Il rapporto con la morte
in passato era
sicuramente molto
diverso e talvolta molto
più terrificante di
quanto lo sia oggi;
escludendo le anime che
si aggirano tra vecchie
case ed antichi castelli
in attesa di portare a
termine qualcosa di
incompiuto in vita, noi
vediamo nella maggior
parte dei casi, la morte
come la fine del nostro
corpo su questa terra
cioè il passaggio da una
vita umana ad una
spirituale in un'altra
dimensione (credenza in
parte alimentata dai
casi di Quasi-Morte). I
nostri antenati però la
pensavano diversamente,
temevano i morti molto
più di noi,
considerandoli esseri
non del tutto “andati”
capaci di uscire dalla
loro tomba e riprendersi
ciò di cui hanno
bisogno. Questo li
portava ovviamente a
prendere delle
precauzioni, alcune
conosciute praticamente
da tutti, altre più
insolite sono da molti
ignorate.
SESSO POST-MORTEM
Come l’alimentazione,
l’altro principale
motivo in grado di
trascinare un defunto
fuori dal suo alloggio
era il sesso. I morti
nel corso di ere diverse
(compresa l’era egizia)
erano considerati
sessualmente attivi. Per
essere precisi, si
credeva che solo i
defunti di sesso
maschile fossero in
grado di lasciare il
luogo di sepoltura per
la mancanza di una vita
sessuale; a provarcelo
ci sono i ritrovamenti
delle Concubine Di
Pietra: statuette
femminili poste sul
sepolcro con gli organi
sessuali e di funzione
erotica molto accentuati
e sempre senza piedi, in
modo che non potessero
scappare. Questa però
non era la precauzione
più macabra presa dalle
civiltà antiche. Sempre
in Egitto, come in
Mesopotamia e altri
numerosi siti, il
ritrovamento di due
cadaveri (uno maschile
ed uno femminile) nella
stessa bara, ci racconta
come questi popoli
convinti di placare il
bisogno di sesso dei
trapassati , gettassero
una compagna in dono
all’uomo. Probabilmente
vera compagna anche in
vita ma resta comunque
da chiarire se, in tutti
i casi di cui
attualmente siamo a
conoscenza, costei,
fosse sempre morta al
momento della sepoltura
(la bare erano in pietra
pesante quindi non
furono trovati segni di
alcun tipo).
I
MORTI E LA FAME
La necessità di
nutrirsi dopo il
trapasso era convinzione
di moltissime civiltà e
donare cibo al defunto,
da sempre trovato nei
sepolcri delle
popolazioni antiche, era
di uso comune. A volte
non era del tutto
sufficiente lasciare
pane, miele e farina
esclusivamente al
momento della sepoltura,
così si portavano
periodicamente scorte di
cibo alla tomba evitando
che il trapassato
potesse sentirsi
insoddisfatto e
costretto quindi, a
camminare tra i vivi per
saziarsi. Pratica
utilizzata inoltre per
garantire una vita
abbondante nel regno dei
morti o per pagare, se
necessario, colui che
accoglieva il defunto
nell’Aldilà, stesso
motivo che spingeva gli
antichi (egizi in
primis) ad abbandonare
tesori di grande valore
sul luogo di sepoltura.
Nel caso in cui le
offerte risultassero
insufficienti per il
defunto, l’usanza era
quella di mummificare un
altro morto
riservandogli un posto
ai banchetti in modo che
il cadavere
“insoddisfatto”,
provvedendo a sfamarsi
da solo, si limitasse a
divorare il proprio
corpo nella tomba non
potendo usufruire di un
posto a tavola già
occupato. Non mancavano
i sacrifici (quasi
sempre di giovani in
salute) al duplice scopo
di: placare la fame dei
morti ma soprattutto di
offrire loro il cibo che
preferivano (la carne
umana) che sarebbe
andata a colmare il
divario tra la vita e la
morte riportando chi non
c’è più ad una vita
normale.
I VAMPIRI
E’ nei paesi slavi
che queste credenze
riguardanti le necessità
dei morti vanno a
fondersi in un unico
essere: il cosiddetto
“demone bevitore”,
meglio conosciuto come
vampiro. La condanna di
questo essere “non
morto” animato da una
presunta entità malvagia
direttamente legata
all’inferno e il piacere
che costui e la vittima,
provano nel morso fatale
di questa immonda
creatura (il piacere
sessuale del vampiro
proviene dalla bocca),
unisce perfettamente la
tradizione del morto che
per fame o per sesso è
costretto a lasciare la
propria dimora cercando
soddisfazione tra i
vivi. Come riportato nel
libro “Storie Di Vampiri
(I MAMMUT)”, volume dal
quale ho tratto alcune
informazioni,
all’origine della
leggenda del vampiro ci
sono due attività che si
pensava potessero
proseguire dopo la
morte: il sesso e
l’alimentazione. Anche
qui, evitando eventuali
persecuzioni da parte
dei (non)morti, nascono
i metodi che tutti
conosciamo: il paletto
di frassino, la croce,
l’acqua santa, la
decapitazione ecc..
Ricordando come in
alcuni paesi d’Europa la
“caccia al vampiro”,
continua per tradizione
quasi sempre
clandestinamente.
Tuttora infatti si
scoperchiano tombe in
cerca di “non morti”
pronti a tormentarci;
segno che certi credi,
non sono ancora pronti a
lasciarci.
MORTE, QUESTA
SCONOSCIUTA
Tanti dunque sono
stati i dubbi nelle
menti degli uomini. Un
argomento come la morte
non ha trovato e forse
non ha bisogno di una
spiegazione scientifica
e razionale. Le credenze
dei nostri antenati
erano nella maggior
parte dei casi errate e
notevolmente più macabre
delle nostre, portandoli
a ricorrere spesso a
metodi piuttosto pesanti
come ad esempio: le
usanze dei popoli nomadi
in Russia, dove i
cadaveri venivano
inchiodati alla tomba
trafitti alla testa e al
cuore per evitare che
seguissero il resto del
popolo durante gli
spostamenti. Che sia
dunque la fine di una
vita terrena (con il
proseguimento di una
spirituale nell’Aldilà
come oggi in molti
credono e come anche in
antichità molti popoli
ritenevano possibile),
che sia un anima vagante
nelle stanze di un
castello o il corpo
stesso ad abbandonare la
propria dimora (cadaveri
“insoddisfatti” o un
mito forte da secoli
come quello del
vampiro), questi dubbi
non sembrano
abbandonarci e in ogni
modo, in ogni epoca,
pare proprio che l’uomo
non sia in grado o non
voglia rinunciare al
dare vita a qualcosa
d’impossibile
comprensione, quello che
in effetti, potrebbe
essere in realtà la
morte e cioè la fine di
tutto. |