La storia del diavolo, o
meglio, di un vero e
proprio diavolo, si
trova nelle religioni
monoteiste, o
semimonoteiste:
altrimenti si potrebbe
meglio parlare di demoni
o di demonismo.
Particolarmente
importante è la figura
del diavolo nell'Islam e
nello zoroastrismo o
mazdeismo.
IL
DIAVOLO NELL'ISLAM
Il diavolo ha nell'Islam
il nome proprio di "Iblis"
(che è una probabile
corruzione del greco "diàbolos")
e quello più in generale
di "shaitan",
dall'ebraico "satan". Ma
l'idea-forza basilare
dell'Islam, quella cioè
dell'assoluta
onnipotenza, libertà e
arbitrarietà di Dio,
toglie molta della sua
malignità radicale alla
figura del diavolo, che
appare poco più che un
servitore, di un Dio che
in sostanza è al di là
del bene e del male.
Anche per l'Islam, "Iblis"
era prima un angelo
buono, che decadde al
ruolo di diavolo per un
peccato di superbia
identificato dall'Islam
col suo rifiuto di
prosternarsi obbedendo
ad un ordine
apparentemente assurdo
di Dio davanti ad Adamo.
"Iblis" rifiutò perchè
solo a Dio ci si deve
prosternare e perchè
Adamo, fatto di terra,
sarebbe stato inferiore
a lui, fatto di fuoco.
Ma ignorò così che il
vero monoteista
obbedisce all'atto del
comando divino,
qualunque esso sia,
anche se apparentemente
assurdo: in quanto
secondo tali religioni
Dio solo sa quel che fa.
Tale figura del diavolo
si è prestata ad
interessanti sviluppi in
molte correnti della
mistica. Fra gli altri,
al-Hallaj ha espresso in
brani di appassionata
tensione il dramma di
Satana (ossia "Iblis"),
innamorato adoratore di
Dio, e pur portato dal
proprio giudizio a
disobbedirgli, pensando
di interpretare il più
vero pensiero del suo
Signore.
IL
DIAVOLO NELLE RELIGIONI
SEMIMONOTEISTE
Ben diversa è invece la
figura del diavolo nel
semimonoteismo mazdaico.
Qui il Dio unico del
monoteismo assoluto, al
di sopra e oltre lo
stesso bene e male, si
scinde in un Dio buono,
"Ahura Mazdah", e un Dio
cattivo, "Angra Mainyu".
Anche se è vero che alla
fine dei tempi il Dio
buono risulterà
vittorioso e annienterà
lo Spirito del Male, in
questo periodo "di
mescolanza", come è
chiamato nei testi
zoroastriani, nella vita
del mondo "visibile", la
potenza di Ahriman è
grande; egli ha una sua
creazione, mescolata con
la creazione buona, e ha
i suoi angeli.
I
DEMONI SECONDARI
Sia nell'Islam, sia nel
mazdeismo, il vero e
proprio diavolo ha al
suo servizio demoni
secondari. Nell'Islam
sono detti "shayatin" e
la loro opera è la
tentazione, che è
espressa col termine
tecnico di "waswas", da
una radice che significa
"bisbigliare", sempre
tuttavia "col permesso
di Dio". Nell'Islam poi
esiste una speciale
categoria di esseri
semidemoniaci, o geni, i
cosiddetti "ginn", i
quali però sono, più che
diavoli o demoni,
diciamo pure entità
diverse dall'uomo e a
lui per lo più
invisibili. I "ginn"
possono essere sia
credenti che
miscredenti, sia buoni
che cattivi, sia maschi
che femmine, e possono
persino, secondo la
tradizione, aver
rapporti sessuali con
gli esseri umani. I
demoni secondari mazdei
sono invece delle vere e
proprie ipostasi dei
vizi, e uno dei più
feroci e pericolosi è il
demone "Aeshma", cioè il
demone dell'ira. Circa
il nome dei demoni
mazdaici, "daeva" (nome
indiano che corrisponde
a "divinità" o "dio") è
ormai quasi del tutto
abbandonata l'ipotesi
che "Zarathustra" nella
sua riforma monoteistica
abbia volutamente dato
il senso di demone al
vocabolo indicante gli
dei del politeismo
indo-ario. E' più
probabile che nel
linguaggio antico
iranico, dove già
esisteva un termine per
"dio", cioè "baga", "daeva"
fossero dei di
popolazioni parenti ma
nemiche, cui si
attribuiva già, a
prescindere dalle
riforme monoteistiche,
forte carica satanica.
BIBLIOGRAFIA
·
Enciclopedia Europea
Garzanti
·
Il Libro Infernale
·
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