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Il Tempo dei Celti
Alexei Kondratiev

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L'erbario Celtico: Sorbo come Aurora
a cura di Mary Falco

È un albero di media grandezza (10-15 metri al massimo), che cresce nei boschi di latifoglie caldi, asciutti ed assolati dalla pianura alla fascia montana; le foglie sono variabili, perché esiste in diverse specie (montano, domestico, degli uccellatori), ma i fiori sono invariabilmente bianchi e profumatissimi, le bacche rosso corallo a forma di minuscole mele maturano a settembre, ma restano intatte fino ad inverno inoltrato e per questo il sorbo simboleggia la rinascita della luce dopo le tenebre del solstizio… un’aurora invernale! Anticamente i Celti gli dedicavano il mese che va dal 21 gennaio al 15 febbraio, in cui cadeva la festa di Imbolc è detta anche “festa del latte” poiché la celebrazione coincide con il primo fiorire del latte nelle mammelle delle pecore, circa un mese prima della stagione della nascita degli agnelli. Questo sottile segnale di ritorno della fertilità era il primo di una serie di eventi che annunciavano il rifiorire della vita sulla terra e, per la tribù, segnava l’urgenza di cominciare un nuovo ciclo di attività. Il nome Imbolc si fa derivare da “m(b)lig” (latte) e significa pressapoco “lattazione”. La festa era chiamata anche Oimec (Oimealg in forma moderna), termine che deriva dal celtico antico “Ouimelko” (latte della pecora). Questa è la festa più intima e raccolta dell’intero anno sacro: all’interno delle palizzate che circondano il “caer”, chiusi nelle capanne coperte di neve, raccolti intorno al fuoco caldo e crepitante, i Celti ascoltavano le storie del proprio clan, rendevano omaggio alla Dea e si preparavano al risveglio del mondo. Tornando al nostro sorbo va detto che Celti Germani lo univano alla mela come nutrimento per gli dei e secondo i Finni era l’albero della vita ed ospitava la ninfa Pihlajatar. In rapporto con le potenze invisibili, il sorbo poteva anche proteggere efficacemente da quelle malvagie e quindi era usato come amuleto contro i fulmini ed i sortilegi. Nel romanzo irlandese “La razzia della mandria di Fraoch” le bacche di un sorbo magico, custodite da un drago, hanno la virtù nutritiva di nove pasti, risanano le ferite ed aggiungono un anno alla vita d’un uomo. Nell’antica Irlanda prima di combattere i druidi accendevano fuochi con legno di sorbo, appunto ed invitavano così gli antichi spiriti del gruppo a prendere parte alla battaglia. Era conosciuta anche una forma di divinazione che interpretava il significato di rametti rovesciati su una pelle di toro ben tesa, da cui il detto irlandese “camminare sui rami della conoscenza” per significare che si è tentato il possibile per ottenere un’informazione. Col suo legno si scolpiva una piccola mano, detta di strega, che serviva a scoprire i metalli nascosti sotto terra, ma anche manici di fruste, atte a dominare persino i cavalli stregati, e bastoni da pastori, che proteggevano il bestiame anche dalle epidemie. I suoi frutti dolci e leggermente astringenti sono ricchi di acidi organici (tra cui l’acido sorbico è solo il più famoso), tannini, pectine e mucillagini; si possono far seccare e durano per tutto l’inverno. Un tempo si mangiavano, si mescolavano alla pasta del pane, se ne ricavava una salsa da accompagnare alla selvaggina e servivano anche a preparare una bevanda a bassa fermentazione, simile al sidro, che in Europa centrale si produce ancora adesso. I Romani la chiamavano “cerevisia”. Gli erboristi d’un tempo lo usavano contro le coliche, per l’elevato contenuto di acido malico, inoltre combatteva efficacemente lo scorbuto. Anche la corteccia, raccolta in primavera e seccata al sole, era usata come febbrifugo, antireumatico ed astringente. Oggi si usano soltanto i frutti.

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