Il simbolo del Triskele
è forse uno dei più
diffusi e conosciuti nel
mondo pagano e celtico.
Il termine deriverebbe
da tri, ovvero “tre” e
skelos, cioè “gambe”,
descrizione perfetta
della sua triplice
forma. Quali sono però
le ataviche origini e i
misteri che avvolgono
tale simbolo? C’è una
relazione tra questo
segno, associato alla
cultura nordica e le
antiche religioni legate
alla grande madre
diffuse nel bacino del
Mediterraneo? Esiste
davvero una connessione
tra i lontani siti
dell’Isola di Man in
Gran Bretagna e la
Sicilia?
Da sempre l’immagine
della Grande Dea è
associata al culto
acquatico, raffigurato,
negli antichi e sacri
antri, espressione
ctonia dello stesso
ventre gravido della
Dea, con disegni
geometrici
caratterizzati da “motivi
a rete”, di “linee
parallele” o
“Zig-Zag”.
Questi segni, presenti
già nel Neolitico su
molte raffigurazioni ed
incisioni rupestri,
rappresenterebbero i
rivoli d’acqua e la
pioggia che rende
fertile e gravida la dea
secondo l’idea di una
magia definita Simpatica
o Imitativa, basata sul
concetto che simile
produce simile. L’antico
tende a rappresentare
nei luoghi sacri al
culto delle acque,
l’immagine dello stesso
liquido per propiziare
la sua presenza: quanto
più sarà presente in
loco, tanto più la dea
sarà “gravida”.
Inoltre l’uomo, nelle
vesti di grande
osservatore, viene anche
colpito dal moto
vorticoso del liquido e
dall’espressione della
forza che esso nasconde,
ecco così che la linea
diviene prima cerchio e
poi spirale,
rappresentazione del
moto dell’acqua, sia che
esso scorra vivido e
vitale, sia anche nelle
sacre coppelle ove si
accumula e nelle quali
compie il suo vorticoso
moto. Esso è movimento
del mistico serpente
simbolo della dea-ofide
che conserva nelle sue
spire il potere della
vita e della morte. Ecco
così che tale simbolo
veniva raffigurato su
tumuli funerari o
comunque in siti di
sepolture perché, come
molti altri legati
all’antico culto della
Dea, era espressione
della rinascita e della
vita. Con questa
accezione protettiva, il
simbolo lo ritroviamo
nella cultura Micenea,
sulle monete della
Licia, in molte steli
del nord Africa ove
forti erano state le
influenze fenicie, ed in
Anatolia da dove,
attraverso i Galli che
da tali regioni invasero
e si stabilirono
Galizia, arrivò nel
monde celtico. Si tratta
dunque sicuramente di un
antico simbolo religioso
orientale, per alcuni di
origine fenicia, ove era
associato a Baal, Tale
ipotesi si fonda su un
ritrovamento effettuato
in Tunisia, a Beja,
l’antica Veda, di un
cippo ove il triscele è
proprio posto sopra il
toro sacro di Baal (fig.1-2).

Figura 1 |

Figura 2 |
Questa curiosa
rappresentazione
sembrerebbe, per un
attimo, contraddire
quanto sin ora detto sul
suo legame con la dea.
In realtà sarà
un’ulteriore conferma
del mistico suo
significato.
Successivamente
ritroviamo il Triskele
in Sicilia, ovviamente
ereditato dalla cultura
greca. Per Plinio l’isolas
venne associata a tale
simbologia a causa della
sua forma geografica
triangolare, per cui
detta anche Trinaclia.
Una particolarità del
Triskele siciliano, che
avvalora il suo legame
con la dea è la
presenza, al centro
dello stesso, del volto
di Medusa(fig.3).

Figura 3
Ella è la bellissima e
mortale Gorgone, figlia
di Forco e di Ceto, che
aveva il potere di
trasformare in pietra
gli uomini che
guardavano il suo viso.
Appare in questa
narrazione mitologica un
riferimento al culto del
betile, al litico priapo
maschile cui il simbolo
verrà successivamente
connesso. L’immagine
della Medusa, nella
simbologia sicula, è un
riferimento alla
protezione dell’isola da
parte di Atena, ma anche
qui i significanti sono
molto più antichi e
oscuri. Infatti l’antico
Androgino, unione della
Dea e del Dio, era
spesso raffigurato sotto
forma di serpente,
l’animale del mutamento
che, con il suo cambiar
forma e i suoi letarghi,
è simbolo del continuo
ciclo di morte e
rinascita. L’animale è
anche legato da una
parte al simbolismo
fallico maschile, e
dall’altra al potere
mestruale della donna e
tracce di questo
connubio, che farebbe
del rettile ancor più
espressione totemica
della Dea Bianca, sono
presenti nel folklore
popolare mediterraneo ed
europeo. Così, ad
esempio, si credeva che
il morso di una serpe
fosse responsabile della
prima mestruazione, o
che le donne “nel ciclo”
fossero particolarmente
capaci di attrarre i
serpenti e dunque non
potevano andare nei
campi, o ancora che in
questi momenti dovessero
stare attente a non
esser ingravidate
dall’animale. Tra il
6500 e il 5500 a.C.
molteplici sono le
raffigurazioni di teste
di serpi sono riprodotte
sulle terracotte di
tutta Europa e
primigenie
raffigurazioni di proto
meduse zoomorfe le
troviamo ancora ad
esempio nella famosa
grotta di Porto Badisco
(fig.4).

Figura 4
Tra i fenici particolare
importanza aveva la dea
Gula, ed ancora l’antica
incantatrix, la troviamo
nel mondo celtico ove la
tradizione vuole che il
13 Febbraio, la dea
Brighit, sotto le
sembianze di ofide,
uscisse dal suo antro
per controllare il
tempo. Sono gli antichi
ricordi di un culto
lunare ed ofidico di cui
si sono per le tracce.
Se però da quanto sin
ora detto il Triskele è
simbolo femminile, per
altre culture esso è
spesso associato al
potere rigenerante del
Dio maschile, e dunque
un simbolo solare.
Abbiamo fin ora parlato
della forma a spirale
del simbolo, altrettanto
importante è però il
numero dei sui bracci:3.
Infatti il Triskelion è
appunto non una semplice
spirale, ma l’unione di
tre di esse intrecciate,
in alcuni casi che
divengono tre gambe
umane. Infatti il numero
3 rappresenta l’unione
prolifica dell’elemento
femminile, con quello
maschile, è il numero
della generazione,
l’antico Khem egizio,
materializzazione delle
trascendenze divine,
primo stadio della
creazione. Ecco che il
simbolo inizia a
dipanare il suo atavico
significato. Alla dea
dalle gambe divaricate,
si unisce il priapico
dio, alle acque
vorticose provenienti
dalle profondità uterine
della stessa, si
uniscono i bianchi
liquidi seminali del
dio. Tutto questo fa del
triskele non un simbolo
di una o dell’altra
divinità, ma una
espressione di unione,
un simbolo di vita e
rigenerazione, una
commistione di sacri
umori, maschili e
femminili.

Questa sarebbe così la
spiegazione del suo
accostamento da una
parte alla dea,
dall’altra al dio. Anche
nella stele fenicia
sopra indicata, il
triskele appare
generarsi tra il simbolo
lunare e femminile e il
dio vegetazionale dal
fallo arboreo eretto
(fig.5).

Figura 5
Questa dunque l’intima
essenza del triskele, i
suoi più segreti
significati, un simbolo
acquatico ma anche
solare, consacrato alla
dea e al dio,
geograficamente diffuso
in ugual misura al Nord
e al Sud del mondo, un
simbolo di rinascita e
di unione, di speranza e
procreazione. |