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Grazzano Visconti e il fantasma di Aloisa

a cura di Stefano Tansini

 

 
 
  
  
  
   

I misteri di Grazzano Visconti (Grazzano Visconti - Piacenza)

a cura di Davide Oldazzi

      

Mi ritrovo per lavoro a Piacenza. Il proprietario di una nota ditta di filati pregiati, mi mostra un dipinto insolito appeso nella sala riunioni del terzo piano di una palazzina uffici a dir poco tecnologica. In tutto questo “moderno” e futuristico ambiente, balza subito all’occhio come un dipinto senile e di fattura antica, risieda in un habitat così innovativo.
Interessato dal mio stupore, il manager dapprima schivo e riservato, si mostra d’un tratto disponibile e voglioso nell’illustrarmi il motivo e le origini di quel dipinto. In realtà quella tela risultava una semplice stampa, un rifacimento a solvente molto ben fatto su “canvas”, di un vero dipinto murale presente in molti lochi di una cittadina medioevale non lontano dalla provincia… Addentrandoci nella novella, scopre la mia passione per l’occulto e il mistero e col fare sempre più invadente di chi la sa lunga, inizia col narrarmi una storia a dir poco intrigante sul borgo medioevale che due giorni dopo mi ritrovo a visitare.

L'ENIGMATICO DIPINTO

Diffuso sui muri del Borgo si incontra un enigmatico dipinto: un cartiglio con una scritta in caratteri gotici, che sale a volute sul gambo di un grande garofano rosso. Si tratta con ogni probabilità della risposta lasciata dall'ideatore di Grazzano Visconti ai critici di maniera, agli estimatori del bello non in quanto tale, ma dell'autentico anche se di modesto pregio.

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L'enigmatica scritta se letta da destra verso sinistra risulta infatti:
"IMPIPATENE E GUARDA IN ALTO"

GRAZZANO VISCONTI: CITTA' D'ARTE

180 Abitanti - 1 Fantasma. La località è nominata in documenti dell'anno Mille a proposito di donazioni di terre al Monastero di san Savino di Piacenza. La Grazzano di oggi lega la sua storia a quella di una delle più celebri famiglie Italiane "I Visconti di Milano". L'insegna Viscontea, IL BISCIONE, definita da Dante Alighieri "la vipera che il milanese accampa"  trova remote origini nelle imprese guerresche compiute dai Visconti in Terra Santa (fonti: “Grazzano Visconti” - Città d’arte a cura di Renato Passerini).

Un manoscritto del 1395 riporta:

"Noi Signore di Milano e Conte di Virtù, Vicario Generale Imperiale, volendo compiacere per speciale grazia i nostri egregi e diletti Signori Giovanni Anguissola e Beatrice Visconti sua consorte, concediamo che nella loro proprietà di Grazzano, nel nostro distretto di Piacenza, possano far costruire liberamente e impunemente una fortificazione quale loro aggradi, nonostante alcuni decreti o nostri ordini emessi in contrario. I mandanti osservino e facciano inviolabilmente osservare questo nostro scritto. In testimonianza della qualcosa abbiamo disposto che la presente sia compilata registrata e convalidata con il nostro sigillo." Pavia - 18 febbraio 1395

IL FANTASMA

Non v'è Castello senza fantasma: quello di Grazzano è di sesso femminile. Risponde al nome di Aloisa. Piccoletta, ben in carne, le braccia al sen conserte, da1 suo basamento sito neì pressi della piazza del Biscione occhieggia oggi verso i turisti. Le sembianze della statua che la raffigura sono fedeli al ritratto che fece di sé, guidando la mano di un medium nel corso di una seduta spiritica. Narrò naturalmente la propria storia, che gli abitanti del borgo si tramandano:
Sposa ad un Capitano di Milizia, perì di gelosia in seguito al tradimento del marito, e da allora vaga per il Castello e il parco. Di notte - così dice la storia che viene tramandata - si rifugia tra la mura del castello e si comporta in maniera assai manesca, tirando calci e schiaffeggiando gli ospiti, a meno che questi le facciano dei doni, appendendo alla statua, posta in una delle stanze, collane e monili, che ne appaghino la vanità di spettro femminile. Ecco dunque che la statua della Aloisa castellana sfoggia i doni dei previdenti ospiti che, credere o non credere, hanno comunque preferito ingraziarsi lo spettro.
La storia della Aloisa, è stata al centro di una Mostra allestita al teatro del castello dedicata alle testimonianze e alle tradizioni del Borgo. Tra i giornali che si occuparono della manifestazione, la Stampa di Torino, il cui testo fu ripreso da una agenzia inglese e diffuso su diversi giornali.
Successivamente il Sunday Express - quattro milioni di copie - ha incaricato il corrispondente in Italia di un servizio in chiave parapsicologica. Assistito da esperti del settore, il giornalista ha sottoposo le statue a diversi esami e alla famosa prova del "pendolino" alla fine il responso: "L'Aloisa risulta sorprendentemente viva. Si tratta di una donna che amò e sofferse molto".
Molti altri i sorprendenti incontri con l'Aloisa. Tra i più recenti quelli occorsi, in tempi diversi, ad un reporter di una stazione televisiva e al corrispondente di un quotidiano locale. Entrambi affrontarono l'argomento con manifesta incredulità. Il primo riuscì a fotografare l'effige della statua solo dopo aver fatto opera di conversione - nel frattempo aveva però inceppato la fotocamera e avuto ripetuti guai con il lampeggiatore.
Il secondo raccoglieva, servendosi di un registratore, impressioni sullo spettro; alla fine delle interviste sulla pista magnetica risultarono le sole voci favorevoli alla Aloisa.

Impossibile non rimanere affascinati dallo stile di vita e dal mistero che al calar del sole, avvolge questo posto incantato e “fuori dal modo”; i rumori, la perenne coltre di nebbia che compare a bassa quota, il silenzio impenetrabile che cala non appena i battenti delle poche case, si chiudono lasciando il borgo deserto e oscuro. Erano le dieci di sera, quando le campane della chiesa del “paese” rintoccarono le ore; alzato lo sguardo, mi ritrovai senza rendermene conto, dinnanzi al portone del castello. Appesi per la massima apertura alare, potei scorgere sul grosso portale in legno d'ingresso, le carcasse di diversi volatili alcune ancora conservate, altre ridotte a filamentose cartilagini. Uccelli predatori catturati nel parco ed esposti a pubblico ed eloquente monito per scoraggiare eventuali malintenzionati.

Finito questo articolo, prenderò carta e penna e scriverò al Conte Giammaria Visconti di Modrone, proprietario del castello di Grazzano Visconti, unica persona in grado di saziare la mia voglia di sapere e conoscere, le vere e sentite, sul fantasma di Aloisa.

 

                  

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