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folletti
a cura di Laura Quattrini

Nella vita comune dell'uomo normale, il ripetersi casuale di certi eventi, l'avverarsi dei sogni, il crearsi di mille piccole situazioni apparentemente affidate alla bizzarria del destino,possono far nascere altrettante credenze e superstizioni che riescono a dare di tali fenomeni una spiegazione più o meno ingenua, ma tuttavia tale da appagare la curiosità di coloro che vi credono. Per questo assai giustamente si è osservato che la principale ragione per la quale sono stati inventati spiritelli, genietti, demoni, folletti e altri esseri di questa specie, è proprio quella di far ricadere su di essi la responsabilità dei guai, degli incidenti, delle sfortunate combinazioni che possono accadere agli uomini. In questo articolo si passeranno brevemente in rassegna alcune di queste fantastiche creature che popolano la mente dei superstiziosi sulla scorta delle credenze popolari raccolte da Felice Del Beccaro nel Bollettino storico lucchese. Risalendo alle origini troviamo, nella mitologia romana, tra i genii dei boschi,Fauno. Più che un genietto vero e proprio è una divinità che tutela la campagna, i monti ed il bestiame, ma al pari dei genietti, trova gusto a terrorizzare la gente entrando di notte nelle case e provocando in coloro che dormono sogni paurosi o addirittura destandoli per porre loro dinanzi apparizioni terribili. Per questo genere di scherzi Fauno è detto, dai Romani, "incubo". Nell'antica Gracia un genietto assai simile a Fauno fu Pan; anche esso terrorizzava nei boschi gli uomini solitari creando quel "timor panico" che ancor oggi è rimasto nella nostra lingua per indicare la paura improvvisa. Folletto che vive nei boschi è pure Silvano, caratteristico per le sue apparizioni improvvise fatte per incutere timore: da esso deriva "salvan", nome ancor oggi conosciuto in alcuni paesi della Lombardia. Del resto i torinesi chiamano con il nome di "sarvan" quel bagliore o riverbero che è prodotto da uno specchio incontro al sole; i trentini lo chiamano "salvanell", sempre derivandone il nome dal genio boschereccio del latino Silvano. Per rimanere nell'antichità, genii benevoli che esercitavano una notevole influenza sulla vita degli uomini possono essere considerati i Penati e i Lari che, a somiglianza dei Mani, rappresentavano le anime buone dei defunti. Le anime dei cattivi erano invece identificate nei Lemuri che tormentavano i vivi in vari modi. Era appunto ai Lemuri che si attribuivano le apparizioni degli spettri.

FOLLETTI DI OGNI PAESE

Nella tradizione germanica del Medio Evo, gli spiriti erano rappresentati dagli Elfi che abitano l'aria, l'acqua, i boschi e i monti. Questi Elfi sono piccoli esseri e si distinguono in Elfi bianchi ed Elfi neri: i primi amici degli uomini, i secondi nemici. Un boscaiolo della Foresta Nera affermò, non più di una ventina d'anni fa, di aver visto simili esseri fantastici vagare per i boschi e di avervi persino conversato. Nel 1800 Carlo De Coster studiò ampiamente un folletto che, secondo la tradizione germanica e fiamminga, sarebbe realmente esistito. Si chiama Till Eulenspiegel e si ritiene che le sue imprese furono oltre che burlesche anche di carattere eroico e glorioso. Nelle leggende nordiche, come ognuno sa, gli spiritelli risiedono a nugoli; sono in genere piccoli esseri pieni di furberia e dispettosi oltre ogni dire. Un certo professore Calmeti, studioso di scienze occulte, assicurava di avere conosciuto un individuo che aveva per cameriere un folletto il quale gli lustrava gli stivali e gli radeva la barba. Ancora nei riguardi della tradizione straniera sappiamo che Shakespeare descrive ampiamente nell'atto I di Romeo e Giuilietta la regina Mab, la quale, secondo le leggende inglesi, è la fata dei sogni, la diavolessa notturna. In Francia il diavolo che turba i sogni dei mortali è Cauchemar; presso i Russi un analogo diavoletto è conosciuto sotto il nome di Domovoi.

SPIRITELLI DI CASA NOSTRA

Neppure in Italia mancano naturalmente i folletti astuti e maliziosi, fatti apposta per compiere o tramare burle ai poveri creduloni. Essi hanno un nome diverso in ciascuna regione: Linchetto in Toscana, Mazzamareddu in Sicilia, Carcaveja in Piemonte, Massaruol nel Bellunese, ma essi hanno in comune la caratteristica di rappresentare, per il popolo delle campagne, per i contadini specialmente, una risposta a tanti "perché" capaci di assillare la loro mente non molto evoluta o magari abituata a non pensar troppo. Non si trova un oggetto: "L'avrà preso il Linchetto!". C'è chi ha paura a recarsi di notte da un posto all'altro: "Ti mangerà il Gatto Mammone!". La credenza nel Gatto Mammone pare sia comune a quasi tutte le regioni d'Italia. Si legge in antichi libri che il sonno tribolato dalla fantasia deve essere attribuito al Gatto Mammone, un folletto che si accovaccia sul petto delle persone addormentate provocando loro orribili incubi. Il vocabolo "mammone" del resto ha origini antichissime ed è da riferirsi al "mammona" ebraico che significa "diavolo". Naturalmente i mille "dispettucci" che queste fantastiche creature compiono, sono diversi a seconda che colpiscano gli abitanti delle città o i campagnoli o i montanari. In città questi folletti sembrano esplicare la loro instancabile attività soprattutto fra le pareti della vita domestica provocando la caduta degli oggetti, otturando le toppe delle porte, facendo tintinnare i vetri, tirando le coperte a chi dorme. Ma nelle campagne dove la superstizione, e talvolta l'ignoranza, è più radicata, le diavolerie dei folletti sono ancor più varie e dispettose: essi si nascondono nei tini al tempo della vendemmia provocando nel vino una clamorosa fermentazione, arricciano i crini ai cavalli e si prendono gusto a bussare di notte alla porta di quelli che dormono; tolgono il mangime alle bestie, scompongono la paglia nei fienili quando addirittura non vi appiccano il fuoco. Insomma la credenza di queste fantastiche creature perdura anche ai giorni nostri e conferma la grande popolarità che esse ebbero nei secoli passati. Provate a dire al contadino un pò semplice delle campagne Lucchesi che vi farà visitare la sua stalla, che i crini accordellati delle bestie accusano il manifestarsi di un eczema dovuto a poca pulizia: giurerà che non è vero; spiegherà che fu il Linchetto o qualche altro spirito maligno ad attorcigliare i crini alle sue bestie. E non provatevi ad insistere perché c'è da farsi guardar male, come nel caso di chi volesse spiegare ad un tipo superstizioso che durante la notte ha avuto dei disturbi di stomaco, che si tratta di una comunissima cattiva digestione e non dei malefizi del terribile Gatto Mammone. I resti delle mille superstizioni invalse nelle epoche oscure alimentano gli studi di dotti ricercatori e rallegrano le storie fantastiche di ogni paese. Queste portano nei bimbi un senso vago di mistero che incanta ed appassiona; negli adulti la dolce suggestione che c'è ancora, nel mondo, chi crede ingenuamente nei personaggi delle novelle, come gente che vive al di fuori dei tempi, in perfetta beatitudine.