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Il dilemma della Pietra Perduta

a cura di Pier Luigi Pini

        

Gerusalemme...anni remoti. La mano di uno sconosciuto archivista, nascose fra le pagine di una bibbia un antico papiro, dove vi era scritto: "Sotto il regno di Nerone, fu edificato in Gallia, in un luogo chiamato Redhae, (Rennes le Chateau) un tempio dedicato a Iside che, sotto l'impero di Tito, nell'anno 70, prese il nome di Magdala (1)." Perchè un documento ritrovato nella Città santa, indicava un luogo così lontano alle pendici dei Pirenei? Chi trascrisse quelle parole? Fu forse la mano di un Cavaliere Templare a custodire quel foglio? La fondazione dell'ordine è avvolta in un trincerato silenzio, si pensa intono all'anno 999, all'epoca della prima crociata, ma stranamente solo nel 1119, venne ufficializzata. Come molti ricercatori anch'io son convinto che dietro questi cavalieri vi era una confraternita interna: una regia occulta. Jean Marcques Rivière affermò; "Esisisteva all'interno del Tempio una fazione che perseguiva scopi nascosti di potenza, sostenuti da un esoterismo rigoroso". Nel 1310 Raoul de Presles dichiarò ai delegati pontefici: "Il precettore della commenda di Laon: frà Gervaso de Beauvais, mi ha più volte detto che nell'ordine vi era una regola così straordinaria e segreta che avrebbe preferito la morte, alla sua rivelazione!". Anche lo studioso Giulio Malvani (2) parla di una regola segreta che si divideva in due statuti: quello dei "Frati Eletti" e quello dei "Frati Consolati". Lo scrittore discute di una "ristretta cerchia" all'interno dell'ordinanza, citando alcuni articoli riservati della regola degli Eletti, dove vi si legge: "Capitoli segreti e relative procedure: porte chiuse, disporre una sentinella sul tetto!". Ma perchè tanta riservatezza? Cosa nascondevano i monaci e chi erano questi "Eletti"? In quegl'anni era presente in Palestina una confraternita occulta: i "Padri di Nostra Signora di Sion"; costoro seguivano dottrine ascetiche legate agli Esseni e ad una setta ebraica stanziata ad Alessandria d'Egitto: "I Saggi della Luce". Questi "saggi" si dissero depositari di sapienze derivate dall'"ermetismo". Alcuni studi riferiscono anche Goffredo di Buttiglione: l'eroe della prima crociata, nonchè fondatore della "Prioria di Sion", ne fece parte; e forse non è un caso che l'ordine "Priorato di Sion" si definisce tuttora come una società di stampo ermetico. Potrebbero essere stati proprio loro: i "Priori di Nostra Signora di Sion", la holding ristretta degli Eletti; sicuramente a Gerusalemme ebbero dei contatti con i Templari. I quali, per un certo periodo, svolsero alcuni scavi clandestini presso il Tempio di Re Salomone, là dove insolitamente presero alloggio. Un'aureola di misteri li accomuna con i ritrovamenti di antiche reliquie come l'Arca dell'Alleanza, il Sacro Graal, il candelabro a 7 braccia: la Menorah, la lancia di Longino e la Sindone: l'effige del volto di Cristo. Ma quale Cristo, quello Cattolico o quello Gnostico? Personalmente penso che durante la loro storia cercarono e forse scoprirono o nascosero il corpo del Messia, ma a mio parere tutte queste ricerche furono finalizzate al rinvenire di nozioni sull'alchimia, sulla cabala, sulla numerologia, sulla geometria sacra, sull'ermetismo e sui più grandi misteri dell'universo. Sapienze occulte che la stessa immagine di Gesù impersonificava o di cui ne era uno dei custodi. L'ermetismo era l'analisi sui segreti della natura, nacque tra le piramidi d'Egitto, dove il suo fondatore, Ermete Trismegisto, nascose l'antica conoscenza. Lo studiarono profondamente grandi scienziati, matematici, filosofi, artisti, tra i quali: Pitagora, Platone, Marsilio Ficino, Botticelli, Leonardo da Vinci, Rebelais, Nostradamus, Isaac Newton, Athanassius Kircher. Fu proprio il genio tedesco a rilasciare la seguente definizione: "La scienza occulta è quella parte dello scibile che studia i fenomeni soprasensibili". I sacerdoti dell'Antico Egitto (quindi anche i "Saggi della Luce", affermo io) e i filosogi neoplatonici, la chiamarono "ermetismo": cioè "vitalizzazione". Un esempio di vitalizzazione sono i monumenti egizi, ed io penso che lo siano pure le strane sculture presenti nella chiesa di Rennes Le Chateau, denominate le "Statue Viventi". Inoltre i Templari come i Re Merovingi e i Catari veneravano profondamente Maria Maddalena e furono maestri sapienti dell'Astrologia, dell'Astronomia. Si presuppone che, proprio alla santa furono dedicate le maggiori cattedrali gotiche, edificate da associazione di liberi muratori (massoni), i quali seguirono alla lettera i loro progetti, ispirati, a quanto sembra da mappe stellari, che disegnano sul suolo della Francia, la cosiddetta configurazione della costellazione di Virgo (Vergine). Lo studioso Rico Guseto in uno scritto inedito, riferisce queste testuali parole: "Il segreto templare prende via sulla rotta di Algol, stella raggiante della costellazione di Offiuco (Serpentario)!" Le stesse stelle, afferma ancora il Guseto facevano da coordinate nei viaggi di una loro nave: la "Stella Maris". La costellazione è ispirata alla figura di Asclepio: un enigmatico personaggio della mitologia, l'allievo prediletto di Ermete Trismegisto. Offiuoco rappresenta il 13° segno dello zodiaco, è ricordato nell'oscuro libro della "Prioria di Sion"; "Le serpent rouge", viene associato alla dea madre Iside e simboleggia la palingenesi, la resurrezione, la rinascita dopo il diluvio. Fra le loro orazioni, oltre alla Maddalena, i Templari onoravano particolarmente San Giovanni Battista. Alcune leggende asserivano che, dopo la sua morte, il santo ascese nello inferno al fine di prendere dimestichezza con i demoni, e predicare la parola di Gesù tramite un "Quinto Vangelo" a noi ignoto (3). Erano profondamente cristiani, quei monaci, lo erano fino al punto di sacrificare la propria vita in nome di Dio. "Non per noi Signore, non per noi, ma per la gloria del tuo nome!". Questo era il loro motto; eppure, con il volgere del tempo, vennero irresistibilmente attratti da forme di idolatria; adoravano il capo di un dio barbuto chiamato "Baphometto" o la testa di una dea denominata "Caput Virgo 56". Così iniziarono a perseguire strane credenze come l'arte divinatoria dei tarocchi, o il potere dei talismani. Parlava (e parla) perlappunto di talismani, un antichissimo testo di origine egizio-babilonese intitolato: "La meta del saggio", l'opera soprannominata successivamente "Picatrix", discute di alcuni segreti della scienza ermetica. Il libro subì la censura del Vaticano. Come ipotizza un mio amico: il ricercatore Franco Ceccarelli, anch'io credo che a tradurre il trattato dalla lingua araba e poi divulgarlo in Europa furono i Templari. E' accertato che conoscevano quel libro in maniera approfondita. Tutte queste questioni lascerebbero presumere una conversione dell'ordine verso alcuni aspetti di superstizione. Non è assolutamente vero, anzi credo che non rinunciarono mai al loro ideale di fede, ma cercarono di spingersi più in là tentando di esplorare il mondo immateriale. I monaci nella loro grande cultura, probabilmente giunsero in contatto con i misteri che non vollero violare, forse per il bene dell'umanità. Addirittura cercarono di nascondere le loro scoperte, i loro affari, ideando persino un alfabeto segreto. Comunque sia, una delle prima trattative dei Templari, nel 1147, quando erano ancora in Terra Santa ad eseguire i loro scavi clandestini, fu l'acquisto di alcuni ettari di terreno nella sperduta valle dell'Aude. In particolare nella zona di Rennes Le Chateau istallarono ben 12 commanderie nell'arco di 20 Km...Come mai tutto questo interesse? L'antica fortezza posta a nido d'aquila sul monte Bezù, apparteneva al signore Bernard de Sesmond (sismondi): si trattava di un nobile d'origine Visigota, il quale possedeva parentele in Germania. Non era un Templare, ma con i cavalieri mantenette frequenti rapporti, fin quando, nel 1051: poco prima di morire, fu ammesso all'ordine. Non è certo se i suoi beni furono confiscati dalla congregazione, o se, come sembra, rimasero in possesso agli eredi. Di sicuro si sa che un contingente della Milizia del Tempio si stanziò presso la sua dimora, e i rapporti tra i frati e la famiglia rimasero affiatati. All'epoca (1152-54) fu eletto Gran Maestro del Tempio e della Prioria di Sion, Bernard de Blanquefort, le cui radici potrebbero risalire al casato di Renne Le Chateau e uno dei suoi diretti discendenti fu il papa Clemente V. In quegl'anni, sotto al suo comando, degli sconosciuti operai tedeschi presidiarono il maniero, e, circondati da un alone di rigorosa clausura, eseguirono dei misteriosi lavori (di miniera o siderurgici) sui quali si dispose la massima segretezza. In seguito: verso il 1240, i Templari inviarono sul Bezù un gruppo di monaci, che, provenendo dal Roussillon, erano soggetti al dominio dei reali di Aragona, perciò rimasero indipendenti dal Re di Francia: Filippo il Bello. Questa trattativa fu condotta con grande riservatezza, tramite il coinvolgimento di un parente di Bernard de Sesmond: il templare tedesco Hoton d'Aniort: persona vista con molti sospetti dal Vaticano; capitanava il gruppo il Seigneur de Goth: un nipote del papa Clemente V. La stessa dinastia degli Aniort assieme a quella dei Voisin, fu coinvolta in un fatto avvenuto sul Bezù nel 1340: una stranissima falsificazione di monete a cui partecipò pure il nipote di un altro pontefice: Benito XII. La questione finì con il delitto del siniscalco di Carcassone: Guillame de Servin, ma l'indagine venne insabbiata. Cosa c'era sotto? Perchè la storia dei Templari è costellata da scavi clandestini, da sotterfugi, da delitti, da intrighi della corte e del clero o da individui che fanno il doppio gioco? Difficile rispondere. Col passar degl'anni l'ordine venne accusato di eresia e perseguitato dai tribunali dell'"inquisizione". Fu soppresso dal papa Clemente V, tramite la bolla "Vox clamantis" per volere del re Filippo il Bello, il suo Gran Maestro Jaques de Molay e altri dignitari furono messi al rogo il 13 marzo 1314, ma per motivi citati prima, i provvedimenti non riguardarono la fortezza di Bezù. Si afferma sempre che furono destituiti perchè divenuti troppo ricchi e potenti, ma nessuno mai si ricorda della seguente storia....

Diversi anni fa, verso il 1920 l'abate Cabanièr: parroco di St.Just le Bezù, redasse dei manoscritti annuali sulla sua parrocchia e su Rennes Le Chateau. Il prelato s'interessò di una visita anonima di Filippo il Bello e di un suo padre a Brenac (presso Rennes), dove incontrarono un cugino: il cavaliere Templare Udant d'Aniort. Cosa si riferirono non si sa; si sa solo che quest'ultimo, dopo il processo all'ordine, fu liberato segretamente per comando dello stesso sovrano. Ma invece di rifugiarsi presso la sua potente famiglia, si rifugiò sul Bezù: nelle terre di Pierre de Voisin: all'ora signore di Rennes e Blanchfort. Cosa nascondeva quest'individuo? Non è trapelato nulla, anche perchè i dossier furono conservati nella chiesa di St.Just fino al 1940: data della sua morte. Il suo successore il curato Cyr Izard li cercò invano, senza ritrovarli mai più. "L
a sparizione dei documenti originali e delle sue copie" - Dichiarò il canonico Meziers - "resta un vero e proprio enigma!". QuLa scultura del padre Jean Marie Viennay, raffigurante Giovanni Battista e tuttora custodita presso la chiesa di Le Bezù; foto di Pier Luigi Piniello non fu l'unico enigma...Nel luglio del 1984 persone ignote eseguirono dell'escavazioni illegali nella cappella del Bezù; con il tentativo di profanare una cripta sotterranea, scomparvero alcuni oggetti preziosi. Ho potuto constatare che all'interno della pieve, si trova una statua di Giovanni Battista scolpita dal padre Jean Marie Viennay (foto accanto). Il padre ebbe a che far con le anomale apparizioni mariane avvenute a Notre Dame de La Salette (Grenoble): un'oscura vicenda coinvolse il Vaticano, gli Asburgo, con società segrete come il "Priorato di Sion" o lo "Hieron Val d'Or";la cronaca narra di riti sessuali fra strane suore e strani esoteristi; come l'abate Boullan. Un'oscura vicenda che corre parallela ai misteri di Rennes. Ma ritornando a quegli scavi clandestini, il sindaco e le autorità decisero di murare la botola che conduceva nei sotterranei. Significativo fu il titolo apparso sul giornale "Le Midi Libre" del 16/04/1985: "La cripta della chiesa del Bezù, rivela il segreto dei Templari?". Il giornalista Andrè Galoup, scrisse in merito: "Si sanno poche cose su questa cripta, si parla di sarcofagi di gente nobile e di una pietra che potrebbe rivelare importanti informazioni sulla dinastia di certe famiglie". Io ritengo che la questione sia da ricollegarsi all'assassinio di un prete: don Bernard Monge, avvenuto a Niort de Sault nel 1742. (Di questo parlerò in seguito). Ma quella stele, a cui alludeva il giornalista non fu l'unica strana pietra che riguardava i Templari; altre pietre si trovarono in quella zona, sparirono misteriosamente...All'interno di una roccia, nei paraggi di una vecchia mansio templare: la fattoria della Coumesourde; nell'anno 1928, l'ingegnere Ernest Cross scoprì un'antica dalle, dove erano incisi due triangoli sovrapposti, con ai vertici due sigle: "Sae" e "Sis", mentre all'interno, fra due croci patenti, appariva una frase composta volutamente con un latino sgrammaticato e dal significato enigmatico:

"I mezzo alla linea dove "M" taglia la linea piccola"

La Dalle della Coumesourde     Prospetto posto all'inverso del trattato alchemico di Pietro Bormia

La pietra fu scolpita dal Marchese Paul Urbain de Fleury nel 1792: poco prima di partire per un lungo esilio, riproduceva un messaggio di origine templare. Le iniziali "P.S." potrebbero indicare: "Prioratus Sionis", mentre la scritta "Praecum", che capeggi sul tutto potrebbe essere come una firma, in quanto indica: "Gli Araldi di Cristo": denominazione adottata dei Templari nel XIII secolo. La decifrazione del messaggio è tuttora un autentico rebus, si pensa a un'indicazione geografica, ma che cosa si doveva cercare? E perchè mai il marchese l'abbandonò proprio in quel luogo? Il nobile Fleury fu un personaggio veramente enigmatico, parlerò di lui e dei Catari nella seconda parte dell'articoli. L'ingegnere Ernest Cross, invece, era un amico intimo dell'abate Berénger Saunière, fu lo stesso archeologo che decodificò l'epitaffio sulla lastra tombale della marchesa Marie de Negre. Lui ritenne che le incisioni delle due stele erano in stretta correlazione tra loro. Purtroppo gli archivi personali e la biblioteca dell'ingegnere, furono trafugati nel 1960 da alcuni sconosciuti. Sfogliando un vecchio libro dove lo studioso Pietro Bormia analizza i misteriosi simboli e le diciture poste sul monumento della "Porta Magica" di Roma (4), mi son accorto, che quella lastra, rassomiglia molto alla riproduzione invertita di uno schema alchemico (Vedi sopra a destra) dove il Bormia discute della "Tavola Smeraldina" di Ermete Trismegisto (5). Forse è solo un caso, o forse quella vestigia non è soltanto una semplice indicazione, ma nasconde qualcos'altro...forse. L'esistenza stessa della "Dalle de la Coumesourde" è un autentico dilemma, il suo testo era ancora visibile nel 1960, prima di essere stato scalpellato delle solite mani ignote, la pietra poi, sparì nel nulla. Un serio ricercatore affermò di averla fotografata prima della sparizione; secondo lo studioso Pietro Marino, potTratta dall'opera di Eugène Stubléin: "Pierres gravéès du Languedoc"rebbe trattarsi di una piastra trovata alcuni anni fa nel presbiterio della chiesa di Rennes (6). Sempre fra le alture di Rennes si trova un menhir, nella cui roccia un tempo era scolpito il busto di un personaggio non identificato, (la tradizione popolare parla del Re Merovingio Dagoberto II - vedi figura accanto). Il parroco Menry Boudet, con un gesto apparentemente inspiegabile, fece tagliare il masso, portando a valle e depositando presso la sacrestia della propria chiesa, il rimanente busto. Le pietre spaccate vengono dette "Massi d'Orlando", lo scrittore Umberto Cordier rivela che...:

Si può avere la rottura spontanea di emblemi o monumenti, per una sorta
di "magia simpatica" indotta. (7). Non so se questo è il caso di Boudet, ma non escludo l'ipotesi che quella insolita azione, nasconda un rituale esoterico. Ad ogni modo, sulla nuca di quel busto, si dice che un tempo erano cesellate delle parole in lettere greche, disposte a comporre un'iscrizione a forma di palindromo, Precisamente:

S A T O R
A R E P O
T E N E T
O P E R A
R O T A S

Si tratta di uno strano messaggio criptato, che non è mai stato interamente decodificato. La deduzione più verosimile della frase potrebbe essere la susseguente:
"
Il seminatore dell'Aeropago detiene le ruote dell'opera". L'elegia pur essendo di origine paleo-cristiana, la si ritrova in diverso luoghi d'Europa (a Rennes le Chateau sembra che ve ne siano state ben 3), in particolare è frequente in alcuni siti templari, l'ordine era senz'altro a conoscenza del suo reale significato. Lo studioso Rino Camillieri afferma che c'è soltanto una possibilità su diecimila miliardi di miliardi, che quella complessa combinazione sia dovuta al caso, lui stesso avanza l'ipotesi di un'origine non terrestre, non umana, e, con il vocabolo "ruote", s'indicherebbe: "chiavi", "passaggi", "porte" (8). Ma quali porte? S'interessarono a quel "quadrato magico" i più grandi esperti della cabala: la dottrina ebraica che esaminava il senso più intimo e segreto della Bibbia; e le ricerche su quell'enigma li ricondusse all'ermetismo. Anche i preti di Rennes Le Chateau erano dei grandi studiosi: Antoine Gelis conosceva alla perfezione la storia anticha di quei luoghi, Henry Boudet era un esperto archeologo e nei suoi libri dece diverse allusioni ai misteri "Eleusini", mentre Berénger Saunière, prima di recarsi a Parigi per far decodificare le sue antiche pergamene, si dedicò ad ore ed ore di studi, incontrandosi con diversi "ermetisti". Di certo (come afferma Rico Gusetto) Saunière era a conoscenza, ancor prima dei suoi ritrovamenti, di storia templare; inoltre fece diverse riunioni con l'amico: il deputato Camillo Dreydus: massone-templare, nonchè direttore del giornale "La Nation" di Parigi. Tra i tanti misteri, un vecchio documento denominato dossier "Rubant", il quale si basa su un testo datato 1308, asserisce che Filippo il Bello, quando depredò le carte della Milizia del Tempio, ignaramente s'impossessò di copie falsificate; redatte dai monaci stessi molto tempo prima, proprio in previsione di un attacco all'ordine. Se è così che fine hanno fatto i certificati originali? Potrebbero essere finiti negl'archivi della Prioria di Sion? Forse la verità che i Templari nascosero dietro allo sventolare dei loro mantelli, non appartenevano soltanto a questo mondo, ma anche a mondi lontani, posti aldilà di certe "porte". Ma loro vollero lasciare una "porta" aperta a chi un giorno saprà ascoltare in silenzio, il senso di quelle parole o di quei graffiti scolpiti suoi muri di vecchi castelli (9), oppure su alcune pietre oramai erose dal tempo.

In parte tratto da un libro di futura pubblicazione scritto da medesimo autore: "Viaggio attraverso i cancelli del tempo"

   

NOTE

1: Citato nel nastro: "Les mystères de Rennes le Chateau" da Cecilia Carreras e Henry Buthion.
2: Dal libro: "Della sapienzialità templare" di Giulio Malvani, Edizioni Penne e Papiri
3: Giulio Malvani "Della sapienzialità templare", Edizioni Penne e Papiri
4: L'autore Pini Pier Luigi ci tiene ad evidenziare che è stato il primo ricercatore (almeno in Italia), a trovare collegamenti fra i misteri di Rennes le Chateau e l'enigma della Porta Magica di Roma. Ed è stato sempre lui a scoprire certe similitudini tra un quadro di Nicolas Poussin: "L'autoritratto" e una pisside marmorea detta: "Stele di Rivart", rinvenuta a Stenay in Lorena.
5: Presente nello studio storico di Pietro Bormia: "La Porta Magica di Roma", edizioni Phoenis.
6: Indicazione data dal ricercatore Pietro Marino in una discussione privata con Pini Pier Luigi.
7: Citato nella "Guida ai luoghi misteriosi d'Italia" di Umberto Cordier, Edizioni Piemme.
8: Dal libro "Il quadrato magico" di Rino Camilleri, Edizioni Rizzoli.
9: Allusione ai geroglifici ritrovati nel castello di Gisors, oppure a Chinon e a La Romieu.

                       

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