Per
far accogliere meglio dal punto di vista storico-filosofico il
secolo XI-XII e le sue vicende. Va specificato che in questi
secoli di grandi trasformazioni sociali e di grande fervore
economico vigeva il potere temporale della chiesa (il termine
Potere Temporale è costituito da quel periodo storico in cui il
Papa era anche sovrano dello Stato Pontificio).
In questi secoli termina l’isolamento del mondo latino-cristiano
che grazie allo sviluppo commerciale e all’espansione politica e
militare viene in contatto con altre tradizioni
scientifico-filosofiche e ci si accompagna con un torpore
religioso e una marcata decadenza dei costumi.
L’ordo rectorum seu
praedicatorum, a cui
apparteneva il clero e poi
ordo continentium
cui appartenevano i monaci e poi
ordo coniugatorum
cui appartenevano i laici non consentiva un’autentica comunione
di ideali religiosi, anzi si puo’ dire che rendeva difficile una
forte ripresa spirituale.
Il clero, a cui spettava la missione di predicare, era piu’
legato all’autorità imperiale e ai suoi problemi, che non al
Papa e alle sue direttive; i monaci invece erano isolati nei
loro monasteri. Nel 1200, in reazione a questo quadro e a questa
situazione, nacquero molti movimenti popolari, che propugnavano
l’ideale evangelico della povertà, praticavano l’umiltà,
rifiutavano il fasto del clero e della gerarchia e difendevano
la necessità di sostenersi con il proprio lavoro.
Ma la povertà era motivata, oltre che dal vangelo, anche da una
mentalità manichea; il richiamo alla chiesa primitiva comportava
anche il rifiuto delle strutture gerarchiche; la penitenza,
oltre che imitazione di Cristo, era anche disprezzo del corpo e
del mondo. Tutto questo, compreso il timore di condividere con
dei laici la facoltà di predicare, fece apparire coloro che
appartenevano a questi movimenti popolari (flagellanti,Umiliati
ecc) come eretici. In tutta questa realtà,
Francesco D’Assisi
(1182-1226) accogliendo le istanze piu’ valide dei movimenti
popolari (vivere secondo il Vangelo, rifiutare il fasto,
sostenersi con il proprio lavoro e predicare) e superando gli
elementi negativi (l’insubordinazione alla chiesa gerarchica e
il pessimismo) con la sottomissione alla chiesa e una concezione
gioiosa della vita, diede inizio al movimento francescano.
I suoi seguaci non cercavano i deserti ma le città, dove si
svolgeva la vita reale, con tutta la sua folla e i suoi
problemi. I francescani erano di origine borghese, essi
conservavano lo spirito d’iniziativa e d'intraprendenza. Si
pensi alla molte attività sociali, ai viaggi che
intraprendevano, perchè non stabili ma vagantes alle missioni in
medio oriente. In breve il movimento francescano intendeva
essere la traduzione delle istanze religiose popolari piu’diffuse
e profonde alla luce di un Cristianesimo attivamente vissuto.
Oltre alle varie forme di attività a favore dei diseredati, si
pensò presto ad un tipo di attività propriamente culturale, per
far fronte alle istanze provenienti dalle nuove conoscenze
filosofiche che sembravano in contrasto con lo spirito
cristiano. Non era forse necessario arginare, oltre che con
l’esempio con la dottrina, il pessimismo dei movimenti
ereticali?
L’ascetismo cataro che implicava il rifiuto della natura del
corpo? Non era forse necessario teorizzare un’ascesi di Dio come
recupero della bellezza della natura e della grandezza dell’uomo
che se rinuncia non disprezza, ma si innalza e s'invera?
Non era forse necessario confutare le tesi dell’unità
dell’intelletto, che sminuiva la responsabilità individuale, del
fatalismo e del dualismo greco e manicheo, che compromettevano
l’unità e la positività della natura, infiltratesi nel mondo
culturale del tempo con la scoperta degli scritti
Aristotelici???
L’attività puramente pastorale senza una cultura non era
adeguata ai tempi, non era sufficiente. A suo fondamento era
appunto necessaria un’intensa ripresa della vita culturale. Di
questa Bonaventura da Bagnoregio fu interprete ed organizzatore,
al punto di meritare il titolo di “secondo
fondatore dell’Ordine Francescano”.
CATARI
Dal greco "puri", questo termine è
usato per indicare gruppi di religiosi che si diffusero
nell'Europa centrale ed occidentale tra il XII e XIII secolo.
Furono identificati anche come bulgari per la loro provenienza
di origine balcanica e per il loro rapporto con i bogomili o
“manichei”, e la loro presunta continuità
con
questa setta gnostica esistente in Armenia dal VII al IX secolo.
Le testimonianze sicure sull’esistenza dei catari in occidente
datano la metà XII secolo. I predicatori catari svolgevano
spesso l’attività di tessitori, così in Francia furono chiamati
tisserands, provocando qualche confusione con i valdesi. I
catari non usavano dottrine e pratiche tanto sconosciute ad
altre dottrine e pratiche di correnti eterodosse ed evangeliche
medioevali, in quanto rifiutavano ogni proprietà anche comune,
spostandosi come gli apostoli di città in città a predicare la
buona novella. Si distinguevano per il loro ascetismo rigoroso,
come ad esempio il rifiuto di bere il latte, e ritenevano valido
ed unico solo il sacramento del battessimo in spirito trasmesso
con l’imposizione delle mani. I catari non avevano alcun legame
con la chiesa cattolica, che non intendevano riformare o
cambiare, ma condannavano e rifiutavano in blocco. Non va
trascurato l’aspetto e lo zelo missionario dei ”perfetti” che
permise al catarismo di diffondersi rapidamente in gran parte
dell’Europa occidentale da nord(Artois, Champagne) al sud della
Francia (Linguadoca) fino all’Italia settentrionale.
Intorno al 1176 ebbe luogo il concilio cataro di San felice di
Caraman, dove furono presenti i rappresentanti delle diverse
comunità catare della Linguadoca e vescovi catari della Francia
settentrionale e della Lombardia, oltre ad un alto dignitario
della chiesa catara di Costantinopoli, il ”papas” Niceta, che
convinse i presenti a professare un “dualismo assoluto”, di
contro al dualismo mitigato sostenuto sino ad allora da molti.
Inoltre, furono rinforzate le strutture diocesane e nuovi
vescovi furono consacrati da Niceta. In questo modo furono
gettate le basi di un successo che doveva portare il catarismo,
alla
fine del XII secolo, a diventare un fenomeno europeo la cui
espansione, almeno in regioni-chiave come la Linguadoca e
l’Italia settentrionale e centrale, metteva in discussione il
monopolio religioso e l’egemonia ideologica del papato,
preparando la controffensiva che doveva scatenarsi nel secolo
successivo.
Il catarismo non costituisce un sistema dottrinale ed
ecclesiastico coerente e compiuto. Ogni chiesa locale godeva di
un’ampia autonomia e nessuna autorità centrale poteva imporre la
sua ortodossia. Così se i Catari della Linguadoca sembravano
aver aderito in gran maggioranza al dualismo assoluto che
predicava la coesistenza ab aeterno di principio di bene e di
principio di male, diversa era la situazione delle chiese
italiane, dove si produssero scismi derivanti da questioni
dottrinali.
Così, alla fine del XII secolo entrarono in conflitto la chiesa
di Concorezzo, che sosteneva un dualismo mitigato secondo il
quale il principio del male, in genere identificato con
Lucifero, era una creatura divina, e quella di Desenzano, fedele
invece al dualismo assoluto. Questo tema va letto tenendo conto
dello scopo principale del catarismo, che propugnava una via di
salvezza per liberare il credente dal dominio del male che
dominava il mondo terreno e tutta la creazione materiale,
qualunque fosse la sua origine. Di qui il sostanziale ottimismo
che si celava dietro il mito
pessimistico. I Catari, infatti, annunciavano un messaggio di
liberazione che avrebbe permesso all’elemento di divinità
presente in ogni uomo di emanciparsi dalla prigionia della
materia. Per riuscire in questo sforzo era necessario seguire
Cristo, messaggero angelico di Dio, che aveva lasciato nel
vangelo una rivelazione che permetteva di ritrovare all’uomo la
purezza dell’animo attraverso la preghiera, soprattutto con la
frequente recita del Padre Nostro e l’ascesi rigorosa.
Per i Catari la Chiesa cattolica aveva tradito il vangelo,
dissimulandone la verità profonda: erede corrotta di una
comunità originariamente pura, si era disposta al servizio del
male cercando il potere temporale e la ricchezza. Al
contrario la vera Chiesa di Dio, composta da buoni cristiani,
era spiritualmente pura e non avanzava alcuna rivendicazione
economica o aspirazione di ordine politico, dal momento che ogni
forma di potere politico e mondano era di origine demoniaca.
La comunità catara,
composta prima di tutto dai “perfetti”, e cioè da coloro che si
dedicavano integralmente al compito missionario conservando la
loro purezza grazie ad una vita integerrima, comprendeva anche i
catecumeni, e cioè tutti coloro che con il loro lavoro
permettevano ai perfetti di conservare la loro purezza non
contaminandosi e consacrandosi interamente alla loro missione
salvifica.
Il catarismo si presentava così in questo modo -ecco una delle
ragioni del loro successo – come il cristianesimo autentico,
restituito finalmente della sua originaria purezza e alla sua
essenza spirituale, come comprovava il rifiuto dei sacramenti
dal momento che l’unico era la trasmissione dello spirito santo
attraverso l’imposizione delle mani.
Col tempo, quello che era stato un elemento di forza doveva
trasformarsi in un elemento di debolezza, infatti vediamo che
l’estraneità tipica dei catari nei confronti della storia e del
mondo che ne aveva favorito in un primo momento l’iniziale
diffusione, come esempio vivente di evangelismo radicale, si
doveva rivelare in seguito, soprattutto di fronte alla macchina
organizzativa messa in moto dalla Chiesa, come un oggettivo
elemento
di debolezza.
Per combattere l’eresia nella Francia meridionale, dove i catari
erano appoggiati dal conte di Tolosa Raimondo VI, la chiesa
inviò i cistercensi per una presentazione analitica delle
vicende. Ma l’uccisione del legato Papale Pietro di Castelnau
spinse Innocenzo III a bandire nel 1208 la crociata contro di
essi. La guerra si concluse con la pace di Parigi nel 1229.
Contemporaneamente, in un concilio tenutosi a Tolosa, si
elaborarono duri provvedimenti in materia legislativa di eresia:
coloro che fossero stati scoperti e riconosciuti eretici
dovevano essere consegnati al braccio secolare per ricevere la
punizione a loro destinata per i crimini compiuti.