altri piani aperti di default, e questi tendono a chiudersi grazie ad alcune situazioni della vita, ma penso soprattutto grazie a come veniamo abituati ad affrontare queste situazioni. Ovviamente non basta questo per essere dei sensitivi finiti, la strada è lunga e tortuosa, e penso non mi sia mai capitato di incontrare un sensitivo o un medium "completo", senza nessuna ombra nel suo operato. Questo non significa che le persone che ho incontrato non siano in grado affrontare un'entità o non siano degni di credibilità, ma solo che non è un facile lavoro.

Quando si imbocca, per scelta propria o meno, la strada della sensitività (che a mio modesto parere altro non è che lo step precedente alla medianità, sempre che si decida di coltivare il dono) le prime cose che la persona si trova ad affrontare sono le proprie emozioni e la gestione delle stesse. Questo lavorone, sicuramente di non facile attuazione, nel frattempo influisce sulle doti del sensitivo. Un esempio in questo caso è dato dalla persona che vede le sue potenzialità come una condanna, quindi le vive male influenzando involontariamente le interpretazioni delle energie che arrivano dall'entità. Una volta accettate le proprie potenzialità, il passo successivo (in realtà sto forzatamente schematizzando una cosa che di schemi ne ha ben pochi) credo sia quello di riuscire a distinguere e poi a tenere separate le proprie emozioni da quelle derivanti da altre persone o da entità. Inutile che continui a ripetere che non è cosa facile. Spesso e volentieri infatti le due cose si mescolano, mettendo a rischio la veridicità dell'interpretazione. Questo non significa che un sensitivo che non abbia lavorato su questi fronti, sbagli sempre e comunque. Ho però notato che, sensitivi che ancora non hanno risolto questi problemi personali, spesso hanno una buona intuizione istintiva iniziale che poi però tentando di continuare il collegamento, viene influenzata dalle proprie paure, perdendo di minuto in minuto la veridicità del messaggio. Una delle cose più difficili da fare durante il collegamento, è proprio fermare completamente la propria mente e le proprie emozioni per non influenzare il messaggio con i propri pensieri.

Già a questo punto penso si possa parlare di buonissimi sensitivi. Anche se, come per ogni cosa, bisogna sempre tenere presente che si tratta comunque di esseri umani, e cose come la stanchezza, lo stress ed altri elementi possono limitarne le capacità. Un'altra importante abilità di un sensitivo infatti, penso sia quella di riuscire a dire "stop" quando prevalgono queste situazioni: cosa non sempre facile al giorno d'oggi non solo per i sensitivi, ma anche per moltissime altre categorie. Siccome si tratta di un lavoro che comunque prevede un grande dispendio di energie, ho sempre pensato che per fare un buon lavoro, un medium debba sempre tenere al suo fianco un sensitivo, come una sorta di aiutante, che possa prendere nota di quello che succede ma soprattutto che possa intervenire in caso di emergenza. A questo punto, con un lavoro di gestione di energie e di autocontrollo, credo che un sensitivo possa anche diventare medium.

Il medium, come dicevo, ha il compito di essere canale per l'entità, ovvero di essere il vero e proprio mezzo che l'entità usa per comunicare con questo mondo (i metodi li esplicherò in seguito). La parte difficile di tutto ciò sta nel fatto che il medium deve imparare con l'esperienza a cercare il giusto equilibrio tra lasciare lo spazio necessario all'entità di esprimersi e mantenere quanto serve il controllo del proprio corpo, mantenere quanto serve la lucidità. Va sottolineato che se uno è medium non smette comunque di essere sensitivo. Ma veniamo ai vari metodi. Quelli utilizzati dai sensitivi e dai medium per la comunicazione sono svariati e solitamente non sono scelti dalle preferenze delle singole persone, ma già dalle prime armi si coltivano spontaneamente i metodi che a loro sono più affini. La trasmissione a livello empatico di emozioni è una cosa comune a tutti, perchè è proprio il metodo di comunicazione principale di qualsiasi tipo di entità: a livello sottile sono fatti proprio di questo, energia emozionale.

Oltre a questo ognuno ha il suo metodo. Per quanto riguarda i sensitivi c'è chi vede le entità di vario genere come se fossero in carne ed ossa davanti ai loro occhi; c'è chi invece vede solo l'energia (ci sono vari modi, a me per esempio è capitato di vedere una sorta di "movimento" come capita di vedere d'estate il calore sull'asfalto); c'è chi sente le parole dell'entità; c'è chi utilizza la visualizzazione e quindi ha delle visioni con immagini suggerite dall'entità; c'è anche chi (anche se nella mia esperienza finora sono state più rare) ha percezioni tattili. Ovviamente questi metodi non sono settari, se ne possono verificare anche più di uno insieme. Il problema più grande in queste occasioni è che, sia che si veda, si senta o altro, la comunicazione non è quasi mai diretta, il messaggio va sempre interpretato. Ed è esattamente qui che si possono creare i problemi maggiori, soprattutto se, come dicevo prima, la persona non è perfettamente equilibrata: ma chi di noi lo è in tutti i giorni della sua vita? Anche per quanto riguarda i medium le tecniche sono svariate. La differenza è che con un medium l'entità è più invasiva, nel senso che il medium gli da la possibilità di utilizzare una parte del suo corpo. Succede per esempio con il medium che usa la scrittura automatica: l'entità ha la possibilità di utilizzare il suo braccio per scrivere il proprio messaggio. Può succedere invece che l'entità utilizzi le corde vocali e la voce del medium. In questi casi il medium si troverà in uno stato di trance più o meno profonda, ma sarebbe meglio sempre e comunque riuscire a mantenere un minimo di controllo. Purtroppo però è una situazione dove è facile perderlo, per questo dicevo che il medium dovrebbe sempre essere affiancato da un sensitivo.

Il legame tra entità e sensitivo o medium è particolare. In pratica possono esistere distintamente, ma appena si notano l'un l'altro si installa un legame, per il tempo della comunicazione, molto forte. L'entità, per comunicare con noi,ha bisogno di molta energia. Può sicuramente farlo con tutti, concentrando la forza, se per lui la comunicazione è molto importante, ma con un sensitivo o un medium, che hanno e fanno girare energie particolari, per l'entità è molto più semplice. Provate a pensare di trovarvi in un paese straniero di cui non conoscete ne la lingua ne la cultura: da giorni state cercando di comunicare con qualcuno ma non vi capiscono e voi non capite loro, quando ad un certo punto incontrate un interprete. Non diventerebbe il vostro migliore amico? In conclusione, essere medium e sensitivi non è facile, come non è facile per chi li osserva capire cosa sia da tenere in considerazione. Forse potrei dire che in linea di massima il messaggio ricevuto dal medium è più diretto, quindi più puro... ma non ci sono molte regole fisse in questo campo. Quindi l'unica cosa che posso consigliare, è quella di non demonizzare o credere a priori a tutto, ma di ascoltare ed osservare e fare due conti utilizzando la propria testa, usando magari anche un po' di istinto che non fa mai male!

NOTE

1: Entità: ho scelto questo termine perchè non parlo solo di fantasmi in questo caso, ma voglio includere ogni forma di presenza energetica sottile nel discorso.