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I misteri di
Grazzano Visconti (Grazzano Visconti -
Piacenza) |
a cura di Davide Oldazzi
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Mi
ritrovo per lavoro a Piacenza. Il proprietario di una nota
ditta di filati pregiati, mi mostra un dipinto insolito
appeso nella sala riunioni del terzo piano di una palazzina
uffici a dir poco tecnologica. In tutto questo
“moderno”
e futuristico ambiente, balza subito all’occhio come un
dipinto senile e di fattura antica, risieda in un habitat
così innovativo.
Interessato dal mio stupore, il manager dapprima schivo e
riservato, si mostra d’un tratto disponibile e voglioso
nell’illustrarmi il motivo e le origini di quel dipinto. In
realtà quella tela risultava una semplice stampa, un
rifacimento a solvente molto ben fatto su “canvas”, di un
vero dipinto murale presente in molti lochi di una cittadina
medioevale non lontano dalla provincia… Addentrandoci nella
novella, scopre la mia passione per l’occulto e il mistero e
col fare sempre più invadente di chi la sa lunga, inizia col
narrarmi una storia a dir poco intrigante sul borgo
medioevale che due giorni dopo mi ritrovo a visitare. |
L'ENIGMATICO
DIPINTO |
Diffuso sui
muri del Borgo si incontra un enigmatico dipinto: un
cartiglio con una scritta in caratteri gotici, che sale a
volute sul gambo di un grande garofano rosso. Si tratta con
ogni probabilità della risposta lasciata dall'ideatore di
Grazzano Visconti ai critici di maniera, agli estimatori del
bello non in quanto tale, ma dell'autentico anche se di
modesto pregio. |
Otla.ni.adrang.e.enetapipmi
L'enigmatica scritta se letta da destra verso sinistra
risulta infatti:
"IMPIPATENE E GUARDA IN ALTO" |
GRAZZANO
VISCONTI: CITTA' D'ARTE |
180 Abitanti
- 1 Fantasma. La località è nominata in documenti dell'anno
Mille a proposito di donazioni di terre al Monastero di san
Savino di Piacenza. La Grazzano di oggi lega la sua storia a
quella di una delle più celebri famiglie Italiane "I
Visconti di Milano". L'insegna Viscontea, IL BISCIONE,
definita da Dante Alighieri "la vipera che il milanese
accampa" trova remote origini nelle imprese guerresche
compiute dai Visconti in Terra Santa (fonti: “Grazzano
Visconti” - Città d’arte a cura di Renato Passerini).
Un
manoscritto del 1395 riporta:
"Noi Signore di Milano e Conte di Virtù, Vicario Generale
Imperiale, volendo compiacere per speciale grazia i nostri
egregi e diletti Signori Giovanni Anguissola e Beatrice
Visconti sua consorte, concediamo che nella loro proprietà
di Grazzano, nel nostro distretto di Piacenza, possano far
costruire liberamente e impunemente una fortificazione quale
loro aggradi, nonostante alcuni decreti o nostri ordini
emessi in contrario. I mandanti osservino e facciano
inviolabilmente osservare questo nostro scritto. In
testimonianza della qualcosa abbiamo disposto che la
presente sia compilata registrata e convalidata con il
nostro sigillo." Pavia - 18 febbraio 1395 |
IL FANTASMA |
Non v'è
Castello senza fantasma: quello di Grazzano è di sesso
femminile. Risponde al nome di Aloisa. Piccoletta, ben in
carne, le braccia al sen conserte, da1 suo basamento sito
neì pressi della piazza del Biscione occhieggia oggi verso i
turisti. Le sembianze della statua che la raffigura sono
fedeli al ritratto che fece di sé, guidando la mano di un
medium nel corso di una seduta spiritica. Narrò naturalmente
la propria storia, che gli abitanti del borgo si tramandano:
Sposa ad un Capitano di Milizia, perì di gelosia in seguito
al tradimento del marito, e da allora vaga per il Castello e
il parco. Di notte - così dice la storia che viene
tramandata - si rifugia tra la mura del castello e si
comporta in maniera assai manesca, tirando calci e
schiaffeggia ndo
gli ospiti, a meno che questi le facciano dei doni,
appendendo alla statua, posta in una delle stanze, collane e
monili, che ne appaghino la vanità di spettro femminile.
Ecco dunque che la statua della Aloisa castellana sfoggia i
doni dei previdenti ospiti che, credere o non credere, hanno
comunque preferito ingraziarsi lo spettro.
La storia della Aloisa, è stata al centro di una Mostra
allestita al teatro del castello dedicata alle testimonianze
e alle tradizioni del Borgo. Tra i giornali che si
occuparono della manifestazione, la Stampa di Torino, il cui
testo fu ripreso da una agenzia inglese e diffuso su diversi
giornali.
Successivamente il Sunday Express - quattro milioni di copie
- ha incaricato il corrispondente in Italia di un servizio
in chiave parapsicologica. Assistito da esperti del settore,
il giornalista ha sottoposo le statue a diversi esami e alla
famosa prova del "pendolino" alla fine il responso:
"L'Aloisa risulta sorprendentemente viva. Si tratta di una
donna che amò e sofferse molto".
Molti altri i sorprendenti incontri con l'Aloisa. Tra i più
recenti quelli occorsi, in tempi diversi, ad un reporter di
una stazione televisiva e al corrispondente di un quotidiano
locale. Entrambi affrontarono l'argomento con manifesta
incredulità. Il primo riuscì a fotografare l'effige della
statua solo dopo aver fatto opera di conversione - nel f rattempo
aveva però inceppato la fotocamera e avuto ripetuti guai con
il lampeggiatore.
Il secondo raccoglieva, servendosi di un registratore,
impressioni sullo spettro; alla fine delle interviste sulla
pista magnetica risultarono le sole voci favorevoli alla
Aloisa.
Impossibile non rimanere affascinati dallo stile di vita e
dal mistero che al calar del sole, avvolge questo posto
incantato e “fuori dal modo”; i rumori, la perenne coltre di
nebbia che compare a bassa quota, il silenzio impenetrabile
che cala non appena i battenti delle poche case, si chiudono
lasciando il borgo deserto e oscuro. Erano le dieci di sera,
quando le campane della chiesa del “paese” rintoccarono le
ore; alzato lo sguardo, mi ritrovai senza rendermene conto,
dinnanzi al portone del castello. Appesi per la massima
apertura alare, potei scorgere sul grosso portale in legno
d'ingresso, le carcasse di diversi volatili alcune ancora
conservate, altre ridotte a filamentose cartilagini. Uccelli
predatori catturati nel parco ed esposti a pubblico ed
eloquente monito per scoraggiare eventuali malintenzionati.
Finito questo articolo, prenderò carta e penna e scriverò al
Conte Giammaria Visconti di Modrone, proprietario del
castello di Grazzano Visconti, unica persona in grado di
saziare la mia voglia di sapere e conoscere, le vere e
sentite, sul fantasma di Aloisa. |
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