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Il castello di Sorci e la Stampa

  Vari articoli tratti da riviste e quotidiani che trattano del Castello di Sorci

   

  Il Castello di Sorci (Anghiari - Arezzo)

a cura di Laura Quattrini

           

Il castello di Sorci sorge poco lontano da Anghiari, teatro della famosa battaglia, e risale al XII secolo. Tra i primi proprietari vi furono i Tarlati, di origine germanica. In seguito la zona di Sorci passò alla Signoria di Firenze, e da una relazione che i commissari fiorentini stesero per la Signoria dopo un'ispezione, si deduce quale potesse essere l'aspetto originario, poi mutato col tempo: "Sono intorno 30 homini. E' un castelletto con un palagio in su le mura et con uno antimuro et parapetto et con fosso con ripe. Pare sia da levare il parapetto, et riempire li fossi et di bassare lo palagio al pari delle mura. Tanto rimane forte compagine". Prima di passare in mano ai Pichi il castello di Sorci fu dimora di Baldaccio Bruni, meglio noto come Baldaccio d'Anghiari, signore anche del castello di Ranco, ottenuto dopo il matrimonio con Annalena Malatesta. Grande uomo d'armi, dimorò al castello di Sorci fino alla sua morte quando, il 6 settembre 1441 la sua vita venne stroncata a tradimento da personaggi che egli considerava amici, venne barbaramente ucciso e gettato da una finestra del Palazzo Vecchio a Firenze, decapitato e lasciato in bella vista davanti alla folla. Sarebbe interessante riportare tutti gli avvenimenti della vita di Baldaccio e delle sue gesta, ma non basterebbe un libro per farlo. Per questo ci limiteremo ad accorciare i tempi e a riportare solo l'avvenimento saliente per la nostra storia. Di lui ci porta notizia Niccolò Machiavelli nelle sue "Istorie Fiorentine":

"Mentre in Romagna le cose secondo questo ordine si travagliano, non stettono i Fiorentini quieti in fra loro. Era in Firenze, intra i cittadini reputati nel governo, Neri di Gino Capponi, della cui reputazione Cosimo dè Medici più che di alcuno altro temeva, perchè al credito grande che gli aveva nella città quello che gli aveva con i soldati si aggiungeva: perchè essendo stato molte volte capo degli eserciti fiorentini se gli aveva con la virtù e con i meriti guadagnati. Oltre a di questo, la memoria delle vittorie che da lui e da Gino suo padre si riconoscevano (avendo questo espugnata Pisa e quello vinto Niccolò Piccino ad Anghiari) lo faceva amare da molti, e temere da quella che desideravano non avere nel governo compagnia. Intra molti altri capi dello esercito fiorentino era Baldaccio di Anghiari, uomo in guerra eccellentissimo, perchè in quelli tempi non era alcuno in Italia che virtà di corpo e d'animo lo superassi; e aveva intra le fanterie, perchè di quelle sempre era stato capo, tanta reputazione che ogni uomo estimava che con quello in ogni impresa e a ogni sua volontà converrebbono. Era Baldaccio amicissimo a Neri, come quello che per le sue virtù, delle quali era sempre stato testimone, lo amava: il che arrecava agli altri cittadini sospetto grandissimo. E giudicando che fussi il lasciarlo pericoloso e il tenerlo pericolosissimo, deliberarono di spegnerlo. Al quale loro pensiero fu in questo la fortuna favorevole. Era gonfaloniere di giustizia messer Bartolomeo Orlandini. Costui, sendo mandato alla guardia di Marradi quando, come di sopra dicemmo, Niccolò Piccino passò in Toscana, vilmente se ne era fuggito, e aveva abbandonato quel passo che per sua natura quasi si difendeva. Dispiacque tanta viltà a Baldaccio, e con parole ingiuriose e con lettere fece noto il poco animo di costui: di che messer Bartolomeo ebbe vergogna e dispiacere grande, e sommamente desiderava vendicarsene, pensando di potere con la morte dello accusatore l'infamia delle sue colpe cancellare. Questo desiderio di messer Bartolomeo era dagli altri cittadini, cognosciuto, tanto che, senza molta fatica, che dovessi spegnere quello gli persuasono, e a un tratto sè della ingiuria vendicasse e lo stato da un uomo liberasse che bisognava o con pericolo nutrirlo o licenziarlo con danno. Fata pertanto Bartolomeo deliberazione di ammazzarlo, rinchiuse nella camera sua molti giovani armati, ed essendo Baldaccio venuto in piazza dove ciascun giorno veniva a trattare con i magistrati della sua condotta, mandò il gonfaloniere per lui, il quale senza alcun sospetto, ubbidì. A cui il gonfaloniere si fece incontro, e con seco per lo andito, lungo le camere dè Signori, della sua condotta ragionando, due o tre volte passeggiò. Di poi, quando gli parve tempo, sendo pervenuto propinquo alla camera che gli armati nascondeva, fece loro il cenno. I quali saltarono fiora e quello trovato solo e disarmato ammazzarono; e così morto, per la finestra che del Palagio in Dogana risponde, gittarono; e di quivi, portatolo in piazza e tagliatogli il capo, per tutto il giorno a tutto il popolo spettaculo ne feciono. Rimase di costui uno solo figliuolo che Annalena sua donna pochi anni davanti gli aveva partorito, il quale non molto tempo visse. E restata Annalena priva del figliuolo e del marito, non volle più con altro uomo accompagnarsi; e fatto delle sue case un munistero, con molte nobile donne che con lei convennono si richiuse, dove santamente morì e visse. La cui memoria, per il munistero creato e nomato da lei, come al presente vive, così viverà sempre. Questo fatto abbassò in parte la potenza di Neri e tolsegli reputazione e amici".

Qui Machiavelli descrive come Baldaccio sia stato ingiustamente e a tradimento assassinato da coloro ce credeva amici. Di questo episodio troviamo opportune spiegazioni nel libro di Giuseppe Bartolomei "Il castel di Sorci in terra d'Anghiari":

"Si era ai primi di setembre. Per il capitano fu quasi una vacanza, nella casa fiorentina insieme alla moglie e al figlio da poco nato, senza l'assillo di preoccupazioni immediate o l'urgenza di una partenza impellente. La mattina, sul tardi, faceva una comparsa in piazza della Signoria per riprendere qualche contatto, incontrare persone di riguardo, i maggiorenti e i magistrati delle condotte. Le strade, anche a cagione del Concilio in corso, erano animati da gruppi di stranieri che si notavano per il diverso e talvolta fantasioso abbigliamento. Era in città anche il papa e Baldaccio ebbe occasione di incontrarlo e di discutere con lui alcune prestazioni. Ma i venti della politica erano cambiati, e al nostro l'aumento del prestigio e della popolarità, oltre che la considerazione di alcuni, avevano portato maggiori diffidenze e più acute ostilità da parte di altri. La fazione di Cosimo era in ripresa. Uno dei suoi più autorevoli amici, Neri Capponi, era in missione a Venezia. Per di più era stato tratto come gonfaloniere di giustizia per i mesi di settembre e di ottobre quel Bartolomeo Orlandini del quale Baldaccio "con parole ingiuriose e con lettere, aveva reso noto il poco animo" nella difesa di Marradi. "Di che, messer Bartolomeo aveva avuto vergogna" annota il Machiavelli nelle Istorie Fiorentine "...e sommamente desiderava vendicarsene, pensando con la morte dell'accusatore, l'infamia delle sue colpe cancellare". L'idea di eliminarlo covava da tempo. L'esecuzione del proposito avvenne senza ripensamenti e con estrema rapidità appena si presentò l'occasione, favorita dal clima di apparente bonaccia che gli stessi interessati avevano in qualche modo propiziato per dissimulare meglio il loro torbido livore. "Fatto pertanto deliberare Bartolomeo d'ammazzarlo, rinchiuse nella camera sua molti giovani armati, ed essendo Baldaccio venuto in piazza (della Signoria).... il gonfaloniere lo mandò a chiamare". Il nostro, "senza alcun sospetto, obbedì". Entrato in Palazzo vechcio, si diresse verso le stanze del gonfaloniere che gli si fece incontro amichevolmente. Passeggiarono per il corridoio parlando delle cose del giorno, finchè "sendo pervenuto propinquo alla camera che gli armati nascondeva, fece loro il segno, i quali saltarono fuora, e quello, trovato solo e disarmato, ammazzarono", sotto lo sguardo indifferente dell'orlandini. Poi quel corpo immane, ormai inanimato, fu gettato con una certa fatica dalla finestra in via della Ninna e trascinato in piazza, dove, per colmo di scempio, gli fu tagliata la testa, e lasciato tutto il giorno a far macabro richiamo per la gentaglia. Era il 6 settembre 1441."

   

LA LEGGENDA E I MISTERI DI SORCI

Dopo la morte di Baldaccio, sembra che il suo spirito, in seguito all'ingiustizia subita, si sia manifestato al castello di Sorci ogni cinquant'anni dopo il 1441, alla mezzanotte del giorno della ricorrenza della sua morte, il 6 settembre. L'attuale proprietario (dal 1970) del castello di Sorci, Primetto Barelli, afferma di aver acquistato il castello proprio in seguito a varie apparizioni di Baldaccio, che lo avrebbe spinto all'acquisto per tramandare una tradizione per la quale tutti i precedenti proprietari del castello avevano il cognome che iniziava per "B". Cosa alquanto strana, o almeno secondo il nostro parere, il fatto che secondo la "leggenda" lo spirito di Baldaccio si mostri senza testa, o meglio, portandola sotto il braccio. Strana perchè, da quanto sappiamo, in genere le manifestazioni spiritiche, se così possono essere definite, sono in figura intera. Ad ogni modo continueremo ad indagare su questo mistero... Ulteriori informazioni e notizie sono presenti negli articoli di giornale che ci sono stati forniti dal castello di Sorci, riguardo l'ultima attesa apparizione di Baldaccio nel 1991 e contenenti altre interessanti notizie. 

Un altro mistero legato al castello di Sorci riguarda il fatto che, da quanto si racconta, spesso si ode il suono di uno zufolo o di un'ocarina senza sapere quale sia la provenienza. Troviamo informazioni riguardo questa leggenda nel sopra citato libro di Giuseppe Bartolomei "Il castel di Sorci in terra d'Anghiari" dal quale abbiamo estratto le notizie a riguardo:

"...La notte era fonda e l'immoto cielo rendeva le stelle più limpide. Lontano abbaiava un cane. Il Salmi procedeva incerto verso la sua macchina. "E' l'ora dei fantasmi" disse qualcuno per rompere quel certo imbarazzo del silenzio. "E il lupo urla..." concluse un altro tra l'ironico e il divertito. "No - ribattè subito un terzo, certo del posto - non è un lupo quello che udite. Questo è un cane solo, e fa la guardia. Qui, quando i cani ululano insieme, è segno di disgrazia...". Nel buio erano le voci e i silenzi che assumevano uno spessore: i corpi parevano scomparsi. "A quest'ora - proseguì lo stesso - è più facile sentire lo zufolo di Sorci". Ci fu una pausa. "Certo, tutti lo sanno qui, e lo ascoltano in certe notti. E' come il suono dolce di un flauto o di un'ocarina che si sente senza sapere da dove arrivi. Se uno va da una parte, lo sente dall'altra... Nessuno è mai riuscito a localizzarne la provenienza"...".

           

IL CASTELLO DI SORCI E LA STAMPA (Articoli di riviste e quotidiani sul castello di sorci)

     

CURIOSITA'

Il castello di Sorci è anche una rinomata locanda di cucina tradizionale toscana, e sembra che anche all'interno della locanda si verifichino strani episodi, forse anche in questo caso è causa di Baldaccio...? Per chi fosse interessato riportiamo qui lo "strano" menu della locanda:

LUNEDI': chiuso per turno
MARTEDI': tagliolini con fagioli
MERCOLEDI': quadrucci con ceci
GIOVEDI': gnocchi
VENERDI': ribollita
SABATO: farro, polenta o risotto con funghi
DOMENICA: Polenta o risotto con funghi e carrettiera
Tagliatelle tutti i giorni

       
Lo Staff ringrazia il titolare del castello di Sorci Primetto Barelli e la segretaria Paola per la disponibilità dimostrata nel fornire gli articoli di giornale riguardanti gli strani avvenimenti al castello.
       

COME ARRIVARE

da Arezzo:

Andare in direzione Palazzo d. Pero, proseguire per Sansepolcro e quindi procedere in direzione Anghiari.

da Città di Castello:

Andare in direzione Sansepolcro, proseguire per Arezzo e quindi procedere in direzione Anghiari. Per raggiungere il luogo da entrambe le parti è sufficiente seguire la segnaletica per il castello di Sorci.

   

INFORMAZIONI E CONTATTI

Aperto dal martedì alla domenica dalle 15:00 alle 18:00, chiuso il lunedì. 
Per ulteriori informazioni Tel. 0575/789066 - Fax 0575/788022 oppure www.mnet96.com/sorci

      

BIBLIOGRAFIA

Il castel di Sorci in terra d'Anghiari di Giuseppe Bartolomei

           

        

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