Strana
pianta lo definisce
Mességué nel suo celebre
erbario, verde quando
tutti gli altri alberi
sono spogli, prende una
forma perfettamente
sferica, ha
un’indefinibile color
pastello, foglie ovali
simili ad orecchie di
coniglio, bacche
bianche, che sono il
cibo preferito di tordi,
merli, cinciallegre e
capinere. Una volta
raccolto perde i colori
originari per divenire
sempre più dorato, tanto
che tra le varie
proprietà magiche che
gli sono state
attribuite c'è la
capacità di brillare nel
buio in prossimità di
giacimenti d'oro. Gli
antichi credevano che
fosse generato dal
fulmine caduto sui rami
e che conservasse in se'
il potere del fuoco
celeste. In realtà non è
nemmeno una pianta, ma
un semi-parassita,
perché dotato di polloni
che penetrano nel tronco
dell’ospitante
assorbendone la linfa,
ma indipendente per lo
sfruttamento dell’acqua
e della luce, dato che
produce da se’ la
clorofilla. Non è quindi
nocivo come l’edera, che
può portare alla morte
l’albero a cui
s’attacca. Cresce più
volentieri sugli alberi
da frutto, ma è facile
vederlo sui pioppi, pini
ed abeti. Il famoso
vischio della
tradizione celtica era
esclusivamente di
quercia, l'unico, tra
l'altro, che abbia le
bacche color dell'oro e
veniva raccolto solo in
caso d'effettiva
necessità, con una
piccola falce d'oro
usata da mani pure, a
digiuno, vestiti di
bianco ed a piedi nudi,
offrendo in cambio alla
foresta una libazione di
pane e di vino, perché
la leggenda racconta che
proprio quando il
vischio fu strappato per
la prima volta dalla
quercia, il buon dio
Bälder venne a morte. In
realtà il vischio è un
parassita e strapparlo
non reca alcun
nocumento, anzi... ma
all'epoca in tutt'Europa
si pensava diversamente
e lo stesso Enea per
entrare nell'Ade reca in
mano un rametto di
vischio... anche se
qualcuno dirà che
Virgilio, essendo nato a
Mantova, come esempio di
mentalità romana è poco
attendibile. La
tradizione scandinava è
ricca di racconti e
leggende legate al
vischio. Già
nell'antichità i druidi
lo usavano per ottenere
infusi e pozioni
medicamentose, al fine
di combattere malattie
ed epidemie che
flagellavano e
decimavano le
popolazioni del tempo;
presso i druidi,
infatti, il vischio era
conosciuto come la
pianta in grado di
guarire da qualunque
malattia. La mitologia
norvegese sottolinea il
legame col dio Bälder,
che morì colpito appunto
dal vischio. In memoria
del dio, i norvegesi
sono soliti bruciarne i
rami in prossimità del
solstizio d'estate, con
lo scopo di allontanare
la sventura e invocare
la prosperità ed il
benessere. Probabilmente
il significato oggi
attribuito alla pianta
deriva da queste
antichissime credenze
popolari, anche se per
motivi non del tutto
chiari il rito è stato
“spostato” all’epoca del
solstizio d’inverno.
Siamo soliti, infatti,
donare o tenere in casa
rami di vischio tra la
fine del vecchio e
l'inizio del nuovo anno
nella speranza di
proteggere in tal modo
noi stessi, le persone a
noi care e la nostra
casa dai guai e dalle
disgrazie. Come sempre
può darsi che le varie
censure religiose
abbiano alterato o
semplicemente ridotto la
tradizione antica. In
effetti i norvegesi
bruciavano il vischio
d’estate… non è escluso
che fosse proprio
vischio regalato o
raccolto in inverno e
gelosamente conservato
fino allora!
Naturalmente non abbiamo
elementi per chiarire il
significato del tutto.
La stessa morte di
Bälder è uno strano
incidente e gli studiosi
sono discordi sulla sua
interpretazione. Il
fatto che la pianta apra
per Enea le porte
dell'Ade non costituisce
propriamente una
spiegazione, come
vorrebbe Cattabiani, ma
forse accresce il
mistero. Il
Cristianesimo è molto
diffidente nei confronti
d'una pianta così
intimamente legata alla
mitologia celtica e
germanica ed è nata
persino la leggenda che
un tempo il vischio
fosse un albero come
tutti gli altri, poi ai
tempi della
crocifissione, quando
tutte le altre piante si
rifiutarono di
collaborare, il vischio
offrì i suoi rami per
costruire la croce e
così fu maledetto e li
perse per sempre.
Accanto a questa
leggenda però ne
fiorisce un'altra
secondo cui proprio per
la sua nascita
misteriosa è simbolo di
Cristo, figlio di Dio.
Anche la farmacopea
moderna esprime molte
riserve sul suo uso: in
dose eccessive provoca
la perdita della
sensibilità, una
progressiva paralisi ed
addirittura l’arresto
cardiaco! D’altra parte
pare che sia l’unico
regolatore naturale
della pressione
arteriosa, ottimo
antiemorragico,
analgesico e
naturalmente diuretico.
La spiegazione
“naturalistica” del mito
bussa prepotentemente
alle porte, ma non
sciuperemo certo la
figura d’un biondo dio
germanico dicendo che
soffriva d’ipertensione
a trent’anni! Un tempo
s’usava con successo
contro l’epilessia,
l’asma e l’isteria e
qualcuno lo ha lanciato
anche come
anticancerogeno.
Attualmente gli
erboristi gli
preferiscono specie meno
pericolose e dato che
invece continuiamo a
baciarci sotto il
vischio ad ogni
capodanno la sua valenza
è essenzialmente quella
di
portafortuna attenzione
però: qualora si volesse
raccogliere a mani nude,
soprattutto usando la
sinistra, si
rischierebbe la mala
sorte! Inutile dire che
nessuno è più soggetto a
questa tentazione, dato
che il vischio ormai da
anni compare già
confezionato e dorato
direttamente nelle
botteghe dei fioristi.
In Francia per le feste
natalizie è venduto al
naturale, come qualsiasi
fiore reciso.
Visita il sito personale
di
Mary Falco
|