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Lepenski Vir, un’isola nel tempo
a cura di Elisa Palmieri

Probabilmente il luogo più famoso della Serbia, a circa 100 km da Belgrado, è Lepenski Vir, una serie di villaggi Mesolitici localizzati su di un altopiano sabbioso del Fiume Danubio, nella zona serba detta delle Porte Di Ferro (Gates Gorge); denominato in questo modo per le strette gole che si susseguono e che videro importanti scontri dei Romani contro i Barbari. Questo luogo era l'ubicazione di almeno sei insediamenti, databili approssimativamente intorno al 6400 A.C., e finendo approssimativamente 4900 AC. Sono stati accertati circa tre periodi a Lepenski Vir; i primi due, 5500 a.C., in pieno Neolitico, sono quelli che hanno dato il via ad una società complessa, un impianto stabile da essere definito con tutti i criteri “città”. Il III periodo rispecchia una comunità agricola. Si tratta dunque di un’isola paleolitica o mesolitica sopravvissuta come risposta ad un ambiente poco favorevole all’agricoltura e all’allevamento. Infatti le popolazioni era dedite più alla caccia, alla pesca e alla ceramica che presenta caratteri tipici delle regioni del Danubio. L’area era di 6000 m2 (ma una metà è stata inghiottita dal fiume) presenta fondi di capanne, tutte orientate nello stesso modo. Le case a Lepenski Vir, attraverso i lunghi 800 anni e le occupazioni tra il I ed il II periodo, sono poggiate su di un rigoroso parallelepipedo piano, ed ogni villaggio, ogni insieme di case è strutturata da una parte all’altra della superficie del terrazzo sabbioso a forma di ventilatore. Le case di legno furono piallate con l’arenaria, spesso coperte con un intonaco di calcare indurito e qualche volta brunite con pigmenti rossi e bianchi. Un focolare, spesso ornato da teste di pietra dall’aspetto grottesco fu messo in posizione centrale all'interno di ogni struttura. Molte delle case contennero altari e sculture, scolpite fuori della pietra di arenaria, sono da considerare probabilmente come immagini di antenati protettori della famiglia o da ammonimento come i nemici decapitati. L'evidenza sembra indicare che l'ultima funzione delle case a Lepenski Vir era individuata come luogo di seppellimento per ogni singolo individuo. È chiaro che il Danubio inondò il luogo regolarmente, all’incirca due volte l’anno, determinando impossibile la residenza permanente; ma quella sede è sicuro che capitolò dopo le inondazioni. Molte delle sculture di pietra sono di dimensioni monumentali; alcune, trovate di fronte alle case di Lepenski Vir, sono piuttosto distintive, combinando le caratteristiche di una creatura umana e di un pesce. Gli altri manufatti sono stati sommersi e attorno al luogo si trovano una vasta distribuzione di manufatti decorati e non, ad esempio asce di pietra in miniatura e figurine, forgiate con poca quantità di osso e guscio. Nello stesso tempo vissero a Lepenski Vir foraggieri e pescatori, risaltando le prime comunità agricole, note come la cultura di Starcevo-Cris che scambiò l’arte della ceramica e del cibo con gli abitanti di Lepenski Vir. I ricercatori credono che col tempo Lepenski Vir si sviluppò, partendo da un piccolo ordine che si mosse lungo il centro rituale verso le comunità agricole nell'area, in un luogo dove il passato fu rispettato e furono praticati i vecchi metodi. Un Neolitico ricco di soluzioni progredite, di manufatti accurati, ma legato ad un’economia simile a quella del Paleolitico, fuori tempo, ma rispondente appieno alla situazione offerta dall’ambiente circostante. La geografia di Lepenski Vir ha potuto giocare una parte enorme nel significato rituale del villaggio. La montagna trapezoidale di Treskavek è attraversata dal Danubio, di fronte al paese vi è una grande spirale, immagine che è intagliata ripetutamente in molte delle sculture di pietra e la cui forma è ripetuta nei piani dei pavimenti delle case.