INTRODUZIONE
Nella religione
cristiana grande
importanza ha la
festività di Pasqua, la
Resurrezione di Cristo
che con il suo
sacrificio cancella le
ataviche colpe umane.
Tra le pieghe di questa
festa religiosa, però,
son ben nascosti molti
simboli e tradizioni di
origine pagana, ricordi
di altre e ben più
antiche festività poi
cancellate dal
Cristianesimo con una
vera e propria opera di
sincretismo. Inizieremo
così un viaggio che ci
porterà tra le desolate
lande dell'Europa del
nord, alla ricerca di
antiche divinità
celtiche che ci
aiuteranno a scoprire le
vere origini e i simboli
di questa festività. Per
effettuare un esame
etimologico della
"Pasqua" dobbiamo
rifarci al termine
inglese "Easter" che ci
riporterebbe ad antichi
culti legati al
sopraggiungere della
primavera e in
particolare ad una
antica divinità pagana ,
la dea Eostre. Questa
antica dea non è molto
conosciuta nella
mitologia nordica, viene
menzionata per la prima
volta dal Venerabile
Bede (679-735) nel suo
"De Temporum Ratione"
dove è messa in
relazione alla primavera
e alla fertilità dei
campi. Infatti il nome
sembrerebbe provenire da
aus o aes e cioè Est,
dunque è una divinità
legata al sole nascente
e al suo calore, del
resto il tema dei fuochi
e del ritorno dell'astro
sarà un tema ricorrente
nel proseguo delle
tradizioni pasquali. Le
origini di questa dea
però non sono molto
chiare, dalle
caratteristiche
sembrerebbe una divinità
nordica, anche se non
viene per nulla citata
nella mitologia celtica,
tanto da far credere ad
alcuni studiosi che si
tratti di una divinità
inventata dallo stesso
Bede, spiegazione non
molto plausibile in
quanto un religioso
cristiano non avrebbe
avuto bisogno di creare
una nuova divinità in un
pantheon pagano già
molto ricco e variegato.
Il Grimm, noto studioso
di mitologia nordica nel
suo "Teutonic Mythology"
descrive Eostre c ome
una divinità pagana
portatrice di fertilità
e la collega alla luce
dell'Est e in
particolare
all'equinozio di
Primavera che veniva
chiamato dai popoli
celti "Eostur-Monath" e
successivamente di "Ostara".
UOVA PASQUALI E IL
MISTICO CONIGLIO
Interessante
tradizione tipica della
Pasqua è lo scambio
delle uova di
cioccolato, in Germania
ad esempio vi è l'usanza
che i bambini, la
mattina della domenica
di Pasqua, chiamata
Ostern, vadano alla
ricerca nei giardini
delle case delle uova
nascoste dal "coniglio
pasquale", in
Inghilterra si fan
rotolare sulla strada
uova sode colorate fino
a quando il guscio non
sia completamente rotto.
Questa tradizione è
fortemente legata al
culto della dea
precedentemente
descritta, infatti nelle
tradizioni pagane si
celebrava il ritorno
della dea andando a
scambiarsi uova "sacre"
sotto l'albero ritenuto
"magico" del villaggio,
usanza che dunque
collega Eostre alle
divinità arboree della
fertilità. Simbolo della
dea è la lepre o il
coniglio che in realtà
rappresenta la stessa
divinità che si rende
immanente e concepisce
se stessa come divinità
dei boschi. Questo
carattere sembrerebbe
far ritornare l'idea di
Eostre come dea della
vegetazione le cui
caratteristiche sono
simili ad altre divinità
come Tammuz o Adone che,
come vedremo, sono
collegate anch'esse a
tale festività.
L'animale, poi, non è
casuale, ma scelto non
solo per le sue famose
doti riproduttive ma
anche e perché, secondo
i Germani, le aree nere
della luna
rappresenterebbero
proprio la lepre,
sancendo così la
sacralità dell'animale.
Una delle credenze del
primitivo era quella
che, cibandosi
dell'animale simbolo
della divinità o meglio
espressione stessa della
divinità, non faceva
altro che rendersi
partecipe di quella
scintilla di divino che
è insita nella sua
immanenza. Questa
tradizione è ripresa poi
anche dai pani dolci a
forma di zig-zag che
vorrebbero rappresentare
l'animale e anche la
runa Gebo o la ruota
solare. Anche l'uovo non
è scelto a caso ma è da
sempre simbolo di
rinascita. Per il
primitivo raccoglitore e
cacciatore la Primavera
portava gli uccelli a
deporre le proprie uova
e dunque ad avere un
nuovo sostentamento dopo
l'austerità
dell'inverno. La stessa
deposizione di uova
differenti da parte
delle diverse specie di
uccelli potrebbe portare
all'idea delle uova
differentemente dipinte
che si sono poi
tramandate fino ai
giorni nostri. L'uovo
diventa così potente
talismano di fertilità e
vita come testimoniato
dalle usanze delle uova
sacre Russe o Ucraine
ove il cibarsi di questo
alimento celebrerebbe la
rinascita del sole e il
ritorno delle stagioni
dell'abbondanza. L'idea
del "sacro" uovo si è
così tramutata nel
tempo, basti pensare
all'uovo alchemico di
Hermete Trismegisto o
agli antichi romani per
i quali "omne vivum ex
ovo". Una leggenda narra
ad esempio che Maria
Maddalena si presentò
all'imperatore Tiberio
con un uovo dal guscio
rosso , o ancora la
Vergine Maria donò a
Ponzio Pilato un cesto
di uova colorate per
implorare la liberazione
del Cristo. Il cibarsi
delle uova, così,
diventa un rituale
collettivo di
partecipazione alla
nuova vita e dunque alla
resurrezione.
LA
REMINISCENZA DELLO
SPIRITO ARBOREO
Come possiamo notare
dunque la Pasqua è una
festa dalle origini
antichissime e che si
collega ai rituali
naturali e alla
sacralità degli alberi,
essa altro non sarebbe
che un'altra forma di
venerazione, di quel
principio agreste basato
sulla morte e rinascita
dello spirito della
vegetazione
rappresentato spesso
nell'uccisione e nella
risurrezione della Dea o
successivamente
dell'Uomo Selvatico. Una
tradizione interessante
è quella dei cosi detti
Giardini di Adone: in
particolare nell'area
orientale si venerava,
sotto i nomi di Tammuz e
Adone, la decadenza e la
rinascita annuale della
vita e anche se le fonti
intorno a queste
divinità sono
frammentarie e oscure,
da esse deduciamo che
morissero ogni anno per
poi risorgere. Ad esse
era dedicato una specie
di giardino che altro
non era che un simbolo
basato sul principio
della Magia Imitativa,
cioè che il simile
produce il simile:
realizzare questi
giardini fioriti era un
modo per incoraggiare la
crescita delle messi. Si
schiude come di incanto
la spiegazione di un
rituale creduto
cristiano ma che affonda
le sue radici nel
paganesimo, i
"sepolcri", realizzati
il Venerdì Santo per il
Cristo con piante,
spighe e fiori, veri
"giardini" realizzati
sulla tomba del dio
morto creando un legame
ancora più stretto tra
festività e rituali
arborei. Anche la
simbologia dell'agnello
o meglio del "capretto"
sarebbe strettamente
legata al culto arboreo
nello stesso significato
della lepre per la dea
Eostre. La capra
infatti, errando nei
boschi, rosicchia le
cortecce degli alberi
danneggiandoli
notevolmente, così solo
il dio della vegetazione
si nutre della pianta da
esso personificata, e
dunque lo stesso animale
non può che essere
sacro. Come nel caso
delle uova, il selvaggio
mangiando la carne
dell'animale crede di
acquistare e assorbire
una parte di divinità.
Pertanto il cibarsi di
animali sacri per il dio
è un sacramento solenne
come la celebrazione di
Gesù, rappresentato da
un Agnello che ancora
oggi, in molte parti di
Italia si consuma.
"...io sono l'Agnello
di Dio che toglie i
peccati del mondo..."
LA
FESTA DEL FUOCO
Strettamente connesso
con i rituali legati
alla vegetazione e alla
rinascita è la
tradizione pasquale di
accendere falò. I cosi
detti fuochi di gioia da
cui poi deriverebbe la
tradizione del cero
pasquale. In Germania ad
esempio i contadini
raccolgono tutti i rami
secchi che trovano nelle
loro campagne per poi
farne un enorme rogo e
spargere le ceneri nei
campi per propiziare il
raccolto, mentre tizzoni
accesi vengono portati
all'interno delle case
come protezione dagli
spiriti maligni. Tali
rituali li troviamo
anche in molte altre
parti d'Europa e nella
nostra stessa Italia. La
spiegazione data è
molteplice, per alcuni
si tratterebbe di un
rito purificatorio, in
sintonia con quello che
poi sarebbe il
significato della Pasqua
cristiana, del resto è
abitudine spesso
bruciare in questi roghi
delle effigie
stregonesche o un
fantoccio costituito da
sterpaglie che
comunemente viene
chiamato "Giuda". In
realtà la tradizione ben
si sposa con il concetto
di Magia Imitativa molto
caro al primitivo,
infatti la festa legata
all'equinozio di
primavera è strettamente
legata alla rinascita
del Sole dopo la sua
morte, il buio e la luce
si equivalgono per poi
far prendere il
sopravvento di quest'ultima.
I rituali erano così un
modo di imitare il
cammino dell'astro o
ancora di portare in
terra parte del suo
calore infatti l'usanza
di far ruzzolare ruote
infuocate giù per una
collina o il correre nei
campi con le fiaccole
accese fa proprio
passare per una
imitazione del percorso
solare nel cielo. In
questa tradizione
fortemente pagana si
inserisce il cero
pasquale, il fuoco sacro
alla religione Cristiana
che anche in questo caso
attinge a piene mani dal
mistico sacco dei
rituali pagani. Così
ecco che nelle chiese si
spengono le luci,
proprio a rappresentare
il dominio assoluto del
buio, visto solo
successivamente come
male, poi trionfa la
luce, simboleggiata dal
cero dal quale si
accendono le varie
candele, che si portano
a casa come i pagani
portavano i loro tizzoni
accesi: un mistico
intreccio di culture e
credenze che si fondono
in antichi rituali e
simbologie che si
perdono nella notte dei
tempi.
BIBLIOGRAFIA
·
J.Frazer: “Il Ramo
d’Oro”
Bolati-Boringhieri
·
A.Romanazzi: “La Dea
Madre e il culto
Betilico: Antiche
conoscenze tra mito e
folklore” Levante
Editore Feb.2003 |