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Il Cappello del Mago

Ovvero: Viaggio tra Oriente ed Occidente alla ricerca del vero potere della Magia

a cura di Mirco Niero

        

Ogni scienza senza una forza diviene inutile o addirittura pericolosa. Così il grande mago cabalista Eliphas Levi scriveva nel "Dogma dell'Alta Magia". Nello stesso interessante testo egli dichiarava inoltre, che la Magia non è altro che la scienza della volontà. Che strano. Vien quasi da sorridere solo ad immaginare una tale scienza! Magari che ne so, una cattedra oppure una facoltà, di una cosi tanto astratta quanto aleatoria materia. In uno dei miei viaggi in Giappone conobbi personalmente ed ebbi l'onore di diventarne discepolo, un grande Maestro di "Shin Shin Toitsu-Do" ovvero della "Via dell'Unificazione di Mente e Corpo". Questo Grande Maestro e Fondatore ha scritto vari libri ormai tradotti in tutto il mondo, in un libro di motti, tra l'altro il meno voluminoso di tutti egli scrisse testuali parole: "Quando la nostra forza di volontà, è concentrata su di una pietra può passare attraverso di essa...Quando la nostra forza di volontà è in armonia col volere dell'Universo puo comandare al vento, alla pioggia ed alla tempesta...Ma da dove proviene la nostra forza del volere? Solo coloro che sanno rispondere a questa importante domanda sapranno realizzare importanti impegni...". A tal proposito, egli faceva spesso riferimento ad una nota storiella zen, conosciuta a tutti i cultori del genere; citava la vicenda di un arciere che tornando a casa di notte credette di intravedere nell'oscurità, la sagoma immobile di una tigre che, silenziosa e protetta dalle tenebre sembrava stesse aspettando il momento migliore per assalirlo. Lui, con grande presenza e sangue freddo, incoccò una freccia al suo arco, con calma tese la sua arma di cui era maestro e scagliò il dardo ferale nell'oscurità delle tenebre in direzione del famelico felino. Certo di aver colpito l'animale, si meravigliò di non sentirne alcun lamento, e decise pertanto di muoversi con circospezione verso la sagoma scura che stranamente era rimasta immobile. Ebbene, quando si fu avvicinato a quelle che dovevano essere le spoglie dell'animale, non potè trattenere la meraviglia! La tigre non era altro che una grossa pietra interrata, che nell'oscurità poteva benissimo apparire come un animale accovacciato, ma fin qui niente di strano, ciò che non apparì normale fu che la freccia che egli aveva scagliato, si era perfettamente conficcata in profondità nella roccia invece chè rompersi o frantumarsi. Il nostro amico arciere divenne ben presto l'eroe del villaggio, ma quando tentò di ripetere la prodezza non vi riuscì; e questo evento rimase un episodio leggendario che è giunto fino ai nostri giorni, a testimonianza di un potere latente enorme che noi possiamo sfruttare certamente, ma non disporre a nostro piacimento! Un'altro singolare personaggio divulgatore del "movimento rigeneratore" in Europa, il Maestro giapponese Itsuo Tsuda, diceva a metà circa degli anni settanta: "La forza di volontà da sola è insufficente per conseguire un qualsivoglia obbiettivo...La volontà, è un impulso nervoso che parte dalla corteccia celebrale e si trasmette ai muscoli volontari. Ne consegue che per realizzare sè stessi o qualcosa al di fuori di sè stessi, la sola forza di volontà non basta. Bisogna disporre di un potenziale che va oltre a questa stessa forza, bisogna disporre del "Ki".Senza "Ki" anche la volontà verrà meno". Tali citazioni, possono essere o sembrare in contraddizione tra loro, ma osservate nella loro vera essenza, mai concordia migliore è stata concettualmente espressa. Di fatto ogni rituale magico è la manifestazione attiva della volontà dell'officiante. Il rituale è la necessità di concretizzare un pensiero che nella magia prende il nome di "Intento". Ogni intento benevolo avrà come seguito un gesto, quindi un'azione benevola. Ad ogni intento malevolo un gesto od un'azione malevola. Questa è la base fondamentale per realizzare qualsivoglia rituale che debba avere un effetto sulla realtà che ci circonda. Ciò che potrà apparire strano e che dovrebbe meritare un maggiore approfondimento è l'apparente contraddizione che si verifica talvolta in campo magico, ovvero lo "stravolgimento della polarità magnetica". E' come se dicessimo: si può nuocere al prossimo recitando una novena cristiana, si può favorire il destino evocando le schiere infernali. Quello che conta è sempre l'intento, colui che è mosso dal bene potrà favorire solo il bene, anche recitando per paradosso, le formule contenute in un grimorio di magia nera; per contro, un intento corrotto e subdolo potrà solo parlare del bene in forma astratta, pur tuttavia senza propiziarne una minima parte, anche recitando tutte le Sacre invocazioni Salomoniche e Cabalistiche che la Dottrina Suprema contiene in sè. E' il nostro io più profondo che deve cambiare. Se pensiamo che arricchendo la nostra conoscenza di nozioni e belle idee possa farci cambiare la qualità del nostro intento ci sbagliamo di grosso. Non ci si spiegherebbe come mai, molte persone pur avvalendosi di buone parole e professando concetti e principi elevati, quando sono prese alle strette, abbandonano immediatamente tali nobili pensieri per lasciare libero campo all'aggressività più meschina. La magia è la manifestazione della nostra volontà più intima, ma altresì la nostra volontà più intima è per assonanza il nostro reale potere magico. Ecco perchè molte persone pur desiderando una cosa finiscono per ottenerne un'altra, ecco perchè molti, pur professando il bene finiscono per fare il suo esatto contrario. Le nostre azioni possono solo corrispondere al nostro intento, cioè, a chi siamo veramente! Io sono convinto che per comandare correttamente alle forze degli elementi ci voglia una grande e profonda moralità e un senso di reale e vera Giustizia, dote non comune e difficile da trovarsi ordinariamente. Ritengo che la ricerca di questo potere faccia gola a molti, ma senza un parallelo sviluppo della propria personalità ed una corretta quanto auspicabile crescita spirituale, questo desiderio di onnipotenza sia illegittimo e addirittura dannoso. Quando pratico la "Grande Arte", nella solitudine del mio "laboratorio" mi sento parte di un tutt'uno, senza inizio nè fine. Allargo le mie braccia ed inspiro, le abbasso ed espiro, ogni invocazione ed ogni candela accesa, ogni gesto ed ogni grano di incenso bruciato, fanno parte di un insieme equilibrato e perfetto senza tempo...Attraverso me in quell'istante, passano i secoli e gl'uomini che li hanno vissuti, le religioni, le guerre e gli anni di pace, gli angeli e i demoni sconfitti, le scritture sacre ed i graffiti Newyorkesi, l'ombra del destino e la luce della riconoscenza... 

                      

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