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Il Tempo dei Celti
Alexei Kondratiev

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L'erbario Celtico: l'agrifoglio
a cura di Mary Falco

“Ed ecco l’agrifoglio che è così generoso:
compiacere tutti è il suo intento
ad eccezione di lords e ladies, distaccati da tutto questo,
chiunque inveisca contro l’agrifoglio
d’un balzo sarà appeso su in alto. Alleluia.
Chiunque canti contro l’agrifoglio
Può piangere e torcersi le mani”

Così canta una vecchia ballata dell’Inghilterra medievale ed una volta tanto Celti, Latini, Greci ed Etruschi si ritrovano perfettamente d’accordo: l’agrifoglio protegge dal male e garantisce fecondità e continuità della vita. In parte è un presagio ricavato facilmente dalle foglie spinose e coriacee e dai frutti rossi che maturano nel cuore dell’inverno, per cui è sempre stato al centro delle feste invernali appunto, dai Saturnali romani al Natale cristiano. Gli Etruschi però, come sempre, erano più precisi e la consideravano una pianta potente e pericolosa, vera e propria protagonista del bosco di confine della città, la famosa zona sacra che si stendeva tra le mura e l’abitato propriamente detto, ma per nessun motivo coltivata all’interno dei giardini domestici, forse anche perché i suoi frutti, velenosi per l’uomo, costituiscono un vero e proprio cibo invernale per gli uccelli. Gli intagliatori ne ricercavano il legno, che per secoli è stato un vero e proprio “ebano nostrano” , dotato di tutte le caratteristiche di durezza e lucentezza del più famoso legno orientale. Le proprietà terapeutiche sono state una riscoperta molto recente, perché per secoli l’uso per così dire “magico” di pianta natalizia ben augurante ne ha eclissato ogni altra proprietà. In realtà si tratta d’un eccellente febbrifugo ad azione lenta, ma costante ed è probabile che prima della scoperta e dell’importazione del chinino lo sostituisse quasi completamente nella cura delle febbri malariche. Molto apprezzabili sono anche le proprietà antireumatiche, antigottose, sudorifere, anticatarrali, antispasmodiche ed epatoprotettive. Qualche vecchio erborista ne afferma anche proprietà antisteriche ed antiepilettiche. In genere si usano le foglie (raccolte in primavera ed essiccate all’ombra) come febbrifughe e la corteccia (raccolta in autunno ed essiccata al sole) come antispasmodico. Certo oggi il termine d'agrifoglio è in realtà molto vago, visto che abbraccia circa 300 specie di arbusti sempreverdi ed alberi con foglie decidue, l’unica costante è data dai fiori non particolarmente appariscenti, composti da cinque petali di colore bianco o verde che sbocciano nel periodo di maggio e soprattutto dalle vistose drupe rosse, ma esistono anche gialle e nere, che si mantengono inalterate sotto le nevi ed il gelo dell’inverno. L’ilex aquifolium (letteralmente alloro spinoso), presente in Europa, Africa settentrionale ed Asia, è forse l’agrifoglio più diffuso, cresce spontaneo nelle siepi e nei boschi, caratterizzato da foglie di color verde scuro, lucide, ondulate e con i margini spinosi solo negli esemplari più giovani; in condizioni favorevoli forma piante alte tra i 4 e gli 8 metri ed il diametro della chioma varia tra i 2,5 e i 4 metri. Gli alberi femminili (se sono vicini a esemplari maschili) in autunno portano le famose drupe rosse. Il suo “habitat” preferito è il sottobosco di faggio, ombroso d’estate e luminoso d’inverno e questo spiega anche il suo progressivo rarefarsi, perché il faggio è una pianta difficile, che è stata sostituita dal pino rosso in montagna e dai pioppi in pianura ogni volta che l’uomo è intervenuto nella gestione dell’ambiente, nonché dalle robinie nei luoghi abbandonati. L’Ilex altaclarensis è invece una pianta di origine orticola. Alta tra i 5 e i 10 metri è in realtà un ibrido fra l'ilex aquifolium e l'ilex perado. Le foglie sono ovate e di colore verde scuro, spinose se la pianta è giovane, quasi senza spine nelle piante adulte. La varietà più diffusa oggi è "l'hodginsii" maschile, che si caratterizza per i frutti con germogli color porpora e grandi foglie spinose. Varietà molto adatta per le siepi e molto usato per le decorazioni natalizie. Tutte le specie vivono bene sia al sole che all'ombra, e non hanno bisogno di particolari tipi di terreno (anche se crescono meglio in quelli umidi e fertili). Si piantano nel periodo di marzo, tuttavia, se il clima è mite, si possono piantare durante qualsiasi mese invernale, a condizione che il terreno non sia troppo umido. I fiori femminili e quelli maschili sbocciano di solito su alberi separati, per cui per ottenere l'impollinazione e la produzione di frutti è necessario piantare gli alberi vicini. Per formare una siepe, è necessario mettere a dimora piante giovani nel periodo di marzo alla distanza di circa 50-60 cm. È meglio non potare le piante fino alla primavera successiva, e poi di cimarle, così da favorire la crescita dei rami. La moltiplicazione avviene per talee lunghe 5-8 cm che bisogna prelevare in agosto; l’ideale è sistemarle in un miscuglio di torba e sabbia in parti uguali. Se la luce è scarsa i rami avvizziscono ed è il motivo per cui, in natura, l’agrifoglio cresceva bene ai piedi del faggio. La muffa, minatrice delle foglie, può causare pustole brune: in questo caso è necessario asportare e bruciare le parti colpite ed usare poi un insetticida sistemico.

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