CUna tomba scoperta
all'inizio del secolo
scorso si è rivelata
essere un affascinante
coacervo di misteri.
Sepolture misteriose,
oggetti trafugati,
macabri rituali e
presunte possessioni
malvagie sono alla base
di uno dei misteri più
appassionanti
dell'antico Egitto. Una
tomba alla quale sono
stati legati i destini
dei personaggi più
affascinanti del regno
antico: il faraone
eretico Akhenaton, la
bellisssima regina
Nefertiti, il
dimenticato
farone Smenkhara ed il
famoso Tut'hankamon.
Nel gennaio del 1907 gli
archeologi inglesi
Edward Ayrton e Arthur
Weigall, l'avvocato
americano Theodore Davis
(che sponsorizzava lo
scavo), Emma Andrews
(cugina di Davis)e
l'artista Joseph Lindon
Smith accompagnato dalla
moglie, scoprirono
quella che in ordine è
la 55ma tomba rinvenuta
nella Valle dei Re. Per
questo alla tomba venne
data la sigla KV55
(ossia 55ma tomba della
KingValley). La scoperta
della sepoltura fu
conseguente ad alcuni
lavori necessari per
rimuovere i detriti
degli scavi compiuti
intorno al sepolcro del
faraone Ramesse IX.
Quella che a prima vista
sembrava essere la fossa
cerimoniale della tomba
ramesside, si rivelò
essere invece parte di
una struttura più
antica. Nel terreno
infatti furono trovati
cocci di vasellame la
cui fattura era
anteriore all'età in cui
regnò Ramesse IX. Scavi
effettuati nell'area
portarono alla luce una
scalinata che conduceva
ad una tomba
sotterranea. Giunti
davanti alla parete che
sigillava l'ingresso
della tomba, gli
scavatori notarono che
su di essa mancava il
sigillo che solitamente
vi veniva apposto,
recante il nome del
faraone le cui spoglie
riposavano nella tomba.
Dopo aver abbattuto il
muro, la scoperta più
grande fu quella di
trovare un secondo muro,
cosa piuttosto inusuale,
che recava un sigillo
raffigurante il dio
Anubi accovacciato sopra
nove uomini legati,
ossia il sigillo
solitamente usato per
contraddistinguere le
sepolture dei personaggi
reali. I segni di
effrazione che Arthur
Weigall aveva notato sul
primo muro facevano
supporre che la tomba
era stata nel passato
depredata almeno una
volta; ma se ciò era
vero perché il secondo
muro appariva intatto?
Prove di una effettiva
effrazione furono
ritrovate all'interno
della tomba, a cui il
gruppo di lavoro ebbe
accesso dopo aver
abbattuto la seconda
parete. All'interno del
sepolcro infatti regnava
il caos più completo.
Oltre al saccheggio la
tomba era stata
danneggiata dalle
infiltrazioni d'acqua
piovana a causa di una
crepa formatasi nel
soffitto. L'umidità
aveva causato grandi
danni. Il catafalco su
cui era posato il
sarcofago era crollato
con il conseguente danno
del coperchio
attraversato da una
enorme spaccatura che lo
divideva in due dai
piedi al collo. Inoltre
la banda in oro sulla
quale era stato apposto
il nome della salma
appariva deliberatamente
abraso.
Quindi oltre
alla forza della natura
anche l'opera umana
aveva infierito in modo
devastante sul contenuto
della tomba KV55: le
pareti che formano il saccello, ossia quella
struttura a cappella che
solitamente racchiude il
sarcofago, erano
accatastate ai lati
dell'ingresso della
tomba e numerosi
frammenti di vasellame e
amuleti erano sparsi sul
pavimento. Erano del
tutto assenti quegli
oggetti che avrebbero
dovuto accompagnare
l'anima del defunto nel
mondo dell'aldilà, quali
carri, abiti e cibarie.
Anche le mura erano
semplicemente intonacate
e non recavano dipinte
scene di vita del
defunto. Tornando al
sarcofago, buona parte
della maschera che
avrebbe dovuto
riprodurre le fattezze
della salma era stata
strappata. In un primo
momento si pensò che ciò
fosse dovuto al crollo
del catafalco, ma poiché
il frammento mancante
non venne ritrovato, si
pensò che ciò fosse il
risultato di un gesto
deliberato, compiuto da
uno dei saccheggiatori.
Ma altre sorprese
attendevano gli
scopritori della tomba.
I quattro vasi canopi in
alabastro che
contenevano gli organi
del defunto erano
misteriosamente rimasti
intatti, ma le
iscrizioni erano state
rimosse. Qualcun aveva
cercato deliberatamente
di occultare l'identità
della salma deposta
nella tomba, ma ciò
escludeva l'intervento
di semplici tombaroli.
Infatti quale predatore
di tombe si sarebbe
lasciato dietro numerosi
oggetti di valore come
gli amuleti sparsi sul
terreno ed avrebbe perso
tempo a cancellare il
nome del defunto dai
numerosi cartigli
iscritti sul sarcofago e
sugli oggetti che
costituivano il corredo
funerario? In un primo
momento i tre archeologi
credettero di aver
trovato la tomba del
faraone Tut'ankhamon
(che verrà invece
scoperta da Howard
Carter nel 1922), perché
Edward Ayrton ed Emma
Andrews, cercando tra i
detriti accumulati
accanto alla seconda
porta del sepolcro,
rinvennero un cartiglio,
che portava iscritto il
nome del famoso faraone.
Ora se la tomba KV55
avese contenuto i resti
di un dignitario di
corte, sarebbe stato
usuale che sulla porta
del sepolcro fosse
apposto il sigillo con
il nome del regnante, ma
poiché non vi era dubbio
che la mummia contenuta
nella tomba fosse quella
di un re o di una
regina, sembrava essere
chiaro che la salma
dovesse appartenere a
Tut'ankamon. Anche
alcuni oggetti, tra cui
i mattoni magici,
recavano il nome del
successore di Akhenaton.
Quando gli archeologi
esaminarono la salma,
dovettero ricredersi. La
mummia, infatti, era
stata deposta nella bara
nella posizione
solitamente riservata
alle donne, ossia come
descrisse Edward Ayrton
nel libro The Tomb of
Queen Tiyi: "...Il
braccio sinistro del
defunto era ripiegato
mano sopra il petto e
sulla parte superiore
del braccio si potevano
vedere tre bracciali
d'oro dall'aspetto
fragilissimo; il braccio
destro era disteso lungo
il fianco e la mano
appoggiava sulla
coscia...". Ciò portò
gli archeologi a credere
di avere a che fare con
la mummia della regina
Tiyi, Grande sposa reale
del faraone Amenothep
III, nonché madre del
faraone eretico
Amenothep IV, che regnò
con il nome di Akhenaton,
spostando la sede reale
da tebe ad El Amarna, e
dando vita ad un culto
religioso monoteista
incentrato sulla figura
del dio Aton. Questa
ipotesi sembrava essere
avvalorata
dall'osservazione del
sacello ritrovato
ammonticchiato
all'ingresso della
tomba. Il pannello in
oro infatti ritraeva una
regina in atto di
adorazione vero un disco
solare, e recava il
cartiglio con il nome
della regina Tiyi.
Altri oggetti poi, tra
cui una scatola
contenente cosmetici,
recava il nome della
regina. Dopo le prime
osservazioni gli
studiosi si dedicarono
(con effetti devastanti)
al recupero della
mummia, che sotto
l'effetto di quelle mani
poco attente si ridusse
in pochi attimi in un
mucchio di ossa. La
testa che era stata
ritrovata staccata dal
corpo venne rimossa
senza molte cerimonie.
Numerosi oggetti, tra
cui la collana che
cingeva il collo della
mummia e le fasce d'oro
che avvolgevano il corpo
rimasero incustodite e
furono trafugate...
Forse se il recupero
degli oggetti e della
salma fossero stati
eseguiti con maggior
attenzione, l'identità
della mummia oggi
sarebbe meno
controversa, ma i metodi
seguiti all'epoca dagli
archeologi, il più delle
volte dilettanti, erano
certamente rozzi, e
molto spesso
contribuirono a rendere
lo studio della materia
nebuloso e oscuro.
Poiché tra gli
scopritori della mummia
continuava la diatriba
sulla vera identità del
defunto, ulteriormente
complicata dal
ritrovamento di oggetti
recanti il nome del
faraone Akhenaton, Davis
incaricò il dr Pollock,
un ostetrico, di
compiere alcune analisi
sulla salma. Il dr
Pollock decretò che il
corpo rinvenuto nella
tomba sembrava,
osservando le dimensioni
del bacino, essere
quello di una donna. Del
resto anche la struttura
esile. dell'intero
scheletro sembrava
confermare questa
ipotesi. Ma osservando
le numerose
raffigurazioni del
faraone Akhenaton, che
lo ritraevano con le
membra snelle ed il
bacino ampio, la
descrizione della mummia
poteva ben adattarsi al
faraone eretico.
Insomma, invece di
contribuire a fare
chiarezza, le
osservazioni compiute
sulla mummia sembravano
rendere la soluzione
ancora più complicata.
Neppure Sharlock Holmes
sarebbe riuscito a
trovare la soluzione in
quel mucchio di indizi
contrastanti e molto
speso nebulosi.
Ulteriori studi compiuti
negli anni successivi
sulla mummia,
decretarono che il al
momento della morte il
soggetto aveva un'età
inferiore ai trent'anni.
Quindi l'ipotesi che si
trattasse della salma
della regina Tiyi (da
molti identificata con
una mummia femminile
trovata nella tomba di
Amenothep II) o di
Akhenaton sembra cadere.
Gli archeologi oggi
attribuiscono alla salma
rinvenuta nella tomba
KV55 l'identità di
Smenkhkara, personaggio
di cui però si conosce
molto poco. Secondo
alcuni autori,
Smenkhkara, che fu
coreggente del faraone
Akhenaton prima che la
guida del regno passase
al faraone Tut'ankamon,
fu il marito di
Merytaton, figlia di
Akhenaton e della regina
Nefertiti. Secondo
alcuni egittologi invece
Smenkhkara fu il marito
straniero che Nefertiti
sposò, per motivi
politici, dopo la morte
di Akhenaton. Una tesi
ancora più affascinante
identifica la stessa
Nefertiti con Smenkhkara;
in quanto la regina
avrebbe cambiato il
proprio nome per la
corregenza del regno
insieme al marito.
Quest'ultima ipotesi
sembrerebbe avere un
certo fondamento, se si
pensa che durante il
regno di Akhenaton in
tutte le manifestazioni
religiose e di corte la
regina appariva sempre
al fianco del faraone
non soltanto come sposa
reale ma come
co-protagonista della
scena. Infatti i riti
ufficiali venivano
spesso eseguiti dal re e
dalla sua consorte. Del
resto poi l'arrivo di
Smankhara sulla scena
politica del regno
corrisponde al ritiro
della regina Nefertiti
dalla vita pubblica,
lasciando ufficialmente
il palazzo reale di
Amarna per fare ritorno
a Tebe.
Ma torniamo ora
alla tomba KV55, alle
stranezze che vi sono
state trovate e al
periodo storico in cui
gli avvenimenti che
vedono protagonisti Akhenaton, Smenkhkara e
Tut'ankhamon si sono
svolti. Salito al trono
dell'Egitto il faraone
Amenophis IV sposta la
sede politica e
religiosa dalla città di
Tebe ad El amarna, dando
il via a quella che
passerà alla storia come
il periodo amarniano.
Amenpophis IV cambia il
proprio nome in
Akhenaton ed introduce
il culto del dio Aton,
una divinità minore,
soppiantando il culto di
Amon-Ra e dell'intero
panteon di divinità
preesistente;
trasformando
radicalmente il concetto
religioso dell'intero
Egitto. Akhenaton
infatti non si limita a
dare maggiore risalto al
dio Aton , ma lo
presenta al popolo come
l'unico dio, dando vita
ad un vero e proprio
culto monoteista. Il dio
Aton viene raffigurato
con l'effige del disco
solare da cui scendono
alcuni raggi a forma di
braccia. Il popolo
riceve quindi dal
faraone un nuovo dio. In
quanto nuovo, il culto
del dio Aton può essere
officiato soltanto da
Akhenaton, supportato
dalla consorte, e quindi
la classe sacerdotale
preesistente viene
sciolta. Con un solo
gesto il faraone si
libera dei sacerdoti e
diviene l'unico faraone
della storia dell'Egitto
che può realmente
dichiararsi unico
rappresentante del dio.
Ma torniamo alla tomba
KV55. Se accettiamo il
fatto che la mummia
ritrovata è quella di
Smenkhkara, perché era
stata deposta nella bara
nella posizione
solitamente riservata ad
una regina? Perché ci si
dette tanto da fare per
cancellare ogni traccia
del nome dell'occupante
della tomba? E perchè
chi riuscì ad
intrufolarsi nella tomba
per depredarla fuggì
tanto precipitosamente
da lasciare la gran
parte del bottino in
mille pezzi sparsi sul
pavimento? Graham
Philips nel saggio "I
misteri delle civiltà
perdute" ne da una
spiegazione davvero
affascinante. Secondo lo
studioso durante gli
ultimi anni del regno di
Akhenanton, che aveva
iniziato la propria
reggenza in un clima di
enorme euforia e
sviluppo (fu un periodo
così prospero che
persino l'arte ne
risentì, producendo
alcuni tra i manufatti
più grandiosi e squisiti
della storia dell'antico
Egitto), sul paese si
abbattè una catastrofe
naturale identificata
con la l'eruzione
avvenuta presumibilmente
nel 1365 a.C. ( in pieno
periodo amarniano)
sull'isola di Thera,
l'isola più a sud delle
Cicladi, nota anche con
il nome di Santorini.
Nel 1930 l'archelogo
greco Spyridon Marinatos
ipotizzò che l'isola fu
distrutta in epoca
minoica da una
violentissima ruzione
vulcanica. Nel 1956 due
geologi della Columbya
University di New York ,
Dragoslav Ninkivich e
Bruce Heezen
individuarono un cratere
dall'estensione di ben
52 km quadrati.
L'eruzione quindi
dovette essere
portentosa, se buona
parte dell'isola si
disintegrò. Ma quali
effetti ebbe una tale
catastrofe naturale
sull'Egitto? A questa
domanda G. Philips da
una risposta. Gli
effetti dell'eruzione di
Thera sono quelli che la
Bibbia racconta come le
dieci piaghe con cui Dio
punì l'intero Egitto
dopo che il faraone si
era rifiutato di
concedere la libertà
agli israeliti. Infatti
un'eruzione di grande
importanza come quella
dell'isola di Thera
avrebbe sollevato in
pochi giorni una enorme
nuvola di ceneri che
avrebbe oscurato il
cielo e quindi il sole
per giorni e giorni. In
un regno in cui il dio
Aton altri non era che
il Sole, la scomparsa
per così lungo tempo del
disco solare avrebbe
significato soltanto una
cosa: il dio aveva
abbandonato il popolo a
lui devoto. Il nuovo
culto introdotto da
Akhenton non era in
grado di frenare l'ira
distruttrice della dea
Sekhmet, la dea del
precedente panteon
divino, che offesa per
essere stata dimenticata
dal popolo egiziano ora
si vendicava. La colonna
di fumo e ceneri dovette
far precipitare le
tenebre sull' Egitto per
diversi giorni, così
come recita la Bibbia:
"vennero dense tenebre
su tutto il paese
d'Egitto, per tre
giorni". Ma la Bibbia
narra di altre piaghe:
parla di grandine e di
folgori cadute dal
cielo.
Come non
associarle ad una
pioggia di lapilli
incandescenti e
frammenti di pomice
infiammata, che cadendo
al suolo appiccano il
fuoco distruggendo la
vegetazione e le
abitazioni? Gli eritemi
e le ulcere causate
dalle ceneri
incandescenti non
potrebbero nella Bibbia
essere un'altra piaga? E
la moria di pesci
causata dalle acque
trasformate in sangue?
Nient'altro che l'ossido
di ferro lanciato
nell'aria dal vulcano.
L'ossido di ferra è una
sostanza altamente
tossica se inalata che a
contatto dell'acqua si
sarebbe sciolta
lasciando dei residui
rossastri. Ma cosa
c'entra la tomba KV55 e
la strana sepoltura al
suo interno con tutto
questo? Il popolo
egiziano, vedendo che il
nuovo dio Aton non solo
non interveniva per
placare le ire della dea
Sekhmet ma se ne era
andato dal cielo,
certamente si ribellò al
culto introdotto dal
faraone, fomentato dalla
vecchia casta
sacerdotale che con il
nuovo culto aveva perso
ogni potere. Stando alle
supposizioni di Graham
Philips, la sciagura di
Thera dovette abbattersi
sull'Egitto pochi ani
prima della nascita di
Smenkhkara. A causa
della concomitanza tra
la catastrofe e la
nasciata di Smenkhkara,
in molti dovettero
credere che egli non
fosse altro che la
personificazione della
terribile dea Sekhmet.
Del resto, se si accetta
l'ipotesi di alcuni
egittologi che vogliono
Sekhmet figlio di
Akhenaton, quale
migliore modo per la dea
di vendicarsi
dell'eretico e blasfemo
faraone se non
possedendone il giovane
figlio? Fu per questo
che durante il regno di
Tut'hankamon, che aveva
nel frattempo riportato
in auge i culti
religiosi abbandonati da
Akhenaton, qualcuno
entrò nella tomba in cui
il corpo di Sekhmet era
conservato, e diede il
via ad un macabro
rituale. La salma fu
sbendata e posta nella
posizione solitamente
riservata ad una regina.
Poi il nome del faraone
fu rimosso da dove era
stato scolpito: sul
sarcofago, sui vasi
canopi, sulle fasce che
circondavano la mummia e
su altri numerosi
oggetti. Togliere il
nome dagli effetti
appartenuti ad un morto
significava, per gli
antichi egizi, privare
il defunto della
possibilità di accedere
all'aldilà. Qualcuno
quindi penetrò nella
tomba non per depredarla
degli oggetti che vi
erano stati deposti, ma
per far si che l'entità
malvagia che sembrava
essersi impossessata del
faraone Smenkhkara
rimanesse per sempre
imprigionata in quel
luogo. Grazie al rituale
compiuto nella tomba, lo
spirito della dea
Sekhmet sarebbe rimasto
per sempre imprigionato
all'interno del corpo di
Smenkhkara. Per questo
motivo venne issata una
seconda porta , sulla
quale fu apposto il
cartiglio di Tut'ankamon,
che in quanto
incarnazione di del dio
Amon-Ra avrebbe
garantito per i secoli a
venire il confino nella
tomba dello spirito
distruttivo della dea
Sekhmet. Del resto nella
letteratura mitologica
egiziana, Amon -Ra, il
dio supremo, già una
volta aveva fermato le
ire che Sekhmet aveva
scatenato contro
l'umanità. Forse fu
proprio per questo che
la tomba che avrebbe poi
ospitato il corpo del
faraone Tut'ankamon
venne scavata a poca
distanza dalla
famigerata tomba KV55.
Anche da morto il
faraone avrebbe
garantito che lo spirito
malvagio rinchiuso nella
tomba non potesse
fuggire.
BIBLIOGRAFIA
·
Articolo apparso sul
numero 10 anno I luglio
1991 della rivista
cartaEsotel (Copyright:
Mondo Editore Milano)
ampliato nel mese di
novembre 2002
(Copyright: NoN E'
Finito L'Universo -
IKONA) |