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I Misteri dei Celti
Stefano Mayorca

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Il viaggio Sciamanico di Odino
a cura di Andrea Romanazzi

"...So che restai appeso ad un albero sferzato dal vento
per nove notti intere,
ferito da una lancia e consacrato ad Odino,
offerto da me stesso a me stesso;

I più sapienti non sanno da dove nascono
Le radici di quell'albero antico.
Non mi confortarono con il pane,
ne' mi porsero il corno per bere;

Guardai verso il basso,
afferrai le Rune,
gridando le afferrai;
caddi dall'albero.

Appresi nove canti di potere
Dal figlio famoso di Bolthor,
padre di bestla,
ed ebbi un sorso del prezioso idromele
misto con magico Odrerir.

Poi diventai dotto, sapiente,
crebbi e prosperai:
parola da parola mi diedero parole;
azione da azione mi diedero azioni..."

(Havamal)

Quello precedentemente descritto rappresenterebbe una parte di un antico poema, il Havamal, che narra appunto il mistico viaggio di Odino, padre degli Asi, alla ricerca della antica sapienza. Nel racconto il Padre degli dei rimase appeso per 9 giorni e nove notti ad un mitico albero, il frassino universale Yggdrasil. In queste condizioni nella visione del dio l'albero si tramutò in un cavallo bianco ad 8 zampe che lo portò tra i vari universi conosciuti, alla ricerca della antica sapienza, fino a giungere dal gigante Mimir dal quale, appunto, apprese l'arte della magia e la Conoscenza. Andiamo con ordine...

So che restai appeso ad un albero sferzato dal vento
per nove notti intere,
ferito da una lancia e consacrato ad Odino,
offerto da me stesso a me stesso;

I più sapienti non sanno da dove nascono
Le radici di quell'albero antico.
Non mi confortarono con il pane,
ne' mi porsero il corno per bere;

Il mitico viaggio di Odino parte da un albero, appunto chiamato Yggdrasil, è l'albero universale, l'asse dei mondi conosciuti e sconosciuti. L'albero è, un po' in ogni cultura, un elemento magico e misterioso, una specie di collegamento tra la terra (le radici) e il Cielo (i rami) e spesso associato direttamente o indirettamente alle divinità, basti pensare all'albero che cresce sulla tomba di Osiride o a quello sacro a Dioniso. Nella mitologia nordica, come detto precedentemente, questo mistico albero si chiama Yggdrasil, parola che sembrerebbe provenire da Ygg che significa "lo Spaventoso", uno dei vari nomi con i quali era conosciuto Odino, e da Drasill che invece significa Cavallo. Ecco così che l'albero universale diventa "il cavallo di Odino", il mezzo grazie al quale il dio può effettuare il suo viaggio alla ricerca dell'antica Sapienza! Lo stesso poema narra che dopo 9 giorni e 9 notti l'albero si tramuta in un cavallo bianco dalle 8 ampe, chiamato Sleipnir e che appunto trasporterà Odino nel suo viaggio.

   ...So che restai appeso ad un albero sferzato dal vento
per nove notti intere...
   

Il numero nove diventa un numero ricorrente in tutta la narrazione, del resto, Lug, il dio celtico per molti aspetti assimilabile a Odino fu costretto ad affrontare 9 terribili tempeste. Il nove è così numero della conoscenza, in egiziano è Pestch, che significa proprio "ricominciare", cioè dopo aver ottenuto la conoscenza, numericamente dopo aver raggiunto l'8, l'uomo si avvia ad una nuova vita, "pestch heb enti pestch" sarebbe in Egitto, appunto, la Festa della Luna Nuova, significato che ben si sposa con il mistico viaggio del dio scandinavo! Torniamo all'albero e alla sua mutazione: da mezzo di trasporto metafisico esso si trasforma in un mezzo di trasporto materiale, un mitico cavallo. Durante il viaggio, che ha la stessa durata del soggiorno di Odino sull'albero, Slepnir trasporta la divinità tra i luoghi più aspri ed impervi, fino a raggiungere il ponte Gjoll, il ponte dell'"arcobaleno" soglia dei mondi della conoscenza. Ma cosa sono questi mondi e come era strutturato l'universo nella mitologia nordica? Come nel caso di Osiride, imponente divinità egizia e padre degli altri dei, così anche Odino non è la divinità primordiale, infatti come in Egitto esiste un dio, Ra, "di cui non si conosce il nome", così Odino, padre degli dei, non ha creato l'universo conosciuto, plasmato da un dio primordiale, il "padre di Tutto". Attorno così all'albero cosmico si va a sviluppare un complesso universo costituito da tanti e diversissimi mondi. Il creato era costituito da tre dischi posti uno sopra l'altro, potremmo definirli tre universi differenti, divisi, a loro volta, in nove mondi. Il primo disco è il mondo superiore, il secondo la "Terra di Mezzo" il mondo degli uomini, e infine il mondo degli inferi, Hel, tramutato, poi, nell'"inferno" Cristiano. La terra di Mezzo era circondata da un vasto oceano chiuso dal gigantesco serpente Jormungand, il serpente che "si morde la coda" e collegato al mondo superiore da un ponte di fuoco Bifrost, che si apre alla vista dei mortali in particolari periodi o in particolari stati di coscienza. La terra di Mezzo, poi, era suddivisa in altri mondi, quello del popolo fatato, dei nani e degli elfi collegato con quello degli umani attraverso varchi magici e "porte" di cui ancora oggi, in numerose leggende, si sente parlare o descrivere, e che si aprirebbero anche essi in particolari periodi dell'anno. Infine, tra le radici del mitico frassino, ecco presente il mondo degli inferi, le cui porte si spalancano durante la magica notte di Samhain e alla cui guardia vi è una specie di "cerbero" dantesco, un enorme cane Garmr. Ritorniamo al viaggio di Odino, che, in sella a Sleipnir, raggiunge il mondo degli inferi, cavalcando ancora per 9 giorni e 9 notti senza incontrare nessuno fino a giungere dal gigante Mimir e alla fonte della saggezza. Il viaggio era stato completato. Lo scopo di Odino era quello di bere alla fonte della conoscenza il magico Idromele, ma per far questo doveva farsi insegnare dal gigante i "canti di potere".

...Appresi nove canti di potere
Dal figlio famoso di Bolthor,
padre di Bestla...

Questi "canti di potere" ricordano da vicino le "parole di Potenza" dei sacerdoti egiziani; anche nella mitologia nordica, quindi, la saggezza è racchiusa in canti o parole, nella "vibrazione" che genera energia e il cui dominio è il fine ultimo della conoscenza! Non sembra un caso, poi, che questa fonte di conoscenza si trovi proprio tra le radici del mistico albero, infatti la vibrazione, come energia, è fortemente associata alla terra e alle sue energie telluriche e quindi il posto dove esse si possono apprendere è situato proprio tra le radici, simbolo ctonio dell'universo stesso! Odino non poteva presentarsi al "figlio famoso di Bolthor", il gigante Mimir come il padre degli dei, ma si presentò come un ignaro viandante assetato.In realtà Mimir non possedeva il magico liquido, ma il gigante poteva insegnare ad Odino i canti con i quali si sarebbe potuto abbeverare alla fonte. Quello che accade a questo punto del viaggio ben si lega con l'idea di Odino come una divinità arborea e legata a riti di smembramento tipici dei rituali agresti-naturali. Infatti ecco che come pegno dato al gigante Odino è pronto a sacrificare un suo occhio. L'occhio di Odino rimarrà così nella fonte al posto della testa del gigante che il dio porterà via con se per farsi rivelare i magici canti, così come Mimir insegnerà a "vedere" ad Odino, così l'occhio del dio donerà la vista al gigante decapitato.

"...So tutto Odino,
so dove hai nascosto il tuo occhio
nelle profondita' del grande pozzo di Mimir..."

Queste cruente scene di decapitazione e della perdita dell'occhio da parte di Odino ci riportano, appunto, a rituali di smembramento molto ricorrenti in tutte le culture e nei rituali arborei. J.Frazer, nel suo libro "il Ramo d'Oro", spiega molto bene il legame tra i rituali di smembramento. E il culto della Dea Madre, o meglio il culto di divinità legate ai cicli naturali e i cui rituali si basano sul principio di morte e rinascita. Così ritroviamo il tema dello smembramento nel mito di Osiride, appunto ucciso e diviso in più pezzi dal malvagio fratello Seth, per poi rinascere a nuova vita. Ancora rituali di questo tipo li ritroviamo in Dioniso, anch'esso fatto a pezzi dai Giganti mandati dall'invidiosa Hera, per poi rinascere dalle sue stesse ceneri. Il discorso dei rituali di smembramento è piuttosto complesso e non facilmente risolvibile in poche righe, esso è comunque un rituale che ritroviamo spesso in molte divinità arboree e legato appunto alla "morte e rinascita". in quest'ottica Anche Odino, dopo aver appreso i nove canti e aver bevuto il mitico idromele "muore" per poter "rinascere" a nuova vita, esperienza che, così, lo lega indissolubilmente a tutte quelle divinità naturali cui accennato prima, divinità un tempo femminili che poi la società ha trasformato in presenze maschili!

"Poi diventai dotto, sapiente,
crebbi e prosperai:
parola da parola mi diedero parole;
azione da azione mi diedero azioni"

    
BIBLIOGRAFIA

· B.BATES: la sapienza di Avalon
· N.VLORA: l'ultima notte della fenice
· J.FRAZER: il ramo d'oro