"...So che restai appeso
ad un albero sferzato
dal vento
per nove notti intere,
ferito da una lancia e
consacrato ad Odino,
offerto da me stesso a
me stesso;
I più sapienti non sanno
da dove nascono
Le radici di
quell'albero antico.
Non mi confortarono con
il pane,
ne' mi porsero il corno
per bere;
Guardai verso il basso,
afferrai le Rune,
gridando le afferrai;
caddi dall'albero.
Appresi nove canti di
potere
Dal figlio famoso di
Bolthor,
padre di bestla,
ed ebbi un sorso del
prezioso idromele
misto con magico Odrerir.
Poi diventai dotto,
sapiente,
crebbi e prosperai:
parola da parola mi
diedero parole;
azione da azione mi
diedero azioni..."
(Havamal)
Quello precedentemente
descritto
rappresenterebbe una
parte di un antico
poema, il Havamal, che
narra appunto il mistico
viaggio di Odino, padre
degli Asi, alla ricerca
della antica sapienza.
Nel racconto il Padre
degli dei rimase appeso
per 9 giorni e nove
notti ad un mitico
albero, il frassino
universale Yggdrasil. In
queste condizioni nella
visione del dio l'albero
si tramutò in un cavallo
bianco ad 8 zampe che lo
portò tra i vari
universi conosciuti,
alla ricerca della
antica sapienza, fino a
giungere dal gigante
Mimir dal quale,
appunto, apprese l'arte
della magia e la
Conoscenza. Andiamo con
ordine...
So che restai appeso ad
un albero sferzato dal
vento
per nove notti intere,
ferito da una lancia e
consacrato ad Odino,
offerto da me stesso a
me stesso;
I più sapienti non sanno
da dove nascono
Le radici di
quell'albero antico.
Non mi confortarono con
il pane,
ne' mi porsero il corno
per bere;
Il mitico viaggio di
Odino parte da un
albero, appunto chiamato
Yggdrasil, è l'albero
universale, l'asse dei
mondi conosciuti e
sconosciuti. L'albero è,
un po' in ogni cultura,
un elemento magico e
misterioso, una specie
di collegamento tra la
terra (le radici) e il
Cielo (i rami) e spesso
associato direttamente o
indirettamente alle
divinità, basti pensare
all'albero che cresce
sulla tomba di Osiride o
a quello sacro a
Dioniso. Nella mitologia
nordica, come detto
precedentemente, questo
mistico albero si chiama
Yggdrasil, parola che
sembrerebbe provenire da
Ygg che significa "lo
Spaventoso", uno dei
vari nomi con i quali
era conosciuto Odino, e
da Drasill che invece
significa Cavallo. Ecco
così che l'albero
universale diventa "il
cavallo di Odino", il
mezzo grazie al quale il
dio può effettuare il
suo viaggio alla ricerca
dell'antica Sapienza! Lo
stesso poema narra che
dopo 9 giorni e 9 notti
l'albero si tramuta in
un cavallo bianco dalle
8 ampe, chiamato
Sleipnir e che appunto
trasporterà Odino nel
suo viaggio.
...So
che restai appeso ad un
albero sferzato dal
vento
per nove notti intere...
Il numero nove diventa
un numero ricorrente in
tutta la narrazione, del
resto, Lug, il dio
celtico per molti
aspetti assimilabile a
Odino fu costretto ad
affrontare 9 terribili
tempeste. Il nove è così
numero della conoscenza,
in egiziano è Pestch,
che significa proprio
"ricominciare", cioè
dopo aver ottenuto la
conoscenza,
numericamente dopo aver
raggiunto l'8, l'uomo si
avvia ad una nuova vita,
"pestch heb enti pestch"
sarebbe in Egitto,
appunto, la Festa della
Luna Nuova, significato
che ben si sposa con il
mistico viaggio del dio
scandinavo! Torniamo
all'albero e alla sua
mutazione: da mezzo di
trasporto metafisico
esso si trasforma in un
mezzo di trasporto
materiale, un mitico
cavallo. Durante il
viaggio, che ha la
stessa durata del
soggiorno di Odino
sull'albero, Slepnir
trasporta la divinità
tra i luoghi più aspri
ed impervi, fino a
raggiungere il ponte
Gjoll, il ponte
dell'"arcobaleno" soglia
dei mondi della
conoscenza. Ma cosa sono
questi mondi e come era
strutturato l'universo
nella mitologia nordica?
Come nel caso di
Osiride, imponente
divinità egizia e padre
degli altri dei, così
anche Odino non è la
divinità primordiale,
infatti come in Egitto
esiste un dio, Ra, "di
cui non si conosce il
nome", così Odino, padre
degli dei, non ha creato
l'universo conosciuto,
plasmato da un dio
primordiale, il "padre
di Tutto". Attorno così
all'albero cosmico si va
a sviluppare un
complesso universo
costituito da tanti e
diversissimi mondi. Il
creato era costituito da
tre dischi posti uno
sopra l'altro, potremmo
definirli tre universi
differenti, divisi, a
loro volta, in nove
mondi. Il primo disco è
il mondo superiore, il
secondo la "Terra di
Mezzo" il mondo degli
uomini, e infine il
mondo degli inferi, Hel,
tramutato, poi,
nell'"inferno"
Cristiano. La terra di
Mezzo era circondata da
un vasto oceano chiuso
dal gigantesco serpente
Jormungand, il serpente
che "si morde la coda" e
collegato al mondo
superiore da un ponte di
fuoco Bifrost, che si
apre alla vista dei
mortali in particolari
periodi o in particolari
stati di coscienza. La
terra di Mezzo, poi, era
suddivisa in altri
mondi, quello del popolo
fatato, dei nani e degli
elfi collegato con
quello degli umani
attraverso varchi magici
e "porte" di cui ancora
oggi, in numerose
leggende, si sente
parlare o descrivere, e
che si aprirebbero anche
essi in particolari
periodi dell'anno.
Infine, tra le radici
del mitico frassino,
ecco presente il mondo
degli inferi, le cui
porte si spalancano
durante la magica notte
di Samhain e alla cui
guardia vi è una specie
di "cerbero" dantesco,
un enorme cane Garmr.
Ritorniamo al viaggio di
Odino, che, in sella a
Sleipnir, raggiunge il
mondo degli inferi,
cavalcando ancora per 9
giorni e 9 notti senza
incontrare nessuno fino
a giungere dal gigante
Mimir e alla fonte della
saggezza. Il viaggio era
stato completato. Lo
scopo di Odino era
quello di bere alla
fonte della conoscenza
il magico Idromele, ma
per far questo doveva
farsi insegnare dal
gigante i "canti di
potere".
...Appresi nove canti di
potere
Dal figlio famoso di
Bolthor,
padre di Bestla...
Questi "canti di potere"
ricordano da vicino le
"parole di Potenza" dei
sacerdoti egiziani;
anche nella mitologia
nordica, quindi, la
saggezza è racchiusa in
canti o parole, nella
"vibrazione" che genera
energia e il cui dominio
è il fine ultimo della
conoscenza! Non sembra
un caso, poi, che questa
fonte di conoscenza si
trovi proprio tra le
radici del mistico
albero, infatti la
vibrazione, come
energia, è fortemente
associata alla terra e
alle sue energie
telluriche e quindi il
posto dove esse si
possono apprendere è
situato proprio tra le
radici, simbolo ctonio
dell'universo stesso!
Odino non poteva
presentarsi al "figlio
famoso di Bolthor", il
gigante Mimir come il
padre degli dei, ma si
presentò come un ignaro
viandante assetato.In
realtà Mimir non
possedeva il magico
liquido, ma il gigante
poteva insegnare ad
Odino i canti con i
quali si sarebbe potuto
abbeverare alla fonte.
Quello che accade a
questo punto del viaggio
ben si lega con l'idea
di Odino come una
divinità arborea e
legata a riti di
smembramento tipici dei
rituali
agresti-naturali.
Infatti ecco che come
pegno dato al gigante
Odino è pronto a
sacrificare un suo
occhio. L'occhio di
Odino rimarrà così nella
fonte al posto della
testa del gigante che il
dio porterà via con se
per farsi rivelare i
magici canti, così come
Mimir insegnerà a
"vedere" ad Odino, così
l'occhio del dio donerà
la vista al gigante
decapitato.
"...So tutto Odino,
so dove hai nascosto il
tuo occhio
nelle profondita' del
grande pozzo di Mimir..."
Queste cruente scene di
decapitazione e della
perdita dell'occhio da
parte di Odino ci
riportano, appunto, a
rituali di smembramento
molto ricorrenti in
tutte le culture e nei
rituali arborei.
J.Frazer, nel suo libro
"il Ramo d'Oro", spiega
molto bene il legame tra
i rituali di
smembramento. E il culto
della Dea Madre, o
meglio il culto di
divinità legate ai cicli
naturali e i cui rituali
si basano sul principio
di morte e rinascita.
Così ritroviamo il tema
dello smembramento nel
mito di Osiride, appunto
ucciso e diviso in più
pezzi dal malvagio
fratello Seth, per poi
rinascere a nuova vita.
Ancora rituali di questo
tipo li ritroviamo in
Dioniso, anch'esso fatto
a pezzi dai Giganti
mandati dall'invidiosa
Hera, per poi rinascere
dalle sue stesse ceneri.
Il discorso dei rituali
di smembramento è
piuttosto complesso e
non facilmente
risolvibile in poche
righe, esso è comunque
un rituale che
ritroviamo spesso in
molte divinità arboree e
legato appunto alla
"morte e rinascita". in
quest'ottica Anche
Odino, dopo aver appreso
i nove canti e aver
bevuto il mitico
idromele "muore" per
poter "rinascere" a
nuova vita, esperienza
che, così, lo lega
indissolubilmente a
tutte quelle divinità
naturali cui accennato
prima, divinità un tempo
femminili che poi la
società ha trasformato
in presenze maschili!
"Poi diventai dotto,
sapiente,
crebbi e prosperai:
parola da parola mi
diedero parole;
azione da azione mi
diedero azioni"
BIBLIOGRAFIA
·
B.BATES: la sapienza di
Avalon
·
N.VLORA: l'ultima notte
della fenice
·
J.FRAZER: il ramo d'oro |