Quella
sera (il 21 febbraio 2004) Guendalina non è venuta tra noi ma ne abbiamo respirato la
presenza, attraverso il dipinto in cui è rappresentata o quel luogo angusto e buio in cui giocava con la sua palla di pezza
o, meglio ancora, osservando attentamente quelle orme nel soppalco e immaginandola camminare a testa in giù,
con le vesti ben modellate al suo corpo. L’atmosfera si faceva ancor più cupa passando nella stanza in cui quella pietra islamica appoggiata alla parete ci trasmetteva sensazioni di
disagio, senza conoscerne il perché. Soltanto dopo aver guardato attentamente il
disegno, raffigurante la partoriente con le gambe posizionate in maniera
anomala, allora ci si rendeva conto di quello stato d’animo non certo
normale. Quello che vedevi era qualcosa di tenebroso in cui ti
ipotizzavi, ecco perché il malore non era più solo psichico ma anche
fisico. Ne era possibile rimanere indifferenti davanti alla
prigione, ovvero quel buco buio e senz’aria in cui era ancora impresso l’odore putrefatto di animali morti ed escrementi
umani. Queste sensazioni le abbiamo provate visitando il castello di Montebello e abbiamo cercato di
descriverle, con la mente, ad occhi chiusi, ripercorrendo quella visita notturna e immaginando di vivere in quel
tempo, tra i misteri e i fatti strani avvenuti in quel castello dalle stanze fascinose illuminate da una luce fioca e dai passaggi stretti e
angusti. La serata è stata deliziosa, come lo sono stati gli organizzatori di questo primo
meeting, attenti ai particolari, generosi nell’ascoltare e nel fornire
notizie. GRAZIE!
Lorena,
Sara, Roberto
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