L'impero
degli Incas, poco prima
della dominazione
spagnola, si estendeva
per oltre 4000 km
nell'America del Sud, in
una zona compresa tra la
Cordigliera della Ande e
le coste dell'Oceano
Pacifico. Era un impero
fiorente, che dominava
anche su molte altre
popolazioni circostanti
e che aveva coem centro
nevralgico la splendida
città di Cuzco, posta a
ben 3500 metri d'altezza
in una regione
corrispondente
all'attuale Perù
meridionale. Gli Incas
svilupparono una società
altamente stratificata
al cui vertice stava
l'Inca, il sovrano,
venerato come una sorta
di semi-dio, dotato di
poteri politici e
religiosi al tempo
stesso. L'Inca era per
il suo popolo l'ultimo
discendente di una lunga
generazione di regnanti,
il cui primo esponente
fu il leggendario Manco
Capac, fondatore, tra
l'altro, di Cuzco. E
proprio con la
fondazione di Cuzco
possiamo cominciare ad
introdurre elementi,
alcuni dei quali ormai
ci sono familiari, che
riguardano la
possibilità che nel
passato di antiche
popolazioni vi siano
indizi di possibili
"interferenze di natura
esogena". In Sudamerica,
e in particolare in
Perù, esistono leggende
riferite sia ad esseri
semi-umani provenienti
dal profondo della
Terra, sia a divinità
cosmiche. Secondo la
tradizione incaica,
infatti, i primi Inca
furono 4 fratelli e 4
sorelle. La leggenda li
vuole mandati da
Viracocha su una verga
d'oro discesa dal cielo,
atterrati al di sotto di
un'isola del lago
Titicaca e giunti in
superficie da una porta
di pietra, cioè una
caverna. Uno dei 4
fratelli vi fece ritorno
e sparì nelle sue
viscere per sempre, 2
furono trasformati in
pietre e l'ultimo, Manco
Capac, rimase e fondò la
città di Cuzco. Per
farlo, delimitò il
territorio lanciando con
una fionda quattro piede
verso i quattro angoli
della terra. Alcuni
studiosi hanno
ipotizzato che la
metafora della caverna
potrebbe essere un
lontano ricordo,
deformato dal tempo,
dell'ingresso di una
nave, anche
se
quest'elemento è già
riscontrabile nella
"verga d'oro" quale
mezzo di trasporto. I
fratelli potrebbero
perciò essere i membri
di una spedizione sulla
terra, molto simile a
quelle ipotizzate nel
passato del Vecchio
Mondo. Dei membri della
spedizione uno tornò
indietro, due
probabilmente morirono,
mentre i superstiti,
Manco Capac in
particolare, divennero i
padri di una potente
civiltà. in effetti la
suprema divinità Inca
era rappresentata da un
oggetto di pietra
ovaliforme. Leggende che
ancora oggi si
tramandano in Perù
dicono che gli uomini
nacquero da uova di
bronzo, d'argento e di
oro, scese dal cielo. E'
il mito della creazione
che come in tutte le
culture ha un origine
celeste associata ad
archetipi, quali le uova
volanti o le barche
celesti... forse un
ricordo mitizzato di
veicoli capaci di
viaggiare nel cosmo?
Anche se non esistono
prove a sostegno di
questa ipotesrprendenti.
La loro architettura è
una vera sfida alle
tecniche ingegneristiche
e, perfino oggi, avremmo
difficoltà a costruirne
di così poderose in
condizioni ambientali
sfavorevoli. Come
abbiamo visto, Cuzco si
erge a 3500 metri di
altezza, in una vallata
posta alla confluenza di
3 fiumi (Tullumayo,
Chunchullmayo, Huatanay).
Proprio questi fiumi
consentivano anticamente
un rapido accesso alla
città da ogni parte
dell'impero e per questo
gli Incas la definivano
"l'ombelico del mondo".
L'imponenza delle mura
dei suoi palazzi era
solennemente arricchita
da un abbondante uso
delle decorazioni d'oro.
Tra i monumenti più
importanti vi era il
Corichanca, Il Recinto
d'Oro, un incredibile
santuario composto da
sei edifici ricoperti
d'oro e da un ampio
cortile recintato, al
cui centro si trovava
una fontana, anch'essa
laminata in oro.
Abilissimi orafi, gli
Incas possedevano
sofistic ate
doti ingegneristiche,
che consentivano loro di
collocare imponenti
blocchi di pietra
ovunque e, a quanto
pare, con poco dispendio
di mezzi. Ad ovest di
Cuzco, la vicina
Sacsayhuaman era posta
su un lato di una
ripidissima collina ed
era protetta su tre lati
da imponenti mura dalla
forma a zig-zag, che
oggi raggiungono i 16
metri di altezza ma che
un tempo dovevano
stagliarsi ben più in
alto. I blocchi di
pietra usati sono
perfettamente intagliati
e assemblati e tra loro
non esistono fessure
sufficienti a far
passare una moneta da 50
centesimi! Per
l'assemblaggio non
vennero usati malta o
altri composti di
cemento, ne ganci o
rampe... ciò nonostante
hanno resistito al
tempo, sfidando le forze
della natura, senza
subire danni. Il loro
peso, di oltre 100
tonnellate, e le loro
dimensioni (che in
alcuni casi raggiungono
i 5 metri di altezza e 3
metri di spessore),
pongono irrisolvibili
quesiti sulle tecniche
di costruzione
utilizzate. La
precisione delle
manovalanze Incas, in
rapporto alla quantità e
al peso di materiale che
erano costrette ad
impiegare, è tale da
lasciar supporre
tecniche altamente
sofisticate per
quell'epoca, le stesse
tecnice costruttive a
Tiahuanaco, Kenko, Tambu,
Machay e Machupicchu, la
più bella città
dell'impero incaico,
abbandonata in epoca
imprecisata e per motivi
sconosciuti. Gli Incas,
insomma, al pari di
molti popoli del Vecchio
Mondo, sembravano molto
più avanti da un punto
di vista tecnologico di
quanto gli archeologi e
gli storici moderni
riescano ad ammettere.
Inoltre è palese la
similarità tra la
civiltà incaica e quella
egizia: infatti oltre ad
alcune usanze del tutto
identiche, quale ad
esempio l'imbalsamazione
dei morti, anche le
tecniche edilizie
risultano simili.
L'assemblaggio dei
metalli peruviani è
identico a quello che si
riscontra in Egitto per
l'edificazione del
Tempio della Valle delle
Piramidi, anche da un
punto di vista
simbolico-architettonico.
L'Inti-Huatana (attracco
al sole) e altre
strutture di Machupicchu
presentano una
lavorazione effettuata
sulla roccia viva, come
si vede a Kenko, con
supercici perfettame nte
lisce e levigate. E' la
stessa tecnica di chi
costruì il sarcofago del
faraone della Grande
Piramide di Cheope in
Egitto. Bauval e Hancock
hanno chiesto una
perizia sul sarcofago ad
un ingegnere ottico, il
quale ha confermato che
il lavoro potrebbe
essere stato eseguito
con strumenti ottici
sofisticati, come un
laser. Effettivamente
gli egizi conoscevano
l'uso delle lenti, come
dimostrano alcune lenti
molate all'ossido di
Cesio, scoperte in una
tomba di Huelan e
conservate al British
Museum. L'ossido di
Cesio oggi viene
prodotto sinteticamente
attraverso procedimenti
elettrochimici, ne
consegue, in base alle
analogie, che le opere
megalitiche peruviane
furono realizzate allo
stesso modo. Se fu
attraverso le lenti al
Cesio che vennero
edificati i templi
Peruviani e quelli
d'Egitto, chi poteva
detenere una tale
avanzatissima tecnologia
ottica ed
elettrochimica, tipica
di una civiltà
industriale, e da dove
arrivava? Era il
retaggio culturale di
civiltà più evolute
distrutte in seguito a
una catastrofe, come la
mitica Atlantide? Oppure
questa conoscenza
derivava da insegnamenti
ricevuti da essere
superumani? |