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Il Tempo dei Celti
Alexei Kondratiev

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L'erbario Celtico: il vischio
a cura di Mary Falco

Strana pianta lo definisce Mességué nel suo celebre erbario, verde quando tutti gli altri alberi sono spogli, prende una forma perfettamente sferica, ha un’indefinibile color pastello, foglie ovali simili ad orecchie di coniglio, bacche bianche, che sono il cibo preferito di tordi, merli, cinciallegre e capinere. Una volta raccolto perde i colori originari per divenire sempre più dorato, tanto che tra le varie proprietà magiche che gli sono state attribuite c'è la capacità di brillare nel buio in prossimità di giacimenti d'oro. Gli antichi credevano che fosse generato dal fulmine caduto sui rami e che conservasse in se' il potere del fuoco celeste. In realtà non è nemmeno una pianta, ma un semi-parassita, perché dotato di polloni che penetrano nel tronco dell’ospitante assorbendone la linfa, ma indipendente per lo sfruttamento dell’acqua e della luce, dato che produce da se’ la clorofilla. Non è quindi nocivo come l’edera, che può portare alla morte l’albero a cui s’attacca. Cresce più volentieri sugli alberi da frutto, ma è facile vederlo sui pioppi, pini ed abeti. Il famoso vischio della tradizione celtica era esclusivamente di quercia, l'unico, tra l'altro, che abbia le bacche color dell'oro e veniva raccolto solo in caso d'effettiva necessità, con una piccola falce d'oro usata da mani pure, a digiuno, vestiti di bianco ed a piedi nudi, offrendo in cambio alla foresta una libazione di pane e di vino, perché la leggenda racconta che proprio quando il vischio fu strappato per la prima volta dalla quercia, il buon dio Bälder venne a morte. In realtà il vischio è un parassita e strapparlo non reca alcun nocumento, anzi... ma all'epoca in tutt'Europa si pensava diversamente e lo stesso Enea per entrare nell'Ade reca in mano un rametto di vischio... anche se qualcuno dirà che Virgilio, essendo nato a Mantova, come esempio di mentalità romana è poco attendibile. La tradizione scandinava è ricca di racconti e leggende legate al vischio. Già nell'antichità i druidi lo usavano per ottenere infusi e pozioni medicamentose, al fine di combattere malattie ed epidemie che flagellavano e decimavano le popolazioni del tempo; presso i druidi, infatti, il vischio era conosciuto come la pianta in grado di guarire da qualunque malattia. La mitologia norvegese sottolinea il legame col dio Bälder, che morì colpito appunto dal vischio. In memoria del dio, i norvegesi sono soliti bruciarne i rami in prossimità del solstizio d'estate, con lo scopo di allontanare la sventura e invocare la prosperità ed il benessere. Probabilmente il significato oggi attribuito alla pianta deriva da queste antichissime credenze popolari, anche se per motivi non del tutto chiari il rito è stato “spostato” all’epoca del solstizio d’inverno. Siamo soliti, infatti, donare o tenere in casa rami di vischio tra la fine del vecchio e l'inizio del nuovo anno nella speranza di proteggere in tal modo noi stessi, le persone a noi care e la nostra casa dai guai e dalle disgrazie. Come sempre può darsi che le varie censure religiose abbiano alterato o semplicemente ridotto la tradizione antica. In effetti i norvegesi bruciavano il vischio d’estate… non è escluso che fosse proprio vischio regalato o raccolto in inverno e gelosamente conservato fino allora! Naturalmente non abbiamo elementi per chiarire il significato del tutto. La stessa morte di Bälder è uno strano incidente e gli studiosi sono discordi sulla sua interpretazione. Il fatto che la pianta apra per Enea le porte dell'Ade non costituisce propriamente una spiegazione, come vorrebbe Cattabiani, ma forse accresce il mistero. Il Cristianesimo è molto diffidente nei confronti d'una pianta così intimamente legata alla mitologia celtica e germanica ed è nata persino la leggenda che un tempo il vischio fosse un albero come tutti gli altri, poi ai tempi della crocifissione, quando tutte le altre piante si rifiutarono di collaborare, il vischio offrì i suoi rami per costruire la croce e così fu maledetto e li perse per sempre. Accanto a questa leggenda però ne fiorisce un'altra secondo cui proprio per la sua nascita misteriosa è simbolo di Cristo, figlio di Dio. Anche la farmacopea moderna esprime molte riserve sul suo uso: in dose eccessive provoca la perdita della sensibilità, una progressiva paralisi ed addirittura l’arresto cardiaco! D’altra parte pare che sia l’unico regolatore naturale della pressione arteriosa, ottimo antiemorragico, analgesico e naturalmente diuretico. La spiegazione “naturalistica” del mito bussa prepotentemente alle porte, ma non sciuperemo certo la figura d’un biondo dio germanico dicendo che soffriva d’ipertensione a trent’anni! Un tempo s’usava con successo contro l’epilessia, l’asma e l’isteria e qualcuno lo ha lanciato anche come anticancerogeno. Attualmente gli erboristi gli preferiscono specie meno pericolose e dato che invece continuiamo a baciarci sotto il vischio ad ogni capodanno la sua valenza è essenzialmente quella di portafortuna attenzione però: qualora si volesse raccogliere a mani nude, soprattutto usando la sinistra, si rischierebbe la mala sorte! Inutile dire che nessuno è più soggetto a questa tentazione, dato che il vischio ormai da anni compare già confezionato e dorato direttamente nelle botteghe dei fioristi. In Francia per le feste natalizie è venduto al naturale, come qualsiasi fiore reciso.

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