A Lucia...
Nel linguaggio
moderno spesso si parla
di "colpo di fulmine" ad
indicare l'oramai famoso
amore a prima vista. I
media e i giornali ci
han mostrato tutte le
innumerevoli
sfaccettature di questo
termine nascondendoci
però la vera essenza che
si nasconde in esso, a
metà strada tra amore e
magia e che affonda le
sue radici in miti e
leggende che ci
riportano ad indomiti
guerrieri ma anche a
splendidi e dolci
amanti. Da sempre
infatti amore e guerra
sono andate di pari
passo, in passato un re
impotente o comunque che
non poteva generare
figli non poteva
governare un paese, e
gli stessi cavalieri e
paladini erano
screditati se avessero
rifiutato di giacere nel
letto di una fanciulla
che glielo avesse
chiesto. Ancora oggi
questo legame tra guerra
e amore è ricordato in
molti detti popolari
come il comunissimo "in
amore ed in guerra tutto
è permesso". L'energia
"amorosa", generata da
una donna, può rendere
l'uomo invincibile e da
qui la tradizione di una
antichissima tecnica di
combattimento chiamata
appunto "Colpo di
fulmine". Un
interessante episodio da
narrare in tal senso è
quello di Cuchulainn, il
mitico eroe d'Irlanda,
il leggendario sovrano
si trova dalla sua
maga-iniziatrice Scatach
quando una notte, la
figlia della
sacerdotessa, Uatach,
innamorata dell'eroe
decide di sedurlo
andando a riposare nuda
nello stesso letto.
L'eroe infastidito
all'inizio rifiuta la
proposta ma ecco che la
fanciulla, in cambio di
una semplice notte
d'amore promette al re
di spiegare come
ottenere dalla madre una
terribile tecnica di
combattimento che lo
avrebbe reso
invincibile. Ancora una
volta, dunque, è
attraverso la donna che
l'uomo diventa
imbattibile e infatti
solo dopo aver giaciuto
con Uatach e poi
successivamente con la
stessa sacerdotessa
Scatach che Cuchulainn
ottiene il segreto della
micidiale Scarica di
Fulmine che lo renderà
famoso in battaglia.
L'esempio del mitico re
irlandese non è l'unico,
questa strana tecnica di
combattimento era
conosciuta anche da Lug,
Batraz e molte altre
divinità celtiche che, a
loro volta, l'avevano
sempre appresa da una
donna. Ricordi di questa
magica arma
fisico-spirituale li
ritroviamo
successivamente nella
Materia di Bretagna, e
in particolare in una
delle prime versioni del
"Lanzelot en Prose", la
storia di uno dei più
famosi paladini della
tavola rotonda, appunto
Sir Lancellotto. Anche
il paladino arturiano è
da sempre circondato da
donne-maghe, da Viviana
a Morgana, esseri fatati
che gli insegnano l'arte
della guerra, ma solo
una donna speciale potrà
rendere l'eroe
invincibile e tutto
nascerà da uno "sguardo"
o come oggi lo
definiremmo da un "colpo
di fulmine".
"...Colpito al suo
arrivo dalla sua beltà,
lei gli sembra
incomparabile più
splendida da vicino, ed
egli le appare più alto
e più forte. La regina
prega Dio di far di lui
un valoroso per la
pienezza della bellezza
di cui lo ha
favorito..."
Questi versi del "Lanzelot
en prose" descrivono
perfettamente il colpo
di fulmine dopo il quale
il paladino diventa il
cavaliere più forte del
regno, ed è ancora una
volta l'amor fulmineo a
trasformarsi in arma e
"folgore divina". Solo
chi conosce la "donna"
può così esser un grande
eroe, solo chi conosce
l'"amore" può diventare
invincibile come può
essere letto tra le
righe di tutta la
mitologia celtica alla
quale la materia di
Bretagna si rifà, e così
il figlio indomito di
Cuchulainn, non
conoscendo l'amore viene
ucciso in battaglia dal
proprio padre che, non
riconoscendolo, lo
sconfigge proprio con la
tecnica del colpo di
fulmine, stessa sorte
toccherà a Galaad,
figlio di Lancillotto.
Infatti il cavaliere dal
cuore puro e designato
per l'arduo compito
della cerca del Graal
potrà portare a termine
a differenza del padre
proprio perché pudico,
ma in realtà sarà
proprio questa sua
mancanza d'"amore" a
decretare la sua fine,
infatti perirà fulminato
dalla luce stessa della
mistica coppa d'Amore!
Colui che non conosce la
"scarica di fulmine" non
potrà essere invincibile
e nessun cavaliere potrà
mai conoscerla senza la
propria donna, il
tramite d'amore che
permette il
raggiungimento della
mistica folgorazione il
cui ricordo, ancora
oggi, si conserva nella
tipica espressione
"colpo di fulmine".
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