LE
MAPPE E LE TEORIE
Per quanto attualmente
ne sappiamo, la prima
persona che attraversò
l'oceano Atlantico fu
Cristoforo Colombo, ma
se invece in quello che
scrisse Platone c'è un
fondo di verità, i primi
furono gli Atlantidei
che diffusero in Egitto
(e non solo) le loro
conoscenze sia
scientifiche, sia
riguardo la navigazione.
Tra queste conoscenza
c'era anche quella del
continente Americano, le
parole di Platone sono:
"davanti alla foce
chiamata colonne
d'Ercole, c'era un isola
che offriva un passaggio
alle altre isole e dalle
isole al tutto il
continente che sta dalla
parte opposta di quello
che è veramente il
mare". Quindi stava
parlando del continente
americano, delle isole
Antille e dei Caraibi.
Ma come si poteva essere
al corrente di quel
continente se Cristoforo
Colombo lo scoprì solo
nel 1492? Tutti sanno
che anche i Vichinghi
visitarono le americhe
molto prima di
Cristoforo Colombo, ma
Platone visse nel 400
a.C. quindi non ci resta
che supporre l'esistenza
di una civiltà molto
evoluta anche per quanto
riguarda la navigazione.
LA
MAPPA DI PIRI RE'IS
La
prima conferma di questa
teoria possiamo averla
dalla ormai
conosciutissima mappa
firmata nel 1513
dall'ammiraglio turco
Piri Ibn Haci Mehmet,
meglio noto com Piri Re'is
("l'ammiraglio Piri"),
vissuto nel XVI secolo.
La carta, perduta per
secoli, fu riscoperta
nel 1929 durante i
lavori di
ristrutturazione delle
collezioni del museo
Topkapi di Istanbul, in
Turchia, dove è tuttora
conservata. Fu di nuovo
dimenticata per qualche
decennio finchp alcuni
studiosi, come Charles
H. Hapgood e Richard
Strachan, ipotizzarono
una fonte fantastica per
la carta di Piri Re'is:
un osservatore posto a
oltre 10 mila metri di
quota, extraterrestri?
Solo così sarebbe
spiegabile l'estrema
accuratezza della carta
nella rappresentazione
di sistemi idrografici e
orografici e quella
costa frastagliata,
unita a quella
sudamericana, ma posta
proprio in
corrispondenza del
continente antartico
come noi lo conosciamo
oggi.
Si tratta di una mappa
dipinta ad acquerello su
pelle di gazzella
trattata; osservandola
si nota subito la
perizia con la quale
sono disegnate le coste,
cosa apparentemente
impossibile per le
conoscenze dell'epoca.
Ma il fatto ancora più
sconcertante è che si
vede l'Antartide,
scoperto ufficialmente
solo nel XIX sec, e
l'America meridionale,
con il giusto
orientamento, ma
erroneamente unite!
Inoltre la linea di
costa, a sud, combacia
in modo notevole con una
porzione el continente
antartico, cosi come ci
apparirebbe se fosse
libero dai ghiacci (e
come noi lo conosciamo
grazie ai satelliti solo
dal 1957!). Inoltre si
notano rilievi montuosi
in basso a destra, cosa
possibile solo prima del
10.500 a.C. quando vi fu
l'ultima glaciazione. Ad
ogni modo però la mappa
contiene degli errori,
svelati da Mario Tozzi,
del dipartimento di
Scienze della Terra
dell'Università La
Sapienza, a Roma, e
ricercatore del Cnr.
Alcuni oggetti
geografici sono
rappresentati sulla
carta in modo
sostanzialmente poco
difforme rispetto alla
realtà, come il rio de
la Plata, mai disegnato
prima. Altri, invece,
risultano erroneamente
rappresentati per
posizione, dimensioni o
forma, come il Rio delle
Amazzoni, che compare
duie volte, o i Caraibi
di cui è sbagliata la
scala e la disposizione
della gran parte delle
isole. L'Isola
Hispaniola (Haiti e
Repubblica Dominicana)
viene grossolanamente
confusa con Cuba ed è
orientata secondo la
direzione nord-sud, e
non est-ovest come è in
realtà. La carta di Piri
non è così accurata come
si vorrebbe far credere;
la mappa dell'Antartide,
in realtà, non concorda
affatto con la linea di
costa attuale. Se si
mettono a confronto il
profilo della costa
meridionale della mappa
di Piri e quella del
Polo Sud fotografato dal
satellite, infatti, si
vede che non combaciano.
Se la carta fosse
davvero stata tracciata
da extraterrestri,
perchè non è perfetta?
Se avevano la
possibilità di vedere i
continenti dall'alto,
perchè disegnarli così
poco precisi? Questo
probabilmente perchè un
continente austr ale
era immaginato da tanti,
i filosofi della scuola
di pensiero pitagorico
(Platone incluso)
immaginavano che gli dei
avessero creato
l'universo secondo linee
di simmetria: sembrava
loro naturale che
dovessero esistere altre
masse terrestri oltre a
quelle conosciute, per
bilanciare queste
ultime. Un' esempio di
ciò è dato dalla mappa
del cartografo Ortelio
(Abraham Oertel) del
1570, nella quale il
presunto continente
antartico viene definito
"Terra Australis Nondum
Cognita" (non ancora
conosciuta).
In questa immagine (Vedi
a destra), ricavata dai
geografi della NASA, si
vede una proiezione del
mappamondo come è
disegnato nella carta,
centrata sul Cairo. Non
soltanto è presente
l'America completa, ma
anche la Groenlandia,
l'Australia e
l'Antartide. Solo nella
prima metà del 900 i
nostri cartografi
avrebbero potuto
tracciare una mappa
simile.
Un'altra
mappa molto strana è
quella Hadji Ahmed, che
dopo essere stata
bollata come falsa e poi
studiata attentamente,
rivela la forma del
continente nordamericano
com'era nell' 11600
a.C., ovvero quando era
ancora coperta dai
ghiacci. Un'altra
raffigurazione molto
interessante è il
"Mosaico del Nilo",
conservato al museo
archeologico di
Palestrina. Si pensa che
rappresenti la fine di
Atlantide, visto che vi
si trovano animali che
vediamo raffigurati
anche nella mappa di
Piri Re'Is. Questo porta
a pensare che gli
animali mitologici
raffigurati nel mosaico
siano veramente esistiti
in passato e che si
siano estinti con
l'arrivo dell'era
glaciale.

LE
TEORIE
Le
notizie seguenti sono
state tratte dal libro
di Giuseppe Macaluso "I
dischi volanti,
l'Atlantide e l'Egitto"
(Edizioni "Pensiero e
azione" Roma 1967)
Studiosi attenti ed
appassionati intorno
alla soluzione del
mistero dell'Atlantide,
non ne sono mancati in
tutti i paesi, perchè
effettivamente, un
continente tanto vasto,
che scompare ingoiato
dalle acque non
diluviali, deve pure
interessare gli studiosi
stessi. Challenger e
Dolphin, scandagliando
il fondo oceanico,
finirono per definire il
profilo di un immenso
altopiano sottomarino,
che si estende tra il
25° ed il 50ç di
longitudine Ovest.
Questi autori sostengono
che quello che oggi
viene chiamato
Gulf-Stream, o Corrente
del Golfo, circuiva lo
scomparso continente di
Atlantide; continente
che, molti millenni
prima, era stato
preceduto da un altro
continente denominato
Lemuria. Secondo lo
Spence, che ne tratta
nel suo "The problem of
Atlantis", una specie di
giogaia subacquea si
allunga dalle coste
dell'Irlanda alle
Azzorre, sino alle isole
di Tristan da Cunha,
elevandosi in tre
sporgenze, delle quali
una si avvicina
all'America, la seconda
all'Africa e la terza
all'Europa. Trattasi,
evidentemente, di un
continente che, o, a
poco a poco, oppure
bruscamente, si inabissò
nell'Oceano sul finire
del periodo glaciale. Le
Antille, le Azzorre, le
Canarie e le Isole del
Capo Verde sarebbero le
cime superstiti di
catene di monti assai
elevati, quasi del tutto
sommersi dalle acque
oceaniche. Per il
Termier, che si occupa
del grandioso fenomeno
in un'opera intitolata
"A' la gloire de la
Terre: l'Atlantide", la
zona in cui è assai
presumibile esistesse
Atlantide è una zona
tuttora assai
pericolosa, per i
fenomeni vulcanici che
minacciano catastrofi
apocalittiche. In quanto
a Demetrio Merezkovski,
osserva che la
differenza fra la lava
che si solidifica
all'aria e quella che
subito si rapprende
nell'acqua, è ben
visibile al microscopio.
Ciò, del resto, è
dimostrato dal fatto
che, nel 1898 della lava
vitrea, chiamata
tachilite, pescata a
circa 900 km dalle isole
Azzorre, non si
sgretolò, allorchè fu
portata all'aria. Un
altro studioso,
l'americano Edward Hull,
sostiene che flora e
fauna dei due emisferi
spingono senz'altro ad
mmettere l'esistenza di
un continente comune ai
due continenti attuali,
l'americano e
l'africano. Per Germain,
non c'è dubbio che la
fauna attualmente
esistente nelle isole di
Madera, Capo Verde,
Canarie ed Azzorre è
continentale, mentre,
tra i molluschi,
esistono sopravvivenze
fossili del periodo
glaciale europeo; nè
mancano sopravvivenze
del genere anche nel
campo vegetale. Il
Dèviane, dal canto suo,
nella sua importante
opera "L'Atlantide", fa
rilevare che sono
pressochè identiche le
opere di architettura
dell'America Antiche e
quelle di Babilonia e
dell'Egitto. Secondo il
Dott. Paul Schliemann,
nipote del grande
archeologo tedesco, suo
nonno, a Hissarlik,
avrebbe trovato, durante
gli scavi, un gran vaso
di platino, alluminio e
rame, amalgama mai
conosciuta dagli antichi
di nostra conoscenza, nè
dai moderni quali noi
siamo o riteniamo di
essere. Sul vaso era
inciso in geroglifici
fenici: "Dal Re Chronos
di Atlantide". Se
Platone scriveva intorno
all'Atlantide, vuol dire
che "sapeva". |